Il primo ad alimentare l'immagine di un filosofo poco interessante, noioso, era stato lo stesso Kant. Amava nascondersi, celare se stesso – come la natura, e come ogni grande pensatore.
Quarant'anni. Per Kant si tratta dell'età ideale, il momento di massima importanza nella vita di un uomo. Nella sua Antropologia scrive che sì, a vent'anni la ragione è già matura e possiamo servircene; però è soltanto a quaranta che acquisiamo un "carattere" nel modo di pensare. Aggiungendo che a quell'età inizia una nuova vita, proprio come era successo a lui.
Iniziano gli anni di silenzio. Kant ottiene finalmente la cattedra di logica e metafisica a Königsberg. E per un decennio scompare: niente più cene galanti, pochi scritti, brevi, nulla di che e niente di più.
Già verso la fine del 1789 Kant aveva iniziato a lagnarsi della sua debolezza in molti passi delle sue lettere. E a partire dall'anno successivo erano iniziati a manifestarsi i segni di quella che sarà con ogni probabilità una demenza senile. Da allora in poi scrisse sempre meno e, in poco tempo, la sua solita lucidità si fece sempre più rara.