Vai al contenuto principale

Qui comincia -

Tutti i giorni dalle 6.00 alle 6.45

Storie, musiche, immagini, idee e racconti. A cura di Elisabetta Parisi e Federico Vizzaccaro. Consulente letterario Claudia Marsili. Conduzioni di Anna Menichetti, Attilio Scarpellini e Arturo Stalteri. Scelte musicali e regie di Ennio Speranza e Federico Vizzaccaro.

Lista episodi

07 Dic 2023

Gheb. Qui comincia del 07/12/2023

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Ghebreyesus Hailu, "L'ascaro. Una storia anticoloniale", trad. di Uoldelul Chelati Dirar, prefazione di Maaza Mengiste, postfazione di Alessandra Ferrini (Tamu) | Tequabo, un giovane eritreo di buona famiglia, decide di arruolarsi nell'esercito in cerca di fama. L'esercito è quello di una potenza coloniale, l'Italia, che da anni occupa il suo paese. Un treno lo porterà da Asmara fino alla costa del mar Rosso, e da lì proseguirà in nave verso nord tra lo stupore per la scoperta di popolazioni, città e paesaggi nuovi. Quando però raggiungerà il deserto e si unirà alla sanguinosa campagna militare italiana per la conquista della Libia, per Tequabo il viaggio si trasformerà in un incubo in cui scoprirà l'asprezza del suo duplice ruolo di colonizzato e di strumento di un'altra colonizzazione. Terminato nel 1927 – ancor prima dell'espansione fascista in Etiopia – da un brillante religioso eritreo che aveva sfruttato i canali ecclesiastici per acquisire una formazione cosmopolita, "L'ascaro" è allo stesso tempo un tassello importante della storia letteraria africana e una testimonianza unica sul colonialismo italiano. In una singolare mescolanza di cultura popolare e riferimenti eruditi, il testo di Ghebreyesus Hailu qui tradotto dall'originale tigrino offre non solo una denuncia della brutalità coloniale, in un momento ancora vicino ai fatti, ma anticipa le riflessioni postcoloniali sugli effetti psicologici del colonialismo. Pubblicazione nata dalla collaborazione con Alessandra Ferrini nel contesto del progetto Unruly Connections (Ar/Ge Kunst, 2022).
43 min
06 Dic 2023

Werner Herzog, "Ognuno per sé e Dio contro tutti" (Feltrinelli)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Werner Herzog, "Ognuno per sé e Dio contro tutti", trad. di Nicoletta Giacon (Feltrinelli) | Werner Herzog è nato nel settembre del 1942 a Monaco di Baviera, in un momento di svolta della Seconda guerra mondiale. Presto la Germania sarebbe stata sconfitta e dalle macerie e dagli orrori sarebbe nato un mondo nuovo. In fuga dai bombardamenti alleati, la madre portò Werner e suo fratello maggiore in una località remota delle Alpi Bavaresi dove avrebbero trascorso gran parte della loro infanzia affamati, senza acqua corrente, in estrema povertà. Fu lì, negli anni del dopoguerra, che si formò uno dei cineasti più visionari dei successivi sette decenni. Fino all'età di undici anni, Herzog non sapeva dell'esistenza del cinema. Il suo interesse per i film iniziò quattro anni più tardi e presto si mise a lavorare di notte come saldatore per autofinanziare il suo primo cortometraggio, Ercole, nel 1962. Seguì una vita lavorativa fervente e senza soste, un'avventura grandiosa e irripetibile, degna di quelle rappresentate in tanti dei suoi film di culto. "Ognuno per sé e Dio contro tutti" è il racconto personale di uno degli artisti più interessanti e illuminati dei nostri tempi, è un libro spiazzante e divertente, dove risuona vigorosa la voce del regista. In un ipnotico vortice della memoria, il leggendario regista e narratore Werner Herzog rivive esperienze e ispirazioni raccontandoci la sua incredibile vita.
44 min
05 Dic 2023

Roberto Longhi, "Caravaggio" e "Studi caravaggeschi" (Abscondita)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Roberto Longhi, "Caravaggio" (Abscondita) || Roberto Longhi, "Studi caravaggeschi", con una premessa di Mina Gregori (Abscondita) | «Non può sorprendere che, per una vicenda tormentosa e sciagurata come quella del Caravaggio, gli storiografi del Seicento più romanzevole e del più romantico Ottocento si industriassero a trasformarne ogni passo, fin dai princìpi, ad uso di un ritratto spiccatamente popolare (ciò che per essi suonava "plebeo") e cioè adatto a spiegare la spregiudicata e, si diceva, "indecorosa" naturalezza dell'artista. Fu così che il Caravaggio, già da ragazzo, in Lombardia, si tramutò in figlio di muratore, in rimestatore di calcine e preparatore di colle per gli imbianchini milanesi. Il resto della sua vita, soprattutto negli anni di Roma, Napoli e Malta, non aveva certo bisogno di esser rinforzato nelle tinte, ma pure non si mancò di farlo e persin la sua morte, per ragioni di corrispondenza simbolica, si amò fissare un anno prima del vero». || "Studi caravaggeschi" è il completamento di Caravaggio, la grande monografia sull'artista scritta da Roberto Longhi. «Quando la critica non molti anni or sono volse nuovamente lo sguardo verso il Caravaggio,» scrive qui Longhi «questi, salvo che di nome (un nome ancora tutto romanticamente avvolto nell'alone di tempesta delle sue vicende mortali), era uno dei pittori meno conosciuti di tutta l'arte italiana». L'inizio dell'incredibile rivalutazione dell'artista, che l'ha reso almeno in Italia uno dei più acclamati pittori di ogni tempo, fu soprattutto dovuto a Longhi e in particolar modo alla memorabile mostra da lui organizzata al Palazzo reale di Milano nella primavera del 1951. Da allora la fama di Caravaggio non ha fatto che crescere, dando luogo a un fenomeno di massa che ha rari equivalenti nell'ambito dell'arte di ogni tempo.
43 min
04 Dic 2023

Stor. Qui comincia del 04/12/2023

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | (Roma, Villa Medici, Accademia di Francia, dal 13 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024), a cura di Jean de Loisy e Sam Stourdzé | Compagne delle nostre fantasticherie, le pietre, più antiche della vita, hanno esercitato sugli esseri umani un fascino di cui ognuno di noi condivide l'esperienza: una raccolta, un lancio, una contemplazione ammirata. Poeti e artisti di tutte le epoche artistiche hanno testimoniato le profonde influenze che queste presenze silenziose hanno avuto sulle loro creazioni. Il grande scrittore surrealista Roger Caillois, la cui esposizione di notevoli esemplari minerali tratti dalla sua collezione costituisce il prologo di questa mostra, descriveva così questo rapporto insistente: "Più di una volta mi è capitato di pensare che fosse opportuno guardare alle pietre come a una sorta di poesia". Accompagnata dalla prosa dello scrittore, la mostra è il romanzo di questa frequentazione continua che rivela come questi minerali occupino una posizione decisiva intermedia tra il capriccio della natura e l'opera d'arte. La mostra Storie di pietra presentata a Villa Medici ha beneficiato dei prestiti di oltre 70 istituzioni e raccoglie quasi 200 opere, dal più antico minerale terrestre risalente a 4,4 miliardi di anni fa fino all'ultimo minerale creato dall'artista contemporanea Agnieszka Kurant, la Sentimentite. Il percorso si snoda in dieci sale espositive e prosegue nell'antica cisterna di Villa Medici, negli appartamenti del Cardinale Ferdinando de' Medici e nell'atelier Balthus. Le suggestioni che queste pietre hanno suscitato negli artisti di tutte le epoche ci permettono di misurare fino a che punto i nostri pensieri, i nostri miti, le nostre proteste e, talvolta, anche le nostre inquietudini abbiano beneficiato della loro vicinanza. Vi dialogano riuniti, al di là delle contingenze della Storia, pietre ai margini dei sentieri e cristalli ambiti, pietre votive, semplici rovine o armi dei deboli per difendersi dai potenti, oggetti di studio scientifico, di contemplazione romantica. E tra gli Uomini, dalle società megalitiche ai grandi nomi della modernità, troviamo Auguste Rodin o Giuseppe Penone, Charlotte Perriand o Antonio Tempesta, Tatiana Trouvé o facteur Cheval; tutti, ispirati dai loro misteri sedimentati, sono gli araldi di questa vasta narrazione. Il catalogo è pubblicato dalle edizioni Delpire & Co.
43 min
03 Dic 2023

"Musica e Potere nel lungo XIX Secolo", Chigiana. III, 4 (LII)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | "Musica e Potere nel lungo XIX Secolo", Chigiana. III, volume 4 (LII), a cura di Fabrizio Della Seta e Massimiliano Locanto | «Negli ultimi anni, la crescente propensione degli studiosi a considerare la musica come un fenomeno inscindibile dal contesto storico-culturale e dalle dinamiche delle società è andata di pari passo a una riflessione sul ruolo della musica nella sfera politica e nelle dinamiche del potere. Si è così prestata sempre maggiore attenzione al modo in cui l'attività e l'opera di musicisti e compositori si rapporta alle strutture del potere — e quindi al loro opposto: contropotere, resistenza, dissenso protesta, ecc. — sforzandosi anche di capire in che cosa consista, come si instauri e come si configuri tale relazione. Tuttavia, se si prescinde da poche meritorie eccezioni, come il capitolo «Power and Counterpower» della recente monografia di James Garratt dedicata al tema Music and Politics, tutto ciò non ha ancora dato luogo a un quadro teorico ben definito. Più consistenti, invece, sono state le indagini storiche incentrate su casi specifici, quasi sempre, però, relativi ai regimi assolutistici dei secoli diciassettesimo e diciottesimo o agli stati totalitari e alle dittature del Novecento. Indirettamente connessi alla tematica del potere sono stati anche i numerosi studi dedicati al tema della censura musicale e alle forme di contropotere — protesta, resistenza. Anche in questo caso, però, si è trattato prevalentemente di lavori incentrati sulla musica, perlopiù popular, del ventesimo secolo. In questo volume, che raccoglie in larga misura, e con qualche aggiunta, i frutti del convegno internazionale dallo stesso titolo organizzato nel dicembre del 2021 dall'Accademia Musicale Chigiana di Siena, l'attenzione è rivolta invece al "lungo diciannovesimo secolo" — secondo la celebre definizione di Eric Hobsbawm — ossia il periodo compreso all'incirca tra il 1789 e il 1914. La raccolta, come il convegno a cui ha attinto, ha un taglio assai più storico che teorico. Lo scopo precipuo dei saggi che la compongono non è di delineare una teoria generale del rapporto tra potere e musica — benché non manchino spunti di riflessione significativi in tal senso — né di presentare una serie di casi di studio volti a dimostrare una particolare teoria. L'intento, piuttosto, è di offrire una panoramica il più possibile variegata sulle modalità di relazione tra musica e potere che caratterizzarono il "secolo lungo".» (dalla Introduzione di Fabrizio Della Seta)
43 min
02 Dic 2023

Stephen Hastings, "Maria Callas. La formazione dell'artista (1923-1947)" (Zecchini)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Stephen Hastings, "Maria Callas. La formazione dell'artista (1923-1947)" (Zecchini) | Verso la fine della carriera, Maria Callas volle smentire il mito della sgobbona che provava musicalmente fino allo sfinimento. «Più volte – disse – si è parlato dell'addestramento formidabile e dello studio ossessivo con cui mi avvicino ad ogni ruolo. Ma penso in realtà di esercitarmi molto meno della maggior parte dei miei contemporanei. Mi preparo mentalmente invece di faticare senza fine negli esercizi per ottenere qualcosa che con il giusto spirito mentale arriva senza sforzo». Non avrebbe avuto tuttavia così facile accesso, nei suoi anni migliori, a un simile stato di grazia – che le permise di raggiungere una profondità espressiva mai superata nella storia del canto novecentesco – se non si fosse sottoposta, tra i tredici e i vent'anni, a un allenamento musicale e vocale da autentica virtuosa. Né sarebbe mai riuscita a dare vita credibilissima, sul palcoscenico come in disco, a personaggi così ricchi di contrasti se non avesse attraversato in quegli stessi anni, tra l'infanzia a New York e l'adolescenza ad Atene, esperienze umane così crude e illuminanti. Qui si racconta la storia di quegli anni: una vicenda struggente, movimentata e talvolta traumatica nella quale tuttavia non venne mai meno alla giovane Callas la consapevolezza della propria vocazione e del proprio destino. Un destino che le regalò già allora, tra tante tribolazioni, la gioia di comunicare qualcosa di sublime e di essere compresa fino in fondo.
43 min
29 Nov 2023

Tre libri su Marilyn Monroe (Feltrinelli, La nave di Teseo, Porto Seguro)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Filippo Timi. "Marilyn" (Feltrinelli) || Joyce Carol Oates, "Blonde" (La nave di Teseo) || Andrea Lacoppola, "Una vita negata" (Porto Seguro) | Io sono Marilyn, sembra dire ogni pagina di questo racconto struggente fatto di bellezza extraterrestre e sprecata, di amore infinito e sfinito, della donna più bella mai esistita, della donna più triste mai vissuta. Marilyn è un viaggio tra le lenzuola profumate di un'anima fragile in un corpo da bomba atomica. Marilyn icona, Marilyn desiderata dagli uomini di potere perché ambita e inarrivabile, Marilyn amante e mai moglie, Marilyn puttana e santa, Marilyn sopravvissuta a sua madre. Marilyn, la vita come un sogno a occhi aperti. Filippo Timi è Marilyn, noi tutti siamo Marilyn, sempre fra la preghiera e la supplica. Allucinazione compassionevole, questo libro è l'estrema irruzione nella mente di Marilyn Monroe. È come se Filippo, nel momento che precede la morte della diva, le dicesse: "Ti racconto la vita per come è in qualche altro universo. Esistono mondi in cui le dee sono immortali e il dolore impossibile. Tu conosci la vita che abbandoni, io ti racconto la tua vita salvata". || Joyce Carol Oates trasforma in romanzo tutte le vite di Marilyn Monroe: molto più di un sex symbol da calendario, con le sue contraddizioni e fragilità Marilyn è entrata nell'eternità del mito. Da adolescente solitaria a bellezza planetaria, ma anche donna insicura, giovane determinata, amante incostante, bambina innamorata, playmate e ragazza in lotta con lo specchio, attrice venerata e paziente in analisi, donna con molti amanti e poco amore, morta prematuramente e ancora viva nella memoria collettiva. Joyce Carol Oates, con il suo straordinario talento narrativo, riesce a mescolare storia e finzione in un romanzo in cui la vita si intreccia indissolubilmente con la fantasia, un capolavoro letterario in cui rivive la diva più grande di sempre. || La figura di Marilyn Monroe è da sempre ampiamente discussa e trasfigurata. In questo romanzo, grazie al lavoro di immedesimazione di Andrea lacoppola, avremo la possibilità di conoscere Marilyn da un diverso punto di vista: il suo. Questo romanzo vuole manifestare i sentimenti più struggenti che hanno caratterizzato un personaggio iconico del Novecento. Marilyn era una donna intellettuale, una poetessa, un'attivista che ha lottato per le donne. Tramite un gioco di scambi epistolari tra lei e altri personaggi come Ella Fitzgerald, Jayne Mansfield e Rodolfo Valentino conosceremo una donna tormentata, oppressa, sofferente ma allo stesso tempo combattiva e speranzosa di poter finalmente mostrare al mondo la vera Norma Jeane. Una donna capace di sfidare apertamente l'industria cinematografica degli anni '50 che la voleva cristallizzata nel ruolo di donna oggetto. Un romanzo che vuole guidare il lettore in un viaggio attraverso la sfera dei sentimenti e delle emozioni e che vuole accantonare il gossip e la finzione che da sempre attorniano la sua figura, per darne una nuova immagine sotto una luce completamente diversa.
44 min
28 Nov 2023

Jacovittissimevolmente (MAXXI, Roma- MACTE, Termoli, Campobasso)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Jacovittissimevolmente. L'incontenibile arte dell'umorismo (Roma, MAXXI, dal 25 ottobre 2023 al 18 febbraio 2024) a cura di Dino Aloi, Silvia Jacovitti, Giulia Ferracci | Jacovittissimevolmente. Tutte le follie di Jac! (Termoli, MACTE, dal 7 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024), a cura di Luca Raffaelli | Il MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli e il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, a cento anni dalla nascita, celebrano con due mostre, nelle due città cui era più legato, il mondo fantastico, l'inventiva giocosa, scomoda e irreverente, lo sguardo precursore di Jacovitti. Benito Franco Giuseppe Jacovitti (Termoli, 1923 – Roma ,1997) esordisce giovanissimo come autore di fumetti per poi diventare un importante nome di riferimento per il fumetto del Novecento. Dal suo pennino e le sue tavole escono personaggi divenuti celebri nell'immaginario popolare, come Cocco Bill, Zorry Kid, Jack Mandolino, Tom Ficcanaso. Jacovitti ha pubblicato strisce su Il Vittorioso, il Corriere dei Piccoli e il Corriere dei Ragazzi, e ha disegnato le vignette del Diario Vitt, che hanno accompagnato per più trent'anni (1949 – 1980) generazioni di scolari italiani. Le due esposizioni – realizzate insieme a Silvia Jacovitti, figlia del fumettista – sono presentate nelle due sedi sotto un unico titolo Jacovittissimevolmente, che fa capitombolare lo spettatore nel mondo animato e dinamico inventato dall'artista: due progetti paralleli e complementari, che contribuiscono ad approfondire la galassia creativa jacovittiana. Al MAXXI una mostra dal taglio antologico presenta i cento personaggi creati durante le fasi della lunga e vivace carriera del fumettista mentre al MACTE la mostra a cura di Luca Raffaelli approfondisce le invenzioni tecniche e linguistiche che hanno reso "La lisca di pesce" uno stile riconoscibile, e Jacovitti un inventore di segni e personaggi indimenticabili.
43 min
23 Nov 2023

Igor Stravinsky e Robert Craft, "Ricordi e commenti" (Adelphi)

Con Ennio Speranza. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Giorgia Franceschi | Igor Stravinsky e Robert Craft, "Ricordi e commenti", trad. di Franco Salvatorelli (Adelphi) | "Posso andare soltanto dove i miei appetiti musicali mi portano" così Igor Stravinskij riassumeva il proprio percorso compositivo, "Non abdicherò mai alla regola del mio orecchio". Orecchio pronto a cogliere stimoli di ogni sorta, bevuti da una curiosità sonora mai sazia e rielaborati nel sacro gioco creativo da un ingegno unico, che rivive con sorprendente immediatezza nelle conversazioni con Robert Craft raccolte in questo volume. Prima tappa non può che essere San Pietroburgo: tra i ricordi di famiglia, la luce e i sapori degli anni di formazione, subito riaffiorano impressioni sonore, le cadenze della Bibbia paleoslava, i concerti al teatro Mariinskij e le lezioni con Nikolaj Rimskij-Korsakov. La città della consacrazione è Parigi, nella stagione dei Balletti Russi. Lungo il filo della memoria di Stravinskij lo seguiamo nei continui viaggi, in una girandola di incontri; da Satie a Picasso, da Proust a D'Annunzio, da Matisse a Puccini, da Valery a Segovia, fino allo sbarco a New York, nel settembre del 1939, da una nave di profughi (la stessa su cui arriva Toscanini). Pensa a un soggiorno di pochi mesi: rimarrà in America per più di trent'anni. Robert Craft per oltre vent'anni ha vissuto accanto a Igor Stravinskij (1882-1971) e alla moglie Vera a Hollywood e New York, accompagnando il compositore in tournée e dirigendo i suoi concerti. A partire dagli anni Cinquanta ha raccolto e pubblicato a più riprese conversazioni e memorie stravinskijane.
42 min
21 Nov 2023

Enrico Terrinoni, "La vita dell'altro" (Bompiani)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Enrico Terrinoni, "La vita dell'altro. Svevo, Joyce: un'amicizia geniale" (Bompiani) | La vita dell'altro è il racconto inedito dell'amicizia molto speciale tra due giganti del Novecento. Joyce, irlandese abbastanza ribelle che arriva in Italia perché ama la lingua e la cultura italiana, ma anche per fuggire da un'Irlanda sotto il doppio giogo dell'Impero britannico e della Chiesa cattolica, e Svevo, un signore di mezza età, di origini ebraiche, che dopo anni in banca lavora nell'industria di vernici per applicazioni subacquee della famiglia della moglie. Joyce insegna inglese, e si distingue subito a Trieste per i suoi comportamenti poco ortodossi. Svevo, bonario uomo di famiglia, si accorge di lui e inizia a frequentarlo, prima da allievo, poi da amico. Dal loro incontro nasce qualcosa. Si scambiano gli scritti e ammirano le rispettive opere. Svevo aiuta spesso Joyce, sempre a corto di denaro, e questi ricambierà la sua generosità contribuendo a farlo diventare un caso letterario internazionale. Le loro storie si incrociano e ci parlano di un'amicizia profonda, non soltanto di affinità. E si intrecciano in un curioso entanglement anche le loro opere, capaci di dialogare da posizioni distanti su temi condivisi e segreti. La vita dell'altro è una storia non ancora raccontata, che mostra l'esistenza tra questi due mostri sacri del Novecento di un rapporto assai profondo, di un'affinità elettiva ma anche di una voglia di sostenersi a vicenda e guardarsi negli occhi per riconoscersi. Questa storia minima di due grandi racconta tramite eventi, resoconti, impressioni, incroci e simultaneità come le opere e le esistenze di Svevo e Joyce continuano a scrutarci oscuramente dal passato, con occhi attenti e divertiti, fissi sui nostri futuri.
43 min
20 Nov 2023

Virgilio Bernardoni, "Puccini" (il Saggiatore)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Virgilio Bernardoni, "Puccini" (il Saggiatore) | «La musica di Puccini ha pietà dell'amore e della morte, e, insieme, ha dell'uno la nostalgia e dell'altra uno stupore accorato e rassegnato»: così scriveva Pietro Mascagni in occasione dell'inaugurazione del Teatro Puccini a Milano nel 1930. I meandri dell'eros, nei quali si mescolano fantasia e realtà, sentimento e perversione, illusione e sfida, eternità e precarietà, vita e morte, hanno caratterizzato in maniera indelebile la musica e il teatro di Giacomo Puccini, dall'astrazione sonora del Capriccio sinfonico al sacrificio umanissimo del personaggio della schiava Liù nella Turandot. Rappresentandoli con una sicurezza musicale e teatrale infallibile e una sensibilità spiccata per le tragedie che esplodono nella sua galassia, Puccini ha traghettato l'opera italiana dalla fase delicata del melodramma di ne Ottocento al teatro moderno, svelando l'uomo nuovo nella sua nuda fragilità. Virgilio Bernardoni ci invita a ripercorrerne le tappe attraverso la vita e l'opera del musicista, dalla gioventù a Lucca come erede brillante e imprevedibile di un'antica dinastia di musicisti, agli esordi della carriera nazionale a Milano come pupillo della più importante impresa musicale italiana, per arrivare all'apice del successo, raggiunto mentre si divideva tra il rifugio esistenziale di Torre del Lago e la vetrina dei teatri del mondo. Fra le prime composizioni per organo, i capolavori teatrali della maturità (La bohème, Tosca, Madama Butterfly) e le ultime sperimentazioni (Il trittico, Turandot), nel brulichio di relazioni che lo contornano e ne assecondano il genio – famigliari, amici, poeti, artisti, politici, direttori d'orchestra, cantanti, librettisti, editori –, Puccini si erge così a demiurgo schivo della propria esistenza e della propria arte, assumendo la statura di uno dei maggiori compositori di tutti i tempi.
44 min
16 Nov 2023

Georges Duhamel, "Confessione di mezzanotte" (Ago Edizioni)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Georges Duhamel, "Confessione di mezzanotte", trad. di Caterina Miracle Bragantini (Ago Edizioni) | Parigi, primo Novecento. La Belle Epoque ha invaso le strade della capitale francese e il progresso sembra essere l'unica alternativa per vivere un'esistenza al passo con i tempi. Louis Salavin ha altro a cui pensare. Impiegato della ditta Socque et Sureau, con la piatta mansione di correggere testi sulle trebbiatrici, mal sopporta i suoi colleghi in carriera, lo squillo del telefono e la sua vita in generale. Un giorno, mentre tempera una matita per romperne nuovamente la mina, Salavin viene chiamato nell'ufficio del signor Sureau per controllare delle carte da firmare. Ma nell'attesa la sua attenzione viene catturata da un particolare: l'orecchio del signor Sureau. Quell'angolo di pelle esercita un potere magnetico e fatale su Salavin, al punto che l'istinto di toccarlo scavalca infine il buon senso, impendendogli di reprimere il desiderio: licenziato in tronco. Senza più i suoi punti di riferimento comincia a vagare per Parigi, alternando confusamente momenti di euforia agli abissi della depressione, oscillando così tra buoni propositi e piani delittuosi. Georges Duhamel presenta al lettore un personaggio la cui materia umana è composta dai chiaroscuri delle contraddizioni, dalle sabbie mobili delle insicurezze, dai dubbi, laceranti, che lo condannano all'irresolutezza. È l'uomo moderno che perde il legame con il primordiale e si chiude in una vita che non gli appartiene e quando finalmente se ne libera, l'illusione di aver ripreso il controllo della propria esistenza sfocia nell'ansia del peso della libertà. Un romanzo degli anni Venti che non si fatica, a più di un secolo di distanza, a sentire vicino e senza tempo, capace di adempiere quella che è forse l'unica funzione universale della letteratura: indagare l'animo umano nelle sue declinazioni sempre diverse. Confessione di mezzanotte, nel 1950, venne inserito assieme ad altre undici opere nella lista del Grand prix des Meilleurs romans du demi-siècle redatta da «Le Figaro», una lista in cui spiccano i nomi di autori come Proust, Malraux, Gide e Sartre. Oggi, viene finalmente pubblicato per la prima volta in Italia.
44 min
15 Nov 2023

Giovanni A. Barbieri e Paola Giacché, "Le memorie del paniere" (Donzelli)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Federico Vizzaccaro. Regia di Filippo Travaglio | Giovanni A. Barbieri e Paola Giacché, "Le memorie del paniere. La statistica racconta: un secolo, mille prodotti, cento film" (Donzelli) | Dalla pastina agli omogeneizzati, dalla stilo alla biro, dalla bici al monopattino, dai 45 giri allo streaming. I gusti, le propensioni, gli stili di vita. Ogni anno, a febbraio, l'aggiornamento del paniere alla base degli indici dei prezzi stimola la curiosità dei giornali, che vi leggono i cambiamenti delle abitudini di consumo. Ma il paniere ha una storia quasi centenaria e molto di più da raccontare: il passaggio da un'Italia in cui prevaleva ancora un'economia di sussistenza, basata sull'autoproduzione, al boom dei consumi di beni e via via, in misura crescente, di servizi. Ognuno dei prodotti racconta la nostra vita quotidiana e i mutamenti nel tempo: dalla farina per la polenta al dentifricio, alla radio, allo smartphone, alle mascherine, il paniere è il regista di un cortometraggio sull'Italia, che ci aiuta a capire come siamo e come eravamo. In un gioco di specchi, rinvia ai film, alle canzoni, ai libri, ai personaggi, alle abitudini e alle mode. Il paniere racconta questa storia, e il libro ne segue gli sviluppi, a partire dal primo indice nazionale (1927-1928) fino all'aggiornamento del 2022. Sullo sfondo affiorano i grandi cambiamenti economici e sociali: il fascismo e la guerra, l'industrializzazione e le grandi migrazioni interne, le lotte operaie e i movimenti giovanili, le battaglie delle donne, l'inflazione a due cifre e la scala mobile, l'innovazione tecnologica, l'euro e le crisi del 2008-2011, fino alla pandemia. E si affrontano le questioni che l'indice dei prezzi solleva: quanto contribuiscono le singole voci del paniere a determinare l'indice generale? L'inflazione è uguale per tutti? Che cosa misurano gli indici dei prezzi al consumo? Perché l'Istat ne pubblica tre diversi ogni mese? Perché non ci riconosciamo negli aumenti dei prezzi rilevati? Chi decide quali prodotti entrano o escono dal paniere? I nostri modelli di consumo convergono o divergono? Quale contributo i consumi danno alle diseguaglianze? In ogni capitolo vengono analizzati beni – e servizi – che entrano nel paniere o ne escono: un continuo avvicendarsi di cibi, elettrodomestici, automobili diesel ed elettriche, telefoni a filo e cellulari, macchine da cucire e computer; e poi prodotti di bellezza, biglietti per il cinema e lo stadio, abbonamenti alle pay-tv. Un cammino – quello raccontato in queste pagine – che assume spesso i tratti di un vagabondaggio, aprendosi a continue digressioni, lasciandosi catturare dalle suggestioni, dalle curiosità che scaturiscono da una macchina fotografica come da un chilo di zucchine… Con la consapevolezza che quello che nel paniere manca, o ancora non è presente, è spesso altrettanto importante di quello che c'è, e che per cogliere «il clima dell'epoca» è necessario che i beni e i servizi del paniere ci accompagnino alla scoperta degli eventi, dei libri, dei film, delle canzoni, delle pubblicità – in un gioco di vuoti e di pieni, di presenze e di assenze. Tracce di una storia sempre in movimento, affioramenti in superficie di trasformazioni sociali e culturali più profonde, spie infallibili del movimento incessante – nei gusti, nel pensiero, nelle passioni – che ci attraversa e di cui spesso non riusciamo a trattenere la memoria.
44 min
14 Nov 2023

Gabriele Basilico. Le mie città (Palazzo Reale, Triennale Milano, Milano)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Gabriele Basilico. Le mie città (Milano, Palazzo Reale, Triennale Milano, dal 13 ottobre 2023 all'8 gennaio 2024), a cura di Giovanna Calvenzi, Filippo Maggia, Matteo Balduzzi | A dieci anni dalla scomparsa, Milano dedica a Gabriele Basilico (1944-2013) un'ampia mostra che si articola in due sedi espositive – Palazzo Reale e Triennale Milano – e rappresenta il primo grande omaggio che la città in cui Basilico è nato e ha vissuto rivolge al fotografo e a quel suo sguardo cosmopolita, capace appunto di ascoltare il cuore di tutte le città. L'esposizione propone complessivamente circa 500 opere, partendo dall'attraversamento di Milano, in Triennale, per guardare e arrivare al Mondo, a Palazzo Reale. La mostra è promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Triennale Milano, insieme a Electa e realizzata con la collaborazione scientifica dell'Archivio Gabriele Basilico. A Palazzo Reale la mostra è curata da Giovanna Calvenzi e Filippo Maggia e presenta una selezione dei lavori sulle grandi committenze internazionali di Basilico; in Triennale, dove la curatela è affidata a Giovanna Calvenzi e Matteo Balduzzi, viene esposta un'ampia selezione di immagini di Milano e delle sue periferie. La mostra è accompagnata da un doppio catalogo in un'unica confezione, pubblicato da Electa e disegnato dallo studio Tomo Tomo, che propone una narrazione sentimentale fatta di immagini, testi, incontri, ricordi restituiti da una ricca antologia (con testi di Marc Augé, Gabriele Basilico, Marco Belpoliti, Carlo Bertelli, Stefano Boeri, Michele De Lucchi, Luca Doninelli, Vittorio Gregotti, Fulvio Irace, Massimo Minini, Franco Ottolenghi, Sandra Phillips, Aldo Rossi, Gianni Siviero, Roberta Valtorta). Disponibile, inoltre, un podcast prodotto da Triennale Milano e scritto e realizzato da Gianni Biondillo che permetterà di approfondire la figura e l'opera di Gabriele Basilico.
43 min
13 Nov 2023

Illustrazioni per libri inesistenti. Artisti con Manganelli (Museo di Roma in Trastevere)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Illustrazioni per libri inesistenti. Artisti con Manganelli (Roma, Museo di Roma in Trastevere, dal 22 settembre 2023 al 7 gennaio 2024), a cura di Andrea Cortellessa | La mostra intende ripercorrere il sodalizio di Giorgio Manganelli (1922-1990), uno dei maggiori scrittori del Novecento, con undici artisti del suo tempo (Lucio Fontana, Fausto Melotti, Carol Rama, Toti Scialoja, Gastone Novelli, Achille Perilli, Franco Nonnis, Gianfranco Baruchello, Giovanna Sandri, Giosetta Fioroni e Luigi Serafini). Il percorso espositivo presenta circa 60 opere tra pittura, scultura, grafica, fotografia, libri e documenti, provenienti da importanti collezioni private ma anche dalle Fondazioni degli artisti coinvolti e dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea. Viene esposto fra l'altro, per la prima volta nel suo insieme, il ciclo di ventitré tavole realizzate da Gastone Novelli nel 1964 all'apparire dell'opera prima di Manganelli, Hilarotragoedia. Vengono dunque messi a fuoco due periodi molto diversi fra loro: gli anni Sessanta della Roma "fiammeggiante" delle Nuove avanguardie e gli anni Ottanta della Milano del nuovo e rutilante «sistema dell'arte». A collegare Manganelli con l'arte del suo tempo è l'amica Lea Vergine che, facendogli conoscere Carol Rama, lo introduce all'«altra metà dell'avanguardia». L'esposizione, a cura di Andrea Cortellessa, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con la collaborazione del Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Giorgio Manganelli. Il catalogo è edito da Electa.
43 min
11 Nov 2023

Federico Maria Sardelli, "Lucietta. Organista di Vivaldi" (Sellerio)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Federico Maria Sardelli, "Lucietta. Organista di Vivaldi" (Sellerio editore Palermo) | n una notte del 1677 la neonata Lucietta viene abbandonata nella «scafetta» dell'Ospedale della Pietà. Un anno dopo nasce prematuro Antonio Vivaldi nella famiglia di un violinista e barbiere. La vita della trovatella, che diviene eccellente organista, s'intreccia con quella del luminoso e prolificissimo musicista veneziano. Due esistenze raccontate a specchio. E mentre Lucietta cresce da orfana in un ambiente chiuso e difficile e si forma da provetta musicista, Antonio diventa prete e compositore di fama. Nello scorrere del tempo le anguste giornate di lei vengono rischiarate dalla presenza del giovane maestro, del virtuoso, e soprattutto del compositore di armonie innovative da eseguire con il meraviglioso talento della sua organista. E dopo Vivaldi, il malinconico chiudersi di una vita nascosta. Alternando documentazione archivistica e ricostruzione fantastica, Federico Maria Sardelli – anima della rinascita vivaldiana, con la sua attività di scopritore e catalogatore – riporta alla luce la vicenda di una artista «dimenticata non semplicemente in quanto donna, ma in quanto appartenente alla classe dei diseredati». Il libro è anche occasione per raccontare da vicino uno spaccato di vita veneziana: come mangiavano, come vivevano realmente queste orfane, i loro piccoli grandi drammi, le malattie, le continue vessazioni di un ambiente soffocante. Vite recluse in cui ogni piccolo sbalzo può costituire una grande gioia o un dramma. Nella Venezia del tempo, in declino politico ma tra le capitali culturali dell'occidente, la musica era una vera industria: «un continuo fiume di musica» che sgorgava dai teatri, dalle chiese, dai ricoveri umanitari, e dalle congregazioni religiose, alimentato da abilissimi liutai, dalla perizia di copisti e tipografi e dalla creatività dei musicisti. In questa decadente metropoli frivola e colta, la biografia romanzata di Lucietta è una vita esemplare e tipica al contempo.
43 min
09 Nov 2023

Matteo Nucci, "Il grido di Pan" (Einaudi)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Matteo Nucci, "Il grido di Pan", illustrazioni di Giovanni Battista Porzio (Einaudi) | Un appassionato corpo a corpo con il pensiero delle origini per riflettere su ciò che ci rende quel che siamo. La questione decisiva oggi è infatti la stessa di sempre: il rapporto fra l'essere umano e la sua animalità, dunque il modo in cui abitiamo il mondo. Perché se vogliamo curare la nostra anima, dobbiamo innanzitutto accettare la nostra natura di animali mortali. Poetici, enigmatici, oracolari, i pensatori più antichi sono dominati da una drammatica complessità che da sempre mette in crisi i lettori. Eppure è alla portata eterna dei loro versi vertiginosi e sconcertanti che si affida Matteo Nucci per ricordarci quale sfida dobbiamo accettare per non dimenticare la nostra vera natura. Furono, infatti, questi sapienti – Eraclito, Parmenide, Empedocle – a dare la risposta più esatta e oscura. Ed è proprio con la loro oscurità che dobbiamo confrontarci, se vogliamo vivere fino in fondo il potere e la debolezza di ciò che ci allontana dal regno animale, il logos, per fare esperienza della nostra umanità, e soprattutto della nostra animalità. Rileggendo miti in cui umano e animale s'intrecciano in creature fantastiche – dal Minotauro alla Sfinge –, attraversando i secoli per trovarci di fronte a scrittori come Dürrenmatt e Hemingway, o poeti come Kavafis e García Lorca, scopriamo quanto potenti e irresistibili siano certe riflessioni antiche, quanto storie famosissime come quelle di Edipo e di Arianna possano farci guardare con altri occhi a temi che di solito giudichiamo con il pregiudizio della superficialità. Corredato dalle illustrazioni di Giovanni Battista Porzio, "Il grido di Pan" ci mette di fronte alla verità decisiva: «Cosa siamo noi se non animali mortali? Esseri che nascono e muoiono, immersi in un ciclo continuo di nascite e morti, noi come quegli animali che invece il nostro logos non lo condividono. Ecco ciò che siamo e che dimentichiamo».
43 min
07 Nov 2023

Patty Smith, "A Book of Days" (Bompiani)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Patty Smith, "A Book of Days" trad. di Tiziana Lo Porto (Bompiani) | Un diario, un libro prezioso che raccoglie parole e fotografie di un anno speciale e insieme come tanti. Da quando, nel 2018, Patti Smith ha cominciato a condividere su Instagram le proprie fotografie ha delineato nel tempo una personalissima estetica che attinge sia al suo archivio di vecchie Polaroid, con quella loro particolare atmosfera un po' struggente, sia alle immagini rubate con lo smartphone e il loro nitore ipertecnologico. A Book of Days mette insieme tutto questo e lo distilla in un racconto coerente e coinvolgente, dove tra i vari soggetti – gli stivali, la chitarra Mosrite del marito, un rarissimo biglietto da visita di Rimbaud, la calcolatrice inventata da William S. Burroughs il cui omonimo nipote è stato ispiratore della Beat generation e mentore della stessa autrice – si stabiliscono pagina dopo pagina inaspettate e sorprendenti corrispondenze. E così si dispongono in una specie di galleria le molteplici passioni, le devozioni, le ossessioni e i capricci di una poetessa che ha saputo infondere una particolare vena elegiaca ma anche rock in tutta la sua opera. Con più di 365 fotografie, molte delle quali inedite e relative ai tempi bohémien degli esordi, A Book of Days è un viaggio caleidoscopico nella mente visionaria di un'artista suggestiva e inconfondibile, una lettura senza tempo per tempi molto incerti, una mappa ispiratrice della sua vita come della nostra.
43 min
04 Nov 2023

Autori vari, "Dedica a Mario Bortolotto" (Quodlibet)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Autori vari, "Dedica a Mario Bortolotto", a cura di Roberto Calabretto (Quodlibet) | Figure oltre il presente: all'insegna di questo titolo il Teatro Verdi di Pordenone ha inaugurato un ciclo di iniziative a cadenza annuale dedicato di volta in volta a protagonisti della vita musicale italiana ed europea del nostro tempo. La prima edizione della rassegna, che a momenti di riflessione affidati a studiosi e critici abbina esibizioni concertistiche, era imperniata su Mario Bortolotto (1927-2017), illustre figura di concittadino destinata a essere ricordata a lungo negli ambienti musicologici e musicali tout court per i suoi testi che hanno aperto prospettive inedite e disvelato universi spesso ignorati dalla comune riflessione. In questo volume sono raccolte sia le testimonianze della giornata di studi a lui dedicata sia le prolusioni ai concerti nei quali sono state eseguite pagine del repertorio a lui caro. Se alcuni degli autori hanno conosciuto Bortolotto – Daniela Goldin Folena, Giorgio Pestelli, Jacopo Pellegrini –, gli altri invece si sono avvicinati a lui attraverso i suoi scritti. I saggi di Goldin Folena e Pestelli sono pensati in forma di "dedica", dove i ricordi si uniscono a una singolare rivisitazione del pensiero di Bortolotto. Quelli di Francesco Fontanelli, Angelina Zhivova, Mauro Casadei Turroni Monti e Jacopo Pellegrini esplorano aspetti cruciali del suo magistero, quali la sconfinata attività critica, la formazione del suo orientamento estetico, i legami con la musica russa dell'Ottocento; infine, Angela Carone, Roberto Calabretto e Luca Cossettini si soffermano su un testo pionieristico dedicato alla Nuova Musica, il celebre Fase seconda che molto fece discutere alla sua comparsa (1969).
43 min
03 Nov 2023

Ingeborg Bachmann, "Invocazione all'Orsa maggiore" (Adelphi)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Ingeborg Bachmann, "Invocazione all'Orsa maggiore", a cura di Lugi Reitani (Adelphi) | Nell'agosto 1956, in vista della pubblicazione di questa raccolta poetica, destinata a diventare celebre, Ingeborg Bachmann scriveva al redattore che si stava occupando del volume: «Sarei grata se nel risvolto non si desse la possibilità ai critici di "inchiodarmi" a un'interpretazione anticipata o simili». Le preoccupazioni dell'autrice non erano infondate, e difatti non mancò chi cercò di ricondurre Invocazione all'Orsa Maggiore agli schemi della critica letteraria dell'epoca. Tentativi peregrini, perché davvero nessuna categoria poteva attagliarsi alla poesia di quella giovane austriaca che già con la precedente raccolta si era imposta, nelle parole dello «Spiegel», come «la più importante poetessa tedesca del dopoguerra». Una poesia multiforme, cangiante, dove classico e moderno si fondono in versi ora audaci e spigolosi ora di chiara musicalità, e lo sguardo della Bachmann si mostra attento a cogliere la violenza della realtà e il dolore, in particolare nei paesaggi italiani, luminosi e arcaici, feriti e vitali, lontanissimi dai cliché della tradizione classico-romantica: «Nel mio paese primogenito, nel sud / mi assalì la vipera / e nella luce l'orrore». Un dolore che dev'essere accettato, reso concreto, se vogliamo superare i confini che ci vengono imposti e tendere all'impossibile, all'irraggiungibile, «sia esso l'amore, la libertà o qualsiasi entità pura». Se vogliamo diventare vedenti, sensibili al vero, il che implica smascherare le parole della frode, gli abusi di cui sono portatrici, affidandoci al linguaggio salvifico della poesia: «Vieni, grazia di suono e di fiato, / fortifica questa bocca, / quando la sua debolezza / ci atterrisce e frena. // Vieni e non ti negare, / poiché noi siamo in lotta con tanto male».
43 min
02 Nov 2023

Giorgio Agamben, "La voce umana" (Quodlibet)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Giorgio Agamben, "La voce umana" (Quodlibet) | I grammatici antichi cominciavano dalla voce la loro trattazione del linguaggio, distinguendo con cura la voce confusa degli animali – «il nitrito dei cavalli, l'urlo rabbioso dei cani, il ruggito delle fiere e il sibilo del serpente» – dalla voce «articolata» degli uomini. L'antropogenesi, il diventar umano del vivente «uomo» coincide cioè con un'operazione sulla voce, che la rende significante, trasformando il verso espressivo dell'animale in uno strumento impareggiabile di dominio e di conoscenza. Ma che cos'è una voce articolata? Attraverso una paziente indagine archeologica, il libro ricostruisce il senso e le modalità di questa «articolazione» della voce, interrogando la funzione che in essa ha svolto l'invenzione della scrittura e revocando innanzitutto in questione il rapporto fra voce e linguaggio, fra il nome e il discorso, fra chiamare e significare. Situare il linguaggio nella voce significa, infatti, articolare insieme non soltanto il suono e il senso, ma anche il vivente e il parlante, il corpo e la mente, la natura e la storia. La riflessione sulla voce è allora inseparabile da una riflessione sulla natura umana e costituisce in questo senso un problema essenzialmente politico, perché in esso ne va ogni volta della decisione di ciò che è umano e di ciò che non lo è.
43 min
31 Ott 2023

Jimmy Nelson. Humanity (Palazzo Reale, Milano)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Jimmy Nelson. Humanity (Milano, Palazzo Reale, dal 20 settembre 2023 al 21 gennaio 2024), a cura di Nicolas Ballario e Federica Crivellaro | La mostra fotografica, promossa da Comune Milano – Cultura, prodotta da Palazzo Reale e Skira Editore, in collaborazione con la Jimmy Nelson Foundation, attraverso 65 fotografie di grandi dimensioni (alcune di 2x3 metri), appartenenti ai cicli più famosi della produzione di Nelson, documenta l'evoluzione creativa dell'autore, che ha trascorso la vita viaggiando per il mondo e fotografando alcune delle culture indigene più a rischio di scomparsa, raccontando gli usi e i costumi tradizionali che si sono preservati in un pianeta sempre più globalizzato e facendo emergere anche le loro emozioni. Inizialmente attratto dalle culture indigene come custodi di antiche saggezze, esempi di resilienza e di radicamento, nel corso degli anni, il fotografo ha compreso quanto il suo lavoro potesse mettere in discussione e dissipare i preconcetti che classificavano queste etnie. "Dal punto di vista artistico - afferma Jimmy Nelson - rimango affascinato dall'estetica delle popolazioni indigene. I loro indumenti vivaci, l'artigianato sofisticato e i paesaggi mozzafiato mi offrono un ricco arazzo visivo per catturare bellezza attraverso il mio obiettivo". Con le sue fotografie, Jimmy Nelson celebra la diversità culturale incontrata nei suoi viaggi a contatto con le miriadi di comunità della Papua Occidentale, del Tibet, dell'Africa, della Siberia, del Bhutan o di altre zone del pianeta, e invita lo spettatore a vedere il mondo attraverso una diversa prospettiva, incoraggiandolo ad accogliere e ad apprezzare la bellezza intrinseca di tutti come parte integrante della grande famiglia umana. Una delle cifre espressive tipiche del suo lavoro è rappresentata dai ritratti. Nei lunghi soggiorni nelle zone più remote della terra, Jimmy Nelson stabilisce un profondo legame con le persone che vi abitano, prestando meticolosa attenzione alle caratteristiche culturali delle comunità che ritrae, enfatizzando l'unicità e la bellezza di ognuna. Le sue composizioni sono sinfonie visive, dove l'elemento umano è armonizzato con l'ambiente naturale. Le sue immagini ritraggono di frequente membri anziani delle comunità, i cui volti portano i segni del tempo e di una vita di esperienze, come nella fotografia dell'anziana signora Inuit. Numerosi ritratti di Jimmy Nelson mettono in evidenza la forza e la bellezza delle donne come quello della ragazza kazaka, potente simbolo di emancipazione femminile. I suoi scatti testimoniano come anche nei riti tradizionalmente maschili, ad esempio la caccia con l'aquila, le donne stiano rompendo le barriere di genere. Un catalogo Skira accompagna la rassegna.
43 min
30 Ott 2023

Da Casorati a Sironi ai Nuovi Futuristi (Museo Accorsi-Ometto, Torino)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Da Casorati a Sironi ai Nuovi Futuristi – Torino Milano 1920 – 1930. Pittura tra Classico e Avanguardia (Torino, Museo Accorsi-Ometto, dall'11 ottobre 2023 all'11 febbraio 2024), a cura di Nicoletta Colombo e Giuliana Godio | La mostra "Da Casorati a Sironi ai Nuovi Futuristi – Torino Milano 1920 – 1930. Pittura tra Classico e Avanguardia" prende le mosse dal 1920, anno che segna l'ingresso italiano nella temperie artistica del Ritorno all'ordine, caratterizzata dal recupero della classicità in ottica moderna. Il clima della ricostruzione, che interessa non solo l'Italia, ma anche il «terribile rinascimento artistico europeo», come lo denominava Giorgio de Chirico nel 1918, inseguiva la speranza di una vera e propria rinascita morale e spirituale. L'indagine critica della mostra si propone di considerare i contenuti pittorici emersi in due fondamentali centri del nord Italia, Torino e Milano, prendendo le mosse dalla riflessione sui rispettivi retroterra alle soglie del terzo decennio del secolo XX. Felice Casorati, Mario Sironi, Achille Funi, Carlo Carrà, Jessie Boswell, Gigi Chessa, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci, Daphne Maugham, Luigi Spazzapan, Giacomo Balla, Enrico Prampolini, Fillia (Luigi Colombo) e Bruno Munari sono solo alcuni degli innumerevoli artisti che con i loro dipinti compongono l'articolato mosaico del percorso espositivo. Il catalogo è pubblicato da Silvana Editoriale.
44 min
28 Ott 2023

Benedetto Grillo, "Michele Lufrano" e "La banda musicale" (Edizioni Giuseppe Laterza)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Benedetto Grillo, "Michele Lufrano. Maestro della letteratura bandistica" e "La banda musicale. Dalle origini alla strumentazione con le moderne tecnologie" (Edizioni Giuseppe Laterza) | Il lavoro bio-bibliografico, e non solo, su Michele Lufrano svolto da Benedetto Grillo racconta un musicista che ha fortemente influenzato, con le sue composizioni, la letteratura musicale ad indirizzo bandistico. Si evince, dal lavoro di Grillo, come il "genio" sapeva ben coniugare la creatività alla semplicità, l'estro alla diretta recezione dell'orecchio umano. Il linguaggio musicale di Michele Lufrano, pur nella sua novità e nella sua freschezza, risultava accessibile a tutti, musicisti e non. Con questo volume a Benedetto Grillo va il merito di illuminato un musicista di grande importanza per la storia della banda in Italia. || Il testo "La banda musicale. Dalle origini alla strumentazione con le moderne tecnologie" è invece un'attenta analisi storica e storiografica delle origini della Banda, della sua evoluzione attraverso la riforma vesselliana e infine osserva da vicino l'attuale condizione della Banda in Italia. L'aspetto di maggior interesse è sicuramente l'attenzione rivolta nel quarto Capitolo alle Nuove Tecnologie; un excursus storico ci accompagna passo passo lungo le conquiste tecnologiche che sono avvenute nel corso di due secoli di grandi invenzioni e innovazioni applicabili anche alla Banda, sia per quanto riguarda la corretta riproduzione del suono durante le esibizioni che i moderni programmi di scrittura musicale o di registrazione sonora.
44 min
24 Ott 2023

Jarvis Cocker, "Good Pop, Bad Pop" (Jimenez)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Jarvis Cocker, "Good Pop, Bad Pop. Un inventario", trad. di Ludovica Marani, grafica di Julian House (Jimenez) | Abbiamo tutti una collezione di oggetti che ci hanno visto crescere – foto, biglietti, vestiti, souvenir ammucchiati in una scatola, stipati in un cassetto, dimenticati in un armadio – e come noi anche Jarvis Cocker, autore di canzoni indimenticabili, star del Brit Pop e accumulatore seriale reo confesso. In "Good pop, bad pop" Cocker affronta – letteralmente – il buio della propria soffitta e la stravagante accozzaglia di oggetti che la ingombrano: testimoniano i suoi anni di formazione come musicista, il funzionamento del suo processo creativo, gli esordi dei Pulp, ma anche la terra e i tempi che lo hanno visto crescere, le decadenti periferie urbane dell'Inghilterra del Nord all'epoca della Thatcher. Un vero e proprio tesoro da scandagliare con affetto ma anche con tanta, tanta ironia. Tra le pagine di questo "inventario", Cocker cataloga reperti e invita a giocare a keep or cob, tenere o buttare. Da una camicia Gold Star in policotone a un pacchetto di Wrigley's Extra, dalla collezione di astronauti in plastica e occhiali rotti ai tentativi adolescenziali di scrivere canzoni, queste madeleine scovate nella spazzatura si trasformano in lenti d'ingrandimento e mettono a fuoco l'eccezionale vita di Jarvis Cocker, dei Pulp e della cultura pop del secolo scorso (nel bene e nel male, come sottolinea il titolo del volume). Da questi apparenti rottami di una vita Cocker trae storie a volte toccanti, a volte spassose, e tra foto, ritagli e giochi di grafica, offre al lettore un libro che è anche un oggetto pop, un lavoro sopraffino di graphic design, un bellissimo esempio di Pop Art. Perché in fondo questa non è una storia di vita. È la storia di una soffitta.
43 min
23 Ott 2023

Andrea Montella, "Ludwig van Beethoven. Le Sinfonie n. 1 e n. 2" (Zecchini)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Andrea Montella, "Ludwig van Beethoven. Le Sinfonie n. 1 e n. 2 nell'interpretazione di Furtwängler, Klemperer, Karajan e Abbado. (Con l'analisi comparata delle varianti)" (Zecchini) | Il volume di Andrea Montella inserisce un tassello nuovo e originale all'interno del dibattito che la critica musicale contemporanea ha sviluppato sulla creativa espressività dell'interprete. L'autore, infatti, partendo dall'idea ormai consolidata che l'opera è identica a sé stessa, ma, nello stesso tempo, è diversa dalle sue interpretazioni, mette a confronto le esecuzioni orchestrali delle prime due sinfonie beethoveniane interpretate da alcuni dei maestri più importanti della storia musicale del Novecento. Montella offre al lettore una comparazione esemplare non solo per il rigore dell'ascolto e del confronto con la partitura beethoveniana, ma anche per il commento che si svolge sul doppio piano dell'introduzione esplicativa – nella quale si riprendono i punti salienti della storia dell'interpretazione e degli scenari che ne hanno determinato i percorsi inventivi – e di un compiuto apparato che rende particolarmente agevole la fruizione del lavoro. Il volume presenta, quindi, una scelta di metodi e di criteri posti interamente al servizio dell'interpretazione musicale. Individuati i "punti sensibili" delle sinfonie, Montella procede con la stesura di uno schema che punta al commento delle varianti (metronomiche, dinamiche, agogiche, ecc.), ipotizzando – sulla base dello sforzo prodotto nel tentativo di ricostruire il tessuto formativo alla base dei processi esegetici elaborati dai maestri – i motivi sottesi alle peculiari scelte interpretative.
44 min
21 Ott 2023

Aliette de Laleu, "Mozart era una donna. Storia al femminile della musica classica" (Odoya)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Aliette de Laleu, "Mozart era una donna. Storia al femminile della musica classica", trad. di Laura Pettazzoni (Odoya) | No, Mozart non era una donna. Ma avrebbe potuto esserlo: Maria Anna Mozart è stata, come suo fratello, un prodigio musicale, prima di doversi sposare e sparire dalle scene ma anche dai libri, dai film e dalla storia. Risultato: nessuno si ricorda di lei. Chi può vantarsi di saper citare anche solo una compositrice donna? Conoscete forse Cassia, una delle prime della storia? Ildegarda di Bingen, donna di potere e pioniera della musica medievale? O forse Élisabeth Jacquet de La Guerre, protetta di Luigi XIV e geniale clavicembalista? Hélène de Montgeroult, dopo essere sfuggita alla ghigliottina grazie al suo virtuosismo, ha scritto uno dei metodi di insegnamento del pianoforte più importanti della storia. Altre, come Clara Schumann, Fanny Mendelssohn o Alma Mahler, hanno visto il loro talento e il loro nome rimanere all'ombra di un grande uomo. Maria Anna Mozart è un simbolo, la prova che la damnatio memoriae delle donne dalla storia della musica classica è tale da aver dimenticato persino la sorella del compositore più famoso al mondo. Ma è anche un pretesto per ricordare compositrici, strumentiste, direttrici d'orchestra, fondatrici di ensemble… tutte le donne che hanno dovuto rinunciare al successo. Eppure proprio a loro la musica classica deve tanto, ed è arrivato il momento di riconoscerlo. Con passione comunicativa e impegno, Aliette de Laleu si sforza di riparare a secoli di invisibilità restituendo alle donne il loro posto nella storia della musica. Perché non c'è vocazione senza modelli, né progresso senza eredità. E non ci sono persone geniali che non portino con sé una storia avvincente.
43 min
17 Ott 2023

Anatole Leikin, "Il mistero dei preludi di Chopin" (EDT)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Anatole Leikin, "Il mistero dei Preludi di Chopin", trad. di Marco Bertoli (EDT) | La raccolta dei ventiquattro "Preludi op. 28" di Chopin è uno dei più celebri capolavori della letteratura pianistica, ma la sua natura e il suo significato sono rimasti fino a oggi misteriosi. Chopin compose i "Preludi" nel 1838 a Maiorca, quando per sfuggire al clima di Parigi e alla curiosità morbosa che suscitava la sua relazione con la scrittrice George Sand, si trasferì sull'isola in compagnia della donna. Ma dopo poche settimane felici il compositore si ammalò, e i medici lo scoprirono affetto da una grave forma di tubercolosi, predicendogli una fine imminente. Chopin si trasferì per le cure in una stanza dell'antico convento di Valldemossa e lì intraprese la composizione dei "Preludi". In questo libro, uno dei massimi studiosi di Chopin al mondo sottopone la raccolta a un'indagine serrata sotto ogni aspetto: da quello storico a quello formale, a quello letterario. Il risultato è al tempo stesso appassionante e sconcertante. Leikin mette in luce tutta una serie di ricorrenze e di temi nascosti che passano da un brano all'altro creando una finora sconosciuta unitarietà, dimostrando come l'intera raccolta sia una sorta di vasta meditazione sui temi della morte, del gotico e delle rovine. Un libro che getta nuova luce sulla personalità di Chopin e su una delle sue più affascinanti creazioni.
43 min
16 Ott 2023

Lorenzo Mattotti. Storie, ritmi, movimenti. (Museo di Santa Giulia, Brescia)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Lorenzo Mattotti. Storie, ritmi, movimenti. (Brescia, Museo di Santa Giulia, dal 14 settembre 2023 al 28 gennaio 2024), a cura di Melania Gazzotti | Una grande mostra all'illustratore, fumettista, artista e regista nato a Brescia nel 1954. Il percorso espositivo si concentra sui tre mondi che hanno maggiormente influenzato il lavoro di Mattotti – musica, cinema e danza – per esplorare e approfondire la sua produzione da nuove prospettive, mettendo in luce il suo stile inconfondibile e la sua capacità di infrangere i confini tra generi e linguaggi, tra tecniche e stili. La mostra analizza l'intenso e vitale rapporto di Mattotti con la musica, testimoniato da due importanti nuclei di opere: le illustrazioni raccolte nel libro di Lou Reed The Raven (2011) e le grandi tavole a china disegnate per la messa in scena dell'Hänsel und Gretel (2009) di Engelbert Humperdinck all'Opera di Parigi. La sezione dedicata al cinema, insieme a una serie di lavori legati agli interludi per i tre episodi del film Eros di Michelangelo Antonioni, Steven Soderbergh e Wong Kar-wai, comprende alcuni estratti delle sue tante animazioni con i relativi disegni preparatori. Uno spazio particolare viene dedicato al suo lungometraggio La famosa invasione degli orsi in Sicilia (2019), tratto dall'omonimo romanzo di Dino Buzzati. Infine, per raccontare il rapporto di Mattotti con il mondo della danza, verranno esposti alcuni dei disegni raccolti nel libro Carneval (2005), frutto dell'esperienza immersiva dell'artista al carnevale di Rio de Janeiro, e tre grandi tele inedite, dipinte per la mostra bresciana, e appartenenti a un ciclo di opere sulle danze collettive. Il catalogo della mostra è edito da Skira.
44 min
14 Ott 2023

Stefania A. Barzini, "La mia casa è un'isola. La vita e la musica di Rosa Balistreri" (Giunti)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Stefania Aphel Barzini, "La mia casa è un'isola. La vita e la musica di Rosa Balistreri" (Giunti) | Rosa nasce a Licata il primo giorno di primavera del 1927. Il cielo è pieno di rondini, ma a casa sua c'è solo miseria. Il padre cerca nel vino un inutile rimedio alla fame, la madre fa quello che la Storia le insegna da millenni: subisce il destino. Ma Rosa è diversa, lo si capisce da subito. È orgogliosa e ribelle, non si fa zittire né sopraffare, non tollera le offese. Si sente ricca anche se non possiede nulla, perché sa di avere un dono che la consolerà di ogni dolore: una voce che incanta e commuove. Così, Rosa canta. Canta mentre gioca scalza per le strade, mentre lavora a servizio dei signori, mentre arriva la guerra. Canta da sola, nel suo cuore, quando a diciassette anni la mandano in sposa all'orrendo Iachinazzu senza che lei possa dire di no. Canta anche in prigione, Rosa, dopo che ha cercato di uccidere quel marito "lagnusu, latru e 'mbriacuni". È un grido fiero e feroce e lo regala agli ultimi come lei, per infondere speranza, dignità e coraggio. La bambina scalza di Licata diventa una cantautrice amatissima dal pubblico, venerata dalla critica, ricercata da artisti come Dario Fo e Ignazio Buttitta. Fuori dal palco, la sua esistenza burrascosa rotea in un vortice di passioni, dolori, amori, tradimenti. Una vita che è un romanzo, un romanzo su una vita eccezionale. Con una lingua ardente e intensa come la terra di Sicilia Stefania Aphel Barzini porta alla luce la storia di Rosa Balistreri, una delle figure femminili più forti, sorprendenti e inesplorate del Novecento.
42 min
11 Ott 2023

Alva Noë, "Imparare a guardare. Dispacci dal mondo dell'arte" (postmedia books)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Alva Noë, "Imparare a guardare. Dispacci dal mondo dell'arte", trad. di Antonio Ianniello (postmedia books) | Imparare a guardare è un viaggio attraverso la natura dell'arte e i modi in cui può trasformarci, se glielo permettiamo. L'autore di Infinite Baseball, Alva Noë, presenta una raccolta di saggi brevi e stimolanti che esplorano il modo in cui sperimentiamo l'arte e cosa significa essere un "osservatore". Sperimentare l'arte vuol dire lasciare che faccia il suo lavoro su di noi e richiede pensiero, attenzione, concentrazione. Richiede un atto creativo, anche da parte di chi guarda. Ed è in questo processo di confronto e riorganizzazione che le opere d'arte possono portarci a rifare noi stessi. Spaziando in lungo e in largo, da Pina Bausch a Robocop, da Bob Dylan a Vermeer, Noë utilizza l'incontro con opere d'arte specifiche per entrare in un mondo di questioni affascinanti, come il modo in cui la filosofia e la scienza sono rappresentate nei film, cosa dice la biologia evolutiva sull'arte o il ruolo di reliquie, falsi e copie nella nostra esperienza di un'opera. I saggi di Learning to Look sono brevi, accessibili e personali. Ognuno di essi nasce da un incontro con l'arte: in un museo, ascoltando dischi o andando a un concerto. Ogni saggio è a sé stante, ma nel loro insieme formano un quadro intimo del nostro rapporto con l'arte. Articolando attentamente l'esperienza di ciascuno di questi incontri, Noë propone che, come la filosofia, l'arte sia una sorta di tecnologia per comprendere noi stessi. In parole povere, l'arte è un'opportunità per noi di creare di nuovo noi stessi.
44 min
09 Ott 2023

Emilio Isgrò. Sillogismo del cavallo (Palazzo dei Pio, Carpi, Modena)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Emilio Isgrò. Sillogismo del cavallo (Carpi, Modena, Palazzo dei Pio, dal 15 settembre al 10 dicembre 2023), a cura di Chiara Gatti e Marco Bazzini | La mostra "Emilio Isgrò - Sillogismo del cavallo" raccoglie quarantasette opere tutte inerenti al mondo della filosofia a testimoniare l'intenso rapporto avuto con questa disciplina a partire dagli anni Sessanta. Curata da Chiara Gatti e Marco Bazzini e prodotta dal Comune di Carpi – Musei di Palazzo dei Pio con il contributo di Fondazione Cassa Risparmio di Carpi e la collaborazione dell'Archivio Emilio Isgrò, l'esposizione è allestita negli ambienti del loggiato di Palazzo dei Pio e si inserisce nel programma di Festivalfilosofia, in scena tra Modena, Carpi e Sassuolo il 15, 16 e 17 settembre 2023. Il tema di quest'anno, Parola, si allinea perfettamente alla poetica di Emilio Isgrò, un artista che della parola e della cancellatura ha fatto la sua personale espressione. Tramite il gesto (di sola apparente) rimozione, Emilio Isgrò ha ideato una formula creativa che ha scosso, al pari di Lucio Fontana o Yves Klein, il sistema dell'arte a partire dagli anni sessanta. È infatti il 1964 quando l'autore inizia a realizzare le prime opere intervenendo su testi e altri materiali a stampa coprendone manualmente grandi porzioni. E, indirettamente, esaltando quelle rimaste. Lo stesso procedimento applicato alle quarantesette opere in mostra, con la particolarità che queste trattano argomenti prettamente filosofici. Attraverso una selezione che spazia dal 1966 ad oggi, l'esposizione si distribuisce lungo la grande loggia seguendo il percorso indicato dalla grande tela iniziale Freccia bianca in campo nero. La visita vede anche le Conclusiones cancellate di Pico della Mirandola, umanista che con Carpi intrattenne numerosi rapporti politici e professionali, tanto che il nipote Alberto III Pio, figlio della sorella Caterina Pico (in mostra anche un suo ritratto cancellato insieme a quello del fratello), è stato l'ultimo Signore e poi Conte della città dal 1480 al 1527. Prosegue poi con una selezione di opere legate alla filosofia greca, con testi "cancellati" di Platone, Aristotele, Archimede ed Eraclito. Qui spicca la statua del Discobolo – copia romana, insieme all'inedito Plutarco Plutarque (opera in diciannove volumi del 1973) e soprattutto Sillogismo del Cavallo, il nuovo lavoro che l'artista ha ideato per l'occasione e che dà anche il titolo alla mostra. Il percorso si conclude, infine, con un nucleo di opere legate alla filosofia moderna, dove a venire elise sono le dottrine di Hegel, Sartre e Benedetto Croce. Il contenuto filosofico delle opere, ridotto a sentenze, precetti e aforismi, sottolinea ancor di più il valore intrinseco della cancellatura. Un gesto contraddittorio che si pone tra distruzione e ricostruzione, tra morte e vita. Un'azione che porta a riflettere su cosa vale di più: ciò che è stato cancellato o quanto è ancora visibile? Il catalogo della mostra è pubblicato da Franco Cosimo Panini Editore.
43 min
03 Ott 2023

Philippe Halsman. Lampo di genio (Museo di Roma in Trastevere)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Philippe Halsman. Lampo di genio (Roma, Museo di Roma in Trastevere, dal 6 luglio 2023 al 7 gennaio 2024), a cura di Alessandra Mauro | L'esposizione presenta per la prima volta in Italia una grande personale dedicata a uno dei più importanti fotografi del Novecento, Philippe Halsman. In mostra vi sono oltre cento immagini di vario formato, tra colore e bianco e nero che percorrono l'intera carriera del fotografo selezionate da Contrasto e Archivio Halsman di New York. Nato a Riga (Lettonia) nel 1906, Halsman comincia negli anni Venti la sua carriera di fotografo e diventa celebre a Parigi, negli anni Trenta, lavorando per riviste come "Vogue" e "Vu". Negli anni Quaranta riesce a ottenere un visto per gli Stati Uniti grazie all'amicizia di Albert Einstein e una volta sbarcato a New York, la sua fama di grande ritrattista si consolida ancora di più. Dalle collaborazioni con le grandi testate, agli intensi ritratti per lo show business hollywoodiano, Halsman ha creato un genere e uno stile unico e rivoluzionario. Le sue fotografie sono frutto di una vulcanica creatività e delle sinergie che si manifestavano nell'incontro con grandi e illustri amici tra cui, il più folle di tutti, Salvador Dalì, con cui realizza una serie straordinaria di immagini surreali e surrealiste. Nella sua lunga carriera di ritrattista, Halsman ha firmato 101 copertine della rivista "Life": un record incontrastato. Le immagini sono accompagnate da una documentazione selezionata come le copertine di "Life", i provini, le testimonianze d'epoca e i filmati per ricordare questo grande interprete della fotografia e offrire allo stesso tempo un'originale riflessione sul ritratto fotografico, la sua genesi e la sua particolarità. L'esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed è organizzata da Contrasto e Zètema Progetto Cultura, in collaborazione con BNL BNP Paribas e Leica. Il catalogo è edito da Contrasto.
42 min
02 Ott 2023

Giacomo Bergomi. Mostra del Centenario (Rocca di san Giorgio, Orzinuovi, Brescia)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Giacomo Bergomi. Mostra del Centenario (Orzinuovi, Brescia, Rocca di san Giorgio, dal 1° settembre 2023 al 7 gennaio 2024), a cura di Davide Dotti | Orzinuovi (BS) celebra, a cento anni dalla nascita, Giacomo Bergomi (1923-2003), uno dei più interessanti e talentuosi pittori bresciani del XX secolo. La Rocca di san Giorgio ospita la più importante monografica mai dedicata al maestro, promossa e organizzata dal settore cultura del Comune di Orzinuovi, col patrocinio della Provincia di Brescia e di Regione Lombardia, in collaborazione con il Gruppo Giacomo Bergomi, curata da Davide Dotti, che ha costruito un avvincente percorso espositivo in grado di ripercorrere le fasi creative più intense del maestro, attraverso l'attenta e scrupolosa selezione di 100 opere tra dipinti e disegni. La rassegna copre un arco cronologico che, dalla metà del secolo scorso - quando, frequentando i corsi serali all'Accademia di Brera, Bergomi ebbe modo di assorbire le lezioni di Carlo Carrà, Aldo Carpi e Aldo Salvadori - giunge fino ai primi anni Duemila, periodo nel quale i suoi lavori, caratterizzati da un lessico estetico estremamente personale e innovativo, sono dedicati per lo più alle maestose cascate di cui si innamorò durante un soggiorno in Venezuela e ai paesaggi innevati della bassa bresciana. L'iniziativa si pone l'obiettivo di valorizzare e far conoscere, anche al di fuori dai confini regionali, la produzione di un artista bresciano tra i più sensibili e carismatici dell'intero Novecento, nonché di conferire il giusto riconoscimento storico e critico alla sua ricerca artistica. Il percorso espositivo mette in evidenza la capacità di Bergomi di rinnovare il proprio linguaggio decennio dopo decennio, e di analizzare i soggetti che frequentò con maggiore assiduità, dalle scene di vita quotidiana al ritratto, dalle still life ai paesaggi della bassa bresciana, dagli scorci di Brescia fino ai brani tratti della quotidianità delle popolazioni andine, influenzato non solo dalle sue umili origini contadine, ma anche dai numerosi viaggi che fece sia in Italia che all'estero, soprattutto in centro America. La mostra si completa con una sezione che documenta la mirabile capacità di Bergomi nell'affrontare la grafica, con una selezione di disegni a matita, china, tempera e acquarello attraverso i quali indagò e studiò nel dettaglio i soggetti delle sue opere pittoriche. Catalogo Compagnia della Stampa - Massetti Rodella Editori.
44 min
30 Set 2023

J. M. Coetzee, "Il polacco" (Einaudi)

Con Renata Scognamiglio. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | J. M. Coetzee, "Il polacco", trad. di Maria Baiocchi (Einaudi) | Il Polacco, un pianista noto per le sue interpretazioni austere, sviluppa per la più giovane Beatriz un amore lirico e irragionevole. Lei, che ama farsi trasportare dalla musica, è riluttante a farsi trasportare dal lirismo, e si oppone all'idea di diventare una musa, un oggetto del desiderio, la sua Beatrice. Rivelarsi l'uno all'altra è un'arte sottile, destinata forse a rimanere inattingibile, che solo la scrittura esatta e imprevedibilmente ironica di J. M. Coetzee riesce a catturare. «Con "Il Polacco" Coetzee torna a vecchie e feconde ossessioni – gli opposti segreti di una vita, la tensione tra implicito ed esplicito, tra predestinazione e volontà – e si inserisce nella famiglia dei romanzi con pianista, come "Il soccombente" di Thomas Bernhard, "Gli inconsolabili" di Kazuo Ishiguro e "Ravel" di Jean Echenoz» («Clarín»). Lei è una donna elegante, della buona società di Barcellona. Lui è un pianista settantenne, austero interprete di Chopin. Il nome di lei è Beatriz, quello di lui è così pieno di w e di z che lo chiamano semplicemente «il Polacco». Dopo il concerto organizzato dal circolo musicale del Barri Gòtic e la successiva cena, non paiono destinati a rivedersi. A lei, in fondo, il concerto non è neppure piaciuto: troppo secco e severo. Eppure, a distanza di mesi, il Polacco torna in Spagna: «Sono qui per te». Da quando l'ha incontrata, la sua memoria è piena di lei. Beatriz, assicura il Polacco, è per lui ciò che Beatrice era per Dante: il suo destino, la risposta all'enigma della sua vita. Beatriz non è d'accordo – «Io sono colei che sono!» –, non apprezza i complimenti di lui, lo trova arido, cadaverico, privo di ardore. Qualche giorno insieme a Maiorca, un'avventura incerta in una lingua, l'inglese, che non è quella di nessuno dei due. È tutto ciò che Beatriz concede al Polacco, alla sua ammirazione per lei. Poi più nulla. Ciò che rimane della loro storia, del cieco amore del pianista per la donna «dalle domande profonde» sposata con un banchiere, è in ottantaquattro poesie scritte in polacco. Farle tradurre anziché bruciarle, o anziché lasciarle in un appartamento di Varsavia, è l'unico modo che Beatriz ha per avvicinarsi per l'ultima volta a lui, al suo esasperante, nobile, indecifrabile amore. Ciò che ne risulta è un accesso mediato a un'opera imperfetta, al lascito di un uomo a cui «manca l'arte che ravviva la parola». Punteggiata di ironia, questa breve storia di amore e differenze coinvolge la poesia, la musica, il linguaggio, il trasporto – quello dei sentimenti e quello indotto da Chopin – e la sua traduzione in parole, e offre un inconsueto ribaltamento del punto di vista, dando voce al «provvido scetticismo» di una moderna Beatrice.
43 min
29 Set 2023

Renato Minore e Francesca Pansa, "Ennio l'alieno. I giorni di Flaiano" (Mondadori)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | Renato Minore e Francesca Pansa, "Ennio l'alieno. I giorni di Flaiano" (Mondadori) | Come in una biografia, Pansa e Minore partono dalla natia Pescara, una Pescara che sa tanto di d'Annunzio, da una famiglia intesa all'utile e alla buona riuscita sociale – ma in realtà questa è soltanto in parte una biografia. È un flusso di memorie, di sogni, di sguardi, è un atto d'amore nei confronti di un personaggio difficilissimo da imbrigliare in una logica sequenza di fatti, ed è per primo Flaiano a mischiare le carte. Arriva a Roma giovanissimo e dopo le scuole ufficiali al Nord e la guerra d'Etiopia torna nella Capitale. Collabora alle migliori testate di allora: "Omnibus", "Oggi", "L'Italia letteraria", "L'Europeo" e infine "Il Mondo" di Mario Pannunzio. Leo Longanesi gli chiede un romanzo in tre mesi e lui scrive Tempo di uccidere , primo vincitore del neonato Premio Strega. Apre la porta del cinema e scrive per tutti i registi ai quali si deve la rinascita del cinema italiano e la sua continuità: prolifica, smagliante e misteriosa la collaborazione con Federico Fellini. Ci sarebbe stata La dolce vita senza Flaiano? Forse sì. Ma il miracolo è il gioco fra due sensibilità così differenti. Flaiano ama o comunque accetta spesso la "committenza" eppure al contempo sogna il "suo" film che non riesce a prendere forma. Il bello di questa "ricostruzione di eventi" è che, pagina dopo pagina, stiamo alle calcagna di un italiano che non vuole essere "itagliano", di un uomo che strappa la risata dell'intelligenza e dentro si macera, di uno scrittore vero, tormentato come un soldato che conosce la gloria di una perpetua ritirata. Marziano, alieno, amico della notte. Irripetibile.
43 min
28 Set 2023

"Pinacoteca Tosio Martinengo", a cura di Roberta D'Adda (Skira)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | "Pinacoteca Tosio Martinengo", a cura di Roberta D'Adda (Skira) | La guida ai tesori d'arte della pinacoteca bresciana, in occasione della sua riapertura al pubblico con il nuovo percorso espositivo Il patrimonio della Pinacoteca Tosio Martinengo si è formato tra Ottocento e Novecento grazie al concorso dei munifici atti di privati cittadini e della cura posta dal Comune nel raccogliere e conservare opere d'arte e memorie storiche che avevano definito nel tempo il volto della città e che le importanti trasformazioni amministrative e urbanistiche avviate sul finire del Settecento andavano via via sottraendo alle loro destinazioni tradizionali. L'attuale percorso espositivo restituisce il profilo di questa duplice vocazione: da un lato le opere che i bresciani avevano raccolto nelle loro prestigiose collezioni e poi messo a disposizione della comunità, dall'altro i raggiungimenti di una cultura figurativa locale fortemente connotata eppure aperta a confronti, influenze e contaminazioni. A nove anni di distanza dalla chiusura, la Pinacoteca Tosio Martinengo con la sua importante collezione di opere dal Quattrocento all'Ottocento - Raffaello, Foppa, Savoldo, Moretto, Romanino, Lotto, Ceruti, Hayez, Thorvaldsen, Pelagi, Canella e Canova per citare i nomi più noti - è stata riorganizzata attraverso un nuovo percorso espositivo in 21 sale, concepito per restituire al visitatore la complessità del Museo e delle sue collezioni mediante una riflessione sulla loro storia e sugli orientamenti critici che ne hanno determinato la fisionomia dal tardo-gotico al primo Ottocento. Il cuore della Pinacoteca è costituito dalla pittura bresciana del Rinascimento, la quale ebbe appunto tra i suoi principali interpreti Vincenzo Foppa, Giovanni Gerolamo Savoldo, Romanino e Moretto. A questi si affiancano numerosi dipinti "da cavaletto" dei secoli XVII e XVIII, con temi e generi spesso influenzati dalla pittura fiamminga e olandese: paesaggi e marine, nature morte, dipinti di animali, scene bucoliche e burlesche, ai quali si accompagnano i ritratti e le storie sacre e profane. Ancora in ambito bresciano, meritano attenzione i cosiddetti "pittori della realtà" come Antonio Cifrondi e Giacomo Ceruti, noto con il soprannome di Pitocchetto. Il percorso all'interno della Pinacoteca si chiude con le opere della prima metà dell'Ottocento, con le grandi commissioni di Paolo Tosio, Leopardo Martinengo da Barco e Camillo Brozzoni. Roberta D'Adda, storica dell'arte e autrice, è conservatrice della Fondazione Brescia Musei.
44 min
25 Set 2023

"Tutto Mahler" a cura di Gastón Fournier-Facio (Zecchini Editore)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | "Tutto Mahler. La vita e le opere raccontate dai grandi esperti italiani" a cura di Gastón Fournier-Facio (Zecchini Editore) | In un unico volume, tutta la vita e l'opera del grande compositore e direttore d'orchestra Gustav Mahler, raccontate per la prima volta, in forma corale, dai grandi specialisti italiani che hanno dedicato parte della loro vita a studiare con devozione il percorso psicologico e compositivo di uno dei più grandi musicisti della storia. Ognuno di loro ha già pubblicato almeno un intero volume dedicato a Mahler, ma il libro include anche il caso particolare del direttore d'orchestra Riccardo Chailly, che ha registrato l'integrale di tutte le Sinfonie mahleriane, e che qui ci parla in dettaglio della complessa missione di dirigere quelle partiture nel modo più fedele all'estetica del compositore. In questo libro si trovano testi scritti da ben diciassette diversi esperti italiani che, dai primi anni Settanta fino ad oggi, in uno stile tanto divulgativo quanto approfondito, hanno voluto offrire una guida ad ognuna delle partiture del grande musicista austriaco. Un compositore che, insolitamente, ha concentrato tutta la sua opera fra due sole forme musicali estreme: da una parte l'intimo, piccolo Lied per voce sola e orchestra; dall'altra, le sue monumentali Sinfonie, nelle quali Mahler ha provato a esprimere la più recondita interiorità umana e, addirittura la vastità del mondo intero.
43 min
24 Set 2023

Barry Gifford, "Camera d'albergo" (Jimenez)

Con Renata Scognamiglio. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Barry Gifford, "Camera d'albergo", trad. di Michela Carpi, prefazione di Sandro Veronesi (Jimenez) | Nel 1993 l'emittente televisiva statunitense HBO mandò in onda "Hotel Room" ("Camera d'albergo"), miniserie in tre episodi, due dei quali diretti da David Lynch e uno da James Signorelli. Gli episodi erano tutti ambientati nella stessa camera di un albergo a New York. Per le sceneggiature, Lynch aveva interpellato lo scrittore Barry Gifford, con cui aveva già lavorato per la trasposizione cinematografica del romanzo "Cuore selvaggio" (1990), e al quale avrebbe continuato a ispirarsi portando sul grande schermo "Strade perdute" (1997). Nella versione televisiva di "Hotel Room" Lynch adattò due dei testi proposti da Gifford, realizzando gli episodi "Tricks", con protagonista Harry Dean Stanton, e "Blackout"; quei testi più un terzo, "Mrs Kashfi", furono poi pubblicati in volume, adattati per il teatro e interpretati sui maggiori palchi statunitensi ed europei. È questo che troviamo in "Camera d'albergo", tre plays dalle atmosfere chiaramente "lynchiane": oscure, ipnotiche, in cui gli spazi ristretti costringono i personaggi a confrontarsi tra loro e con sé stessi, con le proprie paure e fragilità, ma anche con la forza che ciascuno si porta dentro. Assoluti protagonisti delle opere sono i dialoghi – veri e propri modelli di scrittura per chiunque aspiri a fare letteratura, cinema o teatro – in cui bastano poche, scarne battute a rivelare il complesso mondo interiore dei protagonisti, l'epoca e il mondo a cui appartengono.
43 min
22 Set 2023

Tolstoj padre e figlio, due libri sulla pace (Mattioli 1885 e Besa muci)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Lev Nikolàevič Tolstòj, "Patriottismo o pace?", a cura di Verdiana Neglia, prefazione di Paolo Nori (Mattioli 1885) || Lev L'vovič Tolstòj, "L'abolizione delle guerre e l'edificazione della pace. Studio sull'origine della guerra e sui modi per abolirla", trad. di Rosa Cetro (Besa muci) | In questo volume sono raccolti due articoli e una lettera, tre dei testi meno noti ma sorprendentemente attuali di Tolstòj. In Ravvedetevi!, scritto nel 1904 in seguito allo scoppio del conflitto russo-giapponese, Tolstòj dichiara come il governo, con il pretesto del patriottismo, diffonda odio verso altre nazionalità. In Le due guerre, del 1898, l'autore si concentra sul conflitto ispano-americano e invita il lettore a portare avanti un'incruenta "guerra contro la guerra". Chiude la raccolta Patriottismo o pace?, del 1896: rispondendo al giornalista britannico J. Manson, lo scrittore commenta la crisi venezuelana del 1895. Un'esortazione ad aprire gli occhi sul pericolo di nuovi e sempre più sanguinosi conflitti. Ricredersi, convertirsi, a questo invita con decisione Tolstòj. || Saggio inedito, redatto in francese presumibilmente tra gli anni Trenta e l'inizio degli anni Quaranta del Novecento, dal figlio del celebre scrittore e pensatore russo Lev Nikolaevič Tolstoj. L'autore approfondisce le cause della guerra, individuando nell'azione morale l'unica premessa in grado di instaurare una pace duratura. Il saggio venne inviato a Mussolini nel maggio del 1942, accompagnato da una lettera in cui l'autore manifestava il desiderio di trovare un editore disposto a pubblicarlo in Italia, ma la richiesta dell'allora settantatreenne Tolstoj non fu soddisfatta. Un'opera di estremo interesse, non solo per la tragica attualità dei temi trattati, ma anche perché rappresenta un dialogo costante con le idee di Tolstoj padre e, in particolare, con la sua filosofia della non-violenza.
43 min
21 Set 2023

Alessandro Melchiorre, "Testo e suono" (LIM)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Alessandro Melchiorre, "Testo e suono. Musica come qualcosa «che solo coi suoni si può dire»", a cura di Roberto Favaro (LIM) | Questo volume si occupa a vario titolo dei rapporti tra musica e testo e del più scontato – solo in apparenza – rapporto tra musica e suono. Il testo è stato a lungo un riferimento privilegiato per la musica; la musica delle origini era in prevalenza vocale, la prima scrittura della musica era scrittura dei suoni delle parole. Da Schumann che per primo accenna a un significato da rintracciare "tra le righe", a Schönberg che definisce la musica come qualcosa "che solo coi suoni si può dire", il percorso che si delinea è quello verso una progressiva autonomia del linguaggio musicale, verso la musica come suono. Oggi i problemi non sono molto diversi: da una musica che con sonorità nuove si colloca in una nuova narratività (Berio, Ferneyhough) o la nega in nome della scienza (Xenakis), da una musica come massa sonora (Grisey, Dufourt) ai tentativi di far dialogare le incerte sonorità del presente con i reperti frammentari della tradizione (Lachenmann). "Gli scrittori che ho musicato in questi anni – scrive Alessandro Melchiorre – mi hanno indicato temi e suggerito mondi sonori: Rilke, l'aura e la risonanza, Del Giudice, lo smarrimento del nostro mondo occidentale di fronte a una realtà in cui la stessa materia cambia continuamente, Kawabata, la fine di un'epoca e la tragedia di una tradizione cui viene impedito (o che non è capace, poco cambia) un passaggio di consegne ai più giovani, e irriverenti, eredi. E infine Celan per la sua resistenza al silenzio, per averci mostrato che non solo "dopo Auschwitz" si può, ma si deve scrivere. In un periodo in cui – forse – si può "scrivere il suono", la musica mi si rivela come un'arte-sonora dello spazio-tempo, che ancora aspira a dire coi suoni, a "esprimere mediante suoni qualcosa che solo coi suoni si può dire".
43 min
20 Set 2023

Lisetta Carmi. Suonare forte (Villa Bardini, Firenze)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Lisetta Carmi. Suonare forte (Firenze, Villa Bardini, dal 3 maggio all'8 ottobre) | Si tratta del primo appuntamento realizzato grazie all'accordo tra Fondazione CR Firenze e Intesa Sanpaolo che prevede di portare nel centro espositivo di Villa Bardini le mostre del progetto delle Gallerie d'Italia "La Grande Fotografia Italiana" affidato a Roberto Koch, editore, curatore e fotografo, che celebra la grande fotografia italiana del Novecento attraverso i suoi grandi maestri. Le tre mostre in programma, inaugurate alle Gallerie d'Italia - Torino in Piazza San Carlo, avranno poi un nuovo allestimento a Firenze. La prima mostra ad arrivare a Villa Bardini è la monografica dedicata a Lisetta Carmi, a cura di Giovanni Battista Martini, curatore dell'Archivio della fotografa. L'esposizione, nel riallestimento fiorentino, propone due sezioni speciali di approfondimento inedite dedicate all'alluvione del 1966 e al compositore fiorentino Luigi Dallapiccola. Sono in mostra 180 fotografie scattate in vent'anni di vita professionale tra gli anni Sessanta e Settanta, che propongono uno spaccato dei più importanti progetti fotografici di Lisetta Carmi. La maestra della fotografia, sopravvissuta alle persecuzioni razziali, trasforma la macchina fotografica in uno strumento per capire il mondo e la condizione umana e allo stesso tempo per trovare risposte su sé stessa e lenire la sua angoscia esistenziale. Nove le sezioni presenti in mostra, fra cui quella dedicata al tema del lavoro. Ci sono le immagini delle drammatiche condizioni dei lavoratori nel Porto di Genova, sua città natale, gli operai dedicati allo scarico dei fosfati dalle stive, immersi nella polvere bianca, le fabbriche con le lavorazioni più spettacolari e pericolose come la colata dell'acciaio all'Italsider, le giovani operaie nel sugherificio di Calangianus in Sardegna. Inoltre, la prima vita di pianista di Lisetta Carmi dialoga con la fotografia nel lavoro dedicato al Quaderno musicale di Annalibera, del compositore fiorentino Luigi Dallapiccola. Gli undici fotogrammi astratti sono l'interpretazione grafica degli undici brani scritti dal musicista per il compleanno della figlioletta e sono accompagnati da quattro ritratti del maestro. La mostra a Firenze è promossa da Fondazione CR Firenze e Parchi Monumentali Bardini e Peyron. Il catalogo è edito da Skyra.
43 min
19 Set 2023

Bruno Tommaso con Alfredo Gasponi, "La scuola che sognavo" (Edipan)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Bruno Tommaso con Alfredo Gasponi, "La scuola che sognavo. La musica come bene comune, il jazz come dialogo" (Edipan) | «Questa non è una biografia, anche se è composta da un mosaico di tessere biografiche. Bruno Tommaso definisce il testo un libello, ma c'è molto di più: una serie di riflessioni su un percorso artistico e umano, un bilancio in progress, un repertorio di composizioni, un vademecum che si accompagna a vicende esemplari, legate alle attività del contrabbassista. Uno dei nostri musicisti più preziosi per esperienza, per coerenza, per quantità e qualità di iniziative, legate non solo al fare musica, ma pure alla didattica e alla promozione della cultura musicale, a ogni livello. Redatto con il linguaggio screziato di ironia e autoironia, con il tono semiserio, eppure sempre così acuto e focalizzato, che bene conosce chi ha avuto la fortunata occasione di frequentare il musicista, il volume "La scuola che sognavo", con sottotitolo "La musica come bene comune, il jazz come dialogo", condensa e dichiara già in copertina il senso del testo, la cui realizzazione ha accompagnato l'autore per molti anni. Scavando e riflettendo sulle vicende, certo, ma in particolare ponendosi continuamente nella condizione di chi queste vicende vuole interpretare, mettendole in reciproca relazione, soppesandole, per inserirle in un bilancio critico non certo definitivo, da condividere con chi apprezza il suo lavoro, ma anche con i suoi numerosi allievi, con chi ha fruito del suo contributo prezioso nella propria formazione.» (Giuseppe Segala)
43 min
18 Set 2023

Ernesto Assante, "Lucio Battisti" (Mondadori)

Con Ennio Speranza. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | C'è una bellissima contraddizione che avvolge la storia, la musica, la personalità di Lucio Battisti: essere, forse, l'artista musicale più celebre di sempre in Italia, quello più conosciuto, popolare, con canzoni che sono ancora parte integrante del tessuto connettivo della cultura italiana, ma al tempo stesso essere "sconosciuto", privo di una biografia pubblica, misterioso per chiunque abbia voglia di scoprire l'uomo oltre all'artista. Ed è proprio il "mistero" Battisti quello che questo libro indaga, provando a mettere insieme i pezzi di un puzzle per sua natura incompleto. Partendo dal binomio Battisti-Mogol, i cui brani sono stati la colonna sonora assoluta di un decennio della storia d'Italia, gli anni Settanta. Canzoni che ne hanno incarnato lo spirito e i sogni, hanno dato spazio al privato facendolo diventare pubblico e collettivo, hanno fatto piangere, ridere, innamorare, pensare una generazione intera. Per poi passare a quel momento, alla fine degli anni Settanta, in cui Battisti è diventato soltanto una voce, priva di corpo, lontana dal pubblico e dai media, cristallizzato nell'immagine del ragazzo con i capelli ricci e il foulard che non invecchia mai, come le sue canzoni. Battisti elettronico e invisibile, volutamente lontano dalla realtà e dal mondo, che con Pasquale Panella ha disegnato i contorni di un universo visionario e ai limiti dell'avanguardia, anticipando una rivoluzione di linguaggio che ci porta dritti alla musica contemporanea. La biografia di Ernesto Assante racconta più storie, quelle di un artista e uomo multiforme, capace di essere accessibile ma concettuale, rivoluzionario ma popolare. Un libro di racconti di vita e di canzoni memorabili, inevitabili ed eterne. Un libro che celebra con fine sapienza il mito senza tempo di Lucio Battisti.
44 min
15 Set 2023

Valentina Bensi, "The Italian-American musical experience" (LIM)

Con Valentina Lo Surdo. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Valentina Bensi, "The Italian-American musical experience. A Journey from Busoni to Berio" (LIM) | Verso la fine del XIX secolo e oltre, gli Stati Uniti sembravano essere una "terra promessa" per innumerevoli musicisti europei, che avevano fatto affidamento sulle tournée americane per affermare la propria fama e fortuna. Tra gli ambiziosi emigranti italiani, il librettista di Mozart Lorenzo Da Ponte e il direttore d'orchestra Arturo Toscanini sono solo due delle personalità italiane più brillanti la cui presenza ha entusiasmato il pubblico d'oltreoceano. Basandosi su una ricchezza di testimonianze, questo libro racconta le esperienze all'estero di otto compositori italiani - Ferruccio Busoni, Rosario Scalero, Alfredo Casella, Mario Castelnuovo-Tedesco, Luigi Dallapiccola, Gian Carlo Menotti, Nino Rota e Luciano Berio - e le loro interazioni con l'America dei loro tempi, così come la sua musica e i suoi musicisti. I loro soggiorni nel Nuovo Mondo – soggiorni che variavano nella durata da tour occasionali a molti decenni di residenza – non solo evidenziano la comprensione di un aspetto meno noto delle loro biografie, ma hanno anche forgiato l'immagine degli Stati Uniti in Italia. Hanno inoltre modellato il modo in cui l'italianità è stata percepita all'estero, alimentando al tempo stesso un'impollinazione incrociata vitale e biculturale nel campo della musica classica occidentale. (In lingua inglese)
43 min
09 Set 2023

"Zen in carne e ossa" (Ubiliber)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali di Federico Vizzaccaro. Regia di Francesco Mandica | "Zen in carne e ossa. 101 storie zen. La porta senza porta. Trovare il centro. 10 tori di Kakuan", a cura di Paul Reps e Nyogen Senzaki, trad. di Anna Giulia Bifani (Ubiliber) | "Zen in carne e ossa" è un paradosso. Può un solo libro raccontare l'essenza di un'entità complessa e inafferrabile come quella del Buddhismo zen? A quanto pare, nella seconda metà del Novecento, in quegli anni di estrema ricerca interiore di un senso, è andato alle stampe un libello che avrebbe segnato l'immaginario collettivo delle generazioni a venire, al pari di Siddharta. Lo scrittore di "Haiku" e appassionato conoscitore di spiritualità orientale Paul Reps ha messo insieme questa fortunatissima raccolta, ora un classico, di testi zen brevissimi ma dalla portata incalcolabile. Stiamo parlando delle 101 storie zen, della porta senza porta, dei 10 tori di Kakuan e di trovare il centro, opere di un passato lontano e misterioso, che hanno viaggiato nel tempo e nello spazio e che hanno contribuito a modellare l'idea che si è sedimentata in occidente. Tutt'oggi chiunque abbia una vaga idea di che cosa sia il Buddhismo zen, molto probabilmente penserebbe al mondo sospeso e surreale che si intravede in queste fulminee e penetranti narrazioni, linfa vitale per maestri, praticanti e curiosi. Ecco, questo è il titolo perfetto per chi volesse addentrarsi in questo corpo di insegnamenti solido ed evanescente al tempo stesso.
64 min
04 Set 2023

Il gran teatro della luce. Tra Tiziano e Renoir (Musei civici Gian Giacomo Galletti, Domodossola)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Il gran teatro della luce. Tra Tiziano e Renoir (Domodossola, Musei civici Gian Giacomo Galletti, dal 21 luglio 2023 al 7 gennaio 2024) | Il gran teatro della luce è il titolo della nuova mostra dei Musei civici "Gian Giacomo Galletti" in Palazzo San Francesco a Domodossola, curata da Antonio D'Amico e Federico Troletti, con il patrocinio della Regione Piemonte e realizzata dal Comune di Domodossola insieme alla rinnovata collaborazione con la Fondazione Angela Paola Ruminelli e il Museo Bagatti Valsecchi di Milano. La luce è la protagonista indiscussa di questa esposizione, ricercata e analizzata nelle diverse declinazioni che nei secoli gli artisti, tra l'Italia e le Fiandre e tra il Seicento e il Novecento, hanno immortalato sulla tela: una luce che è anche testimone dello scorrere del tempo e che viene indagata nella sua portata tecnologica, viaggiando tra rappresentazioni di paesaggi e visioni a lume di candela fino ad arrivare alla luce elettrica, l'artificio luminoso che proprio nella Val d'Ossola trova la sua consacrazione in quanto territorio ideale per la costruzione delle centrali idroelettriche. Sono quarantacinque le opere in mostra, di cui 13 sono un eccezionale prestito di Banco BPM, che si snodano all'interno delle navate di Palazzo San Francesco in un allestimento pensato e realizzato dall'architetto e light designer Matteo Fiorini di Studio Lys; un innovativo percorso luminoso che utilizza anche i materiali dell'Ossola, come la pietra di serizzo, e che accompagna il visitatore in una 'meditazione' guidata per gli occhi e per la mente, consentendogli di immergersi in una quinta scenica dove la luce fa da padrona.
43 min
03 Set 2023

Felice Todde, "Chopin, L'opera italiana e i cantanti" (Zecchini)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | Felice Todde, "Chopin, L'opera italiana e i cantanti" (Zecchini) | Il primo incontro di Chopin con una diva della lirica avvenne quando egli aveva dieci anni, dopo una delle prime sue esibizioni in pubblico, quando un'entusiasta Angelica Catalani gli regalò un orologio d'oro con dedica. Il primo amore del musicista, Konstancjia Gładkowska, era un mezzosoprano del conservatorio di Varsavia. A Parigi egli fu ammiratore di Rubini e della Pasta. Fu amico di Nourrit, della Viardot García e di Jenny Lind. Delfina Potocka cantò al capezzale di Chopin morente e Pauline Viardot García alla sua messa funebre. Oltre alla musica popolare polacca, connaturata alla personalità di Chopin e pilastro importantissimo della sua ispirazione, l'opera lirica, in specie quella italiana, ebbe una rilevante influenza sulla sua produzione e sul suo stile. Naturalmente tali componenti venivano da lui metabolizzate, e contribuivano ad esaltare la sua originale e specifica creatività. La passione per l'opera fu costante lungo tutta la vita di Chopin, insieme con la conoscenza e l'amicizia di vari cantanti lirici. Egli consigliava inoltre ai suoi allievi di frequentare l'opera italiana per riuscire a far "cantare" il pianoforte. Gl'influssi italiani sulla produzione di Chopin sono stati segnalati da varie parti, a incominciare da Schumann, da Liszt e poi da Ravel, per giungere agli studi più recenti. A questo proposito si è fatto spesso, forse troppo, il nome di Bellini, sottovalutando il peso di Rossini. Inoltre, alle spalle sia di Chopin che di Bellini c'è l'opera italiana in generale. Questo libro passa in rassegna i rapporti che Chopin ebbe con i cantanti del suo tempo e tratta dell'influenza che l'opera italiana ebbe su elementi del suo stile compositivo ed esecutivo e della sua didattica, delineando una sorta di sua biografia lungo il filone dell'opera e del canto.
73 min
31 Ago 2023

Julia Kristeva, "Il demone di Dostoevskij" (Donzelli Editore)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Filippo Travaglio | Julia Kristeva, "Il demone di Dostoevskij. Il sesso, la morte e il linguaggio", trad. di David Scaffei (Donzelli Editore) | La coscienza europea è posseduta dalla presenza di Fëdor Dostoevskij, genio tormentato e profetico: le sue parole hanno avuto un rilievo cruciale per filosofi e scrittori come Nietzsche, Proust e Kafka, ma anche per registi come Visconti, Bresson e Kurosawa, per citarne solo alcuni. Il «contorto scrittore russo», come lo definiva Freud in una lettera, è intrinsecamente legato al mondo da cui proviene, ma è anche il più europeo degli scrittori, se è vero, come diceva Joyce, che a Dostoevskij dobbiamo la creazione della prosa contemporanea, da lui portata a un'intensità impareggiabile. «Ovunque e in ogni cosa ho vissuto fino al limite estremo, e ho passato la mia vita a superarlo», scriveva Dostoevskij all'amico poeta Anton Majkov nel 1867. E il limite l'ha davvero oltrepassato, rinnovando ogni volta la scommessa sulla potenza della parola e sfidando il nichilismo e il suo doppio, l'integralismo, attraverso la gioiosa esplosione polifonica del linguaggio. «Se priviamo gli uomini dell'infinitamente grande», scriveva Dostoevskij, «non vorranno più vivere, moriranno di disperazione. L'illimitato e l'infinito sono così indispensabili all'uomo come il piccolo pianeta su cui abita». Lettrice d'eccezione di Dostoevskij, Julia Kristeva ne svela in questo densissimo libro la sorprendente attualità. I personaggi parossistici e autodistruttori che popolano le sue opere, fra mostri patetici e insetti insignificanti, presentano già la matrice carceraria dell'universo totalitario, che si rivelerà nella Shoah, o nel Gulag, e che oggi viviamo nel controllo operato dall'onnipresenza della tecnica.
43 min
30 Ago 2023

Geoff Dyer, "Gli ultimi giorni di Roger Federer e altri finali illustri" (il Saggiatore)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Giulia Nucci | Geoff Dyer, "Gli ultimi giorni di Roger Federer e altri finali illustri", trad. di Katia Bagnoli (il Saggiatore) | Quando un artista invecchia, cosa succede alla sua creatività? Matura o marcisce? Raggiunge una nuova serenità o soccombe al tormento della morte? Quando il corpo e la mente cedono il passo alla vecchiaia, come può un atleta continuare a essere il più grande di tutti? Geoff Dyer contrappone il suo incontro con la tarda età agli ultimi traguardi nella carriera di scrittori, pittori, calciatori, musicisti e stelle del tennis che hanno segnato in diversi modi la sua esistenza. Partendo da The End, ultima traccia del primo album dei Doors, passando per l'esaurimento di Nietzsche a Torino, la riscrittura improvvisata di Bob Dylan delle sue vecchie canzoni e i dipinti di luce astratta di un ultimo Turner, Dyer mette sul tavolo le intensificazioni e i mutamenti della percezione che si verificano quando la fine si avvicina. La preoccupazione di come sfruttare al meglio il tempo che rimane, il pensionamento, il mal di schiena e i rimpianti si mischiano a un senso nuovo di vivere la bellezza e alla consapevolezza che l'arte, intesa anche come un rovescio ben piazzato, sia l'unico modo che abbiamo di sopravvivere allo scorrere del tempo. Dyer sfida la procrastinazione e la digressione in un racconto che, nonostante il buio della fine che incombe, è un luminoso canto di gioia.
43 min
28 Ago 2023

Matisse. Metamorfosi (MAN, Nuoro)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Matisse. Metamorfosi (Nuoro, MAN, dal 14 luglio al 12 novembre) | Henri Matisse è uno dei più grandi artisti del Novecento, ma di lui, paradossalmente, è ancora trascurata una parte importante di produzione. La figura di Matisse scultore non è, infatti, conosciuta nelle pieghe più sottili della sua ricerca. Sebbene la pittura sia sempre rimasta la sua modalità espressiva principale, il "suo" linguaggio e la forma di indagine del visibile cui si dedicò per tutta la vita, Matisse condusse in contemporanea una riflessione sulla scultura (e altresì sull'incisione) che fa di lui uno degli artisti più completi del secolo scorso. La sua versatilità ha esplorato varie tecniche simultaneamente, con curiosità e acuta sperimentazione. Sullo sfondo di questa intelligenza poliedrica, l'opera scultorea di Matisse rivela una vita parallela rispetto a quella del colorista, una doppia anima votata alla materia, al volume, allo spazio, che merita di essere posta in relazione – in quanto a processi e traguardi – con quella di altri grandi scultori del XX secolo, eredi della lezione di Auguste Rodin e divenuti geni dell'avanguardia. Da Brancusi a Giacometti, da Boccioni a Wotruba. Per la prima volta in Italia, il Museo MAN dedica una mostra alla scultura di Henri Matisse. Il progetto espositivo, a cura di Chiara Gatti, rilegge e adatta agli spazi del museo sardo, il concept inedito e complesso della mostra Matisse Métamorphoses organizzata nel 2019 dalla Kunsthaus di Zurigo e dal Museo Matisse di Nizza. Un progetto destinato a ripensare Matisse, a riconsiderare il ruolo della sua opera nel panorama dell'arte della prima metà del XX secolo, alla luce di una più ampia ricerca estetica che vede proprio nella scultura il veicolo per nuove e rivoluzionarie soluzioni formali. In questo affondo necessario, emerge come sia stata in particolare la figura umana il tema principe della sua tensione verso la sintesi. Dall'indagine sul corpo, la postura, il gesto o la fisionomia, Matisse ha sviluppato un percorso di riduzione geometrica dell'immagine che lo ha portato verso un'astrazione ai limiti del radicale.
44 min
26 Ago 2023

Felice Liperi, "Faccette nere. Inni e canzoni all'origine del razzismo italiano" (Manifestolibri)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Felice Liperi, "Faccette nere. Inni e canzoni all'origine del razzismo italiano" (Manifestolibri) | Il libro di Felice Liperi ha un titolo esplicito ma in parte fuorviante: sembra una ricerca sull'immaginario canoro-sonoro razzista delineatosi in Italia prima e durante il regime fascista. Questo è il tema, in realtà, della prima metà del testo che, invece, parte dall'attualità e si dedica ad indagare il periodo, nella seconda sezione, dal dopoguerra post-1945 fino al festival di Sanremo 2021, vinto da Mahmood. Liperi, nella «Premessa», elenca cinque episodi di razzismo svoltisi tra il 2020 e il '22, per poi chiarire che «questo scritto si propone di andare indietro nelle viscere della nostra storia nazionale per raccontare come anche la canzone sia stata uno strumento di consenso per l'imperialismo cialtrone e sanguinario dell'Italia sabauda e fascista». Non basta, come accennato, perché la canzone è riaffiorata poi «nel secondo dopoguerra attraverso melodie non strumentali al potere e spesso orientate solo al banale intrattenimento. Messaggi molto popolari e amati anche quando cantavano con una descrizione ridicolizzante il corpo dell'altro o i suoi modi di esprimersi per arrivare perfino a riguardare anche una canzone nata da un'origine liberatoria, rivoluzionaria persino, il rap, che però è stata capace di esprimere i sentimenti più ostili e violenti»
65 min
21 Ago 2023

Mosco Carner, "Alban Berg" (Manzoni)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Mosco Carner, "Alban Berg", trad. di Ettore Napoli (Manzoni) | Nel 1975 Mosco Carner (Mosco Cohen) pubblica "Alban Berg. The man and the work" che si afferma subito come una delle più esaustive sull'autore di Wozzeck e dell'incompiuta Lulu. Nel 1983 esce una seconda edizione nella quale Carner si sofferma su quel terzo Atto finalmente portato termine con l'analiticità musicologica e il respiro culturale che gli sono propri, come la sua precedente e ancora insuperata biografia su Puccini testimonia (una terza edizione, 1992, è ancora inedita in Italia). Carner si muove alla ricerca di un nesso musicalmente documentato, ma mai meccanico, tra l'uomo e l'artista: il suo scopo primario è di porre in equilibrio il piano biografico–esistenziale e quello creativo–espressivo, due piani diversi di un'unica realtà: quella di un artista che affida alla musica la propria concezione della vita e dell'arte. Anche nella seconda parte, dove le composizioni sono affrontate singolarmente per genesi e prassi compositiva, Carner riesce sempre a mantenere un filo diretto con il lettore con quello stile colloquiale e dotto insieme proprio della migliore saggistica anglosassone. Il lettore trova così viva partecipazione alle vicende umane e artistiche di una delle figure più luminose della storia della musica del Novecento per il quale Carner, ha attinto notizie direttamente da chi l'ha frequentato.
43 min
19 Ago 2023

Kirsty Bell, "Le correnti sotterranee. Una storia di Berlino" (EDT)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Kirsty Bell, "Le correnti sotterranee. Una storia di Berlino", trad. di Anna Lovisolo (EDT) | Quando, una decina di anni fa, Kirsty Bell si trasferisce nella nuova casa sul Landwehrkanal, a Berlino, sente che qualcosa sta cambiando nella sua vita. Il suo matrimonio e a pezzi, e il vecchio e affascinante appartamento sembra volerglielo ricordare in mille modi: allagamenti, problemi idraulici, sensazioni negative. È come se l'acqua del canale su cui si affaccia volesse entrare nella sua casa, e con essa la sua storia, le molte vite e le tragedie di cui è stato il muto testimone. Kirsty Bell si accorge della porosità delle nostre esistenze, dello scambio continuo di energie che viviamo con gli spazi che abitiamo e i diversi strati del tempo. Decide di cominciare una ricerca sul passato dei luoghi che la circondano che la porta a scoprire le molte correnti sotterranee che hanno attraversato la storia di Berlino. Ne nasce un libro che percorre in ogni direzione la storia e la geografia della città, unendo vicende e luoghi distanti. Racconta i diversi quartieri della città nelle loro fasi storiche, dalla monarchia prussiana alla repubblica di Weimar, alle spaventose tragedie del nazismo, della Shoah e della guerra, fino alla città divisa, alla riunificazione e alla gentrificazione. Un memoir, uno splendido libro di viaggio, un saggio storico avvincente e un intimo messaggio d'amore per questa straordinaria città e la sua tragica, affascinante storia.
64 min
16 Ago 2023

I volti della Sapienza (Castello del Buonconsiglio, Trento)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Giorgia Franceschi | I volti della Sapienza. Dosso e Battista Dossi nella biblioteca di Bernardo Cles (Trento, Castello del Buonconsiglio, dal 1° luglio al 22 ottobre) mostra a cura di Laura Dal Prà e Vincenzo Farinella | Tra la fine del 1531 e i primi mesi del 1532 Dosso Dossi con l'aiuto del fratello Battista è impegnato nella decorazione della biblioteca del principe vescovo Bernardo Cles nel Magno Palazzo del Castello del Buonconsiglio di Trento. Per la sala che doveva ospitare la preziosa e ricca collezione di libri antichi del cardinale trentino il Dosso pensa ad una decorazione imponente. Sulle pareti realizza affreschi (in gran parte perduti) mentre per i cassettoni del soffitto dipinge una serie di diciotto dipinti su tavola di abete rosso raffiguranti saggi, filosofi e oratori dell'antichità. Un ambiente meraviglioso che Mattioli, medico di corte, paragona nel poema che pubblica nel 1539 sul Magno Palazzo, alla Sistina di Michelangelo e alla loggia di Psiche di Raffaello a villa Chigi, oggi villa Farnesina. Saranno proprio le tavole restaurate e le immagini dei sapienti, filosofi e saggi, a partire dall'arte antica, il filo conduttore della mostra inaugurata il 30 giugno al Castello del Buonconsiglio di Trento intitolata "I volti della sapienza. Dosso e Battista Dossi nella Biblioteca di Bernardo Cles. Numerose le vicissitudini che hanno interessato queste opere. Nel marzo del 1813 le diciotto tavole, dopo essere state tolte dal soffitto della Libreria clesiana, vennero portate, per volere del prefetto dell'Altoadige Filippo Dalfiume, nell'Imperial Regio Ginnasio Liceo di Trento (oggi il Liceo Prati). Nel 1922 il soprintendente Giuseppe Gerola le fece riportare in castello ma ne trovò solo dodici, sei andarono perdute tra il 1813 ed il 1896. Il restauro si concluderà a maggio e porterà all'antico splendore questo magnifico ciclo pittorico condotto dalla ditta di restauro Enrica Vinante. La mostra vedrà esposte un centinaio di opere tra sculture, stampe, volumi e dipinti come il celebre quadro raffigurante Eraclito e Democrito di Donato Bramante proveniente dalla Pinacoteca di Brera, i busti in marmo di Omero e Cicerone concessi in prestito dai Musei Capitolini di Roma e dagli Uffizi, le due magnifiche tele del Dosso provenienti dal museo canadese Agnes Etherington Art Centre e dal museo americano Chrysler e ancora opere del Moretto, Salvator Rosa, Andrea Pozzo, Mattia Preti, Luca Giordano, Vincenzo Grandi, Albrecht Duerer e Josè de Ribera. Le tavole saranno quindi messe a confronto da una parte con dipinti aventi lo stesso soggetto ma realizzati da altri pittori, dall'altra con opere di Dosso Dossi e di Battista eseguite poco prima o poco dopo gli anni di attività a Trento questo per mettere a fuoco il problema della collaborazione dei due fratelli. Infine, anche in collegamento ideale con l'identità dei Sapienti dosseschi, il percorso si svilupperà a partire da una preziosa serie di busti raffiguranti filosofi e scienziati del mondo antico per poi comprendere capolavori del tardo Cinquecento e del Seicento quando le immagini dei più illustri sapienti organizzate in veri e propri cicli conosceranno un grande successo. Fama che darà vita ad un vero e proprio fortunatissimo genere iconografico, arricchendo raccolte e collezioni private e assecondando la cultura erudita dei committenti del tempo.
43 min
15 Ago 2023

Giuseppe Barbera, "Agrumi. Una storia del mondo" (il Saggiatore)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Giuseppe Barbera, "Agrumi. Una storia del mondo" (il Saggiatore) | Esistono dei frutti che hanno cambiato la storia del mondo: sono al centro di miti greci, pagine bibliche e leggende orientali; sono diventati la cura per debellare epidemie secolari; hanno condizionato lo sguardo di scrittori e poeti di tutti i tempi; su di essi sono stati edificati imperi economici internazionali. Questi frutti sono gli agrumi: limoni, arance, cedri, mandarini, e tutte le loro bizzarrie. Il loro primo nome, «esperidi», richiama le ninfe che insieme al drago Ladone custodivano i pomi d'oro del giardino di Zeus: i frutti più preziosi della terra, i più difficili da raccogliere. In Oriente, la loro rarità aveva fatto sì che in Cina nel III a.C. esistesse un ministero degli Agrumi, che aveva il compito di procurare e inviare le arance alla corte dell'imperatore. I viaggi di questi frutti non si sono mai arrestati: per secoli hanno solcato gli oceani sulle navi mercantili di tutti i paesi. Sono stati addirittura il rimedio per un male che da secoli flagellava il mondo, lo scorbuto: James Lind nel XVIII riuscì a trovare la cura proprio grazie al semplice succo di limone. Giuseppe Barbera ricostruisce una storia del mondo inedita, in cui le vicende umane girano attorno a un cedro o a un limone. Raccontare quest'avventura lunga venti milioni di anni non significa, però, sottolineare soltanto l'importanza degli agrumi nella cultura e nei giardini dei popoli più diversi. Vuol dire affermare ancora una volta che nello studio e nella cura del paesaggio, dei suoi frutti e della sua bellezza, si trova l'insegnamento più prezioso che possiamo ricevere per immaginare il nostro futuro.
43 min
12 Ago 2023

Joris-Karl Huysmans e Georges Bordonove. Due libri su Gilles De Rais (Aragno e Jouvence)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Joris-Karl Huysmans, "Gilles de Rais. La stregoneria nel Poitou", a cura. Di Giovanni Balducci e Giuseppe Balducci (Aragno) || Georges Bordonove, "Requiem per Gilles de Rais. La vera storia di Barbablù", trad. di Maria Vasta Dazzi (Jouvence) | In quella pietra miliare della letteratura comparata che è La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Mario Praz accenna in più occasioni alla controversa figura di Gilles de Rais - il celebre pluriomicida noto come Barbablù, già compagno d'armi di Giovanna d'Arco -, ora in rapporto al marchese de Sade, ora al personaggio della diabolique Hyacinthe di Là-bas di J.-K. Huysmans. E proprio in Là-bas, in cui si esplorano «le province più tenebrose e remote del satanismo e del sadismo, [...] le messe nere moderne che rinnovano i fasti del sabba», Huysmans abbozza il ritratto - poi rivisitato in altra sede, nel 1897, e qui offerto al lettore in traduzione - di quello che Praz definisce non a torto il «satanico contemporaneo di Giovanna d'Arco»: Gilles de Rais. || Il 26 ottobre 1440 viene giustiziato tramite impiccagione Gilles de Rais, uno dei primi serial killer di cui si abbia notizia nei documenti storici. Nobile francese, compagno d'armi di Giovanna d'Arco, avrebbe trovato il suo posto nella storia quale eroe se soltanto non si fosse scoperto che negli anni decine di bambini erano stati sequestrati e portati nei suoi castelli, dove venivano torturati e uccisi. In bilico tra una fervente devozione mistica e atti innominabili, Gilles de Rais era dedito a macabre orge, riti di stregoneria e crimini abominevoli. In questo libro, Bordonove, attraverso l'analisi dei documenti e degli atti processuali conservati nell'archivio di Nantes, dipinge un ritratto particolareggiato del barone, ricostruendo la tenebrosa vicenda che l'ha visto protagonista.
65 min
11 Ago 2023

Oretta Bongarzoni, "Pranzi d'autore. Le ricette della grande letteratura" (minimum fax)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Oretta Bongarzoni, "Pranzi d'autore. Le ricette della grande letteratura", illustrazioni di Agnese Pagliarini, postfazione di Davide Orecchio (minimum fax) | Soltanto i libri che «trattano di cucina sono, da un punto di vista morale, al di sopra di ogni sospetto... Lo scopo di un libro di cucina è unico e inequivocabile. Non è concepibile che abbia scopo diverso da quello di accrescere la felicità del genere umano». Così scriveva Joseph Conrad. Ma la cucina, come parte integrante della vita e della cultura di ogni individuo e di ogni gruppo sociale, si è spesso ricavata un proprio spazio anche all'interno della grande letteratura: chi non ricorda il timballo di maccheroni del Gattopardo, o le quaglie in crosta del Pranzo di Babette? Guidata dalla curiosità e dalla frequentazione quotidiana con i grandi classici della letteratura, Oretta Bongarzoni ha costruito un elenco di ricette godibile e pieno di notazioni, che prende le mosse da una convinzione profonda: «A seconda dei casi e degli autori, la presenza del cibo nei libri è una forma del tempo e dello spazio, un piacere sostitutivo o complementare del piacere amoroso, un ricordo, un'allusione, un gesto dimostrativo; una delle tante funzioni del ritmo narrativo. Oppure: un dettaglio di vita quotidiana come tanti altri, un codice sociale, un segno (bello o brutto) del carattere dei personaggi, una dedizione, un'impazienza, una libertà, una banalità».
43 min
10 Ago 2023

Letizia Battaglia, sono io (Palazzo Ducale, Genova)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Luigi Iavarone | Letizia Battaglia, sono io (Genova, Palazzo Ducale, dal 29 aprile al 1° novembre) a cura di Paolo Falcone. La mostra è realizzata da Civita Mostre e Musei, in collaborazione con l'Archivio Letizia Battaglia, Fondazione Falcone per le Arti e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura | Con oltre 100 fotografie di grande formato, esposte nelle sale del Sottoporticato del Palazzo Ducale la mostra attraversa l'intera vita professionale della fotografa siciliana e si sviluppa lungo un articolato percorso narrativo suddiviso in 4 sezioni, con immagini in bianco e nero e una serie di foto a colori di grande formato del suo ultimo lavoro, oltre a documenti video, parte della sua produzione editoriale e materiali inediti. Il percorso espositivo si focalizza sugli argomenti che hanno costruito la cifra espressiva più caratteristica dell'artista, portandola a sviluppare una profonda e continua critica sociale, evitando i luoghi comuni e mettendo in discussione i presupposti visivi della cultura contemporanea. Ne scaturisce un vero ritratto, quello di un'intellettuale controcorrente, ma anche una fotografa poetica e politica, una donna che si interessava di ciò che la circondava e di quello che, lontano da lei, la incuriosiva. "Un'esposizione antologica che mette in risalto i diversi aspetti dell'opera di Letizia Battaglia dove si mantiene la tradizione di rompere gli schemi, cancellare i temi, ignorare le cronologie e costruire un'opera polifonica, la più rappresentativa possibile, in grado di offrire una visione unitaria di un lavoro durato quasi cinque decenni. Fotografia e vita quotidiana confluiscono in un unico percorso che mette in luce la straordinaria sensibilità visiva, il coraggio di essere a "distanza di un cazzotto o di una carezza" per conquistare l'immagine, spesso ottenuta in contesti estremi ma sempre piena di dignità", afferma il curatore di mostra Paolo Falcone. Accompagna la mostra un catalogo curato da Paolo Falcone e con i testi di Roberto Andò e Giosuè Calaciura edito da Contrasto Editore.
43 min
09 Ago 2023

Ludwig van Beethoven, "Il testamento di Heiligenstadt e Quaderni di conversazione" (Einaudi)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Ludwig van Beethoven, "Il testamento di Heiligenstadt e Quaderni di conversazione", trad. e commenti di Sandro Cappelletto (Einaudi) | «L'arte, soltanto lei mi ha trattenuto». I famosi Quaderni presentati per la prima volta in versione italiana nell'intero arco della loro durata. Le parole e la sofferenza che ci portano accanto a Beethoven. Trentenne, Beethoven intuisce che la sua sordità sarà per sempre. In un momento di disperazione scrive una lettera che non spedirà mai, il Testamento di Heiligenstadt. È un lucido esercizio di autoanalisi, che gli permette di superare le pulsioni autodistruttive: «L'arte, soltanto lei mi ha trattenuto». Negli ultimi dieci anni di vita, il solo modo per comunicare con lui è scrivere ogni cosa su taccuini dai quali mai si separa. Ne rimangono 139, sono i Quaderni di conversazione, il materiale biografico più intimo grazie al quale possiamo condividere la quotidianità, il lavoro creativo, la nascita della Nona Sinfonia e degli ultimi capolavori, la lunga rabbiosa vicenda giudiziaria che lo contrappone alla vedova di suo fratello per ottenere la tutela dell'unico nipote, le sofferenze provocate dall'infermità. Attorno a lui, e alla cerchia ristretta degli amici, nell'Europa uscita dalle guerre napoleoniche si rafforzano i regimi della Restaurazione, si incendiano i primi moti rivoluzionari. Sottratti al controllo della censura, i Quaderni, presentati per la prima volta in versione italiana e nell'intero arco della loro durata, rappresentano una testimonianza insostituibile.
43 min
03 Ago 2023

Roberto Masotti, "Franco Battiato. Nucleus, testi di C. M. Cella, S. Lelli e L. Scarlini (Seipersei)

Con Anna Menichetti. Regia e scelte musicali di Ennio Speranza | "Franco Battiato. Nucleus, testi di Carlo Maria Cella, Silvia Lelli e Luca Scarlini" (ed. Seipersei) | Terzo volume dedicato a musicisti-compositori che Masotti ha raccolto per e con Seipersei edizioni dopo quelli dedicati a Keith Jarrett e a John Cage. Quello su Battiato mostra un panorama di fotografie che inizia dal 1973 con un servizio realizzato a Bologna in studio e in esterni commissionato dall'etichetta Bla Bla di Pino Massara. Poi, varie sessioni realizzate nello studio milanese del fotografo, in sala incisione, a casa dell'artista, in concerto o particolari performance seguite da Masotti lungo gli anni Settanta e inizio Ottanta fino ad arrivare ai concerti nei palasport seguiti al successo de La Voce del Padrone e Patriots che riportano inserite nelle rispettive copertine fotografie frutto dei lavori citati. La pubblicazione sulle copertine dei dischi avviene a partire da Sulle corde di Aries, prosegue con Clic e con i dischi sperimentali per Ricordi, poi su quelli della svolta "pop" di successo per EMI per continuare con le antologie più recenti per Universal-Sony. Sono molte le occasioni in cui Masotti ha autorizzato fotografie di Battiato come copertine di libri o pubblicato servizi su riviste. Qui Masotti vuole concentrarsi su un nucleo, da qui il titolo, attraverso un focus sul lavoro e sullo sguardo fotografico per come si è sviluppato nel tempo e per come ha costruito una personale visione sul personaggio. Un tempo veramente lungo che ha consentito di costruire un ritratto particolare e in profondità di Franco Battiato.
43 min
29 Lug 2023

Matt Whyman, "L'insospettabile genialità del maiale" (HarperCollins Italia)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Matt Whyman, "L'insospettabile genialità del maiale. Storia di un'amicizia fuori dal comune" (HarperCollins Italia) | Un racconto emozionante sul rapporto tra l'uomo e gli animali, su quanto possiamo imparare dalla natura che ci circonda e sull'importanza dell'ascolto. Sempre. Nell'immaginario comune il cane è fedele e amichevole, il gatto elegante e indipendente e il maiale è sporco e pigro… Ma non c'è niente di più sbagliato rispetto a quest'ultimo: il maiale, infatti, è un animale intelligente, creativo, socievole e molto pulito. Per esempio, sa elaborare delle strategie sorprendentemente sofisticate per raggiungere del cibo, è testardo e determinato all'inverosimile, e tende a mantenere pulita l'area in cui mangia e dorme. Matt Whyman non avrebbe mai immaginato di scoprire tutte queste cose e diventare un esperto di suinicoltura. Un giorno, però, si è ritrovato nel giardino di casa Butch e Roxi, due maialini nani acquistati dalla moglie per tenere le volpi alla larga dal pollaio. In breve tempo i nuovi arrivati hanno superato la dimensione "nana" e raggiunto delle proporzioni inaspettate, richiedendo a Whyman e alla sua famiglia sempre più cure: hanno preso il controllo del giardino, trasformandolo in una specie di terreno di guerra, e sfondato diverse volte la recinzione per rincorrere delle ghiande o fagocitare mele cadute dagli alberi. Giorno dopo giorno i maiali si sono rivelati pasticcioni e iperattivi, ma allo stesso tempo tenaci, interessanti e di grande compagnia. Insieme a loro l'autore ha vissuto molte avventure e disavventure, che ha deciso di raccontare in questo libro. E, spinto da un'instancabile curiosità, ha inoltre indagato la storia e i segreti della specie suina, integrando il resoconto della sua esperienza personale con le illuminanti considerazioni di Michael Mendl, professore di Etologia presso l'università di Bristol, e di Wendy Scudamore, allevatrice con una fattoria nel Gloucestershire. Winston Churchill una volta disse che quando guardi un maiale, lui ti osserva da pari a pari. Probabilmente aveva ragione perché, guardando a fondo negli occhi di Butch e Roxi, Whyman ha avuto come l'impressione di specchiarsi. E ha anche imparato qualcosa di nuovo soprattutto sugli esseri umani.
71 min
27 Lug 2023

Peter Sloterdijk, "Grigio" (Marsilio)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Federico Vizzaccaro. Regia di Luigi Iavarone | Peter Sloterdijk, "Grigio. Il colore della contemporaneità", trad. di Gianluca Bonaiuti (Marsilio) | Traccia luminosa di molte situazioni quotidiane, il grigio è il simbolo di una sana indifferenza che esorta a deporre le armi della lotta continua, a scegliere una «medietà attiva, al servizio di un evento più grande». Seguendo il filo di questo «non colore» dalla Genesi alla fotografia, dai fenomeni atmosferici alle avanguardie di Piero Manzoni e Marcel Duchamp, Peter Sloterdijk, autore di opere controverse e divisive, ripercorre la storia dell'umanità alla luce dei significati allegorici di questa tinta fluida e ambigua. Si afferma così una nuova teoria estetica e filosofica del compromesso fra chiaro e scuro, che abbraccia letteratura, arte, religione e politica, dal mito platonico della caverna, dove i prigionieri non vedono altro che le ombre grigie delle cose, a Hegel, secondo il quale la filosofia dipinge il suo grigio su grigio. Da Heidegger, convinto che sia la tonalità emotiva quotidiana del nostro essere-nel-mondo, a Nietzsche, che celebra il grigio argenteo come la chiave del passaggio tra umano e oltreumano, tra idilliaco e terrificante. Dal Purgatorio dantesco ai corridoi kafkiani, da Cézanne, per il quale non è un pittore chi non ha dipinto il grigio, a Andy Warhol, il pioniere dell'indifferenziazione. Dal tramonto del rosso del Terrore giacobino, della Rivoluzione d'ottobre, del nazifascismo e delle dittature del proletariato alle «eminenze grigie» della Ddr e al grigiore dell'era di Angela Merkel. «Una volta risvegliata dalla latenza, la parola "grigio" perseguita il pensiero del sé e del mondo fino alle cose ultime e meglio nascoste. Non c'è essere umano che non sia immerso nel crepuscolo della propria situazione, circondato dagli altri, i pochi vicini e gli innumerevoli lontani, ciascuno nel proprio campo.»
43 min
24 Lug 2023

"Mario Dondero. La libertà e l'impegno", mostra a cura di Raffaella Perna (Silvana editoriale)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Dal 21 giugno al 6 settembre 2023 apre la mostra Mario Dondero. La libertà e l'impegno: promossa da Comune di Milano – Cultura, e prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale in collaborazione con l'archivio Mario Dondero, la mostra è curata da Raffaella Perna ed è allestita nell'Appartamento dei Principi. Un'ampia retrospettiva del lavoro fotografico di Mario Dondero (Milano, 1928 - Petritoli, 2015), viene esposta per la prima volta a Milano: Mario Dondero è uno dei protagonisti della fotografia italiana della seconda metà del Novecento e fotoreporter di spicco nel panorama internazionale. Insieme a molte tra le fotografie più iconiche, in mostra vengono presentati diversi scatti inediti come alcuni ritratti di Pier Paolo Pasolini e Laura Betti. La mostra a Palazzo Reale vuole restituire il lungo percorso di Dondero attraverso un racconto che segue un duplice criterio, cronologico e tematico insieme. Il display espositivo delle dieci sale dell'Appartamento dei Principi è concepito come una narrazione che si snoda lungo altrettante tappe, ciascuna pensata come una micro-mostra: dalle fotografie dei primi viaggi in Portogallo negli anni Cinquanta, sino agli scatti realizzati a Kabul negli anni Duemila. Sponsor tecnico sarà Leica Camera Italia, Main sponsor Autoguidovie, oltre agli sponsor Veuve Clicquot Ponsardin, Gatti Pavesi Bianchi Ludovici e Castello6. La mostra è corredata da un catalogo pubblicato da Silvana Editoriale, curato dalla stessa Raffaella Perna.
43 min
23 Lug 2023

Piero Rattalino, "La testa del serpente" (Zecchini Editore)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Piero Rattalino, "La testa del serpente ossia Manualetto del pianista per passione", prefazione di Luca Chiantore (Zecchini Editore) | La musica dal vivo – quella che chiamiamo classica usando un po' a sproposito un termine che è diventato fin troppo polivalente – si trova oggi nella condizione di un piccolo esercito che, rifugiatosi in una città-fortezza, resiste all'assedio di due potenti nemici, l'Esercito della Rete e l'Esercito dell'Intelligenza Artificiale. La città resiste eroicamente, ma sa che nessuno arriverà a soccorrerla e constata invece che i viveri cominciano a scarseggiare, che l'acqua è stata razionata, che le munizioni si vanno esaurendo. Gli assediati capiscono allora di dover preparare il piano di una sortita da "o la va o la spacca", una sortita che miri a rompere l'assedio, a riprendere l'iniziativa e a concludere la guerra con un compromesso soddisfacente e onorevole per tutti. Usciranno perciò dalla città non come combattenti ma come messaggeri di pace, armati di rose e garofani, non di spade e lance. Usciamo di metafora. Questo libro parte dalla premessa che la musica dal vivo non è stata in grado di contrastare la concorrenza della rete e che oggi è insidiata da tre gravi problemi, interdipendenti: il reperimento di fondi, l'assottigliarsi delle presenze del pubblico, la limitata creatività della interpretazione, e quindi il limitato appeal del prodotto che viene messo sul mercato. L'interpretazione ha percorso durante il Novecento il cammino di una grandiosa utopia: applicarsi a scoprire e trasmettere al pubblico il pensiero del compositore, e quindi l'autenticità dell'opera. E ha conseguito risultati di assoluto valore. Ma quei risultati sono stati conservati nelle registrazioni e sono oggi disponibili in rete, e una parte del pubblico esistente si sta orientando in tal senso e, soprattutto, il numerosissimo pubblico potenziale che alla rete si è già rivolto non passa alla musica dal vivo. Il piano di pace consiste nello spostamento dalla realizzazione del pensiero alla realizzazione dell'emozione che squassò il compositore mentre creava la musica, mentre cioè cascava in quello stato di divina follia che, come ci insegnò Platone, è l'arte. La sortita viene proposta ai pianisti per passione, professionisti e dilettanti, che si sentono impegnati a operare non in una terra di fede condivisa ma in una terra di missione.
73 min
21 Lug 2023

Emilienne Malfatto, "Il lamento delle tigri" (Sellerio)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Federico Vizzaccaro. Regia di Francesco Mandica | Emilienne Malfatto, "Il lamento delle tigri", trad. di Vincenzo Barca (Sellerio editore Palermo) | Sulle rive del grande fiume Tigri, nel sud dell'Iraq, una ragazza si accorge di essere incinta. La più grave delle colpe: ha fatto l'amore («il nostro unico rapporto», e nemmeno è stato bello) prima del matrimonio con il suo fidanzato, morto in guerra subito dopo. E adesso sa che deve morire, lo vuole la famiglia, la tradizione e il dominio maschile. «L'onore è più importante della vita. Da noi, è meglio una ragazza morta che una ragazza-madre». Non conta nemmeno, contro l'implacabilità della condanna, l'affetto che pure non manca dei fratelli, o la pietà di qualcuno di essi. Questa attesa della morte è descritta in prima persona dalla giovane «impura». E il suo racconto, che si intenerisce a rievocare un passato più felice, è anche una condanna della incomprensibile guerra portata da fuori, e delle inutili umiliazioni che i «biondi» occupanti sprezzanti impongono agli abitanti. Da coro le fanno i familiari tutti, dalla madre alla piccola sorellina, passando per il fratello che sarà l'assassino e per l'altro fratello «modernista». Costoro spiegano, ciascuno dalla propria posizione, le allucinanti e realistiche motivazioni di un'esecuzione femminicida. Scritto da una giovane autrice, questo è un libro di rabbia e di tristezza. Con l'incedere crescente di una tragedia antica, fa vivere il conflitto tra una persona umana autentica e la crudeltà inesorabile della tradizione dominante; ma è anche l'addio commovente di una ragazzina che vuole continuare a vivere ma non potrà per colpa di un regime secolare di sottomissione.
43 min
19 Lug 2023

Philippe-Alain Michaud, "Anime primitive" (Quodlibet)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Philippe-Alain Michaud, "Anime primitive. Figure di celluloide, di peluche e di carta" (Quodlibet) | Quindi è un libro di cinema? Non esattamente, o meglio, non soltanto, anche se tratta di immagini animate o di animazione. Parla piuttosto di disegno e di giochi, di trance, di sogno, di spettri, di unione e disgiunzione dell'anima e del corpo... Un libro di storia dell'arte, di antropologia, di filosofia? Non direi, anche se prendo a prestito concetti di queste discipline per raccontare una storia che in fondo è la storia di tutte le storie: quella della trasformazione del corpo in figura e della sua comparsa nella rappresentazione. Cerco le tracce di questo fenomeno nelle forme più disparate, dall'universo di Krazy Kat o di Little Nemo, al cinema burlesco o scientifico, dal tarantismo del Sud d'Italia alle mitologie indoamericane... E perché il titolo Anime primitive? Le anime primitive sono le anime separate, come lo sono le figure. Perché una figura appaia bisogna che un corpo scompaia: la figurabilità non è altro che il racconto di una separazione. È per questo che la questione della rappresentazione è così connessa al lutto e a sua volta il lutto ci rimanda sempre all'enigma della rappresentazione. «In L'anima primitiva, Lucien Lévy-Bruhl descrive i morti, o meglio i fantasmi, come degli esseri che somigliano ai vivi ma sono "incompleti e decaduti": al momento delle loro apparizioni hanno piuttosto l'aria di fantasmi o di ombre, anziché di esseri reali. Hanno un corpo simile al nostro, ma senza consistenza o spessore. Alla logica dell'essere si sostituisce quindi una logica dell'apparire: i ghosts sono figure persistenti che si caricano di un effetto di ritardo o di sospensione».
43 min
17 Lug 2023

Pistoletto. Infinity (Chiostro del Bramante, Roma)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Pistoletto. Infinity. L'arte contemporanea senza limiti (Roma, Chiostro del Bramante, dal 18 marzo al 15 ottobre), a cura di Danilo Eccher | Un percorso narrativo, un racconto, un'esperienza d'arte che attraverso le opere simbolo di Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) – dalle storiche alle più recenti, dal 1962 al 2023– accompagna in un viaggio dentro la poetica e i tanti mondi di uno dei maestri del contemporaneo. Un'infinità di modi di fare arte, un'infinità di modi di vedere, di cambiare prospettiva, di leggere la realtà. Al centro un unico artista ma nelle sue tante possibilità di essere, di trasformarsi, di raffigurare e rappresentarsi, di raccontare. Una mostra collettiva di un unico artista, secondo le parole del curatore. Le opere all'interno coprono pressoché l'intera carriera di Pistoletto, dagli anni Sessanta con i quadri specchianti, Metrocubo di Infinito, Venere degli Stracci, Orchestra di stracci, gli anni Settanta con L'Etrusco e la serie delle Porte Segno Arte insieme ad Autoritratto di Stelle fino a lavori più recenti. Negli anni Novanta i Libri, nel Duemila i quadri specchianti oltre ai progetti legati alla formula della creazione, Love Difference – Mar Mediterraneo, al Terzo Paradiso. Nel percorso, le quattro grandi installazioni site specific prodotte da DART – Chiostro del Bramante, completano il percorso riproponendo e attualizzando lavori particolarmente significativi, come Grande sfera di giornali (1966 – 2023), costruita all'interno della sala fino a occupare le dimensioni massime consentite dallo spazio; Labirinto (1969 – 2023) che costituisce una via sinuosa e indirizza verso le altre sale espositive alterando la percezione dell'architettura, l'annuncio programmatico Love Difference–neon (2005 – 2023), installazione luminosa composta da venti scritte al neon e presentata per la prima volta in occasione della Biennale di Venezia, dove l'artista ha ricevuto il Leone d'oro alla carriera, oltre a una versione del Terzo Paradiso, realizzata in polistirene e PVC colorato a vent'anni di distanza dalla prima ideazione nel 2003, che occupa gli spazi esterni. Il catalogo della mostra è edito da Silvana Editoriale.
43 min
16 Lug 2023

Ferruccio Tammaro, "Jean Sibelius" (LIM)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Ferruccio Tammaro, "Jean Sibelius" (LIM) | Sibelius ci ha lasciato un'eredità che ancora oggi interpella l'ascoltatore. Sovente confinato, a causa soprattutto di pur eccellenti lavori come Il cigno di Tuonela e Valse triste, in cineree atmosfere boreali, egli è stato in realtà, se si allarga la visuale a tutta la sua variegata produzione, un artista sempre animato da una chiara e forte tempra interiore che non è rimasta circoscritta all'ottimistico slancio «risorgimentale» vissuto allora dalla sua Finlandia, ma che si è sempre protesa a investire in senso morale 'l'uomo'. E nella vecchiaia, dopo aver visto la sua nazione diventare finalmente vera nazione indipendente, sempre in nome di questa limpidezza vitalistica egli decise di isolarsi progressivamente per non dover così respirare la maleolente caligine che stava allora avvelenando gran parte del continente europeo. Sibelius è riuscito a collocarsi come musicista nazionale senza ricorrere al dialetto dei canti e delle danze popolari di casa; nello stesso tempo è giunto a imporsi come figura internazionale grazie all'adozione di uno stile particolare che lo distanzia da qualunque linguaggio musicale omogeneizzato. Uno stile che, come ha ben notato Carl Dahlhaus, non può essere recepito solo come frutto di cascami tardoromantici. Sibelius del resto non si è mai adagiato nel cono d'ombra dei colleghi più famosi di lui ed è stato capace di creare lavori che brillano di luce propria e che risultano del tutto insensibili al fascino delle mode e alla pesca a strascico dei luoghi comuni. È l'esclusivo rapporto da lui instaurato con la natura, idealmente percorsa dal volo di quegli uccelli migratori nei quali egli sentiva racchiusa una vera e propria "nostalgia del cielo": espressione cioè di una genuina semplicità tanto di pensiero quanto di costruzione, che ha infiltrato nella sua musica linfa vitale ed energia di spirito. Ben lungi dal ritenere che solo quanto è complicato può essere profondo, Sibelius si richiama ad una natura che, muovendo da quella della sua terra, si è dilatata alla natura di ovunque e si è affermata come principio architettonico e archetipo esistenziale dell'uomo raccolto in sé. Dunque una natura da intendersi non in modo illustrativo né fisiologico, ma come espressione di vita spirituale, come mondo edenico, come mezzo di astrazione, di sospensione dal tempo, di immersione in una realtà interiore in cui passato, presente e futuro sono una cosa sola.
64 min
11 Lug 2023

Ugo Mulas. L'operazione fotografica (Le Stanze della Fotografia, Venezia)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Ugo Mulas. L'operazione fotografica (Venezia, Le Stanze della Fotografia, dal 29 marzo al 6 agosto) | Il nuovo centro espositivo e di ricerca Le Stanze della Fotografia, all'interno della Fondazione Giorgio Cini, nelle Sale del Convitto, sull'Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, presenta un'ampia e completa retrospettiva dedicata ad Ugo Mulas. Le Stanze della Fotografia è l'iniziativa congiunta di Marsilio Arte e Fondazione Giorgio Cini, destinata a proseguire il percorso iniziato nel 2012 alla Casa dei Tre Oci di Venezia - storico palazzo neogotico situato sull'Isola della Giudecca e di recente acquistato dal Berggruen Institute. Un sodalizio naturale quello tra la fotografia e l'Isola di San Giorgio, in quanto la Fondazione Giorgio Cini custodisce una delle più importanti collezioni fotografiche d'Europa. La mostra "Ugo Mulas. L'operazione fotografica", che viene presentata in occasione dell'inaugurazione del nuovo centro, è realizzata in collaborazione con l'Archivio Mulas e curata da Denis Curti e Alberto Salvadori, direttore dell'Archivio. Il progetto coincide con i 50 anni dalla scomparsa dell'autore, avvenuta il 2 marzo 1973. Più di 300 immagini, tra cui 30 foto mai esposte prima d'ora, documenti, libri, pubblicazioni, filmati, offrono una sintesi in grado di restituire una lettura che si apre alle diverse esperienze affrontate da Ugo Mulas (Pozzolengo, 1928 - Milano, 1973), fotografo trasversale a tutti i generi precostituiti e capace di approfondire tematiche diverse, cercando sempre la profondità della "quantità umana". Il percorso espositivo si snoda lungo 14 sezioni che ripercorrono tutti i campi d'interesse di Mulas. Dal teatro alla moda, con i ritratti di amici e personaggi della letteratura, del cinema e dell'architettura fotografati come "modelli in posa", dai paesaggi e dalle città alla sua esperienza con la Biennale di Venezia e con gli artisti della Pop Art. Una sezione, naturalmente, è dedicata a Milano e al celebre Bar Jamaica, che il grande Luciano Bianciardi descrive nel suo libro La vita agra come il "il bar delle Antille". La mostra è accompagnata dal catalogo edito da Marsilio Arte.
43 min
10 Lug 2023

Sandro Parmiggiani, "Mario Raciti" (Skira)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Sandro Parmiggiani, "Mario Raciti. Catalogo ragionato dell'opera pittorica 1950-2023" (Skira) | Mario Raciti (Milano, 1934) è uno degli artisti italiani di più intenso lirismo che, negli ultimi settant'anni, abbiano condotto un'autonoma, sempre lucidissima ricerca sul linguaggio e sul senso del dipingere nel proprio tempo. Ha utilizzato gli strumenti e le tecniche della pittura per cercare di dare volto – lasciando tuttavia trasparire solo tracce, frammenti di immagini, larve di suggestioni – a ciò che per l'artista stesso resta segreto, inafferrabile, essendo peraltro non rappresentabile nella sua compiuta totalità. Il Catalogo dell'opera pittorica di Raciti documenta, in circa 2.200 immagini, il suo percorso: dopo gli esordi nei primi anni Cinquanta, già negli anni Sessanta si viene catapultati dentro un mondo incantato, di favo-la, con immagini allungate. Gli anni Settanta sono all'insegna di ciò che l'artista stesso chiama "presenze-assenze": ripartizioni spaziali del sogno, segni sottili, eleganti che corrono sulla tela con la forza di un bisturi che scarnifica le cose, e ammassi nerastri che, alla metà del decennio, paiono evocare un altrove, uno spazio "altro", l'eco, il riverbero di qualcosa che se ne sta fuori, al di là del dipinto. Negli anni Ottanta, la complessità spaziale aumenta, si frantuma e l'artista si misura con l'evocazione del mito, rivisitando alcune delle vicende saldamente presenti nell'immaginario umano. Le opere degli ultimi trent'anni introducono spesso toni più scanditi e caldi, mentre Raciti rivisita temi e immagini che sono un perenne anelito, una continua tensione a catturare qualcosa che appena si mostra e subito si dissolve, nello spirito di quel simbolismo che tanto affascina l'artista. Curato da Sandro Parmiggiani con la collaborazione di Iacopo Pesenti e di Carlotta Ghiretti, il Catalogo riproduce 2.200 dipinti che consentono di seguire l'evoluzione della pittura di Raciti, un cammino documentato da vasti apparati bio-bibliografici, comprese le tante mostre personali e di gruppo (tra le quali, la sala personale nella Biennale di Venezia del 1986). Sandro Parmiggiani è stato direttore di Palazzo Magnani a Reggio Emilia dal 1997 al 2010 e docente all'Università Cattolica di Milano. Nell'ultimo decennio, ha curato varie mostre e alcuni cataloghi ragionati, tra cui quelli dedicati all'opera grafica di Enrico Della Torre e ai dipinti e all'opera grafica di Sergio Romiti.
44 min
08 Lug 2023

Jacqueline Roy, "Canta ancora, ragazza" (Giulio Perrone Editore)

Con Valentina Lo Surdo. Scelte musicali di Valentina Lo Surdo e Ennio Speranza. Regia di Ennio Speranza | Jacqueline Roy, "Canta ancora, ragazza", trad. di Marta Olivi, prefazione di Bernardine Evaristo (Giulio Perrone Editore) | Anni Novanta, Londra. Gloria e Merle, due donne nere di origini caraibiche, si incontrano nel reparto psichiatrico di un ospedale. Gloria non può fare a meno di cantare, è vivace, sincera, rumorosa, troppo rumorosa, il suo corpo occupa spazio, e così anche le sue emozioni che trovano sempre il modo di sfuggirle dalle labbra come note e suoni; Merle è spaventata e silenziosa, per lei i suoni sono tutti nella sua testa sotto forma di voci che le parlano di continuo e le raccontano un passato che è il suo, ma le è estraneo. Tra loro nasce un rapporto luminoso e tenero che le porterà a scrutarsi e sostenersi a vicenda nella lotta per raccontarsi a un mondo che le vuole - ci vuole - accettabili e a un sistema che non riesce ad accogliere tutto quello che non è norma. Le due donne cominciano a tenere un diario del proprio passato, l'unico modo di aggirare la distanza tra loro e l'esterno. Sussurrate nei registratori e scarabocchiate di notte, le loro voci uniche rivelano due vite segnate dallo spaesamento di doversi adattare a un Paese straniero e alla sua lingua, dal lutto e dall'oppressione. Come in una stanza degli specchi che, frammentando, nasconde e rivela, Gloria e Merle rimettono insieme tutti i pezzi dolorosi della loro storia e riportano in superficie le loro nere identità, diventando infine capaci di cantare, cantare e cantare ancora.
43 min
05 Lug 2023

Gabriella Giannachi, "Autoritratto" (Treccani)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Gabriella Giannachi, "Autoritratto. Storia e tecnologia dell'immagine di sé dall'antichità al selfie", trad. di Elisa Dalgo (Treccani) | L'autoritratto, genere molto antico, è percezione di sé e allo stesso tempo forma di comunicazione. Non include solo l'artista e lo spettatore, ma anche l'ambiente in cui viene realizzato. Attingendo dalla storia dell'arte, dagli studi sulla performance, dagli studi culturali, dalla cultura visiva, dalla teoria dei nuovi media, dalla filosofia, dalla psicologia, dagli studi di genere, dall'informatica e dalle neuroscienze, questo libro marcatamente interdisciplinare ne ripercorre l'evoluzione storica, illustrando come gli artisti, al fine di cogliere il proprio aspetto e costruire la propria identità, lo abbiano continuamente rivisitato avvalendosi di diverse tecnologie, abbinate a strategie teatrali e performative. Pratiche, lavorazioni, strumenti, specchi, scalpelli, trapani, macchine fotografiche, smartphone, video, realtà virtuale e social media sono stati utilizzati per creare e offrire una rappresentazione sempre più fluida, multipla e "sociale", che ha influenzato anche la nostra interpretazione del "sé". In questo senso, l'autoritratto, costruito sia in funzione sia per mezzo della presenza effettiva o implicita di un altro, non è solo una questione di autorappresentazione, ma anche di previsione della sua ricezione (basti pensare al selfie). L'indagine dell'autrice si chiude con un invito a riflettere sulle strategie che potrebbero essere adottate in futuro per approfondire in modo più inclusivo ed ecologico il concetto e la pratica del sé.
44 min
04 Lug 2023

Mimmo Jodice e Isabella Pedicini, "Saldamente sulle nuvole" (Contrasto)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Mimmo Jodice e Isabella Pedicini, "Saldamente sulle nuvole. Un'autobiografia" (Contrasto) | Una vita da romanzo quella di Mimmo Jodice: l'infanzia infelice nel quartiere Sanità di Napoli, le ferite della guerra, l'amore indissolubile per Angela, la famiglia, gli amici numerosi e sempre presenti, i viaggi per il mondo e gli incontri fatali, le grandi mostre e i riconoscimenti, gli entusiasmi e gli avvilimenti, gioie e dolori dell'esistenza. Una vita da romanzo in cui, tuttavia, le vicende sono tenute insieme da un unico filo solidissimo che per Jodice è un daimon ineludibile, destino e vocazione: la fotografia. Più potente di tutte le contingenze dell'esistenza, più coriacea di ogni attacco della sorte, l'attrazione per la macchina fotografica si rivela con forza grazie a un dono inatteso ricevuto in giovane età: un ingranditore. Da questo regalo fatidico comincia la sua lunga e stimata carriera, da qui hanno origine le infinite giornate trascorse in camera oscura per foggiare con la luce le immagini, da qui scaturisce la volontà ferma e tenace di conferire alla fotografia lo statuto di linguaggio artistico. È un racconto denso e appassionato che Mimmo Jodice, tra le foto di famiglia e le sue opere, narra in prima persona e affida a Isabella Pedicini. Un viaggio nel tempo in cui la vicenda biografica e artistica si interseca alla storia culturale italiana e internazionale dagli anni Sessanta a oggi. "Saldamente sulle nuvole" è l'autoritratto in parole di un grande maestro della fotografia.
43 min
03 Lug 2023

Rivoluzione Vedova (M9 Museo del '900, Venezia Mestre)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Rivoluzione Vedova (Venezia Mestre, M9 Museo del '900, dal 5 maggio al 26 novembre), a cura di Gabriella Belli | Questa esposizione apre un percorso inedito per M9 che, per la prima volta dalla sua inaugurazione, sceglie l'arte contemporanea come strumento per esplorare e interpretare la storia. L'iniziativa avvia un ciclo di mostre biennali, dedicate a protagonisti della storia dell'arte dall'alto impegno civile che, al contempo, hanno rivoluzionato le arti cambiando regole e canoni con contributi originali e innovativi, come Emilio Vedova, la cui opera è interprete e testimone di una costante attualità. Saranno esposti, tra gli altri, alcuni fondamentali lavori del pittore veneziano connotati proprio dal forte legame con i drammatici eventi del suo tempo, come Diario partigiano, Diario di Corea, Praga 1968, Chi brucia un libro brucia un uomo, oltre al grande ciclo …in continuum, compenetrazioni/traslati '87/'88 e i sette plurimi dell'Absurdes Berliner Tagebuch '64. Nato a Venezia nel 1919 da una famiglia di artigiani-operai, Emilio Vedova inizia a lavorare intensamente da autodidatta fin dagli anni Trenta. Nel 1942 aderisce al movimento antinovecentista Corrente. Antifascista, partecipa tra il 1944 e il 1945 alla Resistenza e nel 1946, a Milano, è tra i firmatari del manifesto "Oltre Guernica". Nello stesso anno, a Venezia, è tra i fondatori della Nuova Secessione Italiana poi Fronte Nuovo delle Arti. Nel 1948 partecipa alla sua prima Biennale di Venezia, manifestazione che lo vedrà spesso protagonista: nel 1952 gli viene dedicata una sala personale, nel 1960 riceve il Gran Premio per la pittura, nel 1997 riceve il Leone d'Oro alla carriera. All'inizio degli anni Cinquanta realizza i suoi celebri cicli di opere: Scontro di situazioni, ciclo della Protesta, ciclo della Natura. Nel 1954, alla II Biennale di San Paolo, vince un premio che gli permetterà di trascorrere tre mesi in Brasile, la cui estrema e difficile realtà lo colpirà profondamente. Nel 1961 realizza al Teatro La Fenice le scenografie e i costumi per Intolleranza '60 di Luigi Nono, con il quale collaborerà anche nel 1984 al Prometeo. Dal 1961 lavora ai Plurimi, prima quelli veneziani poi quelli realizzati a Berlino tra il 1963 e il 1964, tra cui i sette dell'Absurdes Berliner Tagebuch '64 presenti nel 1964 alla "documenta" di Kassel, dove ha esposto anche in numerose altre edizioni. Dal 1965 al 1967 lavora al Percorso/Plurimo/Luce per l'Expo di Montreal. Svolge un'intensa attività didattica nelle Università americane e poi alla Sommerakademie di Salisburgo e all'Accademia di Venezia. La sua carriera artistica è caratterizzata da una costante volontà di ricerca e forza innovatrice. Negli anni Settanta realizza i Plurimi/Binari del ciclo Lacerazione e i Carnevali e negli anni Ottanta i grandi cicli di "teleri" fino ai Dischi, Tondi, Oltre e ...in continuum. Il catalogo della mostra è edito da Marsilio
43 min
02 Lug 2023

Neeli Cherkovski, "Ferlinghetti. Una vita" (El Doctor Sax)

Con Francesco Mandica. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | Neeli Cherkovski, "Ferlinghetti. Una vita", a cura di Francesco Melchiotti e Gabriele Nero, trad. di Luca Moccafighe (El Doctor Sax) | Potrebbe sembrare ironico il sottotitolo una vita alla biografia di Lawrence Ferlinghetti, visto che nei suoi quasi 102 anni vissuti a pieno è stato studente, marinaio, poeta, pittore, libraio editore e attivista. Quante vite ci sono state nella vita di Ferlinghetti? E quante vite ha cambiato l'incontro con il fondatore di City Lights? Nel 1979 questa è stata la prima biografia scritta sul Bardo di North Beach, qui tradotta per la prima volta da Luca Moccafighe, nella sua versione aggiornata al 2021. Cherkovski ci trascina nel racconto dickensiano della grande avventura che ha portato un ragazzino vivace, venuto al mondo praticamente orfano, a girare per il mondo, prima da marinaio, poi da studente e infine, negli ultimi anni della sua vita, come intellettuale a tutto tondo. Senza Lawrence Ferlinghetti probabilmente la Beat Generation sarebbe rimasta muta, così come alcuni autori europei non sarebbero mai stati tradotti negli Stati Uniti. Questa biografia ripercorre attraverso i diari, le opere e tanti aneddoti divertenti, una vita che, con semplicità e coraggio, ha attraversato e rivoluzionato il Novecento. Neeli Cherkovski (Santa Monica 1945) ha insegnato letteratura e filosofia al New College of California di San Francisco. È autore delle biografie ufficiali di Lawrence Ferlinghetti, Bob Kaufman e Charles Bukowski, del quale è stato amico e agente letterario. Promotore del San Francisco Poetry Festival, ha pubblicato Whitman's Wild Children, una raccolta di saggi sui poeti che ha conosciuto, tra i quali McClure, Wieners, Broughton, Lamantia, Ginsberg, Everson e Corso.
43 min
30 Giu 2023

Due libri sui Pink Floyd (Tsunami e Rizzoli)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Giovanni Rossi, "Atom Heart Mother. Il cuore nuovo dei Pink Floyd" (Tsunami) e "Pink Floyd. The dark side of the moon. 50° anniversario. Ediz. Speciale", a cura di Studio Hipgnosis (Rizzoli) | Dopo la fuoriuscita di Syd Barrett dal gruppo, i Pink Floyd sembrano non riuscire a trovare la loro strada. Affrancarsi dal geniale e tormentato fondatore pare un'impresa impossibile, e per due anni la band tenta invano di ricostruire una propria identità. Ma quando nel 1970 viene pubblicato Atom Heart Mother, appare subito evidente come i quattro membri rimasti abbiano definitivamente dato una svolta con il passato. L'album rompe con gran parte di quanto i Pink Floyd avevano fatto fino a quel momento. La celebre copertina con la mucca, che finirà per divenire un'icona dell'immaginario rock, è la prima nel panorama musicale a non presentare né il titolo dell'album, né il nome della band. Il brano portante del disco è una suite di musica classica che occupa l'intero primo lato, suonata da un'orchestra e scritta insieme al compositore Ron Geesin; e dopo tre brani rock, a chiudere l'album arriva un'altra lunga suite strumentale e rumoristica. La psichedelia delle origini viene sublimata e fusa in qualcosa di indefinibile, che galleggia tra folk, rock, classica e musica concreta, una novità che fa diventare Atom Heart Mother il primo LP della band a raggiungere la vetta delle classifiche. In questo libro viene raccontato l'inizio di una nuova era nell'epopea dei Pink Floyd, con un taglio romanzato a cui si unisce una minuziosa ricostruzione della genesi di un album tanto amato dai fan, quanto detestato dalla stessa band. Non solo la storia di un disco, dunque, ma uno spaccato sulle vicende del gruppo a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio del decennio successivo, un momento fondamentale per loro e per la musica tutta. || Cinquant'anni fa i Pink Floyd pubblicavano The Dark Side Of The Moon, un successo planetario in grado di mettere d'accordo pubblico e critica. Realizzato in occasione dell'anniversario, questo prestigioso libro ufficiale è la dimostrazione definitiva della longevità dell'album e della sua portata rivoluzionaria. In queste pagine troverete foto inedite della band, scattate in tour tra il 1972 e il 1975, sui palchi e nei backstage, e potrete scoprire l'evoluzione grafica, dai bozzetti iniziali al risultato finale, di una delle copertine più iconiche della storia del rock.
44 min
29 Giu 2023

Patrick Leigh Fermor, "I violini di Saint-Jacques" (Adelphi)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Patrick Leigh Fermor, "I violini di Saint-Jacques. Un racconto delle Antille", trad. di Daniele V. Filippi (Adelphi)) | Una misteriosa mademoiselle settantenne che fuma e dipinge nella luce meridiana degli uliveti di Mitilene, e un quadro raffigurante un'isola caraibica introvabile sulle mappe: nasce da qui, come un'ecfrasi, il racconto che richiama in vita Saint-Jacques des Alizés e la ricolloca al suo posto nelle Antille, «infilata come una perlina sul sessantunesimo meridiano». Ascolteremo dunque Berthe de Rennes rievocare quel piccolo mondo sospeso in cui l'aristocrazia coloniale creola trascorreva la fin de siècle fra gite in carrozza, picnic sui fianchi del vulcano, cacce, duelli e feste. Su Saint-Jacques – dove Berthe nutre segretamente qualcosa di più che un'amicizia per la figlia del conte de Serindan suo cugino, bonario signore feudale – incombe però un destino sconvolgente, che si compirà proprio durante il gran ballo del Mardi Gras, organizzato dal conte senza risparmio di musica, delizie e sorprese. Se i libri di viaggio di Fermor si leggono come romanzi, questa novella ha tutta l'esuberanza descrittiva dei suoi inarrivabili travelogues: la trama melodrammatica (non a caso nel 1966 ne è stata tratta un'opera lirica) si dipana su sfondi disegnati con la consueta accuratezza visiva, e con il medesimo amore per il dettaglio rivelatore, il genius loci e i suoi riverberi letterari. E ci ritroveremo, nelle memorabili scene del carnevale antillano, circondati – come la fattucchiera Maman Zélie e il Re Diavolo suo compare – da un vortice di percussionisti scatenati, guitti in groppa a dragoni di carta, zombi, pipistrelli e domino danzanti. Fino alle febbrili sequenze finali, nelle quali riviviamo con Berthe, attimo per attimo, la notte fatidica di cui resterà la sola, attonita testimone.
43 min
28 Giu 2023

Igort. Attraversare le forme (Palazzo Blu, Pisa)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Igort. Attraversare le forme (Pisa, Palazzo Blu, dal 18 maggio al 10 settembre) | Giorgio Bacci "Igort. Attraversare le forme" (Felici Editore) | Igort, pseudonimo di Igor Tuveri, nato a Cagliari il 26 settembre 1958, è oggi uno dei più importanti artisti italiani contemporanei, dotato di uno straordinario talento poliedrico: non solo noto e apprezzato fumettista le cui storie sono tradotte in tutto il mondo, ma anche regista inventivo e colto, editore ricercato, musicista sperimentale, e tanto altro ancora. Nel corso della carriera, Igort ha utilizzato svariate tecniche artistiche, spaziando nei generi letterari: il reportage dei Quaderni (Giapponesi, Ucraini, Russi), il giallo-poliziesco dell'Alligatore e di Sinfonia a Bombay, il noir di 5 è il numero perfetto, il biografico di Fats Waller e Parole di Chandler. Vanno inoltre menzionate le illustrazioni e le collaborazioni come articolista e saggista con numerosi periodici e giornali, da «La Repubblica» a «Il Manifesto», da «Il Corriere della Sera» a «Vanity». Inoltre, Igort è stato in prima persona fondatore di riviste («Dolce vita», «Fuego», «Due», «Black») e di case editrici dedicate al fumetto (Coconino Press e poi Oblomov Edizioni). Da 5 è il numero perfetto, tradotto in quindici Paesi, è stato tratto l'omonimo film, tra i cui interpreti figurano Toni Servillo, Valeria Golino e Carlo Buccirosso. La mostra Attraversare le forme consente al visitatore di ammirare una selezione di disegni originali tratti da alcuni tra i maggiori successi di Igort. Il criterio di fondo seguito nella scelta del materiale è stato dunque quello di restituire allo spettatore, nei limiti del possibile, la varietà e molteplicità di tecniche, generi e stili adottati da Igort nel corso degli anni. In concomitanza con la mostra è uscito il libro di Giorgio Bacci "Igort. Attraversare le forme" arricchito da una biografia critica e da una serie di schede di approfondimento che consente un maggiore approfondimento nel mondo poetico dell'artista cagliaritano.
43 min
23 Giu 2023

Tom Waits, "Il fantasma del sabato sera" (mimimum fax)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Tom Waits, "Il fantasma del sabato sera. Interviste sulla vita e musica", a cura di Paul Maher jr., trad. di Claudia Durastanti (mimimum fax) | Tom Waits è un artista capace di fondere in una personale e raffinatissima idea di songwriting suggestioni poetiche e musicali molto distanti: la letteratura beat e il vaudeville, il folk e il blues, il jazz e la musica industriale. Con la sua voce rauca e cavernosa sa interpretare struggenti ballate d'amore e spericolati arrangiamenti rumoristi, raccontando con il candore di un Bukowski l'America dei desperados e degli ubriaconi del sabato sera, delle highway e delle tavole calde. Ma nei suoi testi, come nella sua inimitabile presenza scenica, scorre sempre anche una vena comica, quasi clownesca, che attinge a piene mani al nonsense, al surreale, al gioco di parole ("Il vocabolario è il mio strumento principale", ha dichiarato una volta). Questa selezione di interviste ripercorre la quarantennale carriera del musicista californiano, svelandone le passioni, le idiosincrasie, le fonti di ispirazione, le collaborazioni extramusicali - sono celebri i suoi carneo come attore in film di culto quali America oggi di Robert Altman, "Daunbailò" e "Coffee and Cigarettes" di Jim Jarmusch, "La leggenda del re pescatore" di Terry Gilliam - e restituendoci quella miscela di umorismo, visionarietà e disincanto così inconfondibilmente (e irresistibilmente) waitsiana.
43 min
22 Giu 2023

David Hockney e Martin Gayford, "Travolgente primavera" (Einaudi)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | David Hockney e Martin Gayford, "Travolgente primavera. David Hockney in Normandia", trad. di Chiara Stangalino (Einaudi) | «Abbiamo perduto il contatto con la natura, ed è un'assurdità, perché noi stessi ne facciamo parte, non ne siamo al di fuori. Tra un po' di tempo questa storia sarà finita, e allora che cosa accadrà? Cos'abbiamo imparato? Le uniche cose reali nella vita sono il cibo e l'amore, in quest'ordine, proprio come per il nostro cagnetto Ruby, credo fermamente sia così, e che la fonte dell'arte sia l'amore. Io amo la vita» (David Hockney). Alla vigilia dei suoi ottant'anni, David Hockney ha cercato per la prima volta la tranquillità della campagna, un luogo in cui guardare il tramonto e il mutare delle stagioni, un luogo in cui tenere a bada la follia del mondo. E infatti, con l'arrivo del Covid e dell'obbligo di confinamento, nella Grande Cour, la secolare fattoria della Normandia dove un anno prima Hockney aveva sistemato il suo atelier, giusto in tempo per poter dipingere l'arrivo della primavera, la vita non cambiò molto. Anzi, quell'isolamento forzato divenne per Hockney un'opportunità per dedicarsi con ancor maggiore devozione alla propria arte. Travolgente primavera è un emozionante manifesto che afferma la capacità dell'arte di divertire e ispirare. Si basa su un gran numero di conversazioni e corrispondenze tra Hockney e il critico d'arte Martin Gayford, suo amico e collaboratore di lunga data. I loro scambi sono illustrati da numerosi disegni e dipinti inediti, realizzati dall'artista con l'iPad in Normandia, e accostati a opere di Van Gogh, Monet, Bruegel e molti altri. Animato da un entusiasmo contagioso e da un costante senso di meraviglia, da sempre controcorrente ma popolarissimo da più di sessant'anni, Hockney non si preoccupa dell'opinione dei critici o degli eventi della storia. È invece totalmente assorbito dall'ambiente circostante e dai temi che da decenni lo affascinano: la luce, il colore, lo spazio, la percezione, l'acqua, gli alberi; e ha molto da insegnarci, non solo sul nostro modo di vedere… ma anche sul nostro modo di vivere.
43 min
21 Giu 2023

Odilon Redon, "Il fachiro e altri racconti fantastici" (Medusa)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Odilon Redon, "Il fachiro e altri racconti fantastici" (Medusa), trad. di Luana Salvaroni | Ci sono artisti nella cui biografia l'opera e la storia, l'immagine e la letteratura si fondono con una naturalezza che non lascia adito a distinzioni che non siano, alla fine, riduttive sia per l'una che per l'altra; Odilon Redon è questo tipo di artista. Nella sua opera pittorica la letteratura nasce dalla frequentazione di personaggi come Mallarmé e Huysmans, dalla lettura dei racconti fantastici di Poe. Ma se molti hanno imparato a riconoscere quelle sue figurine un po' marziane, che sembrano uscite appunto da un racconto di fantascienza di oggi, ancora troppo poco è conosciuta la sua opera di scrittore e narratore. Un viaggio giovanile in Spagna in compagnia di un amico caro dà lo spunto per la scoperta delle leggende locali; il senso del mistero e degli oggetti che diventano presenze minacciose prende forma nella "Notte di febbre"; lo spleen baudelairiano invece domina il breve racconto intitolato "Sogno". La guerra contro i prussiani e il sacrificio per la patria offre lo spunto per un sogno malinconico, "1870, dicembre"; mentre "Il fachiro", sorta di saggio alla Montaigne, ma non in prima persona, insinua il dubbio se Redon stia esclusivamente vibrando un'invettiva verso il raffinement parigino o dipingendo un'amara satira di se stesso; mentre "Marta la Pazza", scritto in prima persona, "storia creola", evoca la moglie, Camille, vittima del naufragio che fece la nave che dal paese natale di La Réunion la portava in Francia.
43 min
19 Giu 2023

Stuart Isacoff, "Le rivoluzioni musicali" (EDT)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Stuart Isacoff, "Le rivoluzioni musicali. Le idee che hanno cambiato la storia della musica, dal Medioevo al jazz", trad. di Marco Bertoli (EDT) | Un grande maestro della divulgazione musicale racconta quindici "punti di svolta" della storia della musica: quando intorno a una nuova idea sembra concentrarsi nuova energia creativa e il mondo dei suoni si apre a soluzioni inaspettate. Ci sono momenti in cui la storia della musica sembra spiccare un salto in avanti, grazie a idee che nuova energia, vere e proprie rivoluzioni musicali. Alcuni di questi momenti sono cambiamenti epocali: l'invenzione della notazione musicale, nell'XI secolo; la nascita della polifonia, l'invenzione dell'opera nella Firenze del Seicento, l'irruzione sulla scena di geni come Bach o Beethoven, o l'arrivo del jazz nella Parigi degli anni Trenta. Altri sono momenti di grandi polemiche e discussioni, come quando Arnold Schoenberg e i suoi allievi decisero di cancellare la distinzione fra "consonanza" e "dissonanza", o quando John Cage decise che a dar forma alla sua musica sarebbe stata la casualità del lancio di una moneta. Tutti questi momenti di cambiamento hanno aperto strade verso destinazioni nuove e spesso impreviste, e hanno arricchito il patrimonio della cultura musicale di capolavori straordinari. Stuart Isacoff, pluripremiato maestro della divulgazione musicale e autore di grandi classici come Temperamento, ci racconta 15 di questi grandi momenti di svolta, descrivendone il contesto, i protagonisti e le creazioni in cui si concretizzarono, in un libro fatto per stupire e per appassionare ogni tipo di lettore.
43 min
16 Giu 2023

Cash Carraway, "La porca miseria" (Alegre)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Cash Carraway, "La porca miseria. Memoir di una madre single nei quartieri poveri di Londra", trad. di Alberto Prunetti (Alegre) | Prendete Maid di Stephanie Land, il memoir di una donna delle pulizie che sgobba per mantenere da madre single una bambina, diventato una serie Netflix di successo, e fatela sceneggiare da Charles Bukowski: vi sarete avvicinati al sapore di questo libro che è diventato a sorpresa un bestseller in Gran Bretagna. Tutto comincia con la protagonista nascosta in una toilette di un treno con un pacco di test di gravidanza rubati alla ricerca di un "un posto sicuro": una casa rifugio per donne vittime di violenza domestica a Londra. Peccato che il posto si riveli poi tutt'altro che sicuro e che il tetto caschi sul capo alle donne ospitate. È quel momento a fare da innesco al racconto, assieme all'insediamento di un governo conservatore che propone di tagliare il welfare e colpevolizzare le madri single povere, rappresentandole nei format televisivi come parassite e welfare queen. Una storia, tragica ed esilarante insieme, di una donna che lotta contro la miseria passando - in mezzo a mille impieghi precari - da un lavoro come spogliarellista alla scrittura di copioni teatrali e televisivi. Senza riuscire a superare la soglia di povertà. Un'opera che si inscrive in un filone di narrativa di crescente successo che incrocia femminismo e classe sociale ma che al tempo stesso alimenta un interesse pruriginoso dei lettori che nelle storie delle donne povere cercano solo il misery porn e una forma di voyeurismo narrativo. Cash Carraway, con una scrittura schietta e provocatoria, fa saltare consapevolmente il peep-hole da cui la cultura mainstream vorrebbe spiare i corpi e le storie delle donne working class.
43 min
14 Giu 2023

Henri Matisse, "Gioia di vivere. Lettere e scritti sull'arte" (Donzelli)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Henri Matisse, "Gioia di vivere. Lettere e scritti sull'arte", a cura di Giorgio Agnisola (Donzelli Editore) | «Voglio un'arte di equilibrio, di purezza, di tranquillità, che non susciti inquietudine né turbamento; voglio che l'uomo stanco, stremato, esausto si goda davanti alla mia pittura la calma e il riposo». Così scriveva Henri Matisse, pittore tra i più amati del Novecento che in questo volume si rivela ai lettori attraverso una selezione delle sue lettere più belle e di alcuni scritti scelti sull'arte, estratti dalla sua consistente produzione letteraria. Guidati dall'ampia introduzione di Giorgio Agnisola, scopriamo così l'uomo, oltre all'artista, incontrando la sua sensibilità umana, la sua psicologia, le fonti della sua ispirazione. Matisse amava molto scrivere lettere e per tutta la vita dedicò grande cura alla sua corrispondenza con i familiari e gli artisti amici, ma anche con i galleristi e i mercanti d'arte, con i responsabili di musei, con alcuni critici e letterati. La selezione degli scritti pubblicati in questo libro copre quasi tutto l'arco della vita del maestro, dagli anni della formazione e dell'esperienza fauve a quelli successivi, fino al suo approdo a Nizza, verso la fine degli anni dieci del secolo passato, e al periodo del secondo dopoguerra, allorché, ormai più che settantenne, subì un importante intervento di cancro all'intestino. Si trattò di una vera e propria svolta nella sua vita. Il pittore pensò di morire, e invece superò il momento critico e visse quella «seconda vita» come un dono: pure segnati dalla sofferenza e dagli impedimenti fisici che ne derivarono, quelli furono tra i suoi anni più felici, luminosi dal punto di vista umano e artistico. Nei tredici anni che ancora visse dopo l'operazione, Matisse lavorò infaticabilmente rinnovando il suo linguaggio, applicandosi a progetti innovativi (dai papiers découpés alla Cappella del Rosario di Vence) e testimoniando un'invincibile fede nell'arte e nella vita. Da leggere come un romanzo, ma basato su un accurato lavoro di ricerca, il libro è un'appassionante ricostruzione della vita e dell'opera di Matisse, di cui mette a fuoco l'esemplarità umana oltre che il genio artistico.
43 min
13 Giu 2023

Lisetta Carmi, "I travestiti" (Contrasto)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Lisetta Carmi, "I travestiti. Fotografie a colori" (Contrasto) | Contrasto pubblica "I travestiti. Fotografie a colori" di Lisetta Carmi. A cinquanta anni dalla pubblicazione de "I travestiti" (Roma, Essedi, 1972) e a pochi mesi dalla scomparsa dell'autrice appaiono, in un volume fortemente voluto dalla fotografa, le foto inedite a colori di uno dei reportage più intensi e importanti della storia della fotografia, ritrovate nel suo archivio nel 2017. Queste immagini compongono un corpus ampio e completo che permette una nuova lettura del lungo lavoro di Carmi con la comunità dei travestiti di Genova. Il volume, con un testo di Lisetta Carmi, è a cura di Giovanni Battista Martini ed è arricchito dai testi di Juliet Jacques - giornalista, scrittrice e attivista per i diritti LGTBQ+ che ha raccontato in un memoir la sua esperienza di transizione, dello scrittore e psichiatra Vittorio Lingiardi e di Paola Rosina che ricostruisce la storia del libro edito nel 1972. Alla fine del 1965, per la festa di Capodanno, Lisetta Carmi, grazie a un amico viene invitata in una casa di travestiti che vivevano e lavoravano nell'ex ghetto ebraico del centro storico di Genova. La sera stessa comincia a fotografarli, dando inizio a un'amicizia e a una frequentazione che prosegue fino al 1971. L'anno successivo Sergio Donnabella, per la casa editrice Essedì, creata appositamente per questa pubblicazione che aveva ricevuto il no di altri editori, pubblica il libro "I travestiti", un albo rosa a metà tra libro d'arte e libro inchiesta, esplicito tra durezza e sobrietà, con testi della stessa Lisetta Carmi e dello psicanalista Elvio Fachinelli e impaginazione grafica di Giancarlo Iliprandi. Ma il lavoro sull'identità sessuale racchiuso in quelle pagine sembra ai più fin troppo spudorato e anche solo la scelta del titolo, che rivela una presa di posizione inaccettabile, provoca scandalo. Molte librerie si rifiutarono di venderlo, così il volume diventò un caso editoriale e uno scandalo alla morale dell'epoca. Ora Contrasto pubblica il lavoro inedito e imperdibile con una selezione di 94 immagini in cui la fotografa racconta in modo intimo e partecipe la vita dei travestiti e, attraverso di essi, si interroga anche sul ruolo che la società vuole imporre loro. Carmi sfrutta la potenza comunicativa del colore per fare emergere la verità, attraverso la concreta fisicità dei suoi soggetti. La ricerca della verità è suprema linea guida di tutta la sua pratica fotografica. Le fotografie documentano la lunga preparazione di trucco, pettinatura e le fasi della vestizione, dalle immagini in reggiseno e reggicalze fino allo scatto in cui finalmente queste persone si mostrano al mondo come vorrebbero essere accolte. Essere rappresentate significa esistere, avere corpi, volti, nomi. Carmi si spinge oltre, e fotografa i travestiti che in tempi pionieristici si erano avviate al percorso di transizione a spasso per la città, al di fuori dei confini dell'antico ghetto ebraico che per troppe di loro era protezione ma anche prigione. Sono il primo passo di un cammino ancora lungo e doloroso. L'obiettivo di Lisetta restituisce loro normalità e bellezza.
43 min
12 Giu 2023

Celada. Ugo Celada da Virgilio. Enigma antico e moderno (Labirinto della Masone, Fontanellato)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Celada. Ugo Celada da Virgilio. Enigma antico e moderno (Fontanellato, Parma, Labirinto della Masone, dal 7 maggio al 17 settembre ), a cura di Cristina Valenti | Ugo Celada nasce nel 1895 a Cerese, in provincia di Mantova, oggi chiamato Borgo Virgilio, toponimo con cui firmerà le sue opere rifacendosi alla tradizione dei maestri antichi che venivano identificati secondo il luogo di provenienza: per lui questa è una dichiarazione programmatica di poetica ed una scelta di campo nel dibattito degli anni Venti tra Avanguardie storiche e Ritorno all'ordine. Émile Bernard lo definì l'artista italiano migliore dei suoi tempi, facendo riferimento a quel Nudo disteso del 1926 che oggi risulta disperso, il "Capolavoro Perduto" che rappresenta l'apice del suo successo d'esordio. Nel 1931, anno che rimarrà uno spartiacque nella sua carriera, Celada manifesta la sua aspra presa di posizione contro il Movimento del Novecento di Margherita Sarfatti, definito come una formazione politico – commerciale sopraffattrice e accusato di avere codificato un'Arte di Stato. Da quel momento in avanti inizia per l'artista un percorso verso l'isolamento che lo porterà ad essere dimenticato. È solo nel 1985 che la sua figura viene riscoperta grazie a Flavio Caroli, che a lui dedica un illuminante saggio che non avrà però seguito nelle successive antologie e mostre dedicate all'arte del primo Novecento. L'esposizione Ugo Celada da Virgilio. Enigma antico e moderno intende dunque ricollocare l'artista all'interno del contesto culturale del suo tempo, proponendo inediti dialoghi con opere di artisti suoi contemporanei e di antichi maestri. La mostra espone circa cinquanta dipinti di Celada e di altre figure messe con lui a confronto, provenienti perlopiù da collezioni private, tra le quali non manca naturalmente il ritratto dell'artista già presente nelle collezioni del Labirinto: un gentiluomo con occhiali elegante ed enigmatico realizzato con estrema dovizia di particolari, quasi iperrealista. Il percorso si sviluppa in tre sale che ripercorrono i generi affrontati dal pittore: gli affetti familiari, i nudi, i ritratti e le nature morte. In ogni sala si sviluppano stimolanti confronti: i nudi e le figure femminili sono accostati alle tele di Archimede Bresciani da Gazoldo, anche lui mantovano idealmente considerato il maestro di Celada, e di Virgilio Guidi, molto attivo come artista realista negli anni '20 e '30 e che sicuramente ebbe modo di conoscere. Nel percorso una Maddalena penitente di Francesco Hayez della collezione permanente di Franco Maria Ricci che, accostata ai nudi femminili di Celada, ne fa emergere le componenti neoclassiche, i colori intensi dei panneggi che abbracciano le ampie superfici di pelle realisticamente resa. Tra i ritratti spiccano le tele di Cagnaccio di San Pietro, pittore che con Celada condivide una certa sensibilità e che il mantovano sicuramente conosceva e apprezzava, seguendone più volte l'esempio. Non mancano riferimenti più espliciti: in un autoritratto degli anni '30 l'artista si rappresenta di tre quarti, con un pennello in mano e un manichino poggiato sul tavolo in un palese omaggio a Giorgio De Chirico, considerato da lui l'unico dei contemporanei che abbia saputo padroneggiare gli strumenti dell'arte. Anche Giorgio Morandi è presente in mostra, in un confronto basato sulle similitudini e differenze nel loro approccio all'essere artista: pur rappresentando entrambi nature morte dall'impostazione simile, Morandi ricercava l'essenza delle cose, mentre Celada tende a una rappresentazione delle cose più vere del vero, che non vuole essere una realtà fotografica, piuttosto una sublimazione formale. In occasione della mostra è uscito un volume per le edizioni FMR dedicato all'artista con una introduzione di Valerio Terraroli.
43 min
07 Giu 2023

Franca Franchi e Francesca Pagani, "Il giardino come macchina delle emozioni" (Quodlibet)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Franca Franchi e Francesca Pagani, "Il giardino come macchina delle emozioni. Dall'antichità alla sostenibilità contemporanea" (Quodlibet) | Vasto affresco sull'immaginario dei giardini nella cultura occidentale, dalle origini sino ai nostri giorni, il volume si concentra in particolare sull'epoca dei Lumi sfidando lo stereotipo che la vorrebbe sotto l'influenza della sola ragione. Sta al Settecento europeo, a partire dal modello inglese, ripensare il rapporto con la natura. In Francia, una vasta e complessa produzione di carattere teorico è all'origine di un vivace dibattito, ideologico ed estetico, che coinvolge tutte le componenti artistiche e culturali del secolo. Il volume disegna il quadro delle principali teorizzazioni (Watelet, Girardin, Ligne, Carmontelle), sottolineando l'elemento aptico che ne è alla base, e indaga l'immaginario caleidoscopico del giardino nella narrativa francese settecentesca. Il giardino diviene allora una macchina delle emozioni volta a interpretare la comparsa di nuove sensibilità che riguardano lo spazio, il tempo e la memoria. In particolare, le realizzazioni di Carmontelle, che introducono un radicale cambiamento di prospettiva, inaugurano una concezione prefilmica dello sguardo che arriva ai nostri giorni. Lo sviluppo del significato storico-culturale, letterario, filosofico e sociale del giardino in relazione al nostro modo di vivere attuale porta a una ricerca che nel mettere in questione l'antropocene/capitalocene, ripensa drasticamente il ruolo dato alla natura negli ultimi decenni. Un appello a una nuova consapevolezza del nostro rapporto con la terra che congiunge diversi ambiti: dalla cultura paesaggistica alla letteratura e all'arte.
43 min
06 Giu 2023

Sembra vivo! Sculture iperrealiste dei più grandi artisti contemporanei (Palazzo Bonaparte, Roma)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Sembra vivo! Sculture iperrealiste dei più grandi artisti contemporanei (Roma, Palazzo Bonaparte, dal 26 maggio all'8 ottobre) | Una mostra dedicata alla scultura iperrealista in cui sono esposte 43 mega-installazioni dei più grandi artisti contemporanei. Gli artisti esposti, 29 in tutto, sono i più importanti protagonisti a livello internazionale: da Maurizio Cattelan (presente con opere iconiche quali i piccioni dell'installazione "Ghosts" o la famosa banana, meglio detta "Comedian") a Ron Muech che espone anche una gigantesca testa di uomo "Dark Place", fino a George Segal, Carole Feuerman, Duane Hanson e molti altri ancora. Una mostra che provoca, interroga e riunisce gli artisti che più di tanti altri hanno fatto discutere: cosa ha portato le sculture iperrealiste a creare un cortocircuito nella mente dei visitatori? Sappiamo che non sono reali, eppure quella pelle, i capelli, le barbe, le dita ci dicono il contrario. I corpi nudi ci scandalizzano, gli occhi ci ipnotizzano e quelle dimensioni a volte perfettamente in scala e a volte sbagliate ci confondono: Sembra vivo! Lo è davvero? Una vasta selezione di opere, provenienti da collezioni di tutto il mondo, che rivela il carattere internazionale del movimento iperrealista che, dagli anni '70 in poi, si è costantemente evoluto adottando tecniche sempre nuove e variegate di modellazione, fusione e pittura della materia, per raggiungere livelli sempre più alti nella rappresentazione realistica della figura umana. Le sculture iperrealistiche emulano le forme, i contorni e le texture del corpo umano o sue singole parti creando una strabiliante illusione visiva e un'estrema verosimiglianza; sculture a grandezza naturale di persone comuni che imitano la presenza molto palpabile di un altro essere umano. Sembra vivo! è una mostra "supervisiva" che, tra arte e filosofia, porta a una riflessione sul significato dell'essenza del visibile attraverso opere e figure anonime a grandezza naturale che riproducono - in modo quasi maniacale - la realtà, con grande attenzione per i dettagli più infinitesimali che creano un impatto quasi surreale, in cui l'osservatore è automaticamente portato ad interrogarsi sull'efficacia della mimesis e sulla veridicità dell'illusione, in una rappresentatività che supera il Realismo e travalica il senso del vero. La mostra è ideata dall'Institut für Kulturaustausch, Germany, curata da Maximilian Letze in collaborazione con Nicolas Ballario ed è prodotta e organizzata da Arthemisia. Il catalogo è edito da Skira.
43 min
05 Giu 2023

Dalí, Magritte, Man Ray e il Surrealismo. (Mudec, Milano)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | Dalí, Magritte, Man Ray e il Surrealismo. Capolavori dal Museo Boijmans Van Beuningen (Milano, Mudec – Museo delle Culture, dal 22 marzo al 30 luglio), a cura di Els Hoek | Il Surrealismo non fu solo uno stile, un movimento artistico, quanto piuttosto un atteggiamento, un modo alternativo di essere e concepire il mondo, un modo di pensare radicalmente nuovo che trasformò le esistenze dei loro membri. È su questo concetto fondamentale che si sviluppano i molteplici temi della mostra che il Mudec ha inaugurato il 22 marzo a Milano "Dalí, Magritte, Man Ray e il Surrealismo. Capolavori dal Museo Boijmans Van Beuningen.", presentando 180 opere, tra dipinti, sculture, disegni, documenti, manufatti, tutti provenienti dalla collezione del museo Boijmans Van Beuningen, uno dei più importanti musei dei Paesi Bassi, in dialogo con alcune opere della Collezione Permanente del Museo delle Culture. La curatela della mostra è affidata alla storica dell'arte Els Hoek, curatrice del museo, con la collaborazione di Alessandro Nigro, professore di Storia della critica d'arte presso l'Università di Firenze, a cui in particolare è affidato il fil rouge della mostra sul fondamentale quanto complesso e articolato rapporto tra il Surrealismo e le culture extra occidentali. Il Museo Boijmans Van Beuningen possiede una collezione di arte surrealista unica e famosa in tutto il mondo, che annovera artisti come Salvador Dalí, Max Ernst, René Magritte e Man Ray; il museo racconta un intero movimento artistico non solo esponendone le opere ma anche approfondendo con focus verticali le tecniche, gli stili, i materiali, riflettendo così i metodi e le idee di lavoro dei surrealisti. Oltre a dipinti, oggetti e opere su carta, la collezione comprende dunque numerosi libri rari, periodici e manifesti di importanti artisti e scrittori surrealisti. La scelta di curare una mostra per il Mudec ha portato a una selezione della collezione, con un focus particolare sull'interesse dei surrealisti per le culture non occidentali. La loro critica alla cultura e alla società occidentale li spinse infatti a cercare modelli alternativi. Questa ricerca li portò a venire a contatto con culture in cui gli artefatti apparivano dotati di una valenza magica e potevano esercitare una certa influenza sulla vita quotidiana. In un certo senso i Surrealisti speravano che anche le loro opere d'arte potessero avere un potere simile. Particolare attenzione viene data all'approfondimento delle tematiche fondamentali su cui si è focalizzata la ricerca surrealista – sogno e realtà, psiche, amore e desiderio, un nuovo modello di bellezza - e attraverso opere di surrealisti meno noti, pubblicazioni e documenti storici, fornisce al pubblico una visione a tutto tondo dell'universo surrealista. L'ampia selezione di capolavori presentati nella mostra racconta al visitatore quali fossero le principali premesse e motivazioni dei surrealisti: utilizzando oggetti trovati, tecniche automatiche o regole simili a giochi, gli artisti tentarono di escludere il razionale, nella speranza di creare uno shock poetico che avrebbe cambiato il mondo.
44 min
01 Giu 2023

Joséphine Baker e Marcel Sauvage, "La mia vita" (EDT)

Con Valentina Lo Surdo. Scelte musicali di Federico Vizzaccaro. Regia di Ennio Speranza | Joséphine Baker e Marcel Sauvage, "La mia vita", trad. di Mimosa Martini (EDT) | Joséphine Baker è stata una delle personalità più affascinanti ed enigmatiche del Novecento. Festeggiata e applaudita nel mondo intero già dagli anni Trenta, con la sua inimitabile verve e quel corpo capace di disarticolarsi in una fantasmagoria al tempo stesso comica e sensuale, non smise mai di reinventarsi e di stupire, dagli esordi americani degli anni Venti fino alla scomparsa nella sua adorata Parigi, nel 1975. Ballerina, cantante, attrice teatrale e cinematografica, intrattenitrice, e poi partigiana e agente segreto nella lotta contro il nazismo, paladina antirazzista, animalista, attivista appassionata nel campo dei diritti umani, la sua vita è stata un turbine di leggerezza, di coraggio, di intelligenza e di follia. In questo libro di ricordi, raccolti fino al 1949 dal giornalista e scrittore Marcel Sauvage, Joséphine racconta le difficoltà dei suoi primi passi in una società apertamente razzista, i suoi inizi a Parigi con la "Revue nègre", il suo trionfo alle Folies-Bergère, i suoi amori, i suoi viaggi in tutti i continenti, il suo impegno nella resistenza e nell'esercito, il rifiuto per una società americana segregazionista e benpensante, le lotte contro ogni pregiudizio. È un racconto scanzonato, buffo, sempre commovente e sincero nella sua calcolata leggerezza. Ma guai a non prenderlo sul serio, perché oggi il nome di Joséphine Baker è scolpito nel Panthéon dei francesi, accanto a Marie Curie, a Victor Hugo, a Simone Veil e ai grandi patrioti. Per sempre legata a quella Parigi che lei seppe far sognare e rendere felice, luminosamente ricambiata.
43 min
31 Mag 2023

Paolo Piacentini, "Passo dopo passo" (Pacini Editore)

Con Valentina Lo Surdo. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Paolo Piacentini, "Passo dopo passo. La cura del sé, dell'altro, del territorio" (Pacini editore) | Nasce dalla pratica più semplice e naturale questo libro-riflessione sulla cura di sé, dell'altro e del territorio. Attraverso il camminare come strumento di conoscenza profonda del mondo, l'Autore – che ha dedicato la sua vita a questo esercizio – ci accompagna "passo dopo passo" nell'esplorazione del suo pensiero: solo attraverso una rinnovata attenzione e slancio verso ciò che ci circonda potremo superare i limiti della moderna concezione antropocentrica e ritrovare quel nuovo umanesimo in cui ogni essere vivente è legato indissolubilmente all'altro. Cura e possesso, secondo l'Autore, sono agli antipodi come lo sono le polarizzazioni che stanno caratterizzando la contemporaneità verso un pensiero critico. Il nuovo umanesimo è la pratica gioiosa della sobrietà che accoglie e include l'Altro da noi nell'umano e nel naturale e ci predispone a "succhiare il midollo della vita". Paolo Piacentini da più di trent'anni si occupa di trekking, ed è uno dei maggiori esperti di Cammini in Italia, competenza che gli ha permesso di essere per molti anni (dal 2014 al 2018) consigliere del Ministro della Cultura. Nel 2009 con Italo Clementi ha redatto il "Manifesto del camminare", documento che ha portato alla nascita di Federtrek, di cui è uno dei fondatori e attualmente ricopre il ruolo di Presidente Onorario. Co-ideatore, nel 2011, della Giornata Nazionale del Camminare, collabora con «Italia Che Cambia» e altre testate on line, scrivendo articoli sul tema della cura, con un'attenzione particolare ai territori appenninici. Con Terre di mezzo Editore ha pubblicato "Appennino atto d'amore. La montagna a cui tutti apparteniamo" (2018).
43 min
29 Mag 2023

Igor levit, "House Concert" (il Saggiatore)

Con Valentina Lo Surdo. Scelte musicali e regia Ennio Speranza | Igor Levit e Florian Zinnecker, "House concert. Conversazioni con il pianista, l'uomo, il cittadino del mondo", trad. di Silvia Albesano (il Saggiatore) | Igor Levit si arrampica su uno sgabello nero. Ha tre anni, davanti a sé una striscia nera e bianca. Ogni volta che la preme, succede qualcosa. Smettere è impossibile. Quel gesto, così istintivo e così complesso, diventerà il gesto della sua vita. Comincia qui la storia di uno dei pianisti più geniali degli ultimi tempi. «Un artista fondamentale» lo definisce il New York Times, e non solo per il suo talento: Levit è infatti anche un attivista politico, che usa la propria voce contro il razzismo, l'antisemitismo e ogni forma di intolleranza e pregiudizio. Questa storia prende una piega inattesa nel 2020, quando si celebra il duecentocinquantesimo anniversario dalla nascita di Beethoven, e l'agenda di Levit, fra i suoi interpreti più richiesti, è fitta di impegni, quasi senza respiro. A marzo, però, ogni cosa viene cancellata, tutto viene annullato: ogni tipo di concerto, di spettacolo, di manifestazione. Igor, tuttavia, vuole continuare a suonare per il suo pubblico, e decide di farlo da casa, via Twitter: «Le sale da concerto sono vuote. È triste, ma necessario. Io vorrei però condividere ancora la musica con voi. L'ascolto, l'esperienza. Così come viene. Farò dunque un esperimento: un concerto domestico. Il pubblico siete voi tutti. A partire da stasera, alle 19.00, ogni volta che posso suonerò per voi da casa mia». Il successo è immediato e planetario. Il mondo della musica, trasformato. "House Concert" è il racconto-intervista di quel passaggio dal 2019 al 2020, di quell'anno estremo. L'anno in cui Igor Levit si è espresso contro l'odio e ha ricevuto in cambio minacce di morte. L'anno in cui ha approfondito le sue riflessioni sul ruolo del musicista. L'anno in cui ha trovato la sua voce e se stesso: come artista e come persona.
43 min
27 Mag 2023

Michele Nitti, "Verdi. Diario dell'attività parlamentare" (Manzoni Editore)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Michele Nitti, "Verdi. Diario dell'attività parlamentare" (Manzoni Editore) | Torino. Un gelido mattino di dicembre del 1861 Giuseppe Verdi si reca presso l'abitazione di Cavour, deciso a rifiutare l'invito a candidarsi per il primo Parlamento Nazionale: troppo grande il sentimento d'inadeguatezza al ruolo, troppa l'insofferenza per le lungaggini delle sedute parlamentari. Eppure, tra quelle mura la sua decisione cambia: il Maestro accetta la candidatura e viene eletto deputato. Col passare del tempo e la permanenza nelle istituzioni, Verdi riconsidera le sue posizioni su Garibaldi e approda definitivamente al rifiuto di qualsiasi appartenenza di partito. La morte improvvisa di Cavour, l'uomo che più di tutti aveva insistito per la sua candidatura, scuote profondamente il compositore e diviene lo spartiacque della sua carriera politica, segnandone il lento e progressivo distacco. Di fronte all'esplosione della questione sociale Verdi constata i limiti dell'azione politica e neppure la nomina a Senatore nel 1874 serve a ridestare il suo antico entusiasmo. Così, tenta in prima persona di contrastare il peggioramento delle condizioni delle classi più deboli con azioni di filantropia e di impegno sociale; ma tutto questo avverrà lontano dai palazzi, in una liberatoria e definitiva condizione di estraneità alle dinamiche partitiche e istituzionali.
43 min
24 Mag 2023

Teresa Campi, "Renée Vivien: La Saffo della Belle Époque" (Odoya)

Con Valentina Lo Surdo. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Teresa Campi, "Renée Vivien: La Saffo della Belle Époque" (Odoya) | Nella Parigi di inizio Novecento, venticinque secoli dopo Saffo, in una città mondana e libertina, tra i pizzi delle gonne al Moulin Rouge e i cocktail "al vetriolo" serviti nei salotti, una poetessa sfidò il suo tempo, scrivendo versi appassionati sull'amore e sulle donne. Il suo nome era Pauline Mary Tarn (1877-1909), meglio conosciuta come Renée Vivien, una "figlia di Baudelaire", come fu definita, che mise fine alla sua vita troppo presto, a soli trentadue anni. Riportata in auge dal femminismo degli anni Settanta come una pioniera del canto lesbico, è ora considerata una delle voci più autorevoli del simbolismo francese. Al di là di ogni vivisezione psicoanalitica, che la tratteggia come anoressica, masochista, amante della Morte a discapito della Vita, la provocazione di Renée Vivien ha ancora molto da dire a favore del canto poetico inteso come "panico del suono". Teresa Campi, la prima studiosa italiana di Renée Vivien, restituisce finalmente un ritratto sincero di questa straordinaria donna presentandola non più come una figura misteriosa e "depravata" ma anzi come un personaggio appassionato, sullo sfondo dell'atmosfera dorata dei salotti e cenacoli delle jeunes filles de la Societé Future tra cui spiccava l'americana Natalie Clifford Barney, ricca e spavalda amante di Renée. Il loro legame, tanto sulfureo quanto doloroso, divenne il perno centrale dei delicatissimi e mistici versi della poetessa. Eccentrica e scandalosa, ma anche colta e raffinata, la "Musa delle violette" ci ha lasciato parole appassionate e tempestose, che continuano a risuonare nel tempo.
43 min
23 Mag 2023

Francesco Lotoro, "Un canto salverà il mondo" (Feltrinelli)

Con Valentina Lo Surdo. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Francesco Lotoro, "Un canto salverà il mondo. 1933-1953: la musica sopravvissuta alla deportazione" (Feltrinelli) | Da più di trent'anni Francesco Lotoro, pianista e compositore, recupera la musica scritta nei Campi di concentramento e nei luoghi di cattività militare e civile tra il 1933, anno dell'apertura del Lager di Dachau, e il 1953, anno della morte di Stalin e graduale liberazione degli ultimi prigionieri di guerra detenuti nei Gulag sovietici. Questo libro racconta la sua ricerca, che con un lavoro instancabile di recupero, studio, revisione, archiviazione, esecuzione e registrazione ha portato alla costruzione di un archivio di ottomila partiture, tutte opere di musica concentrazionaria. Oltre alle partiture, Lotoro ha ritrovato diecimila documenti di produzione musicale nei campi (microfilm, diari, quaderni musicali, registrazioni fonografiche, interviste a musicisti sopravvissuti) e tremila pubblicazioni universitarie, saggi di musica concentrazionaria e trattati musicali prodotti nei Campi. È l'impresa epica della costruzione di un archivio straordinario e unico al mondo. Un viaggio nella musica e nella storia che svela un modo nuovo di raccontare i capitoli più bui del Novecento: indagando le strategie del genio creativo e dell'emozione attraverso le quali una vicenda umana può entrare in una partitura e da qui oltrepassare le maglie del suo tempo per accedere all'eternità.
43 min
20 Mag 2023

"Tra ragione e pazzia. Saggi in onore di Fabrizio Della Seta" (Edizioni ETS)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia Federico Vizzaccaro | "Tra ragione e pazzia. Saggi di esegesi, storiografia e drammaturgia musicale in onore di Fabrizio Della Seta", a cura di Federica Rovelli, Claudio Vellutini e Cecilia Panti (Edizioni ETS) | l volume raccoglie ventisette contributi di argomento musicologico raggruppati in ambiti tematici quali la storiografia della musica, l'esegesi e l'analisi testuale, la drammaturgia, il teatro musicale e la sua diffusione, le relazioni fra musica e culture letterarie, e include due sezioni dedicate rispettivamente a Beethoven e a Verdi. Le questioni affrontate, con l'ampio spettro metodologico che occupano, rispecchiano i vasti interessi e ambiti di indagine di Fabrizio Della Seta, al quale la raccolta di studi è dedicata in occasione del ritiro dall'insegnamento accademico. Durante tutta la sua lunga attività di studio, Fabrizio Della Seta ha contribuito con saggi fondamentali ai temi di indagine qui riuniti, rendendone fecondo il dialogo. Questi intrecci evidenziano l'inscindibile legame fra 'ragione' storico-filologica e 'pazzia' artistico-performativa che nutre da sempre la complessità dell'arte musicale occidentale, del suo linguaggio, delle sue trasformazioni, del suo uso e della sua interpretazione. Scavando nella profondità di tale legame, emerge quanto il contributo intellettuale e il magistero del festeggiato abbiano concorso alla formazione e alla crescita di una comunità di studiosi ampia, internazionale e transgenerazionale.
42 min
17 Mag 2023

Alain, "Venti lezioni sulle belle arti" (Medusa)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Alain, "Venti lezioni sulle belle arti", a cura di Roberto Peverelli, trad. di Dino Formaggio (Medusa) | «L'arte - anzi, le Belle Arti, come recita il titolo dell'opera - è stata soltanto uno dei moltissimi temi attraversati dal pensiero di Alain. Professore del Lycée Henri IV a Parigi, maestro amatissimo da tanti allievi destinati a ricoprire un ruolo importante nella vita culturale francese del Novecento (alcuni nomi: Simone Weil, Georges Canguilhem, Julian Gracq, Mikel Dufrenne), Alain ha scritto sui temi più svariati: l'estetica, certo, ma anche l'educazione, la politica, la guerra, i classici della filosofia e della letteratura, la religione... Le arti, però, in questa scena così ricca e variegata, sono un tema ostinatamente presente, non affidato soltanto alle pagine veloci, sintetiche dei propos, ma anche affrontato in modo sistematico in due tra le opere maggiori, il Système des Beaux-Arts, del 1920, e proprio le Vingt Leçons sur les Beaux-Arts, edite da Gallimard nel 1937, ma riprese da un ciclo di lezioni tenute tra l'autunno e la primavera del 1929-30. La lettura di questi due testi consente di mettere a fuoco un'estetica con molti tratti originali, radicati nella lettura di classici (su tutti, Descartes e Hegel), profondamente influenzata da echi di Comte e della cultura positivista, ma insieme capace di aperture inattese su prospettive che avrebbero trovato in seguito sviluppi radicali nell'estetica fenomenologica di Merleau-Ponty o Dufrenne... Il punto di avvio di Alain è il corpo: i suoi fremiti, sommovimenti, le sue agitazioni - emozioni passioni e sentimenti, secondo una scansione triadica che ritorna in modo incessante nelle pagine delle Vingt Leçons. Il corpo, anzi, è nell'estetica di Alain il perno attorno a cui si costruisce tutto il sistema delle arti: a partire da danza, musica e canto, poesia, le prime a nascere, inscritte materialmente, fisicamente nella carne dei corpi, per giungere infine alle arti che dei corpi, dei loro moti e dei loro gesti depositano i segni nella natura, nei materiali - scultura, pittura, disegno». Roberto Peverelli
42 min
15 Mag 2023

"Carlo Scarpa/ Sekiya Masaaki", a cura di Mauro J. K. Pierconti (Antiga Edizioni)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia Federico Vizzaccaro | "Carlo Scarpa/ Sekiya Masaaki. Tracce d'architettura nel mondo di un fotografo giapponese-Traces of architecture in the world of a Japanese photographer. Ediz. bilingue", a cura di Mauro J. K. Pierconti (Antiga Edizioni - Fondazione Benetton Studi e Ricerche) | Carlo Scarpa (1906-1978) e Sekiya Masaaki (1942-2002): l'opera dell'architetto italiano emerge e si mescola al variegato mondo del fotografo giapponese, fatto naturalmente di architettura ma anche di altre attività, come la promozione di talenti fotografici. È il caso di Hattori Aiko, autrice di un vasto reportage nella Tōkyō degli anni Ottanta, presentato nel libro in un'accurata selezione e con un testo introduttivo. Il libro presenta inoltre sezioni fotografiche dedicate ai lavori condotti da Sekiya ad Angkor, in Cambogia, alla scoperta dell'antica città khmer, ridotta ormai a rovina e pressoché riconquistata dalla natura; a Vienna, tra gli edifici di Otto Wagner e, soprattutto, in Italia per l'ultimo grande lavoro nel quale si era cimentato prima della morte, e rimasto incompiuto: la ripresa fotografica dell'opera di Carlo Scarpa, che qui viene presentata per la prima volta in un'ampia selezione. A partire dalle fotografie di Sekiya, una serie di scritti ripercorrono lo spazio e i temi dell'architettura scarpiana, soprattutto della Tomba Brion, opera centrale sulla quale lo stesso Sekiya focalizzò la sua attenzione. Il lavoro d'archivio ha riportato alla luce non solo le fotografie scattate nel corso degli anni, ma anche il materiale di preparazione, le prove e le correzioni fatte, stampe e disegni che hanno permesso d'individuare nuovi e più profondi legami tra Sekiya e la famiglia Scarpa. Sekiya infatti fu coinvolto in uno dei progetti, purtroppo non realizzato, che Afra e Tobia Scarpa redassero per una casa, quella dell'industriale Hisaeda Shōichi tra la fine degli anni ottanta e l'inizio del decennio successivo. Dall'archivio del committente e da quello di Sekiya sono emersi i materiali originali di quel progetto, che s'inserisce nel solco delle precedenti realizzazioni dei due architetti, da quella di Trevignano a casa Molteni, con la gustosa attrazione da parte di Tobia Scarpa di realizzare una camera da tè insieme ad artigiani giapponesi. Intrecci ripetuti, quindi, legano la vita e l'opera di Carlo e Tobia Scarpa a quelle di Sekiya, il fotografo del lontano Oriente. Il libro, una coedizione Fondazione Benetton Studi Ricerche-Antiga, accompagna e amplia i contenuti della mostra che con il medesimo titolo è aperta dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche nella sua sede di Ca' Scarpa, a Treviso, dal 15 aprile al 16 luglio 2023.
42 min
13 Mag 2023

Franco Masala, "Marta Du Lac" (Zecchini)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Franco Masala, "Marta Du Lac. Storie di una cantante ebrea americana in Italia" (Zecchini) | Le vicende del soprano Marta Du Lac, nata Martha Lewis a New York nel 1888 e morta Marta Pau a Cagliari nel 1953, si collocano tra due Paesi – Stati Uniti d'America e Italia – di tradizioni storiche e culturali differenti in un lasso di tempo che vede un'ebrea americana, poi italiana per matrimonio, svolgere l'attività di artista lirica. Una vita autonoma e una facilità di spostamenti portano la cantante ben al di là del modello della donna di allora, già insidiato dai movimenti protofemministi anglosassoni ma assai più conservatore in Italia. Si aggiungano il suo impegno nello sport e in particolare nel nuoto, il divorzio dal primo marito ebreo americano, il nuovo matrimonio con un italiano e la maternità con l'abbandono della carriera artistica, che testimoniano una vita passata dalle esibizioni nei teatri internazionali a una sonnacchiosa città provinciale come la Cagliari del secondo quarto del secolo XX. Ne risulta il ritratto di una donna volitiva, forte, determinata, che persegue i suoi obiettivi con grande tenacia, sottoponendosi a studi di canto lunghi e assidui, e che dopo una breve carriera, lascia tutto ciò che ha costruito per affrontare una vita coniugale completamente diversa in Italia. Qui le leggi razziali del 1938 segnano una vita già intensa e toccano lei e suo figlio, accompagnandoli in situazioni decisamente rischiose.
43 min
12 Mag 2023

Emiliano Morreale, "L'ultima innocenza" (Sellerio)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Emiliano Morreale, "L'ultima innocenza" (Sellerio Editore Palermo) | A raccontare è un appassionato frequentatore di sale d'essai periferiche e leggendarie come il Cinema Lubitsch di Palermo, poi archivista in una smisurata cineteca di Roma, e ancora studioso e professore in piccole sedi universitarie di provincia. In questo suo girovagare si imbatte quasi per caso in una serie di storie che attraversano il ventesimo secolo, in uomini e donne che inseguono desideri e visioni di celluloide. Sono vicende crudamente vere ma più che inverosimili, e in ognuna si cerca di salvare qualcosa: se stessi, i propri cari, l'amore, la dignità, rincorrendo una redenzione impossibile. Tutti i protagonisti, in un modo o nell'altro, si accorgono che la bellezza, o la fama, non potranno riscattare né loro né il mondo. Una ragazza del New Jersey diventa quasi per caso diva del muto, passeggera del Titanic e pedina di una rete di spie in Italia. Un ebreo omosessuale arriva in Italia e si inventa una nuova vita nel secondo dopoguerra, fingendosi principe in esilio e costruendo nel nulla una nuova Cinecittà. Un regista, nella speranza di rivedere il figlio perduto, conquista suo malgrado ricchezza e successo sotto il nazismo, mentre il figlio dell'unico regista processato per crimini contro l'umanità diventa il più implacabile cacciatore di nazisti d'Europa. Un altro figlio ancora, del capo di Cosa Nostra, mentre esplode la più sanguinosa guerra di mafia di tutti i tempi realizza film inguardabili, rischiando di rovinare il padre. Poi una ragazza sbandata nella Roma degli anni '70, due uomini che la filmano, un ragazzo che prova a salvarla e va incontro a una fine tragica. E le assurde peripezie dei divi del porno, tra la Legione straniera e gli spiriti delle antiche divinità etrusche. Di tutti loro non resta quasi nulla, a volte nient'altro che un nome o un'immagine confusa, eppure da questi frammenti effimeri scaturisce una voce, l'energia di un racconto, un romanzo che restituisce corpo e vita alle brillanti traiettorie di sogni che cambiano la realtà anche quando non riescono a realizzarsi.
43 min
08 Mag 2023

Tiepolo a Verolanuova (Basilica di S. Lorenzo, Verolanuova, Brescia)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia Federico Vizzaccaro | Tiepolo a Verolanuova (Verolanuova, Brescia, Basilica di S. Lorenzo, dal 25 febbraio al 4 giugno) a cura di Davide Dotti | La Basilica di San Lorenzo a Verolanuova (BS), comune situato a pochi chilometri a sud di Brescia, ospita un evento espositivo che presenta i due dipinti di più ampio formato mai realizzati da Giambattista Tiepolo, freschi di restauro. L'iniziativa, organizzata dal Comune di Verolanuova, consente di ammirare i due capolavori a pochi centimetri di distanza, seguendo un percorso che li porta a otto metri di altezza, grazie a una struttura costruita appositamente per l'occasione. Le due monumentali tele, alte dieci metri per cinque di larghezza, conservate sulle pareti laterali della cappella del Santissimo Sacramento, sono state dipinte a olio intorno alla metà degli anni quaranta del Settecento su commissione della nobile famiglia Gambara, e sono caratterizzate da una straordinaria qualità pittorica e fervida creatività compositiva. I soggetti delle opere - Il sacrificio di Melchisedec e La raccolta della manna - richiamano il tema eucaristico per la presenza del pane e del vino - offerti da Melchisedec, re e sacerdote di Salem, antico nome di Gerusalemme, ad Abramo - e dalla manna, il "cibo degli angeli", disceso per volere di Dio sul deserto per la salvezza degli israeliti dopo l'uscita e la liberazione dalla schiavitù in Egitto. Gli interventi di restauro sono stati coordinati a livello scientifico e organizzativo da Davide Dotti, realizzati dagli studi di restauro Monica Abeni-Paola Guerra di Brescia e Antonio Zaccaria di Bergamo sotto la direzione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, sono promossi dalla Fondazione della Comunità Bresciana.
43 min
03 Mag 2023

Tommaso Ariemma, "Filosofia del gaming" (TLON)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Tommaso Ariemma, "Filosofia del gaming. Da Talete alla PlayStation" (TLON) | I videogame e la filosofia sembrano due mondi distanti. Eppure, a ben guardare, senza la filosofia il videogame non sarebbe stato possibile. Per la prima volta nella storia dell'umanità, è la filosofia a pensare insieme gioco e mondo, ponendo così le basi del videogame più maturo e facendo di quest'ultimo una delle realizzazioni più compiute della tradizione filosofica. Il gioco è nato con l'essere umano ed esiste ben prima della filosofia, ma il videogame non è un semplice gioco. Può essere puro divertimento, narrazione complessa, esperienza estetica, laboratorio per dilemmi morali, o tutte queste cose insieme; e non è un caso che le nostre vite quotidiane si siano gamificate progressivamente, senza che quasi ce ne rendessimo conto. In questo appassionante e originale saggio Tommaso Ariemma, docente di Filosofia ed Estetica e uno tra i maggiori divulgatori della cosiddetta pop-filosofia in Italia – quell'esercizio della filosofia che usa i fenomeni della cosiddetta "cultura di massa", spesso ritenuti lontani dalla riflessione filosofica, non solo come oggetto di analisi, ma anche come strumenti per filosofare –, approfondisce i temi che la filosofia non ha mai smesso di discutere, mostrandoceli all'opera nel mondo dei videogame: vita e morte, realtà e illusione, umano e inumano, scelta e libertà, giustizia e società ideale.
43 min
02 Mag 2023

Gabriele Basilico, "Ritorni a Beirut" (Contrasto)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Gabriele Basilico, "Ritorni a Beirut. Back to Beirut", a cura di Giovanna Calvenzi, trad. di Ruth Taylor (Contrasto) | Il volume definitivo con i reportage realizzati da Gabriele Basilico a Beirut con un'ampia selezione di fotografie in bianco e nero e a colori. "Ritorni a Beirut" di Gabriele Basilico è il libro che ricorda la relazione profonda e appassionata che ha legato Gabriele Basilico alla città di Beirut, diventata negli anni uno dei cardini centrali del suo impegno con la fotografia. Oltre a un lungo lavoro in archivio di rilettura di tutto quanto Basilico ha realizzato, sono stati invitati a esercitare i loro ricordi anche "i complici" dei diversi viaggi. L'ampia selezione di fotografie in bianco e nero e a colori è introdotta da testi di Gabriele Basilico, Giovanna Calvenzi, Tanino Musso, Fouad Elkoury, Gabriel Bauret, Christian Caujolle, Alessandro Ferrario, Rita Capezzuto e da una Cronologia di Farian Sabahi. Così, pagina dopo pagina, scopriamo il lavoro realizzato da Gabriele Basilico in occasione di quattro missioni fotografiche a Beirut nel 1991, 2003, 2008 e 2011. L'occhio del fotografo si posa così su una città che cambia nel suo aspetto e nella sua anima, legandosi a quella di Basilico che così scriverà: «La pratica del ritornare crea una singolare disposizione sentimentale: come l'attesa per un appuntamento desiderato, un risvegliarsi della memoria per luoghi, oggetti, persone, come se si riaccendesse il motore di una macchina ferma da tempo. Per Beirut è stato anche di più».
42 min
01 Mag 2023

Utamaro, Hokusai, Hiroshige. ( Società Promotrice delle Belle Arti, Torino)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia Federico Vizzaccaro | Utamaro, Hokusai, Hiroshige. Geishe, samurai e la civiltà del piacere (Torino, Società Promotrice delle Belle Arti, dal 23 febbraio al 25 giugno) | L'esposizione, curata da Francesco Paolo Campione, direttore del MUSEC – Museo delle Culture di Lugano, prodotta da Skira, in collaborazione con il MUSEC e con la Società Promotrice delle Belle Arti di Torino, col patrocinio del Comune di Torino, analizza l'universo giapponese attraverso un percorso tematico suddiviso in nove sezioni e con oltre 300 capolavori, alcuni dei quali mai presentati in Italia: stampe dei maggiori maestri dell'ukiyo-e, quali Hokusai, Hiroshige, Utamaro, Kuniyoshi, Yoshitoshi, Sharaku, oltre ad armature di samurai, kimono, maschere teatrali, rare matrici di stampa, preziosi ornamenti femminili, sculture in pietra, stendardi, provenienti dalle collezioni del MUSEC di Lugano, dal Museo di Arte Orientale di Venezia, dal Museo di Arte Orientale di Torino, dal Civico Museo d'Arte Orientale di Trieste, dalla Fondation Baur Musée des Arts d'Extrême-Orient di Ginevra e da importanti collezioni private. La rassegna si propone come una originale ricostruzione, in tutti i suoi aspetti, della "civiltà del piacere", una peculiare stagione storico-artistica del Giappone – il periodo Edo (1603-1868) – in cui il paese, pacificato all'interno dei propri confini e stretto in una politica di isolamento dal resto del mondo (sakoku), portò la ricca classe dei mercanti (chōnin), impossibilitati a comprare beni fondiari, a dedicarsi ai piaceri dell'esistenza, come gli spettacoli del kabuki, la frequentazione delle geishe nelle case da tè e l'acquisto di straordinarie opere d'arte.
44 min
29 Apr 2023

Andrea Chegai, "Rossini" (il Saggiatore)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Rossini aveva 37 anni e 39 opere alle spalle quando si ritirò dalle scene teatrali dopo avervi esercitato un'egemonia incontrastata. Eclettico, altalenante tra comico e tragico, e prolifico sperimentatore di generi, raggiunse e impose uno stile sovraregionale, nella fedeltà a un ideale di bellezza ineffabile che la sua musica sempre inseguì: una musica che diede voce ai suoi personaggi esprimendo, con una scrittura vocale e strumentale esaltante, il loro destino, la speranza che li anima, l'allegrezza che li circonda, la felicità che li attende, l'abisso in cui stanno per cadere. Questa musica, «universale più che specifica», fu però scritta e creata nel e per il proprio articolato presente, adattandosi ai contesti e agli artisti con cui Rossini si confrontò nelle sue peregrinazioni. La riconoscibilità immediata del suo linguaggio drammatico segnò così, in tempi di grande mutamento, una strada impossibile da ripercorrere, che conobbe imitatori ma non successori. La fortuna discontinua di Rossini pone ancora oggi molti interrogativi, da cui Andrea Chegai parte per riavvolgere il filo della matassa che i recensori del tempo, i biografi e gli studiosi attuali hanno tentato di sbrogliare. Indagando sui motivi della fama del Pesarese, sui suoi rapporti con impresari, cantanti, scrittori, librettisti e compositori, Chegai riposiziona le opere di Rossini in una prospettiva storica che tiene conto delle trasformazioni sociali, politiche e musicali a cavallo tra Settecento e Ottocento. "Rossini" ci permette di approfondire con coinvolgimento e rinnovato sguardo critico la musica di un artista «proteiforme e impenetrabile fino alle ultime note», per ciò che significò al suo tempo e per quello che può ancora significare per noi oggi.
43 min
28 Apr 2023

Liborio Conca, "Rock Lit" (Jimenez)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Liborio Conca, "Rock Lit. Musica e letteratura: legami, intrecci, visioni" (Jimenez) | Musica e letteratura si incontrano, questo è un fatto. Due mondi pieni e palpitanti che dialogano e si arricchiscono reciprocamente attraverso epifanie inaspettate, incontri magari fortuiti ma destinati a lasciare tracce profonde. Tra le pagine di "Rock Lit" scrittrici e scrittori sono affiancati a band e cantautori, mentre temi e paesaggi della letteratura si riversano nella musica. È così che si scopre come autori quali William S. Burroughs, Albert Camus, Flannery O'Connor o J. D. Salínger abbiano ispirato artisti pop, rock e punk (e jazz e funk e country...), influenzando non solo l'opera, ma l'intera vita dei musicisti che abbiamo amato e amiamo ancora. "Rock Lit" non è un saggio accademico, non è un trattato, non ha pretese onnicomprensive: semplicemente, parla della musica e della letteratura e di come siano inesorabilmente legate e di come svelino l'una all'altra nuove possibilità e più vasti orizzonti. Passando da un libro a una canzone, da un musicista a uno scrittore, ci si sposta dalle luci di New York e Londra fino al Sud degli Stati Uniti e all'isola greca di Hydra, il rifugio di Leonard Cohen negli anni Sessanta. È un viaggio, "Rock Lit", sulla strada della letteratura, ricco di aneddoti e riflessioni, da intraprendere con l'autoradio in sottofondo, lasciandosi trasportare da musica e parole.
43 min
24 Apr 2023

"Il mandolino nel teatro musicale Settecentesco" (Zecchini Editore)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia Federico Vizzaccaro | Davide Ferella, "Il mandolino nel teatro musicale Settecentesco" (Zecchini Editore) | Benché all'apparenza distanti, il mandolino ed il teatro musicale – sia esso opera o oratorio – hanno da sempre vissuto un rapporto assai stretto e proficuo. È nel Settecento in particolare, secolo tra i più ricchi e complessi della storia d'Europa, che questo legame, questo strano intreccio di vicende, raggiungerà il momento apicale, con sempre più opere colorite dal suono di questo piccolo strumento. Una scelta, quella di affidare al mandolino la conduzione di un'aria, spesso la più caratterizzata e ricca di pathos, mai casuale, bensì dettata da esigenze drammaturgiche finemente studiate da compositori e librettisti. Il suo pizzico, multiforme e cangiante, sarà in grado infatti di esaltare tanto l'aulico canto di Achille e Cleopatra quanto quello, ben più greve e profano, di Don Giovanni e Almaviva. Versatili e suggestive le sue corde guideranno l'ascoltatore attraverso le ambientazioni più disparate, tra le anguste vie di una qualche città campana, lungo immaginifici orizzonti mediorientali. Mozart, Vivaldi, Paisiello e Cimarosa sono alcuni dei musicisti che nel corso del secolo si lasceranno affascinare dal potere evocativo del suo suono, un suono che più d'ogni altro ci ha definiti e tutt'ora ci definisce italiani nel mondo. Conoscere queste vicende è conoscere dunque ancor un poco dell'iridescente universo musicale nostrano, in particolare quello teatrale, nonché apprezzare l'epopea di uno strumento, il mandolino, centrale nella cultura musicale europea del XVIII secolo.
44 min
18 Apr 2023

John Wyndham, "Il villaggio dei dannati" (Meridiano Zero)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | John Wyndham, "Il villaggio dei dannati", a cura di Armando Corridore (Meridiano Zero-Elara) | Richard Gayford e sua moglie, di ritorno da una breve vacanza di un giorno a Londra, si trovano davanti a uno scenario alquanto bizzarro. I confini di Midwich, il sonnolento villaggio in cui vivono, sono presidiati dall'esercito. Per protezione, dicono le autorità. Uno strano oggetto alieno è atterrato nel villaggio e ora chiunque provi ad avvicinarsi cade di colpo privo di sensi. Il giorno successivo la barriera svanisce e ogni cosa sembra tornata normale... ma ben presto tutte le donne fertili di Midwich scoprono di essere incinte. I figli che nasceranno saranno tutti uguali, biondi, con gli occhi dorati, dai poteri psichici inimmaginabili... e freddamente malvagi. L'invasione più pericolosa e orribile è iniziata. The Midwich Cuckoos uscì nel 1957 in Inghilterra ed è considerato un capolavoro della fantascienza letteraria. Tradotto in varie lingue (in Italia uscì inizialmente con il titolo "I figli dell'invasione"), è presente ininterrottamente da anni nei cataloghi delle case editrici più prestigiose. Nel 1960 il regista Wolf Rilla ne trae "Il villaggio dei dannati", pellicola diventata presto iconica nel genere e seguita nel 1995 da un remake di John Carpenter. Ora, nel 2022, da questo classico della fantascienza è stato realizzato un serial televisivo Sky Original. "Il villaggio dei dannati" torna in una nuova traduzione integrale, la prima in Italia effettuata utilizzando il testo completo nella stesura definitiva approvata dall'autore.
43 min
16 Apr 2023

Sergio Martinotti, "Anton Bruckner" (Guanda)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Sergio Martinotti, "Anton Bruckner", prefazione di Luigi Rognoni (Guanda) | Anton Bruckner è oggi considerato tra i massimi compositori della seconda metà dell'Ottocento, e le sue composizioni sinfoniche, accanto a quelle di Mahler, sono nel repertorio di ogni orchestra sinfonica. In questo volume Sergio Martinotti racconta l'enigmatica vita di un uomo schivo, che cercava di nascondere la propria complessa psicologia dietro una maschera da "compositore di provincia", spiegando al tempo stesso, con dovizia di esempi musicali, l'arte di un compositore ammirato dalla Vienna splendente e cosmopolita di fine secolo, amico di Richard Wagner e considerato da Gustav Mahler come un maestro. Il libro fu ripubblicato da Edizioni Studio Tesi e quindi da EDT. Sergio Martinotti (1932-2012) si è laureato in Lettere all'Università Cattolica di Milano con Giuseppe Vecchi, ha studiato pianoforte con Alberto Mozzati, frequentando i corsi di Paleografia Musicale di Cremona e Bologna. Critico musicale de «La Tribuna» di Roma, del «Corriere del Ticino», de «La Stampa» e di altri periodici, ha collaborato a enciclopedie, a riviste culturali italiane e a trasmissioni radiofoniche. Ha insegnato dal 1966 al Conservatorio «Verdi» di Torino e dal 1972 è stato docente di Storia della Musica all'Università Cattolica di Milano. Ha pubblicato, oltre a numerosi saggi, un libro sull'Ottocento strumentale italiano, un volume su Brahms, libro a cui è dedicata la trasmissione, la prima monografia italiana su Bruckner.
43 min
10 Apr 2023

Felice Casorati. Il concerto della pittura. (Fondazione Magnani-Rocca, Parma)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia Federico Vizzaccaro | Felice Casorati. Il concerto della pittura. (Parma, Fondazione Magnani-Rocca, dal 18 marzo al 2 luglio), a cura di Giorgina Bertolino, Daniela Ferrari, Stefano Roffi | La mostra, organizzata dalla Fondazione Magnani-Rocca in collaborazione con il Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, ripercorre l'intero arco della pittura di Felice Casorati iscrivendone il percorso entro la storia dell'arte del Novecento. La musica rappresenta la chiave d'ingresso delle opere di Felice Casorati nella Villa dei Capolavori di Luigi Magnani, la «casa della vita» del colto collezionista, storico dell'arte, musicologo, compositore, scrittore. Casorati entra idealmente nello spazio, fisico e mentale, di quello che lo stesso Magnani definiva il «mio museo immaginario», ovvero un insieme di opere vedute e amate, e di altre acquisite e possedute: opere che «abitano la mia mente come la mia casa», «tutte oggetto di uguale amore e degne della più devota contemplazione». La musica è quindi uno dei temi che strutturano la concezione della mostra, richiamando la sensibilità musicale che ha contraddistinto la biografia, la cultura e la pittura di Casorati, con «le sue lente melopee di piani o di spazi», come ha colto precisamente Carlo Ludovico Ragghianti. Il tema serve d'altra parte a indagare la natura concertata e sorvegliata dell'arte casoratiana, la sua attitudine concettuale alla costruzione di una teatralità alimentata dall'invenzione. Il percorso espositivo consente di conoscere l'opera di Casorati nella sua completezza e complessità, documentando ogni stagione della sua pittura e mostrando con opere-chiave le figure e i suoi temi prediletti. Il catalogo – Edito da Dario Cimorelli Editore, presenta saggi di Giorgina Bertolino, Filippo Bosco, Mauro Carrera, Daniela Ferrari, Stefano Roffi, oltre alla riproduzione a colori di tutte le opere esposte.
44 min
07 Apr 2023

Emmanuel Carrère, "V13" (Adelphi)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Emmanuel Carrère, "V13. Cronaca giudiziaria", trad. di Francesco Bergamasco (Adelphi) | Scandito in tre parti – «Le vittime», «Gli imputati», «La corte» –, V 13 raccoglie, rielaborati e accresciuti, gli articoli (apparsi a cadenza settimanale sui principali quotidiani europei) in cui Emmanuel Carrère ha riferito le udienze del processo ai complici e all'unico sopravvissuto fra gli autori degli attentati terroristici avvenuti a Parigi il 13 novembre 2015 – attentati che, tra il Bataclan, lo Stade de France e i bistrot presi di mira, hanno causato centotrenta morti e trecentocinquanta feriti. Ogni mattina, per quasi dieci mesi, Carrère si è seduto nell'enorme « scatola di legno chiaro » che era stata fatta costruire appositamente e ha ascoltato il resoconto implacabile di quelle « esperienze estreme di morte e di vita » – le testimonianze atroci di chi aveva perduto una persona cara o era sopravvissuto alla carneficina strisciando in mezzo ai cadaveri, i silenzi e i balbettii degli imputati, le parole dei magistrati e degli avvocati –, e lo ha magistralmente narrato, riuscendo a cogliere non solo l'umanità degli uni e degli altri (sconvolgente, ammirevole o abietta che fosse), ma anche la terribile ironia dei discorsi e delle situazioni. Da questa discesa agli inferi, da questo groviglio di orrore, di ideologia, di follia e di sofferenza, Carrère sa, sin dal primo giorno, che uscirà cambiato – così come uscirà cambiato, dalla lettura del suo libro, ciascuno di noi.
43 min
06 Apr 2023

Atsushi Tanigawa, "Trafitto da una rosa" (Gog)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Atsushi Tanigawa, "Trafitto da una rosa", trad. di Kyoko Mino (Gog) | «Il giorno in cui seppi dell'irruzione di Mishima nelle Forze di Autodifesa mi trovavo al Campus dell'Università di Tokyo. Ero uno studente del Dipartimento di Estetica ed Arte presso la Facoltà di Lettere. La notizia si diffuse quasi in presa diretta, ed io venni informato da un amico. Ricordo che in facoltà vennero sospese quasi tutte le lezioni pomeridiane, fatta eccezione per alcune; eravamo tutti sotto shock e noi studenti, insieme a qualche professore, intavolammo un dibattito. Ormai non ricordo quasi nulla di ciò che dicemmo, era tutto così sconvolgente e il trauma era così intenso che sembrava che il mondo fosse finito sottosopra». È il 25 novembre 1970, il giorno del seppuku, il suicidio rituale dei samurai, quello in cui Mishima si trafigge il ventre come ultimo, estremo gesto. È anche il punto da cui ha origine la narrazione del professor Atsushi Tanigawa, che, in questo breve saggio, ripercorre l'opera di Yukio Mishima nelle sue infinite sfaccettature - la musica, la flora, il culto del corpo, le contaminazioni elleniche, quelle poetiche, da Rilke a Valéry -, la poliedrica potenza del vate giapponese le cui frecce hanno trapassato la superficie della letteratura, facendone emergere gli abissi, luminosi come un sole di morte. Introduzione di Carlo Lomaglio.
43 min
05 Apr 2023

John Berger e Jean Mohr, "Un uomo fortunato" (il Saggiatore)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | John Berger e Jean Mohr, "Un uomo fortunato. Storia di un medico di campagna", trad. di Maria Nadotti, prefazione di Vittorio Lingiardi (il Saggiatore) | "Un uomo fortunato" è una riflessione in parole e immagini sui rapporti tra l'individuo e la comunità che lo circonda. È un ritratto, allo stesso tempo poetico e sociologico, della dimensione più umana del lavoro del medico e di cosa significhi appartenere a una collettività e mettersi al suo servizio. Nel 1966 John Berger e il fotografo Jean Mohr seguono per tre mesi l'attività del medico di campagna John Sassall, documentandone la vita, le abitudini e gli incontri. Sassall vive nella foresta di Dean, in Inghilterra, tra i suoi pazienti, e ogni giorno si muove all'interno del territorio rurale per curare i malati, gli anziani e le persone sole. Ciò che affascina Berger e Mohr è che Sassall non si limita a prescrivere medicine, ma per la gente del luogo è anche un confidente, un depositario di ricordi. È preciso, attento e premuroso. Prima di fare un'iniezione pronuncia frasi rassicuranti. In inverno, quindici minuti prima di visitare un paziente, accende la termocoperta così da non fargli sentire freddo. È presente a tutte le nascite e a tutte le morti. In ogni situazione riconosce l'istante in cui può fare la differenza, ma conosce anche i propri limiti, come persona e come medico. Arricchita da una prefazione di Vittorio Lingiardi e da una introduzione di Iona Heath, quest'opera, finora inedita in Italia, ci rivela con grande delicatezza come ogni territorio, se guardato o osservato a distanza, sia ingannevole. Esso è infatti, innanzitutto, la rete disegnata dai gesti e dai pensieri dei suoi abitanti, dalle loro lotte, conquiste e sventure.
44 min
04 Apr 2023

Klavdij Sluban. Sneg (Galleria del Cembalo - Palazzo Borghese, Roma)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Klavdij Sluban. Sneg (Roma, Galleria del Cembalo - Palazzo Borghese, dal 23 marzo al 13 maggio) | La Galleria del Cembalo presenta nelle proprie sale Sneg, una mostra fotografica con scatti di Klavdij Sluban, artista francese di origine slovena dedicatosi fin da giovane alla fotografia studiando a Parigi, instancabile viaggiatore che si muove in gran parte lungo gli itinerari tracciati dalle linee ferroviarie che dall'Europa portano a Est – come la Transiberiana – alla ricerca delle sue origini e del senso della Storia. Le fotografie esposte sono una selezione tratta da due serie dell'autore: Autres rivages. La mer Baltique e Japan; tutto rigorosamente in bianco e nero, più precisamente in pellicola, nero, grigio e bianco, un esposimetro manuale in fondo a una tasca, usato raramente. Ad accomunare i due progetti fotografici è una presenza costante e consistente: la neve (sneg in sloveno, lingua materna dell'autore), soggetto silenzioso dei suoi scatti. Le immagini di Autres rivages sono il frutto di un viaggio lungo la penisola Balcanica e i Paesi bagnati dal Mar Baltico: mai completamente a fuoco, mostrano quelli che sembrano essere scorci ripresi casualmente in Polonia, Kaliningrad, Finlandia, Russia, Svezia e altre località dell'Europa dell'Est. Di contro il Giappone che Sluban restituisce con le sue fotografie è diverso da quello che siamo abituati a vedere: non giardini curati con alberi in fiore né grattacieli, ma vaste aree ricoperte di neve che ricordano piuttosto remote zone dell'Europa dell'Est, luoghi apparentemente inospitali, inaccessibili, solitari e isolati. In questa desolazione di fondo, a tratti fanno la loro comparsa dei volti, immobili quanto la neve ma pieni di compostezza ed espressività. Per il fotografo il viaggio si trasforma in un pellegrinaggio: l'attenzione, posta sulla vita che lo circonda, collega intimamente il viaggio alla fotografia. La sua è una ricerca personale rigorosa e coerente spesso ricca di riferimenti letterari. Nelle parole di Sluban: "Io propongo un viaggio nel quale l'occhio si lascia guidare tra la realtà del momento presente e le stratificazioni successive della Storia. Un viaggio nutrito di ricchezze passate che hanno impregnato i luoghi attraversati: San Pietroburgo dove Nabokov ha trascorso la sua infanzia, Kaliningrad, antica Köninsberg, città in cui vissero Kant e Copernico, lasciando la loro impronta nel pensiero filosofico europeo".
43 min
03 Apr 2023

Pierre-Auguste Renoir: l'alba di un nuovo classicismo (Palazzo Roverella, Rovigo)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia Ennio Speranza | Pierre-Auguste Renoir: l'alba di un nuovo classicismo (Rovigo, Palazzo Roverella, dal 25 febbraio al 25 giugno) a cura di Paolo Bolpagni | Una mostra che mette a fuoco il momento successivo alla breve esperienza impressionista, quando l'artista, spinto da una profonda inquietudine creativa, decide di intraprendere, nel 1881, un viaggio in Italia. Un tour che ebbe inizio a Venezia, dove a colpirlo furono soprattutto Carpaccio e Tiepolo (mentre già conosceva bene Tiziano e Veronese, ammirati e studiati al Louvre); che proseguì per brevi tappe a Padova e a Firenze; e che trovò una meta fondamentale a Roma. Qui Renoir fu travolto dalla forza della luce mediterranea e sviluppò un'ammirazione per i maestri rinascimentali. Un'ulteriore tappa del viaggio fu il golfo di Napoli: Renoir scoprì le pitture pompeiane, fu rapito dalla bellezza dell'isola di Capri e quasi soggiogato dai capolavori antichi esposti nel museo archeologico. Infine andò a Palermo, dove incontrò Richard Wagner e lo ritrasse in un'opera divenuta famosa. Il viaggio in Italia, più che suscitare opere di particolare rilievo, fu foriero di una sorta di rivoluzione creativa per l'artista, riverberandosi sul prosieguo della sua produzione, che culminerà, di fatto, nell'abbandono della tecnica e della poetica impressioniste, che avvenne prima dell'ufficiale scioglimento del sodalizio nel 1886. Dalla joie de vivre delle scene di divertimento della borghesia parigina degli anni Settanta, Renoir passò quindi a uno stile aspro. Riprendendo anche la lezione di Jean-Auguste-Dominique Ingres, il pittore, allora poco più che quarantenne, recuperò un tratto nitido e un'attenzione alle volumetrie e alla monumentalità delle figure, nel segno di una sintesi che enucleò una personale forma di classicismo, mentre le tendenze dominanti viravano verso il Postimpressionismo da una parte e il Simbolismo dall'altra. Nei primi due decenni del Novecento Renoir passò poi a dar vita a un'arte che costituì, mentre si scatenavano le avanguardie, una precoce avvisaglia della nuova sensibilità che sarebbe divenuta dominante dopo il conflitto mondiale, dipingendo in un possente stile neo-rinascimentale, dove i toni caldi e scintillanti mutuati da Tiziano e da Rubens si coniugavano con i riferimenti a un'iconografia mitica e classicheggiante e con un'esaltazione della poetica degli affetti familiari.
43 min
02 Apr 2023

E. Th. A. Hoffmann, "Poeta e compositore. Scritti scelti sulla musica" (Discanto Edizioni)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | E. Th. A. Hoffmann, "Poeta e compositore. Scritti scelti sulla musica", a cura di Mariangela Donà (Discanto Edizioni) | Nata a Piove di Sacco nel 1916 e scomparsa nel 2017 all'età di 101 anni, Mariangela Donà si laureò nel 1940 in Filosofia all'Università di Milano con Antonio Banfi discutendo una tesi su L'estetica della musica nel primo Romanticismo tedesco. All'attività di bibliotecaria presso la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano ha sempre affiancato la ricerca musicologica, gli studi sull'estetica della musica e le indagini sulle fonti musicali. Nel 1964 fu tra i fondatori della Società Italiana di Musicologia mentre nel 1965 con Claudio Sartori (1913-1994) costituì l'Ufficio Ricerca Fondi Musicali, finanziato dal CNR, con lo scopo di censire e catalogare le fonti musicali manoscritte e a stampa anteriori al 1900 esistenti nelle biblioteche pubbliche e private italiane. È stata inoltre coordinatrice per l'Italia del Répertoire International de Littérature Musicale (RILM) e dell'International Association of Music Libraries, Archives and Documentation Centre (IAML). La sua attività pubblicistica comprende diversi articoli in periodici italiani e stranieri, numerose voci nelle più autorevoli enciclopedie musicali (Ricordi, Grove e MGG), guide musicali, saggi e monografie tra le quali: La stampa musicale a Milano fino all'anno 1700 (1961); La musica nelle biblioteche milanesi (1963); Espressione e significato nella musica (1968). Inoltre, Mariangela Donà collaborò con varie case editrici per la traduzione di importanti testi musicologici dal tedesco e dall'inglese: fra gli autori affrontati, Eduard Hanslick, Arnold Schoenberg, Hans Heinz Stuckenschmidt e, appunto, Ernst Theodore Amadeus Hoffmann, del quale tradusse gli scritti sulla musica.
43 min
30 Mar 2023

Sergio Atzeni, "Passavamo sulla terra leggeri" (Sellerio editore Palermo)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Sergio Atzeni, "Passavamo sulla terra leggeri", a cura di Marcello Fois (Sellerio editore Palermo) | S'ard nell'antica lingua significa «danzatori e lettori delle stelle». Un popolo pacifico, la sua origine si situa in una lingua di terra tra due fiumi (allusione, mitica e interpretativa, alla Mesopotamia). Poi la deportazione da parte di «barbari» popoli del mare, la schiavitù, la rivolta e la fuga avventurosa, e l'approdo nell'isola, a cui è dato per la prima volta il nome. Da qui inizia la costruzione della sua civiltà originale. La vicenda generale, «dei millenni di isolamento tra bronzetti e nuraghe», è tramandata intessendola senza sosta di peripezie di donne uomini ed eroi, di cronache di fatti quotidiani, di passaggi di stranieri e stranezze, di battesimi di luoghi e di oggetti, di nascite di riti e arti, di cose memorabili e miti suggestivi. Un'età felice culminante nell'era dei «giudici», i sovrani ereditari – fin dal primo di essi, una donna – dell'autonomia della Sardegna caratterizzata da forme di partecipazione popolare. E una data segna il termine della storia maggiore e delle vicissitudini qui raccontate: il 1409, la fine dell'indipendenza dell'Isola e la conquista aragonese. L'ambizione di Sergio Atzeni, amatissimo scrittore morto ancora giovane (e antropologo, storico delle culture, aedo, cacciatore di storie inattuali), era di raccontare tutta la sua Sardegna e la sua storia millenaria, non attraverso un romanzo storico, ma in una narrazione che fosse eco della sua storia, come appunto nella tradizione orale. Così questo suo ultimo libro ha la singolarità di essere una storia della autocoscienza di un popolo, che «ha la presa di un romanzo d'avventura» (Marcello Fois nell'Introduzione).
43 min
25 Mar 2023

Carlo Piccardi, "Il suono della guerra" (il Saggiatore)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza. | Carlo Piccardi, "Il suono della guerra. La rappresentazione musicale dei conflitti armati" (il Saggiatore) | Con l'aggressione della Russia all'Ucraina nel febbraio del 2022, i venti di guerra sono tornati a soffiare sull'Europa, rompendo l'ininterrotto periodo di relativa pace successivo alla fine dell'ultimo conflitto mondiale. Anche i conflitti iugoslavi degli anni Novanta del secolo scorso avevano abituato ancor più l'Europa occidentale a considerare la guerra come un fenomeno con cui confrontarsi, certo, ma al di là dei propri confini. Nei decenni e nei secoli precedenti, tuttavia, la guerra è stata una realtà che ha riguardato ogni generazione di esseri umani, plasmando la società e gli individui e lasciando un segno sul loro modo di stabilire rapporti culturali, oltre che di vita. L'interdipendenza europea, che proprio nell'arte celebrò i traguardi più appariscenti nel dialogo fra i propri protagonisti, non impedì che periodicamente si manifestassero fratture violente, mettendo a dura prova i legami tra i popoli. Dalla fine del Medioevo in poi lo scontro tra le nazioni è stato costante, e regolarmente è sfociato in conflitti armati più o meno duraturi direttamente rispecchiati nelle testimonianze artistiche. Ne abbiamo un costante riflesso nelle espressioni della musica: in quelle destinate a sostenere le armate in combattimento, in quelle che ne celebravano le vittorie. Il suono della guerra è un'ampia rassegna critica di come la musica abbia rappresentato, accompagnato, sostenuto, e anche denunciato i conflitti armati nella storia. Seguendo una cronologia libera e mai pedissequa, la narrazione prende le mosse dal Rinascimento e arriva fino alle soglie del terzo millennio, attraversando battaglie, scontri, rivoluzioni e repressioni europee e mondiali, in continuo e fitto dialogo con un'imponente raccolta di documenti che raccontano i complessi rapporti tra gli strumenti della musica e gli strumenti della guerra.
43 min
22 Mar 2023

"Toystellers", a cura di Federico Ghiso

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | "Toystellers. Storie di giocattoli, collezioni e collezionisti", a cura di Federico Ghiso | "Toystellers è un libro dedicato a tutti i collezionisti. È un libro che fa di ogni collezione una nostra traccia sul pianeta. È un libro rivolto al futuro, per chi raccoglierà questa passione." Inizia con queste parole il libro curato da Federico Ghiso, direttore creativo e copywriter nelle più importanti agenzie pubblicitarie italiane, che unisce la sua passione per i giocattoli e la sua passione per le storie. Toystellers, oltre alla sua, raccoglie le storie e la passione dei più grandi collezionisti di giocattoli d'Italia, a partire da Fabrizio Fontanella che apre le porte del suo Museo Venice Vintage Toys – Creature di Gomma e racconta come è arrivato a collezionare più di 6000 pupazzi di gomma. Le storie si susseguono con punti di vista appassionati e autorevoli: il mercante d'arte Roberto Ballandi ci fa a scoprire il tesoro delle action figure di Indiana Jones delle Kenner; Federico Piccinini, il più grande collezionista al mondo di Mego della Harbert i cui pezzi, fumetti e memorabila Marvel sono stati esposti nelle più importanti mostre e musei internazionali ci racconta la sua teoria della "Gravitazione Collezionistica"; Francesco Ristori presidente di Florence Toy Museum e autore del libro "Robot Fever" ci porta in volo con lo Space Grendizer di Goldrake, Fabrizio Modina storico di mitologia moderna, curatore di importanti mostre nel mondo ci fa scoprire gli albori della galassia di Star Wars; Tommaso Consortini autore del libro Press Play on 80's ci porta nel regno dei Masters of the Universe, Fabrizio De Angelis con tutta la sua passione analizza in ogni dettaglio il primo Big Jim mai uscito (n. 4332 Made in Mexico). Le emozioni del Subbuteo le racconta Andrea Piccaluga, che nel 1978 a soli 13 anni divenne campione del mondo. Ognuno di questi "Toystellers" racconta un pezzo della propria storia di bambino e di collezionista. Non tanto parlando dei pezzi "rari" ma delle emozioni più preziose che li legano ai loro giocattoli. Ognuno in modo unico, come uniche sono le loro collezioni e le loro storie. A chiudere il libro tre punti di vista diversi. Quello accademico di Angelica Busato, che sui giocattoli si è laureata e della sua passione per Star Wars ne ha fatto un lavoro. Quello di Luigi e Fabrizio, gli inventori di Toyssimi, uno degli appuntamenti più importanti in Italia per trovare e scambiare giocattoli. E infine il punto di vista di un bambino, Tommaso Signorini. Perché chi più di un bambino può parlarci di giocattoli? Grazie a tutti loro, Toystellers è un viaggio verso l'infinito e oltre. Un viaggio che è anche un ritorno: all'infanzia, alla fantasia e alla felicità.
44 min
18 Mar 2023

AA VV, "Musica e poesia son due sorelle" (FrancoAngeli)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | "Musica e poesia son due sorelle. Percorsi d'ascolto per la scuola", a cura di Giuseppina La Face e Nicola Badolato, (FrancoAngeli) | Questa raccolta di saggi si focalizza sulla trasposizione didattica del sapere musicale attraverso strategie d'ascolto mirate, con riferimento costante al contesto storico-culturale. I ventidue percorsi didattici qui offerti, tutti incentrati su brani musicali muniti di testo poetico, si devono a musicologi attivi nell'università e nelle scuole, e si rivolgono tanto ai docenti quanto ai semplici appassionati. I percorsi affrontano composizioni esteticamente e culturalmente assai diverse: dal madrigale trecentesco «Appress'un fiume chiaro» di Giovanni da Cascia al Quaderno di strada di Salvatore Sciarrino; dalla cinquecentesca Missa Hercules Dux Ferrariae di Josquin des Prez ai Canti di prigionia di Luigi Dallapiccola; dal Giulio Cesare in Egitto di George Frideric Handel al Trovatore di Giuseppe Verdi e alle Chansons madécasses di Maurice Ravel; dal jazz (Fables of Faubus di Charles Mingus) a una canzone di Fabrizio De André (Non al denaro non all'amore né al cielo). Delineato l'argomento, dichiarati gli obiettivi, ogni percorso si dipana in varie proposte di attività per gli studenti, in ipotesi di sviluppo che approfondiscano le conoscenze acquisite, in alcune linee guida per la verifica degli obiettivi.
43 min
13 Mar 2023

Due Libri su Jean Sibelius (Zecchini e LIM)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | Alessandro Zignani, "Jean Sibelius. Dei ghiacci e del fuoco. Vita e musica" (Zecchini) | Alessio Venier, "La quinta sinfonia di Sibelius. Il tempo del fiore" (LIM) | Sibelius è il grande dimenticato della musica europea. Confinato in un limbo periferico delle Scuole Nazionali, su di lui pende quell'accusa di epigonismo post-romantico che le avanguardie novecentesche sempre lanciarono contro i difensori dell'Umanesimo. In realtà la musica di Sibelius celebra l'eternità di una natura primigenia dove i cicli delle stagioni si rinnovano oltre ogni dramma della storia, trasceso, più che negato, in un'accettazione del Fato che sa di stoica serenità. In Sibelius la civiltà europea si confronta con le proprie origini nelle energie che modellano i ghiacci, i venti artici capaci di fissare il tempo in armonie perenni, cristalli eternamente fissi nella pietra. L'originalità del Finlandese è sottile, ardua da percorrere, come complesso è il suo linguaggio fatto di risonanze emanate dai basalti della terra, tensioni lontane dalla rassodante razionalità della civilizzazione europea. In un'epoca di transizione quale è la nostra, mentre la pretesa di assoggettare il caos cede in noi alla fascinazione del mito, Sibelius ritorna con i suoi enigmi ad incombere come inquietante profeta. Messaggero alla fine dei tempi, veggente inascoltato, siglò il proprio destino di inattuale distruggendo di propria mano la gigantesca Ottava Sinfonia che doveva coronare uno degli edifici sinfonici più tremendi, nella sua coerenza, che siano mai stati eretti. Isolandosi tra laghi e foreste, nei trent'anni della sua rinuncia a comporre trovò la via di un silenzio che la sua musica, forse, fin dal principio evoca: salvifico ritorno alla natura, divinità benigna. || «Il nuovo Beethoven», «Il peggior compositore del mondo»: Jean Sibelius ha suscitato le reazioni più disparate della critica musicale.
43 min
12 Mar 2023

Manuel de Falla, "Scritti sulla musica e i musicisti" (Ricordi-Mucchi)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Luigi Iavarone | Manuel de Falla, "Scritti sulla musica e i musicisti", a cura di Paolo Pinamonti con un saggio inedito di Gian Francesco Malipiero, , trad. di M. Antognazza e L. Davì (Ricordi-Mucchi) | Un libro che porta nel vivo della musica e del dibattito musicale in Europa dai primi anni del secolo a quelli fra le due guerre. Di questi anni decisivi per la formazione di una nuova musica europea, Manuel de Falla è stato uno dei protagonisti maggiori, in particolare sul versante di un nazionalismo musicale spagnolo che ha maturato e portato a livello europeo, vivendo e ricercando fra la Spagna e Parigi dove intanto Stravinskij, massimo riferimento falliano, verificava a sua volta, a fianco di Satie, dei Sei, dei compositori della Jeune France, il suo modo di essere musicista occidentale e russo insieme. Questo è dunque il mondo che rivive negli scritti di Falla qui pubblicati secondo l'edizione di Federico Sopeña arricchita da altri testi del compositore spagnolo, e da un saggio inedito, sulla sua musica, di G.F. Malipiero. Salvo che accanto a pagine memorabili come quelle su Debussy, sulla musica francese contemporanea in generale, su Wagner, figurano nel libro gli scritti falliani di argomento spagnolo, su Granados, su Pedrell, sull'organizzazione musicale in Spagna, sul "Canto jondo" o sull'Orchestra Bética da Camera e i suoi compiti nazionali, tutti percorsi da un acceso, appassionato nazionalismo, da un modo d'intendere ciò che ha da essere spagnolo in musica, tanto avanzato per certi aspetti di ricerca musicale, quanto segnato da ideologie conservatrici non immuni da simpatie franchiste. In realtà proprio anche per questo, per come tutto questo è ricaduto spesso nella sua stessa musica, Falla è un musicista davvero rappresentativo dei primi cinquant'anni del nostro secolo, delle sue contraddizioni, dei suoi conflitti, ed è sotto questo profilo che ce lo racconta, allargando il discorso all'intero processo di crescita della musica moderna europea. Ramón Barce nella sua stupenda prefazione, mentre alla attenta, puntuale cura di Paolo Pinamonti, si deve anche la riunione in questa edizione italiana dei testi di Falla esclusi da quella spagnola di Sopeña, così fornendo la prima raccolta pressoché completa degli scritti e delle conferenze del musicista spagnolo.
41 min
11 Mar 2023

Clara Wieck Schumann e Johannes Brahms, "Lettere 1853-1896", 2 volumi, (LeMus)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Clara Wieck Schumann e Johannes Brahms, "Lettere 1853-1896", 2 volumi, a cura di Alice Fumero (LeMus) | Le lettere contenute in questo epistolario sono la testimonianza dello straordinario rapporto che legò per tutta la vita Clara Wieck Schumann e Johannes Brahms. Le lettere dal 1853 al 1876 (vol. 1) restituiscono l'immagine di un giovane Brahms che muove i primi passi nel mondo della musica e di una premurosa e risoluta Clara che, oltre a prendersi cura della sua carriera e della famiglia, non si risparmia di sfruttare tutta la sua influenza per aiutare Brahms. Dal 1877 (vol. 2) i ruoli sembrano essersi rovesciati: Brahms raggiunge la sua maturità artistica ed è perfettamente inserito nel panorama musicale europeo; Clara, invece, cerca sempre di più il confronto e la guida dell'amico in quanto attraversa una nuova fase della sua vita. Ridotti i concerti e i viaggi, la "Gran Dama" del pianoforte è principalmente impegnata nell'attività di insegnamento e occupata dalla pubblicazione dell'opera omnia di Robert Schumann, nonché dalla sempre complicata gestione dei figli e dei nipoti. Al centro della loro vita, però, sempre una sola costante: la musica. Immersi nel loro dinamico universo musicale, Clara e Brahms mantengono viva la fitta e ampia rete di fedeli amici e interpreti ai quali si aggiungono nuovi giovani collaboratori. Il lettore non può che porsi come un silente osservatore del lento e inesorabile scorrere di tante vite che, con le loro storie straordinarie, non mancheranno di emozionare come un romanzo.
44 min
28 Feb 2023

Cesare Pavese ed Ernesto de Martino, "La collana viola" (Bollati Boringhieri)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Cesare Pavese ed Ernesto de Martino, "La collana viola. Lettere 1945-1950" (Bollati Boringhieri), a cura di Pietro Angelini | È il 1945 quando Cesare Pavese ed Ernesto de Martino iniziano a scriversi e a discutere del progetto di una collana editoriale. Argomento dei loro fitti scambi è quella che prenderà il nome di «Collezione di studi religiosi, etnologici e psicologici» dell'editore Einaudi - trasferita poi nel 1957 alla Boringhieri -, la «collana viola» che ebbe il merito di introdurre in Italia scienze fino allora pressoché sconosciute: l'etnologia e la storia delle religioni, la psicologia religiosa e lo studio dei dislivelli culturali. La collana fu un successo - si inseriva al momento giusto nell'ambiente culturale della ricostruzione affamato di novità e fortemente ricettivo -, ma fu anche motivo di scandalo, posta sotto accusa da destra dai crociani, e da sinistra dai comunisti più ortodossi. Pavese e de Martino si difendono dalle accuse e innescano una discussione di straordinaria importanza da cui emergono i punti chiave di quel dibattito tra politica e cultura che caratterizzò il dopoguerra, in uno scambio intellettuale e umano che sarà interrotto dalla tragica morte di Pavese, ma che non segnerà la fine della fortuna della ormai mitica «collana viola». A distanza di vent'anni dalla prima edizione, La collana viola viene riproposto con una nuova prefazione, nuove note editoriali e alcune lettere inedite che svelano ulteriormente i retroscena del laboratorio intellettuale della serie di studi che ha fatto conoscere al grande pubblico autori come Jung, Kerényi, Propp, Durkheim, Malinowski e tanti altri.
43 min
27 Feb 2023

Alessandro Masi, "L'artista dell'anima. Giotto e il suo mondo", (Neri Pozza)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Alessandro Masi, "L'artista dell'anima. Giotto e il suo mondo" (Neri Pozza) | È l'artista che per primo ha dato un'anima alle sue opere. Dei suoi quadri e dei suoi affreschi sappiamo perciò molto, ma della sua vita di uomo ben poco, avvolta com'è nella leggenda. Ora da un accurato lavoro di scavo negli archivi e dalle cronache dell'epoca, Alessandro Masi fa nascere una rigorosa e documentatissima biografia di Giotto, del «ragazzo» che rivoluzionò la pittura tra il Duecento e il Trecento, quando si preparava la Rinascenza. E lo fa narrando quella vita come fosse un romanzo. Così entriamo con Giotto nella Basilica Superiore di Assisi, nella cappella degli Scrovegni a Padova, nelle basiliche di Roma, Napoli, Firenze... Un racconto tanto vivido che sembra di sentire l'odore dei colori, di stare sulle impalcature a osservarlo dipingere, di percepire lo stupore dei committenti di fronte a opere che non avevano alcun paragone con quanto realizzato prima. Emergono con forza i suoi rapporti con il maestro Cimabue, con gli intellettuali della sua epoca e in particolare con Dante, di cui fece un ritratto giovanile nel 1302, prima dell'esilio del poeta, e che incontrò nuovamente a Padova mentre creava un capo – lavoro per una famiglia tanto ricca quanto chiacchierata, gli Scrovegni appunto. Boccaccio fece di Giotto un personaggio del suo Decamerone. E dietro di lui si stagliavano Petrarca e i papi del travagliatissimo periodo della sua esistenza. Ne esce lo spaccato di un'epoca, di un grande artista e di un uomo non privo di ombre e contraddizioni. Migliore interprete di sempre del poverello di Assisi, viveva nell'angoscia di diventare povero e di non poter sistemare la sua numerosa prole. Probabilmente una volta arricchito divenne anche usuraio e, invitato dagli intellettuali a schierarsi nell'agone politico dell'epoca, si dimostrò tutt'altro che incline alle azioni coraggiose.
43 min
25 Feb 2023

Christoph Wolff, "L'universo musicale di Bach" (il Saggiatore)

Con Ennio Speranza. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | Christoph Wolff, "L'universo musicale di Bach" (il Saggiatore), trad. di Patrizia Rebulla e Elli Stern | Per tutta la sua lunga vita, Johann Sebastian Bach espresse le proprie idee in termini puramente musicali. Da sempre riluttante all'idea di scrivere riguardo alle proprie vicende e al proprio lavoro, preferiva che fosse la sua arte a parlare di lui e per lui. Selezionando con cura i pezzi e disponendoli secondo un preciso ordine all'interno di raccolte progettate nel dettaglio, Bach diede vita a un vero e proprio universo, un modello di composizione ancora oggi in continua espansione, a cui guardano, inevitabilmente sedotti, ascoltatori, musicisti, matematici e chiunque non possa fare a meno della musica nella propria esistenza. Grazie una ricerca ricca e profonda, "L'universo musicale di Bach" fornisce un'analisi innovativa e dettagliata delle sue opere, dal "Clavicembalo ben temperato" ai "Concerti brandeburghesi", dalla Passione secondo Matteo all'"Arte della fuga" fino alla "Messa in Si minore", passando attraverso le" Partite per violino" e le "Suite per violoncello". Andando oltre ogni convenzione riguardo epoca, genere e strumento, Christoph Wolff esplora l'eredità di Bach e ci fornisce la chiave per entrare in contatto con la profondità e l'ecletticità del suo genio, e capire il suo approccio alla composizione come frutto non solo di un libero atto creativo, ma anche di un pensiero, il cui rigore tende alla perfezione.
43 min
24 Feb 2023

Dario Oliveri, "L'orchestra di Auschwitz" (Curci)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Dario Oliveri, "L'orchestra di Auschwitz. Inchiesta su Alma Rosé" (Curci), prefazione di Francesca Dego | Auschwitz, 20 luglio 1943. Il treno in cui è rinchiusa Alma arriva puntuale, nel tardo pomeriggio. Quella sera l'atmosfera cupa del Block 10 – l'area del lager destinata agli esperimenti medici – sarà spezzata dal suono di un violino. Un mese più tardi, la giovane musicista è già direttrice dell'orchestra femminile costituita nel campo di Birkenau da Maria Mandel, spietata ausiliaria delle SS. Meno di un anno dopo, il suo corpo senza vita giace nell'infermeria del lager: la diagnosi ufficiale di meningitis, formulata dal dottor Mengele, sembra incompatibile con le circostanze del decesso. Dario Oliveri torna in libreria con una nuova inchiesta, dedicata questa volta al caso di Alma Rosé (1906-1944), nipote di Gustav Mahler e violinista di successo, la cui morte ad Auschwitz, il 4 aprile 1944, rimane avvolta nel mistero. Passando al vaglio le diverse ipotesi investigative – suicidio, omicidio, avvelenamento accidentale – si ricostruisce la parabola di un destino tragico che affonda le sue radici nella Vienna sfavillante del primo Novecento: è il romanzo di due famiglie, i Mahler e i Rosenblum (in arte Rosé), ma anche l'affresco di un'epoca straordinaria, percorsa da irripetibili fermenti culturali, e del suo precipitarsi rovinoso nelle tenebre della follia. Dario Oliveri (Palermo, 1963) insegna Storia della Musica Moderna e Contemporanea all'Università di Palermo, è stato per vent'anni il direttore artistico dell'Associazione Siciliana Amici della Musica e cura attualmente la programmazione musicale del Festival delle Letterature Migranti.
43 min
23 Feb 2023

Pietro Citati, "La ragazza dagli occhi d'oro" (Adelphi)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Pietro Citati, "La ragazza dagli occhi d'oro" (Adelphi) | «All'improvviso comparve una nuvola insolita, che si proiettava in alto con una specie di larghissimo tronco: si allargava e si ramificava: andava sfilacciandosi, a tratti immacolata, a tratti torbida, secondo che sollevasse terra o cenere». È Plinio il Giovane a documentare nelle epistole l'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., ma la voce narrante è qui, inconfondibilmente, quella di Citati. Nessuno come lui ha saputo riverberare e dilatare nella sua scrittura il fascino dei libri che leggeva e amava – e trasmetterci il desiderio irresistibile di leggerli e amarli a nostra volta. Né c'è da meravigliarsi: più che critica letteraria, la sua è interpretazione narrata, racconto che tramuta ogni libro e il suo autore in indimenticabili personaggi: «Dickens riempiva la realtà con un'allegria furiosa, eccitando ed esaltando il suo genio ... Una misteriosa ilarità lo attraversava, lo colmava ed egli non riusciva ad interromperla, quasi fosse stato percorso da una zampillante fontana di fuoco». Letteratura sulla letteratura, in definitiva, o anche letteratura scaturita dall'arte, ma non alla maniera dell'amico Manganelli, attento come ogni buon rètore a frapporre tra sé e ciò che scriveva «uno spazio di indifferenza emotiva»; nelle pagine di Citati la letteratura circola libera e impetuosa, ci avvolge e ci contagia, lasciando intravedere dietro di essa la sua vera e più antica vocazione, «leggere»: «non ho mai smesso di leggere, leggere, leggere; ogni libro che leggevo era una forma dell'infinito, che inseguivo, e inseguivo, e fallivo continuamente nell'inseguire».
43 min
20 Feb 2023

I pittori di Pompei (Museo Civico Archeologico, Bologna)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | I pittori di Pompei (Bologna, Museo Civico Archeologico, dal 23 Settembre 2022 al 19 Marzo 2023), a cura di Mario Grimaldi | Prodotta da MondoMostre, l'esposizione è resa possibile da un accordo di collaborazione culturale e scientifica tra il Comune di Bologna | Museo Civico Archeologico e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli che prevede il prestito eccezionale di oltre 100 opere di epoca romana appartenenti alla collezione del museo partenopeo, in cui è conservata la più grande pinacoteca dell'antichità al mondo. Il progetto espositivo pone al centro le figure dei pictores, ovvero gli artisti e gli artigiani che realizzarono gli apparati decorativi nelle case di Pompei, Ercolano e dell'area vesuviana, per contestualizzarne il ruolo e la condizione economica nella società del tempo, oltre a mettere in luce le tecniche, gli strumenti, i colori e i modelli. L'importantissimo patrimonio di immagini che questi autori ci hanno lasciato – splendidi affreschi dai colori ancora vivaci, spesso di grandi dimensioni – restituisce infatti il riflesso dei gusti e i valori di una committenza variegata e ci consente di comprendere meglio i meccanismi sottesi al sistema di produzione delle botteghe. Sono pochissime le informazioni giunte a noi sugli autori di queste straordinarie opere e quasi nessun nome ci è noto. Grazie alle numerose testimonianze pittoriche conservate dopo l'eruzione avvenuta nel 79 d.C. e portate alla luce dalle grandi campagne di scavi borbonici nel Settecento, le cittadine vesuviane costituiscono un osservatorio privilegiato per comprendere l'organizzazione interna e l'operato delle officine pittoriche. La mostra propone anche infine la ricostruzione di interi ambienti pompeiani come quelli della Casa di Giasone e, ancora di più della straordinaria domus di Meleagro con i suoi grandi affreschi con rilievi a stucco, per raccontare il rapporto tra spazio e decorazione, frutto della condivisione di scelte, e di messaggi da trasmettere, tra i pictores e i loro committenti. Se nel mondo della Grecia classica i pittori erano considerati "proprietà dell'universo" – come ricorda Plinio il Vecchio a sottolinearne l'importanza ed il ruolo – al tempo dei romani, i pictores erano visti come abili artigiani, e solo alcuni di loro conquistarono, per la qualità e la raffinatezza delle loro creazioni, il ruolo di artisti.
43 min
14 Feb 2023

Gigliola Fragnito, "Il condottiero eretico" (Il Mulino)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Gigliola Fragnito, "Il condottiero eretico. Gian Galeazzo Sanseverino prigioniero dell'Inquisizione" (Il Mulino) | «Il rientro temporaneo di Gian Galeazzo in Italia, nel novembre del 1570, per prendere possesso del feudo di Colorno dopo la morte del cognato Gian Francesco Sanseverino, offriva un'occasione insperata per acciuffare un frequentatore assiduo della corte francese e per servirsi di lui onde raccogliere indizi ed elementi di prova relativi alle connivenze di Caterina con gli aderenti alla "setta ugonotta» La notte del 4 novembre 1570, su ordine di Pio V, Gian Galeazzo Sanseverino viene fatto prigioniero nel suo feudo di Colorno e carcerato nelle prigioni dell'Inquisizione a Roma con l'accusa di eresia calvinista. Quali sono le vere ragioni di questo arresto? Quali lotte di potere cela? Sulla base del processo conservato nell'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede e di una ricca documentazione - per lo più inedita - il libro ridisegna la vicenda, solo parzialmente nota, del condottiero al servizio della monarchia francese durante le guerre di religione e delinea le anomalie di un processo a un uomo d'arme, che suscitò grande scalpore in Italia e in Francia. Le deposizioni dell'imputato e dei testimoni mettono in luce le rivalità per le cariche militari, i tentativi dei Valois di sanare la frattura religiosa del Regno, l'odio dei francesi verso gli italiani, ma anche la litigiosità e la violenza dell'aristocrazia padana.
43 min
11 Feb 2023

Mircea Cărtărescu, "Melancolia" (La nave di Teseo)

Con Ennio Speranza. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | Mircea Cărtărescu, "Melancolia", trad. di Bruno Mazzoni (La nave di Teseo) | Melancolia racconta l'esperienza della separazione, e lo fa attraverso tre racconti che la indagano in altrettante fasi della vita, l'infanzia, perché "è nell'infanzia che ha inizio la melancolia, quel sentimento che ci accompagna per tutta la vita, quella sensazione che nessuno ci tiene più per mano", l'età della ragione e l'adolescenza. Quando la madre esce per fare la spesa, un bambino di cinque anni è convinto che non tornerà. Solo, e certo di essere stato abbandonato, prima esplora l'appartamento, poi quello che lo circonda, sognando di tornare al grande magazzino Concordia, di cui conserva dolci ricordi. Marcel, invece, ha otto anni e vive in simbiosi con l'adorata sorellina Isabel, in un mondo in cui gli adulti sembrano non essere altro che presenze fugaci. Quando Isabel si ammala Marcel, pur di salvarla, è disposto ad affrontare le sue paure e i più grandi sacrifici in nome del suo amore per lei. Ivan di anni ne ha quindici e si sente l'uomo più solo dell'universo. In un armadio conserva le pelli che, di anno in anno, crescendo, ha dovuto cambiare. Quando incontra Dora e se ne innamora inizia a chiedersi se anche le donne, come gli uomini, cambiano pelle. Dalla penna di Mircea Cărtărescu, il più importante scrittore romeno contemporaneo, tre storie - incorniciate da due evocativi racconti brevi - meravigliose, che affrontano alcuni temi fondamentali come la paura del cambiamento, la solitudine, l'amore, con l'immaginazione del ragazzo e lo stile del grande scrittore.
43 min
09 Feb 2023

Riccardo Drigo, "Gli uccelli non muoiono mai" (Priuli & Verlucca)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Riccardo Drigo, "Gli uccelli non muoiono mai. Tra fantasia e realtà nello scenario delle vette Feltrine" (Priuli & Verlucca) | Qui si narra di un padre, di un figlio, e del loro cammino lungo la parte finale dell'Alta Via n 2, detta anche Via delle Leggende. Tanto è reale il percorso quanto è surreale il tempo dilatato del racconto, dalla primavera del primo giorno all'autunno del quarto. La montagna è scena e personaggio insieme. Non si esprime con le parole ma si fa capire lo stesso: fiori, profumi, colori, suoni e rocce raccontano storie che si intrecciano con quelle di un'umanità tanto inventata quanto vera. Dietro le apparenze di un diario di viaggio o nascosti nelle descrizioni botaniche affiorano i grandi temi della vita umana: il dolore, la morte, l'amore, l'abbandono e la nostalgia, l'amicizia, il rapporto tra padre e figlio, la ragione e la passione, e gli infiniti fili che ci legano alla natura di cui siamo spesso indegna parte. Tra le righe traspare un altro personaggio: la musica. La musica si sa non parla, ma col suo canto muove i cuori e le coscienze. Questo libro è un atto d'amore, a volte critico ma sempre appassionato, nei confronti della montagna e di tutto ciò che rappresenta. È dedicato a chi in montagna ci va, a chi finora non ci è mai andato, e a chi non ci andrà mai ma che in queste pagine forse si riconoscerà lo stesso.
43 min
08 Feb 2023

David Sheff, "Il buddista nel braccio della morte" (Ubiliber)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | David Sheff, "Il buddhista nel braccio della morte. Trovare la luce nei luoghi più oscuri", trad. di Emanuela Alverà (Ubiliber) | David Sheff, autore del bestseller internazionale "Beautiful Boy", esplora la trasformazione interiore del condannato a morte Jarvis Jay Masters che incontra il buddhismo, la meditazione e l'amore per la vita nel braccio della morte del carcere californiano di San Quintino. I primi anni della sua vita, immersi nella povertà, sono stati un'escalation di abusi e violenze che Jarvis non ha fatto altro che riproporre, prima con piccoli furti poi con rapine a mano armata, fino ad arrivare all'accusa di omicidio e alla conseguente condanna che lo ha portato nel braccio della morte, dove si trova attualmente dal 1990. Tenuto in isolamento, sconvolto da rabbia, ansia e attacchi di panico, nella disperazione più totale ha avuto il coraggio di chiedere come si fa a meditare. Con sconvolgente chiarezza, l'autore descrive il graduale ma profondo cambiamento di quest'uomo che, nonostante un'infanzia e una giovinezza dedite al male, ha imparato a prevenire la violenza nel cortile del carcere e ad aiutare gli altri detenuti e persino le guardie a trovare un significato nella loro vita. Un libro che insegna come guardare da una prospettiva diversa la nostra sofferenza, assaporare la luce che ci circonda e sopportare le tragedie che colpiscono tutti noi.
43 min
07 Feb 2023

Attilio Brilli, "La grande incantatrice" (UTET)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Attilio Brilli, "La grande incantatrice. Il fascino dell'Italia per i viaggiatori di ogni tempo" (UTET) | Tutti sanno che nel 1817 Stendhal, giunto al cospetto dei marmi di Santa Croce a Firenze, si sentì mancare. Ma le cronache sono piene di viaggiatori che in tutte le epoche, giunti per mare, a cavallo, in carrozza, treno o automobile, restano avvinti dalle meraviglie conturbanti dell'Italia. È una sensazione indefinibile, un misto di eccitazione, smarrimento, gioia e timore, qualcosa di simile insomma all'azione portentosa di un filtro d'amore. Non si tratta soltanto di "bellezza", un termine tanto generico e ammansito da non fare quasi più effetto. Tutt'altro. Il fascino dell'Italia è vertiginoso, sbalestrante, assoluto. Charles Dickens, giunto alla sala dei Giganti di palazzo Te a Mantova, disse irritato che gli affreschi «facevano venire l'apoplessia», il contrario del «senso di armonia che dovrebbe comunicare un'opera d'arte». Charles de Brosses, dal canto suo, trovava la santa Teresa di Bernini troppo eccitante per una chiesa: «Se questo è amore divino, lo conosco anch'io perché se ne vedono tante copie in natura». E Lord Byron rimase stregato dalla cascata delle Marmore «orribilmente bella». Ma cos'è questa malia? Cos'è questo fascino violento che da secoli piega le ginocchia di viaggiatrici e viaggiatori, costringendoli a una sensuale devozione? Attilio Brilli scava tra i resoconti noti e meno noti, restituendo al mito del viaggio in Italia le sue radici più complete, che risalgono a ben prima della moda del Grand Tour. Con i suoi giardini ordinati oppure selvaggi, le ville magnifiche e le rovine romantiche, i borghi scavati nella roccia e il dedalo opulento di Roma, i dolci declivi collinari e le aguzze montagne, La grande incantatrice ha sempre saputo soggiogare le menti più brillanti del mondo. Eppure, da sempre, tutta questa bellezza noi italiani sappiamo come sperperarla, se già Montaigne, arrivato a Urbino nel 1581, non poté coronare il sogno di una visita alla biblioteca di Federico da Montefeltro perché purtroppo, come gli spiegarono gli imbarazzati cortigiani, le chiavi erano andate smarrite. È forse il nostro destino, essere gli svagati custodi di un tesoro inestimabile. Possiamo solo sperare che nonostante la nostra noncuranza l'Italia continui a essere, come sosteneva Vernon Lee, quella «favolosa soffitta colma di carabattole misteriose e di ammiccanti fantasmi nella quale soddisfare gli istinti elementari della finzione e del romanzesco».
43 min
05 Feb 2023

Antonio Velasco Piña, "Regina" (Verdechiaro Edizioni)

Con Valentina Lo Surdo. Antonio Velasco Piña, "Regina. 2 ottobre non si dimentica" (Verdechiaro Edizioni), trad. di Antonio Giacchetti | Capolavoro della letteratura latinoamericana, il libro più importante della storia del Messico. È la storia di Regina, una ragazza che visse vent'anni, il cui compito era portare a termine una missione trascendentale: il risveglio della coscienza del Messico. Ancora bambina, in un viaggio in India viene riconosciuta da un Lama come Dakini - la più importante manifestazione del principio femminile nel Buddhismo tibetano, che trasmette direttamente attraverso l'esperienza di vita e che ha il potere di dominare gli elementi. Dopo rocambolesche avventure in Tibet e in Cina, Regina torna nella sua terra natale per compiere la sua missione, assistita dai Quattro Autentici Messicani, custodi delle tradizioni spirituali dell'antica Mesoamerica. Una storia vera intrisa di magia, tra oriente e occidente, raccontata da un maestro che conobbe Regina, la ospitò e da lei ricevette la sua missione trascendentale: esserne il Testimone. È il libro che permettere di comprendere l'autentica natura della mattanza di Tlatelolco, la piazza di Città del Messico in cui si svolgono gli eventi dell'ultimo capitolo, culminati nel massacro di centinaia di persone falciate dalla tempesta di fuoco delle mitragliatrici degli elicotteri dell'esercito, il 2 ottobre 1968 - evento deliberatamente rimosso dalla memoria dell'ultimo mezzo secolo, al quale questo capolavoro letterario rende giustizia. «Ogni mattina il Lama e la Dakini si addentravano nel bosco; e mentre raccoglievano tutto ciò di utile che la natura offriva - legna, miele, piante e radici commestibili - il Lama ne approfittava per impartire i suoi insegnamenti. Tra i molteplici aspetti di tali insegnamenti ce n'era uno di grande importanza per il Lama: mettere la sua discepola in grado di comunicare con ogni tipo di essere, compresi quelli comunemente considerati inanimati. In realtà la Dakini aveva dimostrato la sua inclinazione a dialogare in particolare con le nuvole, ma ora le si chiedeva di ripetere continuamente quest'esperienza con i tipi di esseri più diversi, dalle formiche ai venti, dagli alberi ai fiumi. A tal fine era necessario che Regina raggiungesse in modo permanente uno stato di coscienza.
43 min
02 Feb 2023

Aimé Cesaire, "Toussaint Louverture" (Alegre)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | "Toussaint Louverture. La Rivoluzione francese e il problema coloniale" (Alegre), a cura di Giuseppe Sofo, trad. di Michela Nessi | Un dramma in tre atti: è così che il Césaire poeta e drammaturgo sceglie di narrare l'indipendenza dalla Francia di Haiti, all'epoca Saint-Domingue, la prima colonia a essere sottomessa e la prima a liberarsi dal giogo delle potenze europee. Un racconto ibrido, tra saggio storico e opera letteraria, qui tradotto per la prima volta in italiano. Dalla fronda dei ricchi coloni bianchi, passando per la rivolta degli affrancati o nati liberi, arriva fino alla rivoluzione degli schiavi neri guidati da Toussaint Louverture, l'ex schiavo a capo della rivolta di coloro che sono passati alla storia come i giacobini neri. Césaire analizza i rapporti tra Francia e Saint-Domingue e racconta la presa di coscienza degli schiavi: la libertà non gli sarebbe stata regalata, avrebbero dovuto conquistarla. Appare così la contraddizione borghese della Rivoluzione francese che realizzava democrazia e diritti nella madrepatria fermandosi però al confine - non solo geografico - della linea del colore. La storia di Toussaint Louverture, coi successi e le contraddizioni, il rapporto col potere e le masse, incarna i dilemmi di ogni rivoluzionario. E il moto che portò Saint-Domingue a essere Haiti mostra l'intersezione tra sfruttamento e oppressioni in cui inserire il grimaldello per scassinare il presente e far nascere una nuova società. È infatti il Césaire marxista a mostrare come i primi due tentativi di ribellione, inciampando su specifici interessi (commerciali per i coloni proprietari di piantagioni; sociali per gli affrancati diventati padroni a loro volta), fossero incapaci di superare le contraddizioni di classe che li fecero fermare a un passo dall'arrivo. Solo la sollevazione degli schiavi neri superò gli interessi particolari facendo sfociare la lotta all'oppressione coloniale nella liberazione espressa dalla parola più agognata: «indipendenza».
43 min
01 Feb 2023

Andrea Tagliapietra, "I cani del tempo" (Donzelli)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Andrea Tagliapietra "I cani del tempo. Filosofia e icone della pazienza" (Donzelli) | Nella tradizione culturale europea, la pazienza è una virtù fondamentale, anche se minore, che i Greci accostavano al coraggio e il pensiero cristiano alla speranza e alla carità. Oggi, quello che già Georg Simmel chiamava il «ritmo impaziente della vita moderna» sembra farne una nozione del tutto inattuale. Tuttavia, essa può rivelarsi una risorsa quanto mai preziosa, come emerge dalla riflessione sul rapporto dell'essere umano con il tempo e con l'attesa che Andrea Tagliapietra conduce in queste pagine. La pazienza s'inscrive nel tempo del corpo, fatto di lentezza, vulnerabilità e mortalità. Essa fa emergere il significato del corpo come fondo biologico dell'uomo nel suo essere animale. Allora, accanto al discorso «umano, troppo umano» della filosofia, ecco l'urgenza di guardare allo specchio del mondo animale e di prendere in considerazione quelle «icone del pensiero» che, nell'arte, esprimono la metafora animale in continuità con il genere umano. Si scopre così che, nella pittura europea, l'immagine della pazienza è stata spesso affidata a una specie animale che da sempre accorda i propri passi a quelli dell'uomo. Nell'arte i cani fanno la loro comparsa come silenziosi dettagli. Di essi quasi non ci si accorge, tanto la loro presenza risulta consueta e comune. Eppure spesso sono proprio loro a scandire il tempo della scena. Fondendo l'analisi filosofica e l'osservazione di oltre cento opere d'arte, l'autore rivela l'attualità non antropocentrica della pazienza, intesa come strada per giungere a una piena responsabilità nei confronti del tempo vissuto, fondamento della relazione ospitale con gli altri esseri e presupposto indispensabile per abitare il mondo avendone finalmente cura. Da Dürer a Goya, da Bassano a Leonardo fino a Marc, Balla e Warhol, i cani del tempo ci conducono all'antidoto della più pura forma di pazienza, quella dell'attenzione per ciò che semplicemente accade, che è anche la più difficile da conservare nell'epoca impaziente e distratta in cui viviamo.
43 min
30 Gen 2023

Habitat. Le forme e i modi della natura (Palazzo Bisaccioni, Jesi)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Habitat. Le forme e i modi della natura (Jesi, Palazzo Bisaccioni, dal 2 dicembre 2022 all'11 aprile 2023), a cura di Stefano Verri | L'esposizione presenta una quarantina di opere, tutte provenienti dalla Collezione Intesa Sanpaolo, di grandi maestri del Novecento e dell'inizio del nuovo secolo, ognuno dei quali ha lavorato sul tema della natura dandone una personale interpretazione, indissolubilmente legata al contesto di appartenenza dell'artista. Il rapporto tra la natura e l'uomo costituisce da sempre un campo di indagine ricco di suggestioni in ambito artistico, tanto più nell'epoca attuale che ha visto l'ambiente diventare protagonista di dibattiti politici e sociali che coinvolgono la vita di tutti noi. Gli artisti, con il loro saper essere l'occhio della contemporaneità, sono stati testimoni del cambio di rotta che ha portato la trasformazione da un mondo in cui la natura era padrona e l'uomo ne era assoggettato a un mondo dove l'umanità ha raggiunto l'emancipazione tecnica: ma ora è sempre più necessario conservare e proteggere la natura, in un'inversione di ruoli in cui l'uomo, divenuto "carnefice", può salvarsi solo modificando i propri comportamenti. La mostra vuole essere un vero e proprio viaggio tematico alla scoperta di questo rapporto che si sviluppa soprattutto nella rappresentazione della natura: elemento figurabile per eccellenza, è il risultato di ciò che della natura colpisce emotivamente l'uomo/artista e l'operare artistico è un'opportunità per filtrare nelle arti figurative le nuove tematiche tecniche, scientifiche e sociologiche che hanno caratterizzato il secolo breve. Nei paesaggi di inizio Novecento si incontrano ancora le influenze dell'arte ottocentesca, come nella veduta veneziana di Giorgio De Chirico e nelle visioni urbane di Piero Marussig, mentre con il trascorrere dei decenni si intensificano le sperimentazioni pittoriche e si incontrano opere come quelle di Enrico Baj e Mario Schifano dove il paesaggio è sempre protagonista, ma rielaborato alla luce della contemporaneità. Non mancano in mostra Giuseppe Penone e Mario Merz, artisti che hanno da sempre giocato proprio sul tema uomo e natura, indagandone i rapporti e mostrando una sensibilità che ha precorso i tempi. L'esposizione si chiude con opere che appartengono all'inizio del XXI secolo, di grandi artisti di nuova generazione rappresentata, tra gli altri, da Olafur Eliasson e Darren Almond. I loro "paesaggi" hanno perso l'elemento figurativo e ciò che emerge è lo spazio simbolico che costituisce uno straordinario deposito di memorie collettive, con l'obiettivo di formare una sensibilità comune in cui siamo tutti chiamati a intervenire. Pur essendo cambiate le generazioni, gli artisti sentono ancora il "dovere sociale" di porre al centro del loro lavoro la natura e l'ambiente: il nostro habitat.
43 min
29 Gen 2023

Joann Sfar e Lewis Trondheim, "La fortezza, vol. 6" (Bao Publishing)

Con Ennio Speranza. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | Joann Sfar e Lewis Trondheim, "La fortezza, vol. 6", trad. di Roberto Savino (Bao Publishing) | Nella lontana landa di Terra Amata c'è una terrificante Fortezza. Il suo business model è semplice e, da secoli, efficace: attirare avventurieri con la promessa di immensi tesori se sconfiggeranno i mostri in agguato nelle segrete, far uccidere gli avventurieri dai mostri, prendersi le cose che hanno portato con sé. Tutto perfetto, finché una strana setta di incappucciati decide di comprare la Fortezza e, quando il Guardiano del maniero declina l'offerta, per una serie di equivoci invece di mandare un enorme e bellicoso barbaro, a spaventare gli incappucciati, ci manda Herbert, un gracile papero, nobile decaduto del ducato di Vaucanson, assolutamente incapace di battersi. Insieme al drago Marvin, capo della vigilanza della Fortezza, Herbert vivrà un gran numero di ridicole e allo stesso tempo terribili avventure. Inizia così una lunga serie fumettistica tra il Fantasy, il grottesco e il mirabolante con molteplici di personaggi e continui salti temporali che ha coinvolto un gran numero di disegnatori Il sesto volume della serie riporta alle atmosfere lievi e scanzonate del primo volume, esplorando avvenimenti occorsi tra il primo e il secondo capitolo. I disegni sono di Manu Larcenet. La serie creata da Sfar e Trondheim giunge così alla fine della raccolta integrale originariamente pianificata, ma riprenderà in futuro con i capitoli usciti, a distanza di anni dagli originali, a partire dal 2019.
43 min