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Tre soldi Strade di Porto Marghera

Tre soldi

Strade di Porto Marghera

Negli anni Settanta Porto Marghera era una città di fabbriche e di operai industriali. I 40.000 di allora oggi sono qualche migliaio, concentrati soprattutto nel cantiere dove si costruiscono le "grandi navi" da crociera. La deindustrializzazione ha lasciato immensi spazi vuoti, rovine fatiscenti, terreni contaminati e memorie divise: i cittadini si sentono sollevati dalla scomparsa delle produzioni inquinanti e pericolose, ma per gli ex operai la loro uscita di scena merita di essere raccontata con altre parole. Ho percorso le strade parlanti di Porto Marghera – via delle Industrie, via dell'Elettricità, via del Commercio, via della Chimica, via Fratelli Bandiera – per ascoltare queste storie e osservare un paesaggio stratificato e mutevole. Lungo il cammino non ho incontrato solo fantasmi e nostalgia, non solo macerie e memorie. Ho incontrato lavoratori diversi, poco visibili, più soli. E persone che reinventano questo luogo, dando nuovi sensi e funzioni ai suoi spazi. In queste cinque camminate, che partono dal cantiere navale "resistente" nella parte di più vecchia industrializzazione e finiscono al confine tra la zona industriale-portuale e l'abitato, fino all'ultimo lembo di Porto Marghera da cui è possibile vedere lo skyline di Venezia, mi hanno accompagnata musiche nate tra questi incroci e la voce poetica di Antonella Barina. I suoi versi raccontano il senso di appartenenza a una comunità che ha pagato un prezzo altissimo allo sviluppo e il travaglio di riconciliarsi con il passato industriale, con "madre Marghera". Di Gilda Zazzara, regia di Alberto Valtellina, montaggio di Renato Rinaldi, poesie di Antonella Barina, produzione Università Ca' Foscari Venezia. "Strade di Porto Marghera" di Gilda Zazzara.

Episodi

09 Mar 2020

1. Via delle Industrie

#1 | Via delle Industrie - Da questa via è cominciata, cento anni, fa la costruzione di Porto Marghera. Parto dall'industria che c'è ancora, dal cantiere navale e la babele delle imprese d'appalto. Osservo rovine industriali e postindustriali assieme a un ex operaio delle fabbriche di concimi chimici; inciampo in due bonificatori che spuntano da una fabbrica abbandonata. Arrivo fino in fondo, a specchiarmi nel canale Brentella e nei serbatoi della raffineria. E qui trovo i pescatori di seppioline, che si godono la pace e il paesaggio. Per loro questa non è, come molti pensano, l'anti-Venezia: è un'altra Venezia, bagnata dall'acqua della stessa laguna.
10 Mar 2020

2. Via dell'Elettricità

#2 | Via dell'Elettricità - Senza l'elettricità Porto Marghera non sarebbe mai nata. Questa è la sua via, la via della prima centrale termoelettrica, la via che ricorda l'imprenditore-politico Giuseppe Volpi. Era tutta un susseguirsi di fabbriche, ora ci sono quasi solo depositi di container e aziende di logistica, perché un modernissimo ponte in acciaio l'ha collegata direttamente al porto commerciale. In mezzo ai camion che transitano incessantemente Alberto e Marino mi raccontano la chiusura delle loro fabbriche: la resistenza, la rabbia, il senso di sconfitta e la perdita dell'identità. In fondo, una sbarra impedisce l'accesso all'acqua: lì dietro arrugginiscono i più vecchi impianti petrolchimici.
11 Mar 2020

3. Via del Commercio

#3 | Via del Commercio - Questa è la via che penetra nell'isola portuale, il cuore pulsante di Porto Marghera dopo le fabbriche. L'accesso ai moli è interdetto: li guardo prima dall'alto, dalla palazzina della Compagnia dei lavoratori portuali, insieme a vecchi "camalli" veneziani che mi raccontano come tutto sia cambiato. Nella trattoria Da Viola, accanto alla chiesetta che ricorda i caduti del mare, scambio qualche parola con un "terminalista", che carica le navi portacontainer con il computer. Salgo in barca con Andrea: la sua cooperativa assiste i marittimi, i lavoratori più soli e invisibili di un porto da cui, un po' alla volta, il lavoro umano sembra evaporare.
12 Mar 2020

4. Via della Chimica

#4 | Via della Chimica - Un tempo Via della Chimica era scandita dalle sette portinerie del Petrolchimico: oggi quasi tutti gli impianti sono spenti e in via di demolizione. Gli spazi vuoti sono ricoperti di vegetazione o riempiti da cataste di container colorati. All'inizio della via Nicoletta, che ha lottato fino all'altro ieri perché il suo impianto non chiudesse, mi racconta la professionalità spezzata e l'amarezza degli ultimi chimici. Con Leda oltrepasso il check-point per portarla tra le rovine della sua fabbrica di un tempo lontano: sembra tutto vuoto, ma al di là di una rete c'è un uomo che lavora in compagnia di una radio: ripara container a colpi di martello.
13 Mar 2020

5. Via Fratelli Bandiera

#5 | Via Fratelli Bandiera - Questa è la cerniera tra la zona industriale e il quartiere residenziale: ogni metro parla dell'incontro/scontro tra le fabbriche e la città. Raccolgo le idee con Roberto, che tanti anni fa lasciò la chiesa per farsi operaio tra gli operai. Lungo la via mi accompagna Gianfranco: il bar operaio che rinasce club musicale, la fabbrica abbandonata che diventa luogo di perdizione e quella che accoglie il centro sociale, poi la chiesa intitolata a Gesù Lavoratore, lì dove iniziava il ghetto. Il viaggio finisce nel campeggio disegnato da Carlo Scarpa: con una coppia di turisti inglesi ci chiediamo perché sia più facile vedere la lontana sagoma di Venezia invece della incombente, gigantesca centrale elettrica.