
Qui comincia Al tempo di Canova. Un itinerario umbro. (MUSA, Perugia)
Al tempo di Canova. Un itinerario umbro. (MUSA, Perugia)
Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Al tempo di Canova. Un itinerario umbro. (Perugia, MUSA, Museo dell'Accademia di Belle Arti e Palazzo Baldeschi, dal 6 luglio al 1° novembre, a cura di Stefania Petrillo | Perugia celebra con questa esposizione-itinerario il bicentenario della scomparsa di Antonio Canova. Incentrata sul nucleo dei gessi canoviani conservati al MUSA, tra cui Le tre Grazie, donate dallo stesso scultore nel 1822, la mostra intende valorizzare il contesto artistico e culturale entro cui queste opere si inserirono, raccontando un'Umbria inclusa in più ampie dinamiche e in una vivace rete di relazioni. "Formano catena e collezione", spiegava Canova a Napoleone nel 1810 per dissuaderlo dal sottrarre altri capolavori all'Italia e sottolineando l'importanza del legame che si stabilisce tra le opere e i luoghi originari. Principio base della mostra perugina è proprio questo: evidenziare ciò che orbita tra Sette e Ottocento intorno ai "Canova umbri": un tessuto connettivo vitalizzato da un incessante scambio con l'"Università delle arti" che è Roma e da una circolazione delle idee e del gusto che inserisce l'Umbria in una più vasta comunità delle arti, delle lettere, del pensiero. La rassegna è suddivisa in sette sezioni tematiche: L'Umbria pontificia, La stagione napoleonica, Il paesaggio, Canova e l'Accademia di Belle Arti di Perugia, «Un'altra linea di bello»: verso il Purismo, Le incisioni, L'eredità di Canova. Tra gli artisti esposti, insieme a Canova, Giuseppe Valadier, Vincenzo Pacetti, Carlo Labruzzi, Pietro Labruzzi, Cristoforo Unterperger, Abraham-Louis-Rodolphe Ducros, Stefano Tofanelli, Tommaso Maria Conca, Pietro Benvenuti, Vincenzo Camuccini, Jean-Baptiste Wicar, Tommaso Minardi, Giovanni Sanguinetti. Canova, il "classico moderno", venne acclamato da pontefici, sovrani, accademie e collezionisti di tutta Europa. Lo scultore, che in Umbria fu proprietario di un palazzo a San Gemini con vasti possedimenti, stabilì non effimere relazioni anche con molti esponenti del ceto dirigente locale, intellettuali, alti prelati, collezionisti, in una comune visione dell'arte come fattore di educazione ai valori estetici e civili più alti. La vera sorpresa consiste tuttavia in una delle opere lasciate in eredità all'Accademia dal fratellastro di Canova, Giovanni Battista Sartori, la colossale testa del cavallo, modello del monumento equestre a Ferdinando I di Borbone, "riscoperta" in questa occasione: verrà esposta a palazzo Baldeschi in un inedito confronto con la testa del cavallo del Marco Aurelio, il calco fatto eseguire e preso a modello da Canova, oggi a Ravenna. La mostra è corredata da un catalogo edito da Aba Press, stampato da Fabbri Editore.
16 Ott 2022