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Jack Folla, un dj nel braccio della morte Cose della Sicilia, sono

Jack Folla, un dj nel braccio della morte

Cose della Sicilia, sono

Sfogliando il mio cervello a cipolla, mi sono ricordato di un viaggio in Sicilia in moto, da Roma Prenestino a Messina. Sbarcato dal traghetto, puntai la moto verso sud. Entravo e uscivo da paesi barocchi e polverosi. La Sicilia era di una bellezza che a ogni curva rischiavo l'incidente. Ero solo ma non facevo grandi amicizie: nei bar e nelle piazze mi guardavano storto, chissà, forse facevano bene, ero straniero anche a me stesso all'epoca, finché arrivai in un paesino arroccato su una collina, vicino Ragusa. Gente dietro le finestre, sedie di paglia abbandonate di fronte all'uscio della case. L'unica cosa aperta, una piccola pasticceria. Spengo il motore di quella moto più grossa di me, entro. Tanto era accecante la luce fuori, quanto buio l'interno. Deserto. "C'è qualcuno?" Silenzio. Cerco un panino o un toast nella vetrinetta a fianco del bancone. E resto abbagliato due volte. La prima dalla montagna di dolci esposti. Era il paradiso degli zuccheri: torte, cassate, cannoli, frutta candita. Sembrava il dessert del principe di Salina, la colazione del Gattopardo. Ed era assurdo per un paesino di 100 case. Mi fece un litro d'acquolina in bocca e una tonnellata di meraviglia. La seconda visione abbagliante fu lei, una ventenne con il grembiale bianco. la pasticcera che apparve e mi squadrò, col mio giaccone di pelle, il casco in mano, l'accento romano: un marziano. Le dissi: "Li fai tu questi dolci fantastici?". Lei arrossì, e vi giuro, era più bella della moglie sicula di Michael Corleone nel Padrino. Com'è che si chiamava? Ah sì, Apollonia. E con un filo di voce mi disse umilmente, presentandomi con un gesto della mano quel trionfo di dolci fatti da lei: "Cose della Sicilia, sono".

15 Nov 2021