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Jack Folla, un dj nel braccio della morte L'isola dei fischi

Jack Folla, un dj nel braccio della morte

L'isola dei fischi

Ci sono tre fischi che odio: il primo, quello insistente e volgare, rivolto a una donna (ma anche quello che un ricco cafone fa a un cameriere). Il secondo, quello degli arbitri quando fischiano il rigore alla mia squadra del cuore. Il terzo è il fischietto disciplinare in un carcere, l'ordine fischiato di mettersi in fila o fate questo-fate quello. Ma tutti gli altri fischi li amo appassionatamente, da quelli del merlo e dell'usignolo, ai fischi del treno, delle sirene delle navi, del vento, compreso quello dell'uccellino della Radio di una volta. Ogni canzone che attacca con un fischio, ve la metto. Se una ragazza, credendosi sola, in un angolo deserto, fischia, me ne innamoro all'istante. Mi incantano perfino i delinquenti che per non farsi beccare si parlano a fischi, e se riuscissi a evadere me ne andrei a vivere alla Gomera, nell'arcipelago delle Canarie, il mio paradiso dei fischi perduto. Alla Gomera la lingua ufficiale è lo spagnolo, ma quella locale è il silbo. Gli esploratori che nel 400 visitarono l'isola, prima che gli spagnoli la invadessero, avvisarono i conquistadores: "Attenti, alla Gomera non parlano, fischiano". Non dico balle, vent'anni fa l'Unesco ha inserito il silbo gomero tra i beni del Patrimonio orale e immateriale dell'Umanità, definendolo "L'unica lingua fischiata al mondo a essere pienamente sviluppata e praticata da una vasta comunità", cioè i 22mila abitanti della Gomera.

24 Giu 2022