
Qui comincia Ella Maillart, "Vagabonda nel Turkestan" e "Oasi Proibite" (EDT)
Ella Maillart, "Vagabonda nel Turkestan" e "Oasi Proibite" (EDT)
Con Arturo Stalteri. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Luigi Iavarone | Ella Maillart, "Vagabonda nel Turkestan. Viaggio in solitaria attraverso l'Asia Centrale", traduzione di Silvia Vacca e "Oasi Proibite. Il viaggio impossibile da Pechino al Kashmir", traduzione di Giancarlo Condò (EDT) | Nel 1932, nel corso di un lungo soggiorno in Russia, Ella Maillart decide improvvisamente di intraprendere un viaggio che all'epoca non poteva che apparire folle, specialmente per una donna: attraversare in solitaria l'intero Turkmenistan russo, da Alma Ata (Almaty) a Kazalynsk (oggi Kazaly, in Kazakistan). Affidandosi per gli spostamenti ai più diversi mezzi di trasporto, dal treno a un piccolo aereo a tre posti, da un carretto contadino dalle grandi ruote, a un battello su cui naviga buona parte del fiume Amu Darya, persino in cammello e, naturalmente, per lunghi tratti, viaggiando a piedi. Le meravigliose città che esplora erano allora fuori da tutte le rotte del turismo: Almaty, Tashkent, Samarcanda, Bukhara, Chardzhou, Turkmenabat, e ancora il deserto di Karakum, il fiume Amu Darya, Turkul, Nukus, Chinboy, il lago Aral, il deserto del Kazylkum (su un cammello), fino a Kazalinsk. Nel corso di questo incredibile e avventuroso viaggio, come era sua consuetudine si mescola alla popolazione locale, descrive gli incontri, partecipa a momenti conviviali e ad attività quotidiane, incontra intellettuali e persone di ogni estrazione sociale. In Vagabonda nel Turkestan, ancora una volta, Ella Maillart è capace di stupire il lettore per la semplicità e la franchezza con cui descrive esperienze ai limiti dell'immaginabile. | Pechino, 1935. Ella Maillart e il giornalista del "Times" (e spia inglese) Peter Fleming – l'uomo che ispirerà al fratello Ian il personaggio di James Bond – lasciano la città imperiale. Il loro obiettivo è di attraversare la Cina, allora occupata dai giapponesi, da Est a Ovest, visitare le oasi "proibite" dello Xinjiang, da mille anni culla di un'antica cultura di origine iranica, e raggiungere quindi il Kashmir, dall'altra parte del mondo, attraverso le mulattiere del Pamir e del Karakoram. Di nascosto, perché il Turkestan cinese, la cui popolazione è in maggioranza musulmana, è in piena rivolta. Il percorso, scelto per sottrarsi ai controlli militari e all'autorità dei grandi governatori, passa attraverso le diramazioni nord e sud dell'antica Via della seta, alla quale si congiunge ai piedi del Pamir. L'estrema povertà di quelle regioni, la rigidezza del clima, la difficoltà di trovare cammelli e le bande di razziatori tanguti che lì si nascondono rendono l'itinerario così pericoloso e faticoso che il governo non ha pensato di chiuderlo e per decenni nessun occidentale lo ha più ripercorso. Un viaggio considerato allora impossibile per chiunque, ma doppiamente impossibile per una donna. Ma, al tempo stesso, come scrive Nicolas Bouvier nella sua introduzione, "senza dubbio il più bel percorso di terra che si possa fare sul nostro pianeta". Otto mesi dopo aver lasciato Pechino, Maillart e Fleming raggiungeranno effettivamente l'India (ancora britannica), ritroveranno le cime dell'Himalaya viste in precedenza dal basso, berranno nei bicchieri e avranno una stanza da bagno, ma vivranno intensamente il rimpianto di avere "voltato le spalle all'ignoto smisurato", nel quale avevano vissuto così a lungo e così intensamente.
16 Lug 2022