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Suona la festa Il canto delle sirene: il potere della voce

Suona la festa

Il canto delle sirene: il potere della voce

Perché si canta? E perché si ascolta il canto? Che cosa accade quando la parola parlata diventa parola cantata? Come si trasformano, attraverso il canto, la mente e il corpo di chi intona una melodia e di chi l'ascolta? Perché Sant'Agostino diceva che "chi canta prega due volte" e Cicerone riteneva che l'orazione retorica non fosse altro che un cantus obscurior, ossia, un canto nascosto? Queste domande attraversano come un fiume carsico l'intero corso della storia della musica di ogni tempo, di ogni genere, di ogni latitudine. E rappresentano, anche oggi un "mistero" difficilmente risolvibile. Su questo enigma il pensiero antico e quello moderno si interrogano, del resto, da tempo. Già gli antichi greci operavano una distinzione rigorosa tra ciò che chiamavano phoné, ossia il canto puro, inarticolato, che non ha bisogno della parola e dunque non possiede l'intenzione immediata di significare. Mentre invece chiamavano melos quel tipo di canto che si univa sistematicamente al logos, cioè al discorso, e che quindi si faceva portatore di senso e di significato. Passione versus Ragione: un paradigma ancora fertile. Il ciclo di trasmissioni si muove infatti lungo il crinale sottile che, da secoli, divide e congiunge logos, melos e phonè e cerca di disegnare una mappa storica degli incontri e delle separazioni tra queste tre dimensioni del canto. Muovendo dalle forme sacre e profane del medioevo per approdare ai generi vocali del Sei e del Settecento, al teatro musicale dell'Ottocento e infine al prisma a mille facce del Novecento. Sfiorando però anche le diverse epifanie della musica extra occidentale, le musiche tradizionali europee e il vasto dominio della canzone popolare. Con Guido Barbieri, a cura di Federico Vizzaccaro.

Episodi

05 Apr 2021

6. Il lamento

Il canto delle sirene, con Guido Barbieri