Un bambino seduto su un baule piange, perché suo fratello, più grande di lui, non vuole essere suo amico e lo guarda in modo sprezzante. La loro camera è piccola, povera. I vetri sono opachi, il pavimento sporco.
A tredici anni, Anton Cechov vede per la prima volta un palcoscenico e delle scenografie. Il teatro, a Taganrog, conserva ancora il lustro dei vecchi tempi, quando arrivavano attori da Mosca o San Pietroburgo. Un teatro di provincia, con le quinte polverose e le poltrone antiquate.
Una sera d'autunno del 1887, Anton Cechov, ventisettenne, brillante autore di racconti umoristici e del racconto La steppa che Tolstoj aveva giudicato una delizia, assiste a una prima al teatro Kors di Mosca. Non gli piace e va a dirlo al direttore che gli risponde: "Invece di criticare perché non scrivete una commedia nuova? Ve la metto in scena". Anche gli attori lo incoraggiano dicendo "Tu sai stuzzicare i nervi degli spettatori".
Sachalin può essere inutile e priva di interesse solo per una società che non vi deporti migliaia di uomini. Il luogo delle più intollerabili sofferenze che possa sopportare l'uomo, libero o prigioniero che sia. chiaro che abbiamo fatto marcire in prigione milioni di uomini, invano, senza criterio, barbaramente.