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Fahrenheit -

Dal lunedì al venerdì dalle 15.00 alle 18.00

Fahrenheit è il programma dedicato ai libri e alle idee. Un pomeriggio fatto di storie, di incontri e di eventi dai festival letterari. E dove trovano posto le parole degli scrittori e dei poeti, le scelte dei lettori, degli editori e dei gruppi di lettura. Il luogo dove si ritrovano gli amanti della letteratura, dalla tradizione dei classici alla narrativa contemporanea. Tutto questo è Fahrenheit.

Lista episodi

21 Mar 2023

Il libro del giorno | Antonella Lattanzi, Cose che non si raccontano, Einaudi

Non è mai il momento giusto per fare un figlio. Prima vogliamo vivere, viaggiare, lavorare. Antonella vuole diventare una scrittrice: la sua è un'ambizione assoluta, senza scampo. Per questo a vent'anni, per due volte, interrompe volontariamente la gravidanza. Quando anni dopo si sente invece pronta, con un compagno a fianco, è il suo fisico a non esserlo. E cosí inizia l'iter brutale dell'ostinazione, dell'ossessione, della medicalizzazione. Certi supplizi, le aspirazioni inconfessate, la felicità effimera e spavalda, la sofferenza e la collera. Si direbbe una storia già scritta, ma qui non c'è nulla di consueto: è come raccontare da dentro una valanga, con la capacità incredibile, rotolando, di guardarsi e non crederci, e sfidarsi, condannarsi, sorridersi per farsi coraggio. In un crescendo di indicibile potenza narrativa, Antonella Lattanzi descrive (sulla sua pelle) la forza inesorabile di un desiderio che non si ferma davanti a niente, ma anche i sensi di colpa, l'insensibilità di alcuni medici, l'amicizia che sa sostenere i silenzi e le confidenze piú atroci, il rapporto di coppia sempre sul punto di andare in frantumi, la rabbia ferocissima verso il mondo (e le donne incinte). Tenendo il lettore stretto accanto a sé, incollato alla pagina, con un uso magistrale del montaggio, capace di creare una suspense da thriller. La cosa strabiliante è che pur raccontando una storia eccezionale, e cruda, questo romanzo riesce in realtà a parlare in modo vero, e profondamente attuale, di tutte le donne – madri e non madri – che in un punto diverso della loro vita si sono chieste: desidero un figlio? qual è il momento giusto? dovrò rinunciare a me stessa, alle mie ambizioni? e perché tutte restano incinte e io no?
32 min
20 Mar 2023

Il libro del giorno | Sebastiano Nata, Memorie di un infedele, Bompiani

Tommaso Alfieri guarda la sua vita e si rende conto di averla sperperata. Ha fatto carriera, ha viaggiato per mezzo mondo, ha avuto donne audaci, ma di tutto questo pare che non gli sia rimasto nulla. Ha perso Evelina, moglie adorata che ha trovato attenzione altrove, e i figli hanno preso le loro strade. È solo. Crede di aver capito dove ha sbagliato, vorrebbe restituire il giusto valore ai suoi giorni, però non sa quanti gliene rimangano: se è facile mettere al sicuro i soldi guadagnati, niente è garantito nell'esistenza di un uomo, specie se la salute vacilla. Tommaso non si arrende, insegue ciò che gli sembra possibile. "Vivere quello che resta, ricordare. E conoscere qualcuna delle mille cose che non so. Comincio in ritardo, ho poco tempo, ma spero di non sprecarlo più." Per questo forse accetta di aiutare Jolanda, albanese dagli occhi molto celesti confinata in un campo alla periferia di Roma, che però con lui si fa esigente fino alla sfrontatezza. Per questo, abbandonato lo storytelling aziendale, racconta fiabe al nipotino Giovanni cullandosi nel tepore di un affetto incondizionato. Si commuove spesso, Tommaso, piange perfino di fronte a una statua, la Pietà Rondanini. Dentro una baracca di lamiere e cartone, fra le pagine di un libro di favole, ai piedi di un capolavoro del non finito "che ci ricorda che noi apparteniamo a un amore infinito" succede comunque qualcosa: Tommaso intravede la via per una rinascita, non importa quanto effimera.
24 min
15 Mar 2023

Il libro del giorno | Witold Gombrowicz, Bacacay. Tutti i racconti, Il Saggiatore

Non c'è autore più insofferente alle convenzioni di Witold Gombrowicz. I suoi racconti, qui raccolti integralmente per la prima volta in Italia, sono una sintesi perfetta della sua satira conturbante, della sua visione grottesca del mondo, delle sue narrazioni paradossali e stridenti, della sua capacità di dare vita a figure irregolari e assurde, in grado di frantumare in pochi istanti le regole su cui poggia la società. Attraverso un linguaggio levigato, in cui rimbalzano giochi di parole e neologismi, Gombrowicz fa sfilare in queste pagine come in una folle parata un antisemita che si scopre figlio di un'ebrea convertita, un marito che disprezza l'avvenente moglie per perdersi dietro alle gambotte storte e fregiate di venuzze delle donne di servizio, un magistrato paranoico, una donna pazza di desiderio fidanzata con un vergine determinato a rimanere tale, un bandito terrorizzato dalla «rattità» dei ratti, un re corrotto fino alla follia, un giovane conte che trova interesse solo nelle radio. Una dissacrante rassegna di anormali che, alternando il comico e il tragico, mette alla berlina le convenzioni borghesi e i tic dell'aristocrazia, il moralismo e la famiglia, il romanzo tradizionale e le opere edificanti. In queste storie tutto è messo in discussione: quella di Gombrowicz è una lettura ironica e disillusa della realtà che non risparmia né la letteratura, né i sentimenti. E, come testimonia il suo racconto più autobiografico, nemmeno se stesso: «Alla domanda se, come scrittore, intendo continuare a migliorare per lo Spirito, la Cultura, l'Arte ecc., rispondo: no, no, assolutamente no!» | Con Francesco M. Cataluccio
24 min
13 Mar 2023

Il libro del giorno| Fabio Stassi, Notturno francese, Sellerio

Vince Corso, biblioterapeuta e detective di enigmi letterari, sul treno che dovrebbe portarlo a un appuntamento con la fidanzata si imbatte in un originale compagno di viaggio: un uomo colto, insinuante, che fisicamente gli ricorda il grande Léo Ferré, lo chansonnier anarchico di Avec le temps. Solo che Corso ha sbagliato direzione, doveva andare verso Sud invece che al Nord, e contrariato vorrebbe ripa-rare. Ma l'uomo, misteriosamente allusivo, lo invita a persistere nello sbaglio: «forse lei non lo sa ancora, ma potrebbe essere arrivato il momento di fare questo viaggio». Genova, la prima meta, gli darà un tuffo al cuore: da lì fino a Marsiglia era trascorsa la sua primissima infanzia. La madre cameriera lo aveva concepito con uno sconosciuto una notte di fine luglio del 1969. E sarà questa l'indagine più importante della sua vita: scoprire chi è suo padre. Per cinque anni Vince Corso gli ha spedito una cartolina al giorno, lasciando vuoto il nome del destinatario e indirizzandole all'unico luogo dove sapeva che almeno per una notte suo padre era transitato: l'Hotel Le Negresco a Nizza. La sua ricerca si svolgerà sui litorali della Costa Azzurra, tra povere pensioni e hotel liberty, dietro a versi di poeti e a vecchi personaggi carichi di storie vissute, seguendo l'indecifrabile mosaico dei destini individuali e delle coincidenze. Fino al riconoscimento che completa il cerchio: essere restituito dai libri alla vita, riavere indietro la possibilità di «amare senza misura».
23 min
09 Mar 2023

Il libro del giorno | Giuseppe Culicchia, La bambina che non doveva piangere, Mondadori

Questa è la storia di Ada, la storia di una bambina che non doveva piangere e che, ormai donna, piangerà fino a morirne. Ada Tibaldi era la madre di Walter Alasia, brigatista, morto a vent'anni nel 1976 in uno scontro a fuoco con la polizia. Nata nel 1933 a Nole Canavese, Ada è la terza di sei tra fratelli e sorelle, con una madre che si fa in quattro per mandare avanti la casa e un padre che lavora in fabbrica e porta fiero la camicia nera. La sua infanzia è segnata dallo scoppio della guerra, dalla fame e dalla paura; l'adolescenza dalla fine di un conflitto che si è fatto fratricida e da una voglia spavalda di vivere, ballare e ridere perfino tra i telai, dove comincia a lavorare appena ragazzina. Poi, l'incontro con Guido Alasia, operaio, ex internato a Mauthausen: è l'inizio del capitolo più importante della sua vita, l'ultimo. E a Sesto San Giovanni che Ada, giovane madre di due bambini, torna in fabbrica come addetta alla smerigliatrice presso una ditta della galassia Pirelli. Sono anni di scioperi e rivendicazioni sindacali. Ada s'iscrive al PCI, partecipa con passione alle manifestazioni per i diritti delle lavoratrici. Un fuoco che condivide con il figlio minore Walter, che crescendo le somiglia sempre più: la complicità tra loro è assoluta, va dal senso dell'umorismo all'amore per la musica agli ideali politici. Tanto che, quando lui entra nelle Brigate rosse, è lei l'unica a saperlo. Per quel figlio adorato Ada farebbe qualsiasi cosa. Denunciarlo? O lottare al suo fianco? La notte in cui la polizia suona il campanello di casa, il 15 dicembre del '76, Ada capisce subito che la Storia è venuta a prendersi quanto ha di più caro al mondo. Sotto i suoi occhi, Walter spara al maresciallo Sergio Bazzega e al vicequestore Vittorio Padovani. Poco dopo, viene finito con un colpo al cuore. Ada gli sopravviverà per otto dolorosissimi anni - nei quali non smetterà mai di rivivere quella notte - ma è in quel momento che anche lei comincia a morire.
22 min
03 Mar 2023

Il libro del giorno | Mauro Covacich, L'avventura terrestre, La nave di Teseo

Un uomo di mezza età compare in forme non chiare, forse allucinatorie, forse reali, in alcuni episodi cruciali della vita di un ragazzo. Sicché il ragazzo comincia a inseguirlo per capire chi è quest'uomo. Via via che gli si avvicina, crescendo, traslocando, cambiando più volte città, il ragazzo può osservarlo meglio e così, sempre più interessato alla vita privata di questo sconosciuto, finisce per pedinarlo. L'azione si svolge in una manciata di giorni, un lungo interminabile weekend nel quale l'uomo sta aspettando di sottoporsi a una risonanza magnetica per un calo dell'udito molto sospetto e consuma con la sua compagna la difficile attesa in una quotidianità fatta di piccoli gesti, tutti mirati a nascondere la paura. Lo spettro di una fine potenzialmente vicina lo costringe a fare i conti, controvoglia, con tutti i fili sospesi della sua esistenza, rancori, desideri, bugie. A complicare le cose, ci sono le mail di una giovane madre alla quale lui a un certo punto ha commesso l'errore di rispondere. Le brevi epifanie dell'uomo nella vita del ragazzo sembrerebbero collocate nel passato, mentre il pedinamento del ragazzo ai danni dell'uomo – ma chissà che invece non lo voglia salvare – è collocato nel presente, in una Roma gloriosamente indifferente ai destini umani, dove all'uomo succede di tutto, di finire in una rissa, di fare una lezione in uno scantinato, di cadere dalla bicicletta, di svenire nei bagni di un museo e anche, sì, di pensare di suicidarsi.
22 min
01 Mar 2023

Il Libro del giorno| Monica Acito, Uvaspina Bompiani

È nato con una voglia sotto l'occhio sinistro, come un pallido frutto incastonato nella pelle: Uvaspina si è abituato presto a essere chiamato con quel nome che lo identifica con la sua macchia. A quasi tutto, del resto, è capace di abituarsi: a suo padre, il notaio Pasquale Riccio, che si vergogna di lui; alla Spaiata, sua madre, che dopo aver incastrato Pasquale Riccio con le sue arti di malafemmina e chiagnazzara non si dà pace di aver perduto il proprio fascino e finge di morire ogni volta che lui esce di casa. Ma soprattutto Uvaspina è abituato a sua sorella Minuccia, abitata fin da bambina da un'energia che tiene in scacco il fratello con le sue esplosioni imprevedibili, le ripicche, la ferocia di chi sa colpire nel punto di massima fragilità, come quando gli dice: "Avevano ragione i compagni tuoi, sei veramente un femminiello." Eppure, solo Uvaspina conosce l'innesco che rende la sorella uno strummolo, una trottola capace di ferire con la sua punta di metallo vorticante. E solo Minuccia intuisce i sogni di Uvaspina, quando lo strummolo la tiene sveglia e può scrutare i suoi finissimi lineamenti nel sonno. Intorno a loro, Napoli: la città dalle viscere ribollenti, dai quartieri protesi verso il cielo, dai tentacoli immersi in quel mare che la fronteggia e la penetra. È proprio sul confine tra la città e il mare, tra la storia e il mito, che Uvaspina incontra Antonio, il pescatore dagli occhi di colori diversi, che legge libri e non ha paura del sangue, che sa navigare fino a Procida e rimettere al mondo un criaturo che dubita di se stesso. La purezza del loro incontro, però, non potrà nascondersi a lungo nelle grotte di Palazzo Donn'Anna: la città li attira a sé, lo strummolo gira e il suo laccio unirà per sempre i loro destini. Una passione assediata dallo scherno e dallo scuorno. L'ambiguità dell'amore fraterno, la necessità dell'ombra perché ci sia luce.
29 min
28 Feb 2023

Il libro del giorno | Francesco Piccolo, La bella confusione, Einaudi

La storia del cinema non è poi cosí diversa dalla vita: apparentemente lineare, ma costellata di incontri fortuiti, appuntamenti rincorsi o mancati, decisioni prese all'ultimo minuto e imprevedibili coincidenze. Fatalità cruciali che permettono a un'opera di venire alla luce, con le precise caratteristiche che poi tutti ricorderanno. La scelta di un'attrice, la luce sul set, le vicissitudini sentimentali del regista o di un comprimario – cosí come i tagli nel budget o una scena cambiata all'improvviso – possono scrivere a modo loro una pagina del genio universale. Il 1963 è stato l'anno di Fellini e di Visconti. Un anno decisivo per il cinema italiano, che ha visto la nascita di Otto e mezzo e Il Gattopardo. Ma prima di diventare i capolavori che ben sappiamo erano due incredibili scommesse, nonché il campo di battaglia tra due artisti rivali e profondamente diversi: mentre Claudia Cardinale cambiava il colore dei capelli secondo il capriccio di chi la dirigeva, l'intero contesto culturale italiano si stava preparando a sposare l'una o l'altra visione del cinema e del mondo. Ecco cos'è La bella confusione: inseguendo come un detective le figure e gli episodi che hanno fatto la Storia, Francesco Piccolo ha setacciato lettere, filmati, appunti e diari, interviste, pettegolezzi, testimonianze. Perché in questo romanzo diverso da qualsiasi altro romanzo i personaggi si chiamano Marcello Mastroianni, Ennio Flaiano, Sandra Milo, Tomasi di Lampedusa, Camilla Cederna, Suso Cecchi d'Amico, Burt Lancaster e Pier Paolo Pasolini. Muovendosi tra il mito e l'aneddoto, la voce inconfondibile dell'autore di Il desiderio di essere come tutti risveglia milioni di ricordi e ci regala la luce perduta di un'epoca. Un documentario fatto di parole: la potenza dell'arte, i segreti del cinema, i duelli di un'Italia che non sapremmo più immaginare.
23 min
27 Feb 2023

Il libro del giorno | Romana Petri, Rubare la notte, Mondadori

Tutti lo sanno: Antoine de Saint-Exupéry ha scritto "Il piccolo principe", uno dei romanzi più popolari del mondo. Quello che tutti non sanno è che Antoine, famigliarmente Tonio, è un personaggio che vale da solo una grande storia. Ed è la storia che Romana Petri ha scritto con la febbre e la furia di chi si lascia catturare da un carattere e lo fa suo, anzi lo ruba, tanto che il documento prende più che spesso la forma dell'immaginazione. Orfano di padre, Tonio vive un'infanzia felice nel castello di Saint-Maurice-de-Rémens, amato, celebrato, avviluppato al mostruoso quasi ossessivo amore per la madre; un'infanzia che gli resta incollata all'anima per tutta la vita, fin da quando, straziato, vede morire il fratello più giovane. L'infanzia lo tallona come un destino quando, esaltato, comincia a volare, pilota civile e pilota militare, quando si innamora tanto e tante volte, quando si trasferisce in America, quando scrive, persino quando si schiera e sceglie di combattere per un'idea di Francia che forse è sua e solo sua. Dove sia andato Tonio, non sappiamo, nei cieli in fiamme del 1944. Sappiamo che ci ha lasciato le stelle della notte, il sogno di una meraviglia che non si è mai consumata, il bambino che lui ci invita a riconoscere eterno dentro di noi. Romana Petri costruisce e decostruisce, sgretola le regole della biografia, evoca e racconta amori, amicizie e sgomenti come dettagli di un appetito d'avventura mai sazio, si muove fra le date e dentro la Storia alla sola ricerca del principe che ha sconfitto la notte ed è entrato volando nell'infinito.
30 min
24 Feb 2023

Il libro del giorno | Elvira Mujcic, La buona condotta, Crocetti

All'indomani dell'indipendenza del Kosovo, in un piccolo paese sul confine si tengono le elezioni per il sindaco. Gli albanesi sono 1362, i serbi 1177. Cosa accade se a essere eletto è un serbo che vuole andare d'accordo con gli albanesi? Succede che a Belgrado non va per niente bene, e mandano un nuovo sindaco che continui a soffiare sul fuoco della rivalità etnica. Il suo arrivo non porta solo scompiglio politico, ma stravolge le vite dei protagonisti. Quella di Miroslav, il sindaco eletto, forse nato nell'angolo sbagliato del pianeta, visto che detesta i toni accesi ed è terrorizzato dai conflitti. Quella di Nebojša, spedito dalla capitale per fare l'antagonista obbediente e salvarsi da un passato pieno di ombre, e che invece fa deflagrare gli ingranaggi di un sistema assurdo. Quella di Ludmila, la ragazza che credeva nell'amore e per questo era stata considerata pazza, Ludmila che si difende dalla realtà mandando a memoria le vite degli altri e inventando filastrocche. A partire da un fatto realmente accaduto, Elvira Mujcić dà vita a una storia emozionante dove i personaggi combattono per sfuggire il destino che la Storia, la politica o i benpensanti disegnano per loro. Il passato recente, la guerra mai capita e mal conclusa, i rancori e le manipolazioni pesano su di loro, che però lottano per rimanere fedeli a sé stessi. Mostrandoci così che un futuro migliore può sempre sorgere anche nelle condizioni più avverse, grazie a singoli uomini e donne, a dispetto dei governi.
22 min
15 Feb 2023

Il libro del giorno | Emiliano Morreale, L'ultima innocenza, Sellerio

A raccontare è un appassionato frequentatore di sale d'essai periferiche e leggendarie come il Cinema Lubitsch di Palermo, poi archivista in una smisurata cineteca di Roma, e ancora studioso e professore in piccole sedi universitarie di provincia. In questo suo girovagare si imbatte quasi per caso in una serie di storie che attraversano il ventesimo secolo, in uomini e donne che inseguono desideri e visioni di celluloide. Sono vicende crudamente vere ma più che inverosimili, e in ognuna si cerca di salvare qualcosa: se stessi, i propri cari, l'amore, la dignità, rincorrendo una redenzione impossibile. Tutti i protagonisti, in un modo o nell'altro, si accorgono che la bellezza, o la fama, non potranno riscattare né loro né il mondo. Una ragazza del New Jersey diventa quasi per caso diva del muto, passeggera del Titanic e pedina di una rete di spie in Italia. Un ebreo omosessuale arriva in Italia e si inventa una nuova vita nel secondo dopoguerra, fingendosi principe in esilio e costruendo nel nulla una nuova Cinecittà. Un regista, nella speranza di rivedere il figlio perduto, conquista suo malgrado ricchezza e successo sotto il nazismo, mentre il figlio dell'unico regista processato per crimini contro l'umanità diventa il più implacabile cacciatore di nazisti d'Europa. Un altro figlio ancora, del capo di Cosa Nostra, mentre esplode la più sanguinosa guerra di mafia di tutti i tempi realizza film inguardabili, rischiando di rovinare il padre. Poi una ragazza sbandata nella Roma degli anni '70, due uomini che la filmano, un ragazzo che prova a salvarla e va incontro a una fine tragica. E le assurde peripezie dei divi del porno, tra la Legione straniera e gli spiriti delle antiche divinità etrusche.
20 min
07 Feb 2023

Il libro del giorno | Sandro Veronesi, Edoardo De Angelis, Comandante, Bompiani

"Si dicono tante cose di lui, che era a bordo del Malaspina quando ha affondato la British Fame, che è un mago, un fachiro, un ipnotizzatore, che non dorme mai": questo sanno del loro Comandante gli uomini che all'alba del 28 settembre 1940 si imbarcano sul sommergibile Cappellini per andare alla guerra. Sanno anche che il Comandante potrebbe rimanere a terra, al riparo, perché un incidente lo ha condannato a vivere in un busto d'acciaio che gli toglie il fiato. E invece lui, Salvatore Todaro, è lì, pronto a guidarli al di là delle mine che rendono Gibilterra una trappola, a combattere per l'Italia nell'oceano aperto, e "quando lui è sicuro, ti senti sicuro". Marcon, aiutante di bordo, il volto sfigurato dall'acetilene e quell'accento venexian che piace tanto al Comandante. Schiassi, il marconista, che con l'idrofono ausculta le profondità. Stumpo, il motorista-corallaro, capace di riconoscere i polpi femmina. Stiepovich, il tenente di Trieste che ha portato con sé il violino. Giggino, il cambusiere, che ancora non sa quanto scaldano il cuore le patatine fritte... Sono le loro voci a raccontare la sorda monotonia delle ore in immersione e il momento cruciale in cui, lungo la linea immobile dell'orizzonte, si profila la sagoma di un mercantile a luci spente. Bisogna affondarlo, sfidare la morte propria e quella dei nemici: è allora che il Comandante prende una decisione fatale, capace di rischiarare la notte. Perché i corpi che galleggiano nel mare nero per lui non sono nemici, sono naufraghi.
26 min
03 Feb 2023

La poesia del giorno | Beatrice Zerbini, Ogni volta che suonano

Beatrice Zerbini, Ogni volta che suonano, dalla raccolta: D'Amore, Interno Poesia | Beatrice Zerbini, con la sua voce «unica, ironica e profonda» (così l'ha descritta Alba Donati, paragonandola per facilità di canto a V. Lamarque e W. Szymborska), è riuscita a trovare un nuovo e coinvolgente linguaggio per la poesia d'amore. D'amore è un libro che attraversa ed esplora il vortice mai quieto delle relazioni umane, mettendone a fuoco le emozioni e i sentimenti, restituendo a chi legge non solo una poesia semplice, diretta e coinvolgente, sorgiva nel ritmo dei versi, ma anche uno strumento di condivisione e di potente immedesimazione. Nella lettura si ritrovano le tematiche del dolore, del lutto, della memoria (alzheimeriana), dell'abbandono, dell'esperienza amorosa in ogni sua declinazione, con i suoi slanci di spiccata passione e con le sue perdite, senza dimenticare di lasciare una chiave di salvezza, ironica e leggera, cifra di un percorso unitario e organico che caratterizza i libri di Zerbini, che prende per mano i lettori e le lettrici, come se fossero all'interno di una storia. Dopo il successo di critica e di pubblico del suo libro di esordio (In comode rate), torna in libreria con una raccolta di poesie emozionanti e commoventi, in cui lo stile della versificazione si mette al servizio dell'esperienza personale dell'autrice e si fa universale. Amore, dolore, lutto, attraverso il lavoro psicoterapico, di cui non si fa segreto, entrano nel cono di luce della cura, in un turbinio di emozioni, tra il pianto e il riso.
1 min
02 Feb 2023

Il libro del giorno | Dario Ferrrari, La ricreazione è finita, Sellerio

Marcello è un trentenne senza un vero lavoro, resiste ai tentativi della fidanzata di rinsaldare il legame e cerca di prolungare ad libitum la sua condizione di post-adolescente fuori tempo massimo. La sua sola certezza è che vuole dirazzare, cioè non finire come suo padre a occuparsi del bar di famiglia. Per spirito di contraddizione, partecipa a un concorso di dottorato in Lettere, e imprevedibilmente vince la borsa. Entra così nel mondo accademico e il suo professore, un barone di nome Sacrosanti, gli affida come tesi un lavoro sul viareggino Tito Sella, un terrorista finito presto in galera e morto in carcere, dove però ha potuto completare alcuni scritti tra cui le Agiografie infami, e dove si dice abbia scritto La Fantasima, la presunta autobiografia mai ritrovata. Lo studio della vita e delle opere di Sella sviluppa in lui una specie di identificazione, una profonda empatia con il terrorista-scrittore: lo colpisce il carattere personale, più che sociale, della sua disperazione. Contemporaneamente sperimenta dal di dentro l'università: gli intrighi, le lotte di potere tra cordate e le pretestuose contrapposizioni ideologiche, come funziona una carriera nell'università, perfino come si scrive un articolo «scientifico» e come viene valutato. Si moltiplicano così i riferimenti alla vita e alla letteratura di Tito Sella, inventate ma ironicamente ricostruite nei minimi dettagli; e mentre prosegue la sarcastica descrizione della vita universitaria, il racconto entra nella vita quotidiana di Marcello e nelle sue vitellonesche amicizie viareggine.
28 min
01 Feb 2023

La poesia del giorno | Beatrice Zerbini, Com'è misurato amarsi meno

Beatrice Zerbini, Com'è misurato amarsi meno, dalla raccolta: D'Amore, Interno Poesia | Beatrice Zerbini, con la sua voce «unica, ironica e profonda» (così l'ha descritta Alba Donati, paragonandola per facilità di canto a V. Lamarque e W. Szymborska), è riuscita a trovare un nuovo e coinvolgente linguaggio per la poesia d'amore. D'amore è un libro che attraversa ed esplora il vortice mai quieto delle relazioni umane, mettendone a fuoco le emozioni e i sentimenti, restituendo a chi legge non solo una poesia semplice, diretta e coinvolgente, sorgiva nel ritmo dei versi, ma anche uno strumento di condivisione e di potente immedesimazione. Nella lettura si ritrovano le tematiche del dolore, del lutto, della memoria (alzheimeriana), dell'abbandono, dell'esperienza amorosa in ogni sua declinazione, con i suoi slanci di spiccata passione e con le sue perdite, senza dimenticare di lasciare una chiave di salvezza, ironica e leggera, cifra di un percorso unitario e organico che caratterizza i libri di Zerbini, che prende per mano i lettori e le lettrici, come se fossero all'interno di una storia. Dopo il successo di critica e di pubblico del suo libro di esordio (In comode rate), torna in libreria con una raccolta di poesie emozionanti e commoventi, in cui lo stile della versificazione si mette al servizio dell'esperienza personale dell'autrice e si fa universale. Amore, dolore, lutto, attraverso il lavoro psicoterapico, di cui non si fa segreto, entrano nel cono di luce della cura, in un turbinio di emozioni, tra il pianto e il riso.
1 min
31 Gen 2023

La poesia del giorno | Beatrice Zerbini, Per quanto io mi sforzi

Beatrice Zerbini, Per quanto io mi sforzi , dalla raccolta: D'Amore, Interno Poesia | Beatrice Zerbini, con la sua voce «unica, ironica e profonda» (così l'ha descritta Alba Donati, paragonandola per facilità di canto a V. Lamarque e W. Szymborska), è riuscita a trovare un nuovo e coinvolgente linguaggio per la poesia d'amore. D'amore è un libro che attraversa ed esplora il vortice mai quieto delle relazioni umane, mettendone a fuoco le emozioni e i sentimenti, restituendo a chi legge non solo una poesia semplice, diretta e coinvolgente, sorgiva nel ritmo dei versi, ma anche uno strumento di condivisione e di potente immedesimazione. Nella lettura si ritrovano le tematiche del dolore, del lutto, della memoria (alzheimeriana), dell'abbandono, dell'esperienza amorosa in ogni sua declinazione, con i suoi slanci di spiccata passione e con le sue perdite, senza dimenticare di lasciare una chiave di salvezza, ironica e leggera, cifra di un percorso unitario e organico che caratterizza i libri di Zerbini, che prende per mano i lettori e le lettrici, come se fossero all'interno di una storia. Dopo il successo di critica e di pubblico del suo libro di esordio (In comode rate), torna in libreria con una raccolta di poesie emozionanti e commoventi, in cui lo stile della versificazione si mette al servizio dell'esperienza personale dell'autrice e si fa universale. Amore, dolore, lutto, attraverso il lavoro psicoterapico, di cui non si fa segreto, entrano nel cono di luce della cura, in un turbinio di emozioni, tra il pianto e il riso.
1 min
30 Gen 2023

La poesia del giorno | Beatrice Zerbini, Non mi tolga tutto il lutto, dottoressa

Beatrice Zerbini, Dottoressa non mi tolga tutto il lutto, dalla raccolta: D'Amore, Interno Poesia | Beatrice Zerbini, con la sua voce «unica, ironica e profonda» (così l'ha descritta Alba Donati, paragonandola per facilità di canto a V. Lamarque e W. Szymborska), è riuscita a trovare un nuovo e coinvolgente linguaggio per la poesia d'amore. D'amore è un libro che attraversa ed esplora il vortice mai quieto delle relazioni umane, mettendone a fuoco le emozioni e i sentimenti, restituendo a chi legge non solo una poesia semplice, diretta e coinvolgente, sorgiva nel ritmo dei versi, ma anche uno strumento di condivisione e di potente immedesimazione. Nella lettura si ritrovano le tematiche del dolore, del lutto, della memoria (alzheimeriana), dell'abbandono, dell'esperienza amorosa in ogni sua declinazione, con i suoi slanci di spiccata passione e con le sue perdite, senza dimenticare di lasciare una chiave di salvezza, ironica e leggera, cifra di un percorso unitario e organico che caratterizza i libri di Zerbini, che prende per mano i lettori e le lettrici, come se fossero all'interno di una storia. Dopo il successo di critica e di pubblico del suo libro di esordio (In comode rate), torna in libreria con una raccolta di poesie emozionanti e commoventi, in cui lo stile della versificazione si mette al servizio dell'esperienza personale dell'autrice e si fa universale. Amore, dolore, lutto, attraverso il lavoro psicoterapico, di cui non si fa segreto, entrano nel cono di luce della cura, in un turbinio di emozioni, tra il pianto e il riso.
6 min
19 Gen 2023

La poesia del giorno | Tomaso Pieràgnolo, O Padova al primo giorno

Tomaso Pieràgnolo, O Padova al primo giorno, dalla raccolta: Portraits, Passigli | Tomaso Pieragnolo è nato a Padova nel 1965 e da trent'anni vive tra Italia e Costa Rica. Fra le sue precedenti pubblicazioni: "Lettere lungo la strada" (Edizioni del Leone, 2002), "L'oceano e altri giorni" (Edizioni del Leone, 2005) e, in questa stessa collana, "nuovomondo" (2010) e "Viaggio incolume" (2017), libri che hanno ottenuto riconoscimenti nei premi Palmi, Metauro, Minturnae, Marazza, Saturo d'Argento, Città di Marineo, Gozzano di Belgirate, Ultima Frontiera, Minturnae Giovani e Libero de Libero. Una sua selezione di poesie scelte è stata pubblicata in spagnolo dalla Editorial de la Universidad de Costa Rica e dalla Fundación Casa de Poesía ("Poesía escogida", 2009). Come traduttore di poesia latinoamericana, dal 2007 ha proposto nella rivista «Sagarana» principalmente autori della Costa Rica e del Centro America non ancora tradotti nel nostro paese; tra questi, Laureano Albán ("Poesie imperdonabili", Passigli, 2011) e, in collaborazione con Rosa Gallitelli, Eunice Odio ("Come le rose disordinando l'aria", Passigli, 2015). Per Arcipelago Itaca ha curato nel 2019 "Non importa ormai vivere bensì la vita" del poeta spagnolo Juan Carlos Mestre. Per le traduzioni è stato premiato al Camaiore, Morlupo, Città di Trento e Marazza. Ha partecipato a diversi festival di poesia nazionali e internazionali.
2 min
18 Gen 2023

La poesia del giorno | Tomaso Pieràgnolo, La ragazza illuminata

Tomaso Pieràgnolo, La ragazza illuminata, dalla raccolta: Portraits, Passigli | Tomaso Pieragnolo è nato a Padova nel 1965 e da trent'anni vive tra Italia e Costa Rica. Fra le sue precedenti pubblicazioni: "Lettere lungo la strada" (Edizioni del Leone, 2002), "L'oceano e altri giorni" (Edizioni del Leone, 2005) e, in questa stessa collana, "nuovomondo" (2010) e "Viaggio incolume" (2017), libri che hanno ottenuto riconoscimenti nei premi Palmi, Metauro, Minturnae, Marazza, Saturo d'Argento, Città di Marineo, Gozzano di Belgirate, Ultima Frontiera, Minturnae Giovani e Libero de Libero. Una sua selezione di poesie scelte è stata pubblicata in spagnolo dalla Editorial de la Universidad de Costa Rica e dalla Fundación Casa de Poesía ("Poesía escogida", 2009). Come traduttore di poesia latinoamericana, dal 2007 ha proposto nella rivista «Sagarana» principalmente autori della Costa Rica e del Centro America non ancora tradotti nel nostro paese; tra questi, Laureano Albán ("Poesie imperdonabili", Passigli, 2011) e, in collaborazione con Rosa Gallitelli, Eunice Odio ("Come le rose disordinando l'aria", Passigli, 2015). Per Arcipelago Itaca ha curato nel 2019 "Non importa ormai vivere bensì la vita" del poeta spagnolo Juan Carlos Mestre. Per le traduzioni è stato premiato al Camaiore, Morlupo, Città di Trento e Marazza. Ha partecipato a diversi festival di poesia nazionali e internazionali.
2 min
17 Gen 2023

Il libro del giorno | Augusto Frassineti, Misteri dei ministeri, Einaudi

Tra le cose che in Italia crescono d'anno in anno non ci sono soltanto gli enti inutili e lo stato caotico dell'amministrazione: c'è anche per fortuna un libro che di questo ineffabile regno del vuoto resterà forse l'unica traccia dopo i cataclismi tellurici e tecnologici dei secoli venturi, ed è Misteri dei Ministeri, la summa che Augusto Frassineti è andato componendo ormai da venticinque anni e di cui si presenta qui l'edizione (a tutt'oggi) definitiva. Chi dice che l'ltalia manca d'una letteratura satirica? Ben possiamo dire che Misteri dei Ministeri è uno dei libri piú rappresentativi dei nostri anni, e che come oggetto della sua satira non sceglie certo un tema marginale o retrospettivo, ma prende di petto il nodo piú doloroso che impastoia la vita italiana, il male piú incancrenito da cui nessun cambiamento di regime o d'istituti è riuscito a liberarci: l'assurdità burocratica. Anzi, la lente di Frassineti s'appunta soprattutto sugli effetti di questa Ministerialità trascendente e astratta nella coscienza del cittadino che con le sue misere forze cerca di prendere a modello l'irraggiungibile Ufficialità: viene cosí messa a nudo una storica alienazione italiana, il rimettere il proprio destino nelle mani d'una divinità statale distante, maldestra e distratta. Dalla prosa delle pratiche burocratiche questo libro fa scaturire un fuoco di fila d'aneddoti grotteschi, di paradossali contes philosophiques; ora assume la forma del trattato scientifico ( sulle proprietà fisiche e sulle misteriose radiazioni alla Ministerialità) ed etnologico (sul culto della Potenza ministeriale coi suoi rituali e le sue formule propiziatorie); ora colleziona un prezioso florilegio da un genere letterario solitamente negletto dagli studiosi: il «ricorso», l'«esposto», il «pro-memoria» all'autorità competente; per culminare nell'enunciazione d'una vera e propria U topia , quella dell'« Amministrazione all'aperto». Ma il suo valore letterario sta soprattutto nella forma che il libro ha preso attraverso le sue successive aggregazioni: mimesi della «pratica» ministeriale, del dossier stipato di «pezze d'appoggio»; o mimesi addirittura della topografia labirintica d'un palazzo di Ministero; o prefigurazione già del suo punto d'arrivo – nelle pagine tutte lacerti e lacune -: lo stato di rudere, di rovina archeologica, d'archivio rosicchiato dai topi. | Con Andrea Gialloreto
25 min
16 Gen 2023

Il libro del giorno | Daniele Mencarelli, Fame d'aria, Mondadori

Tra colline di pietra bianca, tornanti, e paesi arroccati, Pietro Borzacchi sta viaggiando con il figlio Jacopo. D'un tratto la frizione della sua vecchia Golf lo abbandona, nel momento peggiore: di venerdì pomeriggio, in mezzo al nulla. Per fortuna padre e figlio incontrano Oliviero, un meccanico alla guida del suo carro attrezzi che accetta di scortarli fino al paese più vicino, Sant'Anna del Sannio. Quando Jacopo scende dall'auto è evidente che qualcosa in lui non va: lo sguardo vuoto, il passo dondolante, la mano sinistra che continua a sfregare la gamba dei pantaloni, avanti e indietro. In attesa che Oliviero ripari l'auto, padre e figlio trovano ospitalità da Agata, proprietaria di un bar che una volta era anche pensione, è proprio in una delle vecchie stanze che si sistemano. Sant'Anna del Sannio, poche centinaia di anime, è un paese bellissimo in cui il tempo sembra essersi fermato, senza futuro apparente, come tanti piccoli centri della provincia italiana. Ad aiutare Agata nel bar c'è Gaia, il cui sorriso è perfetta sintesi del suo nome. Sarà proprio lei, Gaia, a infrangere con la sua spontaneità ogni apparenza. Perché Pietro è un uomo che vive all'inferno. "I genitori dei figli sani non sanno niente, non sanno che la normalità è una lotteria, e la malattia di un figlio, tanto più se hai un solo reddito, diventa una maledizione." Ma la povertà non è la cosa peggiore. Pietro lotta ogni giorno contro un nemico che si porta all'altezza del cuore. Il disamore. Per tutto. Un disamore che sfocia spesso in una rabbia nera, cieca. Il dolore di Pietro, però, si troverà di fronte qualcosa di nuovo e inaspettato. Agata, Gaia e Oliviero sono l'umanità che ancora resiste, fatta il più delle volte di un eroismo semplice quanto inconsapevole.
24 min
16 Gen 2023

La poesia del giorno | Tomaso Pieràgnolo, Un giorno in cui nessuno viaggia

Tomaso Pieràgnolo, Un giorno in cui nessuno viaggia, dalla raccolta: Portraits, Passigli | Tomaso Pieragnolo è nato a Padova nel 1965 e da trent'anni vive tra Italia e Costa Rica. Fra le sue precedenti pubblicazioni: "Lettere lungo la strada" (Edizioni del Leone, 2002), "L'oceano e altri giorni" (Edizioni del Leone, 2005) e, in questa stessa collana, "nuovomondo" (2010) e "Viaggio incolume" (2017), libri che hanno ottenuto riconoscimenti nei premi Palmi, Metauro, Minturnae, Marazza, Saturo d'Argento, Città di Marineo, Gozzano di Belgirate, Ultima Frontiera, Minturnae Giovani e Libero de Libero. Una sua selezione di poesie scelte è stata pubblicata in spagnolo dalla Editorial de la Universidad de Costa Rica e dalla Fundación Casa de Poesía ("Poesía escogida", 2009). Come traduttore di poesia latinoamericana, dal 2007 ha proposto nella rivista «Sagarana» principalmente autori della Costa Rica e del Centro America non ancora tradotti nel nostro paese; tra questi, Laureano Albán ("Poesie imperdonabili", Passigli, 2011) e, in collaborazione con Rosa Gallitelli, Eunice Odio ("Come le rose disordinando l'aria", Passigli, 2015). Per Arcipelago Itaca ha curato nel 2019 "Non importa ormai vivere bensì la vita" del poeta spagnolo Juan Carlos Mestre. Per le traduzioni è stato premiato al Camaiore, Morlupo, Città di Trento e Marazza. Ha partecipato a diversi festival di poesia nazionali e internazionali.
2 min
04 Gen 2023

Il libro del giorno | Francesca Giannone, La portalettere, Nord

Salento, giugno 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta? Persino a trent'anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all'amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell'istante in cui l'ha vista. Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno. E invece, per oltre vent'anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo – ma soprattutto senza che il paese lo voglia – la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello.
21 min
30 Dic 2022

La poesia del giorno | Andrea Bajani, E' successo ancora, anche questa volta

Andrea Bajani, E' successo ancora, anche questa volta, dalla raccolta: Dimore naturali, Einaudi | Il secondo libro di poesia di Bajani è attraversato da molti animali. Da quelli selvaggi dei documentari che ci ipnotizzano in tv, a gabbiani e storni osservati nei cieli cittadini, dal polpo di cui si è scoperto un cervello diffuso lungo il corpo fino alle mosche dipinte sugli orinatoi. Tra questi l'uomo, specie tra le specie, vorticante insieme alle altre sul pianeta; come loro cerca il contatto con la terra e come tutti non la riconosce piú dopo averla violata cosí tanto. Ha la presunzione che la materia cerebrale gli dia diritto di dominio, e finge di ignorare quanto sia la sua condanna: «L'inserimento del cervello dentro | il cranio è la vendetta piú spietata: | cercate invano, cercatela in eterno, | una ragione a questa insensatezza». Tra felini che sbadigliano contagiando gli umani dallo schermo, camosci che incuranti delle politiche dell'epoca scavalcano i confini, all'uomo non resta che esprimere la specie a modo proprio: «È la poesia, lo strazio vocale di ogni io. | Bello o brutto, è il verso che facciamo». Dunque una raccolta di poesie naturali, sempre legate a uno sguardo che può essere realistico, iperrealistico o visionario. Da queste immagini parte la scintilla per un gioco di analogie e di cortocircuiti mentali che spiazzano il lettore e, come sempre nei libri di Bajani, lo coinvolgono emotivamente.
59 sec
29 Dic 2022

La poesia del giorno | Andrea Bajani, La questione però va semplificata

Andrea Bajani, La questione però va semplificata, dalla raccolta: Dimore naturali, Einaudi | Il secondo libro di poesia di Bajani è attraversato da molti animali. Da quelli selvaggi dei documentari che ci ipnotizzano in tv, a gabbiani e storni osservati nei cieli cittadini, dal polpo di cui si è scoperto un cervello diffuso lungo il corpo fino alle mosche dipinte sugli orinatoi. Tra questi l'uomo, specie tra le specie, vorticante insieme alle altre sul pianeta; come loro cerca il contatto con la terra e come tutti non la riconosce piú dopo averla violata cosí tanto. Ha la presunzione che la materia cerebrale gli dia diritto di dominio, e finge di ignorare quanto sia la sua condanna: «L'inserimento del cervello dentro | il cranio è la vendetta piú spietata: | cercate invano, cercatela in eterno, | una ragione a questa insensatezza». Tra felini che sbadigliano contagiando gli umani dallo schermo, camosci che incuranti delle politiche dell'epoca scavalcano i confini, all'uomo non resta che esprimere la specie a modo proprio: «È la poesia, lo strazio vocale di ogni io. | Bello o brutto, è il verso che facciamo». Dunque una raccolta di poesie naturali, sempre legate a uno sguardo che può essere realistico, iperrealistico o visionario. Da queste immagini parte la scintilla per un gioco di analogie e di cortocircuiti mentali che spiazzano il lettore e, come sempre nei libri di Bajani, lo coinvolgono emotivamente.
1 min
28 Dic 2022

La poesia del giorno | Andrea Bajani, Quando posso entro in farmacia

Andrea Bajani, Quando posso entro in farmacia, dalla raccolta: Dimore naturali, Einaudi | Il secondo libro di poesia di Bajani è attraversato da molti animali. Da quelli selvaggi dei documentari che ci ipnotizzano in tv, a gabbiani e storni osservati nei cieli cittadini, dal polpo di cui si è scoperto un cervello diffuso lungo il corpo fino alle mosche dipinte sugli orinatoi. Tra questi l'uomo, specie tra le specie, vorticante insieme alle altre sul pianeta; come loro cerca il contatto con la terra e come tutti non la riconosce piú dopo averla violata cosí tanto. Ha la presunzione che la materia cerebrale gli dia diritto di dominio, e finge di ignorare quanto sia la sua condanna: «L'inserimento del cervello dentro | il cranio è la vendetta piú spietata: | cercate invano, cercatela in eterno, | una ragione a questa insensatezza». Tra felini che sbadigliano contagiando gli umani dallo schermo, camosci che incuranti delle politiche dell'epoca scavalcano i confini, all'uomo non resta che esprimere la specie a modo proprio: «È la poesia, lo strazio vocale di ogni io. | Bello o brutto, è il verso che facciamo». Dunque una raccolta di poesie naturali, sempre legate a uno sguardo che può essere realistico, iperrealistico o visionario. Da queste immagini parte la scintilla per un gioco di analogie e di cortocircuiti mentali che spiazzano il lettore e, come sempre nei libri di Bajani, lo coinvolgono emotivamente.
54 sec
27 Dic 2022

La poesia del giorno | Andrea Bajani, Per ciò stesso è una forma di sollievo

Andrea Bajani, Per ciò stesso è una forma di sollievo, dalla raccolta: Dimore naturali, Einaudi | Il secondo libro di poesia di Bajani è attraversato da molti animali. Da quelli selvaggi dei documentari che ci ipnotizzano in tv, a gabbiani e storni osservati nei cieli cittadini, dal polpo di cui si è scoperto un cervello diffuso lungo il corpo fino alle mosche dipinte sugli orinatoi. Tra questi l'uomo, specie tra le specie, vorticante insieme alle altre sul pianeta; come loro cerca il contatto con la terra e come tutti non la riconosce piú dopo averla violata cosí tanto. Ha la presunzione che la materia cerebrale gli dia diritto di dominio, e finge di ignorare quanto sia la sua condanna: «L'inserimento del cervello dentro | il cranio è la vendetta piú spietata: | cercate invano, cercatela in eterno, | una ragione a questa insensatezza». Tra felini che sbadigliano contagiando gli umani dallo schermo, camosci che incuranti delle politiche dell'epoca scavalcano i confini, all'uomo non resta che esprimere la specie a modo proprio: «È la poesia, lo strazio vocale di ogni io. | Bello o brutto, è il verso che facciamo». Dunque una raccolta di poesie naturali, sempre legate a uno sguardo che può essere realistico, iperrealistico o visionario. Da queste immagini parte la scintilla per un gioco di analogie e di cortocircuiti mentali che spiazzano il lettore e, come sempre nei libri di Bajani, lo coinvolgono emotivamente.
1 min
26 Dic 2022

La poesia del giorno| Andrea Bajani, Perché questo in fondo siamo

Andrea Bajani, Perché questo in fondo siamo, dalla raccolta: Dimora naturale, Einaudi | Il secondo libro di poesia di Bajani è attraversato da molti animali. Da quelli selvaggi dei documentari che ci ipnotizzano in tv, a gabbiani e storni osservati nei cieli cittadini, dal polpo di cui si è scoperto un cervello diffuso lungo il corpo fino alle mosche dipinte sugli orinatoi. Tra questi l'uomo, specie tra le specie, vorticante insieme alle altre sul pianeta; come loro cerca il contatto con la terra e come tutti non la riconosce piú dopo averla violata cosí tanto. Ha la presunzione che la materia cerebrale gli dia diritto di dominio, e finge di ignorare quanto sia la sua condanna: «L'inserimento del cervello dentro | il cranio è la vendetta piú spietata: | cercate invano, cercatela in eterno, | una ragione a questa insensatezza». Tra felini che sbadigliano contagiando gli umani dallo schermo, camosci che incuranti delle politiche dell'epoca scavalcano i confini, all'uomo non resta che esprimere la specie a modo proprio: «È la poesia, lo strazio vocale di ogni io. | Bello o brutto, è il verso che facciamo». Dunque una raccolta di poesie naturali, sempre legate a uno sguardo che può essere realistico, iperrealistico o visionario. Da queste immagini parte la scintilla per un gioco di analogie e di cortocircuiti mentali che spiazzano il lettore e, come sempre nei libri di Bajani, lo coinvolgono emotivamente.
59 sec
19 Dic 2022

Il libro del giorno | Tommaso Pincio, Diario di un'estate marziana, Giulio Perrone

La passeggiata ha una sua storia, la flânerie una sua epica, la promenade una sua grammatica. A Roma, città metafisica in cui è impossibile spostarsi da un punto all'altro senza intoppi, il camminatore è un sovversivo. Tommaso Pincio passeggia per Roma come passeggiasse nel Novecento, il secolo che sta sempre finendo, il secolo che sta durando più di quanto s'era detto. Ennio Flaiano lo accompagna, a volte qualche passo avanti, a volte rimanendo bloccato negli infiniti cantieri: la suprema e tollerante indifferenza della Capitale l'aveva capita bene lo scrittore abruzzese. Solo in una città che si deteriora così infallibilmente e così pigramente è possibile imbattersi nel passato, vero e sognato; solo durante una stagione in cui i romani sono via, altrove – sono scappati – Tommaso Pincio può concedersi di posare uno sguardo sulla polvere delle cose: dei premi letterari, del cinema, della cultura ufficiale. Diario di un'estate marziana è il racconto di uno scrittore che a Roma ha vissuto abbastanza da non riconoscerla più, il resoconto di una passeggiata nel tempo: non in ordine cronologico, però, non strettamente, l'ordine è quello dei salti temporali, delle brevi sospensioni, degli appunti mentali, delle domande al passato e delle risposte immaginate. D'altronde è possibile solo d'estate, quando il traffico è in vacanza, quando gli uffici restano deserti, quando le scuole hanno le persiane abbassate, solo allora è possibile arrivare fino a Villa Borghese e incontrare un marziano.
25 min
14 Dic 2022

Il libro del giorno | Rosa Ventrella, I bambini di Haretz, Mondadori

E il 1939 e siamo in una placida cittadina cecoslovacca adagiata sulle rive di un fiume. Margit e Janos sono cresciuti pattinando sul ghiaccio e correndo nei boschi, dipingendo con la madre e ascoltando jazz col padre. Ma il giorno in cui i tedeschi invadono Praga, la loro vita cambia per sempre. Hanno appena undici e sette anni e, come tanti bambini ebrei, sono costretti a diventare adulti da un giorno all'altro. Le parate naziste e le svastiche che compaiono sulla bottega del padre sono solo la prima avvisaglia: nel giro di qualche stagione cominciano i rastrellamenti. Prima di essere catturati, i genitori riescono a nascondere Margit e Janos dai vicini di casa, ma proteggere gli ebrei è 'verboten', si rischia la fucilazione, e i signori Roth sono costretti a lasciarli andare. Accade così che nel bel mezzo dell'inverno due fratellini inizino a vagare per i campi e le foreste della Boemia, e che presto scoprano di non essere i soli: altri bambini, orfani come loro, stanno attraversando l'Europa alla ricerca della salvezza. Si forma un gruppetto capitanato dal quindicenne Frantz, cuore grande e carisma da capobranco: è l'inizio di un viaggio che durerà diversi anni, durante i quali i sei ragazzini impareranno a cacciare, a fabbricarsi ripari di fortuna e a proteggersi l'un l'altro, proprio come una famiglia. Un cammino destinato a concludersi in Italia, in una grande casa sulle Alpi bergamasche, a Selvino, dove un gruppo di militanti della Brigata ebraica sta accogliendo centinaia di bambini sopravvissuti alla guerra e ai campi di sterminio, per restituire loro l'infanzia perduta e traghettarli verso la terra promessa, Haretz Israel.
14 min
07 Dic 2022

La poesia del giorno | Maria Luisa Spaziani, Entro in questo amore come in una cattedrale

Maria Luisa Spaziani, Entro in questo amore come in una cattedrale da "La traversata dell'oasi", poesie d'amore 1998-2001, Mondadori | i 100 anni di Maria Luisa Spaziani | Poetessa italiana (Torino 1924 - Roma 2014). Formatasi nel clima postermetico di chiara ascendenza montaliana, e incline alla trasposizione in chiave allusiva così dei dati oggettivi come di quelli autobiografici, la sua poesia (da Le acque del Sabato, 1954, a Utilità della memoria, 1966, Transito con catene, 1977, La stella del libero arbitrio, 1986), è venuta via via distendendosi dal mottetto o epigramma a forme narrativo-discorsive, fino al racconto in versi Giovanna d'Arco (1990). Studiosa di letteratura francese (Ronsard fra gli astri della Pléiade, 1972; Il teatro francese del Settecento, 1974; Il teatro francese dell'Ottocento, 1977), S. ha pubblicato traduzioni da varie lingue. Nel 1981 ha fondato a Roma il Centro internazionale Eugenio Montale, tra le cui attività annuali figura un premio internazionale di poesia. Tra le altre pubblicazioni sono da ricordare inoltre: Torri di vedetta (1992); I fasti dell'ortica (1996); La radice del mare (1999); La traversata dell'oasi (2002); Poesie dalla mano sinistra (2002); La luna è già alta (2006). Nel 2011 è stata pubblicata l'antologia Poesie (1954-2006), compiuto documento della sua traiettoria letteraria ed esistenziale, mentre è dell'anno successivo la raccolta completa delle sue poesie, curata da P. Lagazzi e G. Pontiggia. (dall'Enciclopedia Treccani)
6 min
31 Ott 2022

Angelica Gorodischer, Kalpa imperial, Rina Edizioni

«Vasto è l'Impero, disse il narratore, così vasto che la vita di un uomo non basta a percorrerlo tutto». Così inizia uno degli undici racconti che compongono Kalpa Imperial. A pronunciare queste parole, al cospetto di un uditorio di curiosi, è un narratore senza volto, che si appresta a raccontare la sua versione dei fatti. Dopo la fine, ogni Impero è destinato a essere ricordato, nei secoli, attraverso la propria storia ufficiale; ma è solo nel suono di innumerevoli storie parallele, apocrife, clandestine e inattendibili che potrà rinascere, di nuovo prosperare e sperare di riuscire, stavolta, a raggiungere l'eternità. Questa è la storia del più grande e antico Impero mai esistito e a raccontarla sono undici narratori diversi. Ognuno di loro sa qualcosa che gli altri non sanno. Ognuno conosce solo una piccola porzione dell'enorme vicenda di fondazione, prosperità, miseria, crolli, resurrezioni che l'Impero ha attraversato. Chiunque si sia avventurato in un viaggio nei territori dell'Impero non ha potuto vederne che una minuscola parte. Il resto è ignoto. Come ogni Impero, anche quello raccontato in questo libro non può essere oggetto di una narrazione lineare. È intrappolato, invece, in un grande ciclo cosmico che contiene in sé numerosi cicli minori. La sua esistenza si è già compiuta, ma al tempo stesso non si è esaurita. Come scrive Loris Tassi nella sua prefazione, «in mezzo secolo di intensa produzione letteraria Gorodischer ha saputo "aprire la porta", per dirla con Cortázar, introducendo i lettori in mondi nuovi che si sono rivelati misteriosi, affascinanti e, talora, terribili» | Con Loris Tassi e Giulia Zavagna.
28 min
19 Ott 2022

Il libro del giorno | Laura Imai Messina, L'isola dei battiti del cuore, Piemme

Alle porte di Tōkyō, in una cittadina lambita dall'oceano e circondata dalle montagne, sorge la casa dove Shūichi ha trascorso l'infanzia e dove ha appena fatto ritorno. Shūichi è un noto illustratore, ha quarant'anni e una cicatrice in mezzo al petto. È ossessionato dal proprio cuore che si ausculta ogni sera e dalle memorie confuse che ha del passato. Sua madre, per proteggerlo dai dispiaceri, ne ha manipolato i ricordi d'infanzia: di tutti i suoi piccoli drammi gli ha sempre raccontato una versione migliore. Ma se non si ha la certezza di aver sofferto in passato e di avercela fatta, da dove si ricava il coraggio di tentare ancora? È allora che Shūichi si accorge di un misterioso bambino che si aggira intorno alla casa. Questa strana presenza fa nascere in Shūichi molte domande: chi è quel bambino che lo osserva e perché ha scelto la sua casa? E soprattutto: come si pesca un pesce-bambino? Shūichi scopre che il pesce-bambino si chiama Kenta, ha otto anni e vive prodigiose avventure nella solitudine più assoluta. Ma il pesce-bambino che è Kenta e il disegnatore surfista che è Shūichi, stringono giorno dopo giorno una straordinaria amicizia e quell'incontro cambierà per sempre la loro vita. Li porterà in un luogo che batte al ritmo del cuore, pronunciato in tutte le lingue del mondo. È Teshima, un'isoletta remota nel sud-ovest del Giappone, dove sorge l'Archivio dei Battiti del Cuore.
22 min
17 Ott 2022

Il libro del giorno | Vladimir Nabokov, Mašen'ka, Adelphi

«La nota propensione dei principianti a violare la propria vita privata inserendo sé stessi, o un sostituto, nel loro primo romanzo è dettata, più che dall'attrattiva di un tema già pronto, dal sollievo di sbarazzarsi di sé prima di passare a cose migliori» scrive Nabokov introducendo la traduzione inglese di Mašen'ka con l'abituale, «scintillante alterigia» (la formula è di Citati). Ma di che cosa, in realtà, deve «sbarazzarsi» l'autore attraverso Ganin, l'émigré russo che nei primi anni Venti trascina la sua «insulsa indolenza» per le strade di Berlino? Il Nabokov appena ventiseienne che dedica il libro alla giovane moglie ha ormai capito che occorre lasciarsi alle spalle «i flirt di anni passati». Così, negli ultimi quattro giorni in cui condividerà i pasti con i tragicomici personaggi che popolano la sordida pension della vedova Dorn (un vecchio poeta, due ballerini classici «leziosi e incipriati», una polposa ragazza), mentre aspetta in un'ansia crescente l'arrivo di Mašen'ka, la donna che è stata il suo primo amore e che oggi è la moglie di un altro, Ganin rivivrà, con intensità lancinante, la stagione trascorsa con lei, da adolescente, nella diletta casa di campagna, sullo sfondo della natura fiabesca della Russia, la terra natìa per sempre perduta. Intuendo, in qualche modo, che quei quattro giorni, in cui non c'è alcuna «discrepanza fra il corso della vita passata e quello della vita presente», rimarranno forse «i più belli della sua vita». Con Davide Brollo e Sandra Petrignani
23 min
14 Ott 2022

La poesia del giorno | Fabio Pusterla, Sotto il Monte Maggiore, con Giovanni (4)

Fabio Pusterla, Sotto il Monte Maggiore, con Giovanni (4), dalla raccolta Tremalume, Marcos y Marcos | Nato a Mendrisio nel 1957, Fabio Pusterla si laurea a Pavia con Maria Corti. La prima raccolta di poesie, Concessione all'inverno, esce da Casagrande, a Bellinzona, nel 1985. Suscita il consenso immediato di critici e poeti. La sua poesia selvatica, luminosa, molto comprensibile, conquista il pubblico. Una poesia che combina tempeste e spiragli. Nature sublimi e catrame. Lampi lirici, ma anche tuoni politici. Moniti, carezze, visioni. Da allora, si succedono Bocksten, Le cose senza storia, Pietra sangue, Folla sommersa, Corpo stellare e Argéman. Nel Nervo di Arnold propone un ampio itinerario tra le pieghe più feconde della letteratura contemporanea. Significativa anche la sua amicizia con Philippe Jaccottet, celebre poeta francese di cui traduce varie opere: Il barbagianni. L'ignorante, Alla luce d'inverno, E, tuttavia. Ha tradotto per Marcos y Marcos anche l'opera di Antoine Emaz, Sulla punta della lingua. Ha ricevuto il Premio Montale (1986), il Premio Schiller (1986, 2000, 2011), il Premio Dessì (2009); i Premi Prezzolini (1994), Lionello Fiumi (2007) e Achille Marazza (2008) per la traduzione letteraria; il Premio Gottfried Keller (2007), il Premio svizzero di letteratura (2013), il Premio Napoli (2013) per l'insieme dell'opera, il Premio Internazionale Vittorio Bodini (2015) per Argéman, il Premio Le Ghiande di Cinemambiente (2019) e il Premio Vito Moretti alla carriera (2021). Fabio Pusterla vive ad Albogasio, sulla frontiera fra Italia e Svizzera, e insegna letteratura italiana al liceo e all'università. Le sue opere sono state tradotte e pubblicate in molte lingue.
45 sec
13 Ott 2022

Il libro del giorno | Andrea Canobbio, La traversata notturna, La Nave di Teseo

Mosso dal desiderio di liberarsi dei ricordi che non smettono di tormentarlo, il narratore di questo libro decide di compiere un viaggio nella sua città, trasformata per l'occasione in un grande teatro della memoria. E come in ogni avventura che si rispetti, si dota delle armi magiche necessarie all'impresa: una mappa quadrata di ottantuno caselle, una raccolta di lettere d'amore e alcune vecchie agende fitte di appunti. La città è Torino, la storia è quella di una coppia italiana del dopoguerra, del loro innamorarsi, sposarsi e vivere prima felici e contenti, e poi infelici e scontenti. S'incontrano nel 1943: lui, ufficiale del Genio e futuro ingegnere, è appena tornato dalla Russia; lei ama la musica e la poesia. Si sposano nel 1946, mettono su famiglia. Gli anni della ricostruzione diventano presto gli anni del miracolo economico, che diventano presto gli anni della contestazione e della crisi. L'ingegnere, soccombendo alla melanconia, scava un tunnel personale dove rimane intrappolato, intrappolando anche la moglie e i figli. Disseminati i frammenti del tempo nello spazio della città, il narratore indaga i motivi misteriosi della depressione del padre. Alla fine, però, nessuna ragione gli sembra sufficiente a spiegare trent'anni di tristezza irrimediabile. Capisce che sono proprio i ricordi più dolorosi quelli che gli permettono di non interrompere il dialogo con i genitori – che, dopotutto, non vuole far scomparire dalla propria vita.
22 min
13 Ott 2022

Fabio Pusterla, Sotto il Monte Maggiore, con Giovanni (3)

Fabio Pusterla, Sotto il Monte Maggiore, con Giovanni (3), dalla raccolta Tremalume, Marcos y Marcos | Nato a Mendrisio nel 1957, Fabio Pusterla si laurea a Pavia con Maria Corti. La prima raccolta di poesie, Concessione all'inverno, esce da Casagrande, a Bellinzona, nel 1985. Suscita il consenso immediato di critici e poeti. La sua poesia selvatica, luminosa, molto comprensibile, conquista il pubblico. Una poesia che combina tempeste e spiragli. Nature sublimi e catrame. Lampi lirici, ma anche tuoni politici. Moniti, carezze, visioni. Da allora, si succedono Bocksten, Le cose senza storia, Pietra sangue, Folla sommersa, Corpo stellare e Argéman. Nel Nervo di Arnold propone un ampio itinerario tra le pieghe più feconde della letteratura contemporanea. Significativa anche la sua amicizia con Philippe Jaccottet, celebre poeta francese di cui traduce varie opere: Il barbagianni. L'ignorante, Alla luce d'inverno, E, tuttavia. Ha tradotto per Marcos y Marcos anche l'opera di Antoine Emaz, Sulla punta della lingua. Ha ricevuto il Premio Montale (1986), il Premio Schiller (1986, 2000, 2011), il Premio Dessì (2009); i Premi Prezzolini (1994), Lionello Fiumi (2007) e Achille Marazza (2008) per la traduzione letteraria; il Premio Gottfried Keller (2007), il Premio svizzero di letteratura (2013), il Premio Napoli (2013) per l'insieme dell'opera, il Premio Internazionale Vittorio Bodini (2015) per Argéman, il Premio Le Ghiande di Cinemambiente (2019) e il Premio Vito Moretti alla carriera (2021). Fabio Pusterla vive ad Albogasio, sulla frontiera fra Italia e Svizzera, e insegna letteratura italiana al liceo e all'università. Le sue opere sono state tradotte e pubblicate in molte lingue.
1 min
12 Ott 2022

La poesia del giorno | Fabio Pusterla, Sotto il Monte Maggiore, con Giovanni (2)

Fabio Pusterla, Sotto il Monte Maggiore, con Giovanni (2), dalla raccolta Tremalume, Marcos y Marcos | Nato a Mendrisio nel 1957, Fabio Pusterla si laurea a Pavia con Maria Corti. La prima raccolta di poesie, Concessione all'inverno, esce da Casagrande, a Bellinzona, nel 1985. Suscita il consenso immediato di critici e poeti. La sua poesia selvatica, luminosa, molto comprensibile, conquista il pubblico. Una poesia che combina tempeste e spiragli. Nature sublimi e catrame. Lampi lirici, ma anche tuoni politici. Moniti, carezze, visioni. Da allora, si succedono Bocksten, Le cose senza storia, Pietra sangue, Folla sommersa, Corpo stellare e Argéman. Nel Nervo di Arnold propone un ampio itinerario tra le pieghe più feconde della letteratura contemporanea. Significativa anche la sua amicizia con Philippe Jaccottet, celebre poeta francese di cui traduce varie opere: Il barbagianni. L'ignorante, Alla luce d'inverno, E, tuttavia. Ha tradotto per Marcos y Marcos anche l'opera di Antoine Emaz, Sulla punta della lingua. Ha ricevuto il Premio Montale (1986), il Premio Schiller (1986, 2000, 2011), il Premio Dessì (2009); i Premi Prezzolini (1994), Lionello Fiumi (2007) e Achille Marazza (2008) per la traduzione letteraria; il Premio Gottfried Keller (2007), il Premio svizzero di letteratura (2013), il Premio Napoli (2013) per l'insieme dell'opera, il Premio Internazionale Vittorio Bodini (2015) per Argéman, il Premio Le Ghiande di Cinemambiente (2019) e il Premio Vito Moretti alla carriera (2021). Fabio Pusterla vive ad Albogasio, sulla frontiera fra Italia e Svizzera, e insegna letteratura italiana al liceo e all'università. Le sue opere sono state tradotte e pubblicate in molte lingue.
53 sec
11 Ott 2022

Lapoesia del giorno| Fabio Pusterla, Sotto il Monte Maggiore, con Giovanni (1)

Fabio Pusterla, Sotto il Monte Maggiore, con Giovanni (1), dalla raccolta Tremalume, Marcos y Marcos | Nato a Mendrisio nel 1957, Fabio Pusterla si laurea a Pavia con Maria Corti. La prima raccolta di poesie, Concessione all'inverno, esce da Casagrande, a Bellinzona, nel 1985. Suscita il consenso immediato di critici e poeti. La sua poesia selvatica, luminosa, molto comprensibile, conquista il pubblico. Una poesia che combina tempeste e spiragli. Nature sublimi e catrame. Lampi lirici, ma anche tuoni politici. Moniti, carezze, visioni. Da allora, si succedono Bocksten, Le cose senza storia, Pietra sangue, Folla sommersa, Corpo stellare e Argéman. Nel Nervo di Arnold propone un ampio itinerario tra le pieghe più feconde della letteratura contemporanea. Significativa anche la sua amicizia con Philippe Jaccottet, celebre poeta francese di cui traduce varie opere: Il barbagianni. L'ignorante, Alla luce d'inverno, E, tuttavia. Ha tradotto per Marcos y Marcos anche l'opera di Antoine Emaz, Sulla punta della lingua. Ha ricevuto il Premio Montale (1986), il Premio Schiller (1986, 2000, 2011), il Premio Dessì (2009); i Premi Prezzolini (1994), Lionello Fiumi (2007) e Achille Marazza (2008) per la traduzione letteraria; il Premio Gottfried Keller (2007), il Premio svizzero di letteratura (2013), il Premio Napoli (2013) per l'insieme dell'opera, il Premio Internazionale Vittorio Bodini (2015) per Argéman, il Premio Le Ghiande di Cinemambiente (2019) e il Premio Vito Moretti alla carriera (2021). Fabio Pusterla vive ad Albogasio, sulla frontiera fra Italia e Svizzera, e insegna letteratura italiana al liceo e all'università. Le sue opere sono state tradotte e pubblicate in molte lingue.
1 min
10 Ott 2022

Il libro del giorno | Antonio Manzini, La Malaerba, Sellerio

Nella cameretta di Samantha spicca appeso al muro il poster di una donna lupo, «capelli lunghi, occhi gialli, un corpo da mozzare il fiato, gli artigli al posto delle unghie», una donna che non si arrende davanti a nulla e sa difendersi e tirare fuori i denti. Samantha invece, a 17 anni, ha raccolto nella vita solo tristezze e non ha un futuro davanti a sé. Non è solo la povertà della famiglia; è che la gente come lei non ha più un posto che possa chiamare suo nell'ordine dell'universo. Lo stesso vale per tutti gli abitanti di Colle San Martino: vite a perdere, individui che, pur gomito a gomito, trascinano le loro esistenze in solitudine totale, ognuno con i suoi sordidi segreti, senza mai un momento di vita collettiva, senza niente che sia una cosa comune. Sul paese dominano, rispettivamente dall'alto del palazzo padronale e dal campanile della chiesa, Cicci Bellè, «proprietario di tutto», e un prete reazionario, padre Graziano. I due si odiano e si combattono; opprimono e sfruttano, impongono ricatti e condizionamenti. Cicci Bellè prova un solo affetto, per il figlio Mariuccio, un ragazzone di 32 anni con il cervello di un bambino di 5; padre Graziano porta sempre con sé il nipote Faustino, bambino viziato, accudito da una russa silenziosa, Ljuba. Samantha non ha conforto nel ragazzo con cui è fidanzata, nemmeno nei conformisti compagni di scuola; riesce a comunicare solo con l'amica Nadia. Tra squallide vicende che si intrecciano dentro le mura delle case, le sfide dei due prepotenti e i capricci di un destino tragico prima abbattono la protagonista, dopo le permettono di vendicarsi della sua vita con un colpo spregiudicato, proprio come una vera donna lupo; un incidente, un grave lutto, un atto di follia, sono le ironie della vita di cui la piccola Samantha riesce ad approfittare.
22 min
10 Ott 2022

La poesia del giorno| Fabio Pusterla, Polo Nord

Fabio Pusterla, Polo Nord, dalla raccolta Tremalume, Marcos y Marcos | Nato a Mendrisio nel 1957, Fabio Pusterla si laurea a Pavia con Maria Corti. La prima raccolta di poesie, Concessione all'inverno, esce da Casagrande, a Bellinzona, nel 1985. Suscita il consenso immediato di critici e poeti. La sua poesia selvatica, luminosa, molto comprensibile, conquista il pubblico. Una poesia che combina tempeste e spiragli. Nature sublimi e catrame. Lampi lirici, ma anche tuoni politici. Moniti, carezze, visioni. Da allora, si succedono Bocksten, Le cose senza storia, Pietra sangue, Folla sommersa, Corpo stellare e Argéman. Nel Nervo di Arnold propone un ampio itinerario tra le pieghe più feconde della letteratura contemporanea. Significativa anche la sua amicizia con Philippe Jaccottet, celebre poeta francese di cui traduce varie opere: Il barbagianni. L'ignorante, Alla luce d'inverno, E, tuttavia. Ha tradotto per Marcos y Marcos anche l'opera di Antoine Emaz, Sulla punta della lingua. Ha ricevuto il Premio Montale (1986), il Premio Schiller (1986, 2000, 2011), il Premio Dessì (2009); i Premi Prezzolini (1994), Lionello Fiumi (2007) e Achille Marazza (2008) per la traduzione letteraria; il Premio Gottfried Keller (2007), il Premio svizzero di letteratura (2013), il Premio Napoli (2013) per l'insieme dell'opera, il Premio Internazionale Vittorio Bodini (2015) per Argéman, il Premio Le Ghiande di Cinemambiente (2019) e il Premio Vito Moretti alla carriera (2021). Fabio Pusterla vive ad Albogasio, sulla frontiera fra Italia e Svizzera, e insegna letteratura italiana al liceo e all'università. Le sue opere sono state tradotte e pubblicate in molte lingue.
1 min
06 Ott 2022

Il libro del giorno| Luca D'Andrea, Il girotondo delle iene, Feltrinelli

1992. È il cadavere di Lorena Haller, ventiquattro anni, ventiquattro coltellate – la prostituta che clienti, spacciatori e colleghe chiamavano "la bambina" –, a gridare: il vostro Paradiso è solo una bugia. È così che chiamano Bolzano, la città che ha preso Lorena, l'ha illusa, poi l'ha usata e gettata via, come immondizia. Paradiso. Isola felice. Nonostante la prostituzione, l'alcol, i suicidi, la violenza, l'eroina a fiumi e gli omicidi irrisolti a prendere polvere nei fascicoli della questura. Lì, in una cella che non dovrebbe esistere, viene plasmata l'immagine di una terra dove ogni crimine diventa colpa del benessere. Ma Lorena è stata uccisa da un uomo brutale e determinato che soltanto Luther Krupp, il commissario troppo giovane, troppo inesperto e troppo ligio alle regole, ha il coraggio di chiamare, da subito: serial killer. E in quegli anni, senza manuali da studiare o unità specializzate a cui scaricare l'indagine, arrestare un mostro che uccide per il piacere di uccidere è come andare a caccia di un unicorno. Inoltre: il Paradiso non si deve sporcare. Questo lo sa persino Alex Milla, lo "spalatore di ghiaia", come lo chiamano alla redazione della "Voce delle Alpi". Anche lui troppo giovane, troppo inesperto e con il cuore troppo tenero per essere un vero reporter. E per uscire indenne da ciò che si è appena scatenato. Perché in Paradiso, se vai a caccia di unicorni, rischi di trovare le iene.
24 min
26 Set 2022

Il libro del giorno| Esperance Hakuzwimana Ripanti, Tutta intera, Einaudi

Il fiume Sele taglia in due la città, e Sara ogni giorno lo attraversa per andare nella scuola di Basilici. I suoi studenti arrivano da tutte le parti del mondo e la guardano con diffidenza. La chiamano Signorina Bellafonte, perché anche se è nera (come la maggior parte di loro) non è una di loro: è cresciuta di là dal fiume, suo zio è il guardiano del frutteto, e da quelle parti le pesche le chiamano «oro rosa», perché sfamano molte famiglie. Sara è la figlia adottiva di un professore di liceo e della cuoca dell'asilo. Sua mamma preparava torte e coltivava rose, suo padre le ha insegnato la passione per le parole: il suo mondo da bambina aveva confini certi. Ora don Paolo le ha trovato questo lavoro, crede che lei sia la persona giusta. Giusta perché? Questi ragazzini, che conoscono tre lingue e ne inventano una diversa ogni pomeriggio, avranno pure il suo stesso colore di pelle ma la scrutano, la sfidano di continuo. All'inizio non riesce a ottenere la loro attenzione nemmeno per mezz'ora. Le parole non bastano piú, forse la strada per comunicare passa per certe esperienze difficili del passato: ogni volta che si è sentita diversa, nel posto sbagliato. Settimana dopo settimana quei nomi impronunciabili e quei volti sfuggenti diventano piú famigliari: Tajaeli Kolu che le assomiglia cosí tanto, Zakaria Laroui con l'occhio pigro e zero modestia, Paul Bonafede che è mezzo italiano e sembra vergognarsene. Ma poi scompare Charlie Dí, che stava sempre seduta al terzo banco, e intanto si moltiplicano le aggressioni nel quartiere: ecco che questo processo accidentato ma prodigioso di conoscenza reciproca rischia di interrompersi. Eppure certe vite spezzate e ricucite possono ancora, come certi innesti, trovare il modo di fiorire.
26 min