
Tre soldi Strade di Porto Marghera
Strade di Porto Marghera
Negli anni Settanta Porto Marghera era una città di fabbriche e di operai industriali. I 40.000 di allora oggi sono qualche migliaio, concentrati soprattutto nel cantiere dove si costruiscono le "grandi navi" da crociera. La deindustrializzazione ha lasciato immensi spazi vuoti, rovine fatiscenti, terreni contaminati e memorie divise: i cittadini si sentono sollevati dalla scomparsa delle produzioni inquinanti e pericolose, ma per gli ex operai la loro uscita di scena merita di essere raccontata con altre parole. Ho percorso le strade parlanti di Porto Marghera – via delle Industrie, via dell'Elettricità, via del Commercio, via della Chimica, via Fratelli Bandiera – per ascoltare queste storie e osservare un paesaggio stratificato e mutevole. Lungo il cammino non ho incontrato solo fantasmi e nostalgia, non solo macerie e memorie. Ho incontrato lavoratori diversi, poco visibili, più soli. E persone che reinventano questo luogo, dando nuovi sensi e funzioni ai suoi spazi. In queste cinque camminate, che partono dal cantiere navale "resistente" nella parte di più vecchia industrializzazione e finiscono al confine tra la zona industriale-portuale e l'abitato, fino all'ultimo lembo di Porto Marghera da cui è possibile vedere lo skyline di Venezia, mi hanno accompagnata musiche nate tra questi incroci e la voce poetica di Antonella Barina. I suoi versi raccontano il senso di appartenenza a una comunità che ha pagato un prezzo altissimo allo sviluppo e il travaglio di riconciliarsi con il passato industriale, con "madre Marghera". Di Gilda Zazzara, regia di Alberto Valtellina, montaggio di Renato Rinaldi, poesie di Antonella Barina, produzione Università Ca' Foscari Venezia. "Strade di Porto Marghera" di Gilda Zazzara.