
Suona la festa Et incarnatus est
Et incarnatus est
"L'inverno del nostro scontento": forse rubando le parole a Shakespeare potremmo definirla così, questa stagione che arriva dopo una primavera di lutti e costrizioni, un'estate di distanziamenti e un autunno di sofferta ripartenza. Questo Natale 2020 per molti sarà carico di assenze e struggenti ricordi; per tutti di domande e di inquieta attesa per l'anno che verrà. Ma è proprio in queste circostanze che la musica, da sempre, ci viene incontro col suo carico di consolazione e bellezza, di provocazione e scoperta; ritrova la sua funzione, tante volte negata o svilita, di conoscenza per affectus, per commozione. Questa antologia è stata pensata come una medicina, una medicina importante che tante altre volte ci ha guariti: la contemplazione, grazie alla musica, del cuore del Natale: l'Incarnazione. Una contemplazione laica, per tutti, credenti o no, cristiani o no: com'è per tanti artisti pur qui presenti col loro genio. Tutto nasce da una semplice constatazione: ascoltando il Credo dalle tante Messe create dai compositori lungo la storia della musica (da Josquin Desprez a Paul Hidemith), giunti alle parole latine Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine, et homo factus est (E per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo), si percepisce in quel punto un accento diverso, la necessità di un cambio di passo, di una sottolineatura nuova, di speciali intenzioni e invenzioni, per diversi organici vocali e strumentali, diversa agogica o costruzione formale. C'è qualcosa di miracoloso, in questo ininterrotto fiume di creatività incentrato su uno stesso frammento: gli stili, i colori degli strumenti e delle voci, l'evolversi del linguaggio prima e dopo il codificarsi della tonalità, le scelte interpretative, la lingua musicale dominante una certa epoca e i diversi modi di declinarla: a volte anche di tradirla. Con Massimo Bernardini e Carla Moreni.