«Uno sguardo scuro. Lo sguardo fermo e tuttavia caldo dei suoi occhi scuri. Aveva occhi castani, timidi, che si accendevano quando parlava. Rimasi profondamente impressionata dagli occhi grigio acciaio di Kafka e dal suo sguardo profondo. Aveva occhi di un azzurro profondo. Vidi che i suoi occhi erano azzurri. Aveva occhi risoluti, di un grigio dardeggiante».
«Solo sulla mia scrivania si può trovare lo specchio pronto per la rasatura, come dal barbiere, la spazzola per i vestiti con le setole all'ingiù, il portamonete e il mazzo di chiavi da cui ne spunta una pronta alla bisogna, e la cravatta che cinge ancora in parte il solino smesso».
«Sulla tavola, un campionario disfatto di tessuti, e sopra, appeso alla parete, un ritratto, ritagliato da lui da una rivista illustrata e messo dentro una graziosa cornice dorata: raffigurava una donna seduta, ma ben dritta sul busto, con un cappellino e un boa di pelliccia che, seduta con le spalle ben dritte, tendeva ai presenti un pesante manicotto in cui scompariva tutto il suo avambraccio»
«La tua bambola sta solo facendo un viaggio, io lo so, mi ha scritto una lettera". La bambina era un po' diffidente: «Ce l'hai con te la lettera?» «No, l'ho lasciata a casa, ma domani te la porto».