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Radio3 Mondo -

Ogni giorno alle 6.50 la rassegna della stampa estera; dal lunedì al venerdì alle 11.00 personaggi, storie e eventi dall'attualità internazionale

Radio3 mondo offre quotidianamente una scelta ragionata degli articoli delle maggiori testate straniere nella rassegna stampa in onda alle 6.50. E continua a parlare di mondo con i suoi protagonisti alle ore 11.00 mettendo a fuoco eventi, luoghi e storie.

Lista episodi

04 Dic 2023

Il sud di Gaza | La nuova fase dell'estrema destra in Europa

Dopo la fine della tregua, la ripresa delle operazioni militari tra Hamas e Israele vede un'ulteriore complicazione del teatro bellico. Le forze di difesa israeliane allargano il campo d'azione verso la parte meridionale della striscia di Gaza; nel frattempo gli ufficiali palestinesi dichiarano che da sabato sono state uccise più di 800 persone. L'Iran mette in guardia Israele riguardo la possibilità di un allargamento del conflitto se l'IDF non pone freno agli incessanti bombardamenti sulla Striscia. Nel frattempo i ribelli sciiti Houthi Yemeniti hanno attaccato due navi nel Mar Rosso, coinvolgendo anche un'imbarcazione statunitense. Ne parliamo con Lucia Goracci, inviata RAI e con Elda Baggio, medico chirurgo che ha lavorato sul campo a Gaza, in Yemen e in Siria. Il 3 dicembre a Firenze il vice-premier Matteo Salvini ha ospitato i principali partiti anti-immigrazione e di estrema destra del Vecchio Continente, riuniti nella coalizione Identità e Democrazia, per lanciare la loro campagna per le elezioni europee 2024. Il lancio si colloca in un momento che diversi analisti definiscono la "nuova fase della politica di estrema destra nell'Europa occidentale", ovvero una fase in cui i partiti di estrema destra non languiscono più ai margini della politica, ignorati o manipolati dall'establishment politico. Oggi l'estrema destra non solo fa parte del mainstream politico, ma ne costituisce una parte sempre più dominante: ne parliamo con Guido Caldiron, esperto di estreme destre e giornalista del Manifesto. Autore de "I segreti del quarto Reich. La fuga dei criminali nazisti e la rete internazionale che li ha protetti", Newton Compton Editori, 2016 e di "Wasp, l'America razzista dal Ku Klux Klan a Donald Trump" (edizioni Fandango, 2016).
29 min
01 Dic 2023

40 anni di lotta contro l'AIDS

Sono oltre 38 milioni le persone che convivono con HIV/AIDS nel mondo, e 25 di questi risiedono in Africa. Identificato per la prima volta nel 1983, a 40 anni di distanza, il virus dell'HIV continua a contagiare 1,5 milioni di persone e a provocare oltre 600.000 morti ogni anno. Oggi abbiamo nuove terapie per curare chi è sieropositivo e chi ha sviluppato l'AIDS, ma c'è ancora molto da fare sul lato dell'informazione e della prevenzione: il 40% delle persone con HIV ha scoperto di essere stato contagiato per caso e spesso non condivide la notizia per paura del giudizio. In occasione della Giornata Mondiale per la lotta all'AIDS, facciamo il punto con Nicoletta Dentico, responsabile del programma salute globale di Society for International Development e co-presidente di Geneva Global Health Hub, e con l'infettivologa Laura Sannino, medico referente per HIV/Aids per Medici Senza Frontiere (MSF). L'Africa meridionale resta la regione del mondo con la più alta prevalenza di persone sieropositive. In alcune zone del Mozambico fino al 26% della popolazione è sieropositiva e in pochi conoscono i rischi della malattia e come proteggersi, come ci racconta Francesca Sabbatini, infettivologa di Medici Senza Frontiere e dirigente medico all'Ospedale San Gerardo Monza, tornata da poco da una missione MSF di un anno in Mozambico. Completamente diversa, ma difficile e complessa per altri motivi, è la situazione dell'Iran: ce lo facciamo raccontare da Zara Tofigh, avvocatessa componente dell'associazione Donne Libere Iraniane. In Europa, invece, Paolo Gorgoni, artista multidisciplinare e attivista, ci parlerà della sua esperienza. Mentre da Carla Vitantonio, scrittrice e cooperante, da anni residente a L'Avana, a Cuba, ci ricorda come l'isola caraibica sia stato il primo Paese al mondo a ricevere dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la convalida dell'eliminazione della trasmissione da madre a figlio dell'HIV. Al microfono Roberta Fulci e Giulia De Luca.
59 min
30 Nov 2023

La Cop28 inizia negli EAU tra polemiche | Anziane per il clima

Domani inizia il vertice sul clima COP28 negli Emirati Arabi Uniti. Secondo i documenti informativi trapelati ottenuti dal Centro no-profit per il rapporto sul clima insieme alla BBC gli Emirati però hanno pianificato di utilizzare le riunioni della Cop che ospiteranno questa settimana per presentare accordi su petrolio e gas ai governi stranieri. L'industria dei combustibili fossili degli Emirati Arabi Uniti contribuisce in modo significativo all'inquinamento atmosferico tossico anche se il governo lavora per posizionarsi come leader globale sul clima alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima COP28. Ne parliamo con Cinzia Bianco, Research Fellow sul Golfo per lo European Council on Foreign Relations e autrice con Matteo Legrenzi di Le monarchie arabe del Golfo. Nuovo centro di gravità in Medio Oriente (Il Mulino, 2023). | Con le Interferenze di Andrea Borgnino capteremo le frequenze di Radio Monocle, che trasmette dal quartier generale di Monocle a Midori House a Londra, e che segue Cop28. | Le Anziane per il clima è un'associazione che conta più di duemila donne dai 64 anni in su che hanno intrapreso una battaglia legale contro lo stato della Svizzera, accusandolo di non avere una strategia climatica abbastanza ambiziosa. Il caso è arrivato fino alla Grande camera della Corte europea dei diritti dell'uomo. Ne parliamo con Celeste Gonano, giornalista freelance. Con Giulia De Luca ai microfoni.
28 min
29 Nov 2023

Minori in prigione e in ostaggio | Vescovi spagnoli e pedofilia, interviene il Papa

Il continuo scambio di ostaggi con prigionieri apre gli occhi al mondo su arresti, interrogatori e persino abusi sui bambini palestinesi da parte delle autorità israeliane. Emergono dettagli sul trattamento riservato alle migliaia di palestinesi detenuti per anni nelle carceri israeliane senza alcuna forma di processo giudiziario. Intanto, dall'altra parte, che ne è dei bambini israeliani in ostaggio? In che condizioni sono quelli che sono stati liberati? Ne parliamo con Nello Del Gatto, analista mediorientale, scrive per Eastwest, Affari Internazionali, in collegamento da Gerusalemme. Papa Francesco ha deciso di punire uno dei suoi critici di più alto rango, il cardinale Raymond Burke , revocandogli il diritto a un appartamento e a uno stipendio sovvenzionati in Vaticano nella seconda azione radicale di questo tipo contro un prelato americano conservatore questo mese, secondo a due persone informate sulle misure. Papa Francesco ha anche convocato l'intera Conferenza episcopale spagnola (CEE), sia prelati attivi che emeriti, più di cento in totale, in un'iniziativa senza precedenti. In linea di principio si tratta dell'ispezione eccezionale che Roma ha effettuato quest'anno nei seminari spagnoli, ma fonti episcopali hanno fatto sapere al Paìs che probabilmente la questione di fondo sarà la gestione degli abusi da parte della Chiesa spagnola. Il rifiuto da parte dei vertici della CEE dei risultati del rapporto del Garante - secondo il quale l'1,13% della popolazione adulta spagnola ha subito abusi nell'infanzia in ambienti religiosi, una percentuale equivalente a oltre 440.000 persone - dipinge all'episcopato spagnolo come una tra i più negazionisti della Chiesa cattolica nello scandalo pedofilia. Ne parliamo con Daniel Verdú, corrispondente a Roma di El Paìs, giornale che dal 2018 ha avviato un'indagine, ancora in corso, sulla pedofilia nella Chiesa spagnola, e con Jacopo Scaramuzzi, Giornalista vaticanista de La Repubblica e autore di "Il sesso degli angeli. Pedofilia, femminismo, lgbtq+. Il dibattito nella Chiesa", edizioni dell'Asino (2022).
29 min
27 Nov 2023

La tregua sta finendo | La guerra di rete continua | Mani russe sull'Afghanistan?

La sospensione dei combattimenti di quattro giorni, descritta dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) come "una pausa operativa", dovrebbe terminare martedì alle 7 del mattino se il trasferimento concordato di 50 ostaggi detenuti da Hamas e altri a Gaza andrà secondo i piani. Secondo diversi analisti Israele farà pressione per riavviare l'offensiva aerea e terrestre in una campagna che alcuni esperti prevedono potrebbe durare il prossimo anno. Il primo ministro del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ha detto che più di 40 altre donne e bambini sono tenuti prigionieri a Gaza e non si ritiene siano detenuti da Hamas e sostiene che la tregua potrebbe essere prolungata se Hamas fosse in grado di sfruttare la pausa nel conflitto per localizzare gli ostaggi. Ne parliamo con Paola Caridi, saggista e giornalista, fondatrice e presidente di Lettera22, autrice di Hamas Dalla resistenza al regime (Feltrinelli, 2023). Elon Musk raggiunge un'intesa con il Ministero delle Comunicazioni israeliano: le unità satellitari Starlink possono essere utilizzate in Israele solo con l'approvazione del Ministero delle Comunicazioni, compresa la Striscia di Gaza. Intanto come gli algritmi di X, tiktok e Meta plasmano l'opinione pubblica e la retorica sul conflitto? Ne parliamo con Alessandro Accorsi, Senior Analyst Techology and Conflict di International Crisis Group. Giovedì a Mosca si è tenuto un incontro dal titolo "L'Afghanistan nel passato e nel futuro" con la partecipazione di oppositori dell'Emirato islamico e di inviati di vari Paesi. Tra i partecipanti c'erano ex funzionari del governo afghano e alcune altre élite afghane - che si oppongono al governo dell'Emirato islamico - e inviati di Iran, Russia. Si è discusso della formazione di un governo inclusivo, della situazione delle donne e delle attività delle Nazioni Unite in Afghanistan. L'inviato dell'Iran ha parlato della lotta dell'Emirato Islamico contro Daesh e altri gruppi in Afghanistan. Da parte sua, il portavoce dell'Emirato islamico, Zabiullah Mujahid, ha dichiarato che Kabul non è stata invitata all'incontro, sottolineando che tali riunioni non porteranno benefici all'Afghanistan. Ha inoltre esortato i Paesi vicini a non "creare sedizione tra gli afghani". Ne parliamo con Giuliano Battiston, giornalista e ricercatore esperto di Afghanistan e della galassia jihadista, autore di "Arcipelago jihad. Lo Stato Islamico e il ritorno di Al Qaeda", edizioni dell'Asino e direttore dell'associazione di giornalisti indipendenti Lettera22. Con Giulia De Luca ai microfoni.
29 min
23 Nov 2023

Olanda: fine dell'era Rutte e rapporti con l'UE | Germania: corte costituzionale e "debt brake"

Le elezioni legislative in Olanda - tenute il 22 Novembre - sanciscono la fine dell'era Rutte e l'inizio di una nuova fase della storia del paese. I risultati attestano la vittoria del Partito per la libertà (Pvv), formazione di estrema destra guidata da Geert Wilders, che si aggiudica 35 dei 150 seggi in palio nella Camera Bassa. Il leader del partito di maggioranza è conosciuto per le sue idee islamofobiche ed euroscettiche, tanto che si paventa la possibilità di un "Nexit", sulla scia dell'esperimento britannico. Le ripercussioni del voto olandese, pertanto, potranno essere sentite da tutta l'eurozona. Ne parliamo con Maarten Lulof van Aalderen, corrispondente del De Telegraaf a Roma e con Beda Romano, corrispondente del Sole 24 Ore a Bruxelles. Una sentenza della Corte costituzionale federale tedesca ha dichiarato incostituzionale il secondo bilancio suppletivo per il 2021, il quale aveva trasferito al Fondo per il clima e la trasformazione autorizzazioni di credito inutilizzate per 60 miliardi di euro. Se da un lato, ciò rafforza sostanzialmente il freno al debito; dall'altro, apre un ulteriore buco considerevole nel bilancio per i prossimi anni. Tale sentenza, dunque, rischia di esacerbare ulteriormente i conflitti all'interno della coalizione di governo. Ne parliamo con Tonia Mastrobuoni, corrispondente da Berlino per La Repubblica. Con Luigi Spinola alla conduzione.
29 min
22 Nov 2023

M.O. : raggiunto l'accordo sugli ostaggi | HRW, la Cina chiude le Moschee | Haiti a mano armata

Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per la tregua, spianando la via per il rilascio di alcuni ostaggi. Cinquanta tra donne e bambini tenuti in ostaggio a Gaza saranno rilasciati in cambio della liberazione di donne e bambini palestinesi in prigioni israeliane. Intanto, il presidente USA Joe Biden ne approfitta per ringraziare il presidente del Qatar al-Thani e il presidente egiziano al-Sisi per il ruolo chiave che hanno avuto nella fase negoziale che ha portato a questo risultato. Ne parliamo con Nello Del Gatto, analista mediorientale, scrive per Eastwest, Affari Internazionali, La Stampa, in collegamento da Gerusalemme. L'ONG Human Rights Watch ha comunicato in un rapporto che il governo cinese sta riducendo drasticamente il numero di moschee. Le autorità cinesi avrebbero demolito e convertito moschee per uso secolare come parte degli sforzi del governo per limitare la pratica dell'Islam, violando il diritto alla libertà di professione di fede. Ne parliamo con Giulia Pompili, giornalista redazione esteri del Foglio, co-autrice del podcast Bambù insieme a Francesco Radicioni. La violenza delle Gang ad Haiti ha ucciso più di 530 haitiani quest'anno e 187 solo nelle ultime due settimane, mentre la sicurezza e la situazione politica nella nazione caraibica continuano a degenerare. Decenni di leadership corrotta e istituzioni democratiche indebolite hanno portato uno stato di terrore e illegalità senza una soluzione politica realizzabile. Negli ultimi giorni, una gang ha attaccato un ospedale con armi da fuoco per prenderne il controllo. Ne parliamo con Roberto Codazzi, educatore e cooperante in Repubblica Dominicana. Nel 2008 fonda l'associazione Color Esperanza che propone l'educazione alla mondialità e progetti di sviluppo ad Haiti. E' autore di "Haiti, l'isola che non c'era" (2011) scritto a un anno dal terremoto e "Haiti, il terremoto senza fine". Con Luigi Spinola alla conduzione.
29 min
21 Nov 2023

Medio Oriente, negoziati su ostaggi e cessate il fuoco | la giustizia francese insegue Assad

Sulla liberazione degli ostaggi si fanno sempre più forti le voci che vorrebbero ormai imminente un accordo tra Israele e i miliziani palestinesi. L'accordo dovrebbe prevede l'impegno a congelare le ostilità per almeno 5 giorni mentre circa 50 ostaggi vengono rilasciati in gruppi ogni 24 ore. A che punto siamo? Intanto lunedì 20 Novembre 2023 la Knesset, il parlamento israeliano - è stato teatro di un aspro dibattito. La discussione si è accesa sul disegno di legge proposto da membri del governo conservatore che vorrebbe la pena di morte per i terroristi condannati. I parenti delle vittime si sono opposti, sostenendo che oggi la priorità dovrebbe essere quella di riportare a casa gli ostaggi vivi: ne parliamo con Guido Olimpio, giornalista del Corriere della Sera. La giustizia francese ha emesso un mandato d'arresto internazionale per il presidente siriano Bashar al-Assad, accusato di complicità in crimini contro l'umanità per gli attacchi chimici perpetrati in Siria nell'estate del 2013. Una fonte giudiziaria consultata dall'Agence France-Presse (AFP) ha confermato che sono stati emessi quattro mandati d'arresto per complicità in crimini di guerra per attacchi con gas sarin, che hanno ucciso più di mille persone il 21 agosto 2013 nella Ghouta orientale, secondo i servizi segreti statunitensi.Un segnale forte in un momento in cui la Siria è stata, gradualmente, riammessa sullo scacchiere internazionale, cominciando con il permettere il suo ritorno nella Lega Araba la scorsa estate, fino alla presenza di Assad ai vertici dei paesi arabi di queste settimane sul conflitto in Medio Oriente e all'invito a partecipare a Cop28 a Dubai: ne parliamo con Marta Bellingreri, giornalista indipendente e editor nella redazione di Syria Untold e con Silvana Arbìa, giurista che ha svolto il ruolo di procuratore internazionale presso il Tribunale Internazionale per il Rwanda, poi eletta cancelliere della Corte Penale Internazionale (è stata la prima donna tra i "principles" della Corte). Ai microfoni Luigi Spinola.
29 min
16 Nov 2023

Medio Oriente, guerra, diplomazia ed escalation | La seconda volta di Sánchez

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato mercoledì una risoluzione che chiede "pause e corridoi umanitari urgenti e prolungati in tutta la Striscia di Gaza" dopo quattro tentativi falliti di trovare un consenso sulla guerra tra Israele e Hamas. Intanto il capo della politica estera della UE Josep Borrell si recherà in "Israele, Palestina, Bahrein, Arabia Saudita, Qatar e Giordania" per "discutere di accesso umanitario, assistenza e questioni politiche con i leader regionali": ne parliamo con Maria Fantappie responsabile Programma Medio Oriente e Africa allo IAI. Comincia in una Madrid blindata, con migliaia di poliziotti a protezione dei politici, il dibattito per l'investitura del candidato socialista Pedro Sánchez, con oltre l'86% della base di Podemos che ha votato a favore dei suoi cinque deputati che lo sostengono. Nella sessione del Congresso, che si svolge nel bel mezzo delle tensioni di piazza causate dalla concessione dell'amnistia ai nazionalisti catalani, Sánchez dovrebbe prestare giuramento come presidente del governo giovedì. Il candidato sarà il primo a intervenire in un dibattito segnato proprio dalla misura su cui si basa l'opposizione del PP e di Vox. D'altra parte, la Corte Suprema ha respinto la richiesta di Vox di paralizzare la seduta mentre studia se ammettere la causa intentata dal partito contro Sánchez e il leader di Junts, Carles Puigdemont. Intanto il Commissario alla Giustizia della Commissione europea, Didier Reynders, analizzerà la legge sull'amnistia e incontrerà il governo: ne parliamo con Lorenzo Pasqualini, giornalista freelance residente a Madrid, collabora con diverse testate ed è autore del sito El Itagnol. Le #Interferenze di Andrea Borgnino racconteranno la storia delle oltre 2000 emittenti pirata attive nell'etere spagnolo e di come alcune di queste hanno oggi iniziato anche a trasmettere in modalità digitale Dab+. Ai microfoni, Anna Maria Giordano.
29 min
15 Nov 2023

Prove di dialogo Biden e Xi | La grazia all'assassino di Anna Politkovskaya | Cyprus confidential

Per la prima volta in un anno i presidenti di USA e Cina si incontreranno di persona in California, a San Francisco, in un confronto che si terrà a margine del vertice Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation). Oggi Joe Biden e Xi Jinping "avranno una comunicazione approfondita su questioni strategiche, generali e di direzione sulle relazioni Cina-Usa, nonché su questioni importanti relative alla pace e allo sviluppo globali", ha spiegato la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning. Un incontro che segna il disgelo dopo le tensioni degli ultimi mesi, dovute ai palloni spia cinesi che hanno sorvolato gli Stati Uniti in febbraio e a Taiwan. E nel quale la posta in gioco è elevata non solo per le due superpotenze. L'agenda sulla quale i due capi di Stato si confrontano è ampia: dalle interferenze alle elezioni al fentanyl, dalla Russia alla Corea del Nord, dai nodi commerciali alla guerra in Medio Oriente, per la quale Biden intende chiedere l'aiuto di Xi negli sforzi diplomatici con l'Iran nel tentativo di prevenire un allargamento del conflitto: ne parliamo con Nathalie Tocci, direttrice dell'Istituto Affari Internazionali, docente onoraria all'Università di Tübingen, part-time professor alla School of Transnational Governance dell'European University Institute e con Lorenzo Lamperti, direttore editoriale di China Files e giornalista freelance da Taipei. Uno degli organizzatori dell'omicidio della giornalista Anna Politkovskaya, editorialista di Novaya Gazeta, e nostra madre, è stato graziato ed è salito al grado di ufficiale nella zona di guerra. Sergei Khadzhikurbanov è stato condannato da una giuria a 20 anni. Ma è stato rilasciato, come hanno riferito il suo avvocato Alexey Mikhalchik e i giornalisti di Baza, senza aver scontato nemmeno la metà della pena. Intanto è stata pubblicata da diversi quotidiani, tra cui il britannico Guardian, Cyprus Confidential: un'inchiesta sui servizi offshore a Cipro basata su una serie di documenti trapelati contenenti e-mail, documenti bancari, documenti aziendali, documenti fiduciari e rapporti di conformità: ne parliamo con Rosalba Castelletti, inviata de La Repubblica a Mosca. Ai microfoni, Anna Maria Giordano.
29 min
14 Nov 2023

Gli ospedali di Gaza | Modello Albania | Il ritorno di Cameron

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha descritto il più grande ospedale di Gaza come "quasi un cimitero". Le immagini stanno facendo il giro del mondo mentre continuano i combattimenti: ne parliamo con Tommaso Della Longa, portavoce Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. Ci spostiamo poi verso il Regno Unito portandoci però dietro il conflitto con i cambiamenti all'interno del governo e la nomina dell'ex Primo Ministro David Cameron a ministro degli Esteri: ne parliamo con Daniele Fisichella, giornalista freelance. La Germania sulla gestione dei flussi migratori segue la linea tracciata dal governo di Giorgia Meloni. L'accordo raggiunto dal governo italiano, ovvero il patto con Tirana per trasferire in Albania 36mila migranti all'anno, arriva in Europa in un momento in cui tutti i principali Paesi europei - dalla Germania alla Spagna, passando per la Francia - stanno stringendo le maglie dell'accoglienza. Ad aprire il fronte è il cancelliere tedesco Olaf Scholz. L'accordo sui migranti tra Italia e Albania è «innanzitutto una questione tra il governo italiano e quello albanese» ma «in questo momento va tenuto anche presente che, a nostro avviso, l'Albania diventerà presto membro dell'Unione Europea» afferma Scholz che, in affanno per l'ascesa dell'AfD, è riuscito a strappare un faticoso accordo ai leader regionali su una politica più dura, con maggiori controlli alle frontiere: ne parliamo con Adriana Cerretelli, editorialista de Il Sole 24 Ore a Bruxelles per l'Europa, la Nato e questioni globali. Ai microfoni, Anna Maria Giordano.
29 min
10 Nov 2023

Ultime da Israele | M.O.: opinione pubblica nordafricana rompe con l'Occidente | Svolta in Myanmar?

Le ultime dal campo in Israele, il dramma degli ostaggi, le breve pause umanitarie concesse della durata di appena 4 ore: ne parliamo con Maria Gianniti, corrispondente RAI da Gerusalemme. Il conflitto tra Israele e Hamas sta condizionando, inevitabilmente, molti altri Paesi, compresi quelli del Maghreb: nelle strade di Rabat, Algeri e Tunisi sale la rabbia contro il sostegno a Israele. In Nordafrica, dove intanto la solidarietà con la "resistenza palestinese" è ormai un vecchio ricordo, la rabbia non è motivata solo dal bombardamento di Gaza, che sta causando un disastro umanitario senza precedenti, ma si estende anche nei confronti dell'Occidente, che viene percepito come un sostenitore "incondizionato" di Israele. La Tunisia, intanto, vuole approvare una legge che renderà illegale qualsiasi rapporto con Israele da parte di suoi cittadini o società. Il provvedimento – per il quale è cominciato giovedì l'iter parlamentare – prevede pesanti condanne carcerarie. Ne parliamo con con Caterina Roggero, docente di cultura araba alla Bicocca e alla Statale di Milano, autrice di: "La Nuova Algeria nella rivista El Djeich (2020-2022)", in Michela Mercuri, Alberto Gasparetto (a cura di), Polveriera mediterranea. "Dall'Afghanistan all'Algeria, le nuove sfide per l'ordine mondiale", Franco Angeli, Milano, 2023. La guerra d'Algeria, nella collana "Guerre. Storia dei conflitti nel mondo moderno" (Barbara Biscotti dir.), RCS MediaGroup, Milano, 2023. Il presidente del Myanmar, insediato dai militari, ha avvertito che il Paese rischia di spaccarsi se il governo non riuscirà a controllare i combattimenti scoppiati nello Stato Shan. Tre eserciti di insorti etnici nello Stato Shan, sostenuti da altri gruppi armati che si oppongono al governo, hanno invaso decine di postazioni militari e conquistato i valichi di frontiera e le strade che trasportano la maggior parte del commercio via terra con la Cina: ne parliamo con Sara Perria, giornalista RAI esperta di Myanmar su cui ha scritto per pubblicazioni internazionali come ft, guardian, nikkei asia e in Italia La Stampa . Ai microfoni, Roberto Zichittella.
28 min
08 Nov 2023

Gli USA, la guerra e il voto | Portogallo, le dimissioni di Costa

Dopo quattro settimane di terrore e rappresaglie in Israele e a Gaza e 20 mesi di guerra in Ucraina, il Presidente Biden sta affrontando i limiti della sua influenza nei due conflitti internazionali che definiscono la sua presidenza. In entrambi i casi, scriveva il New York Times, l'influenza di Biden sul modo in cui i suoi alleati portano avanti queste guerre sembra molto più limitata del previsto, dato il suo ruolo centrale di fornitore di armi e intelligence. Ma poiché gli Stati Uniti sono così legati a entrambe le lotte, in quanto alleato più potente di Israele e migliore speranza dell'Ucraina di rimanere una nazione libera e indipendente, l'eredità del Presidente è legata al modo in cui questi Paesi agiranno e a come finiranno le guerre. Intanto il quotidiano Politico ha pubblicato un memo trapelato in cui diversi diplomatici statunitensi criticano la politica di Israele: un documento che offre una finestra sullo stato d'animo interno al Dipartimento di Stato per le politiche mediorientali del Presidente Joe Biden. Tutto questo, a un anno dalle elezioni con l'ex presidente Trump da un lato in tribunale e dall'altro dato in testa nei sondaggi in alcuni Stati chiave nel peculiare sistema elettorale statunitense: ne parliamo con Gregory Alegi, docente di storia degli USA all'Università LUISS. Il 1 novembre il BBC World Service ha riacceso i trasmettitori in onda media di Cipro (chiusi da Gennaio) per mettere in onda l'Emergency Radio Service for Gaza sui 639 kHz con un programma prodotto da Il Cairo e Londra in onda alle 15 e alle 6 Gmt. L'obiettivo è fornire agli ascoltatori a Gaza le informazioni e gli sviluppi più recenti, nonché consigli sulla sicurezza su dove accedere a rifugi, cibo e risorse idriche: il racconto delle #Interferenze di Andrea Borgnino. Nella terza parte della trasmissione andremo in Portogallo, dove il premier Costa si è dimesso ore dopo che la polizia ha fatto irruzione nella sua residenza ufficiale e ha confermato la sua implicazione in un'indagine per corruzione: ne parliamo con Marcello Sacco, giornalista freelance. Collabora con Ansa e la Rtp (la tv statale portoghese) e altre testate. Ai microfoni, Roberto Zichittella.
28 min
07 Nov 2023

Il primo mese di guerra | Il gioco di Erdogan | Puigdemont fuori dall'amnistia?

Un mese di guerra tra Israele e Hamas, il premier Netanyahu: "Nessun cessate il fuoco senza il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani". Il segretario delle Nazioni Unite Guterres: "Gaza è diventato un cimitero di bambini". Ne parliamo con Alessandro Marrone, Responsabile del Programma "Difesa" e responsabile di ricerca nel Programma "Sicurezza" dello IAI (Istituto Affari Internazionali). Il segretario di Stato USA Antony Blinken è in Turchia per cercare di placare la rabbia di uno dei più strategici ma difficili alleati di Washington in Medio Oriente. Una visita che arriva in un momento difficile per gli USA e che, almeno apparentemente, il presidente turco Erdogan sembra non voler facilitare. In quella che è la sua prima visita in Turchia dall'inizio della crisi tra Israele e Gaza, Blinken non incontrerà infatti Recep Tayyip Erdogan, che ha scelto di recarsi in una remota regione del nord-est del Paese. Il capo della diplomazia statunitense incontrerà il suo omologo turco, il ministro degli Esteri Hakan Fidan, per discutere della guerra tra Israele e Hamas. Nelle ultime settimane, il leader turco ha inasprito la sua retorica nei confronti di Israele, accusando Tel Aviv di "commettere violazioni dei diritti umani" mentre gli attacchi aerei israeliani si abbattono sulla città palestinese assediata da quasi un mese, dall'offensiva a sorpresa del gruppo palestinese Hamas del 7 ottobre. Intanto, a livello di politica interna, dopo 13 anni l'opposizione turca volta pagina rispetto a Kiliçdaroglu con l'elezione di Özgür Özel, un candidato "per il cambiamento". Il presidente del Partito Popolare Repubblicano, il principale partito di opposizione del Paese, è stato privato del suo mandato dopo tredici anni alla sua guida: ne parliamo con Lea Nocera, docente di turco e storia Turchia contemporanea all'Università L'Orientale di Napoli. Autrice di "La Turchia contemporanea. Dalla repubblica kemalista al governo dell'Akp" (Carocci). Curatrice della rubrica "La finestra sul mediterraneo" per il programma Zazà. In Spagna intanto una manovra giudiziaria rischia di lasciare Puigdemont fuori dalla legge sull'amnistia (e quindi dalla formazione del governo). Il magistrato Manuel García-Castellón ha riattivato il caso aperto a Tsunami Democràtic quando PSOE e Junts stavano negoziando l'investitura di Sánchez. L'istruttore chiede di indagare a distanza di quattro anni se la protesta, descritta come terrorismo e per la quale è accusato l'ex presidente catalano, abbia causato una morte: ne parliamo con Mario Magarò, giornalista freelance a Barcellona che si muove tra Spagna e Perù dove si occupa di crimini ambientali. Ai microfoni, Roberto Zichittella.
28 min
06 Nov 2023

La "risurrezione" di Abu Mazen | Il discorso di Nasrallah

Gli Stati Uniti sono determinati a trovare una via d'uscita. Il segretario di Stato Antony Blinken ha fatto una visita a sorpresa in Cisgiordania, dove ha incontrato il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, o Abu Mazen, per cercare una strada per ristabilire la pace con Israele. L'Autorità Nazionale Palestinese "si assumerà tutte le sue responsabilità" per la Cisgiordania, Gerusalemme Est e Gaza - ha dichiarato il Presidente Abu Mazen - nel quadro "di una soluzione politica globale". Da tempo molti analisti sostengono che l'ANP stesse perdendo terreno in Palestina ma adesso tutto potrebbe cambiare. Che si tratti della "rinascita" di Abu Mazen? Ne parliamo con Romana Rubeo, Caporedattrice Palestine Chronicle. È il discorso più importante della sua vita? Quello che lo renderà ufficialmente non più il segretario generale di Hezbollah, ma il comandante in capo dell'"asse della resistenza" in tutto il Medio Oriente? Se lo chiede il quotidiano libanese L'Orient Le Jour, 28 giorni dopo la sanguinosa operazione di Hamas in Israele, e a poche ore dall'uscita dal silenzio di Hassan Nasrallah. Parole a parte però, secondo molti osservatori libanesi, sul terreno il movimento armato filo-iraniano continuerà a "tirare le orecchie" a Israele, tenendo aperto il fronte lungo la linea di demarcazione tra i due Paesi: ne parliamo con Lorenzo Trombetta, corrispondente ANSA e Limes da Beirut, analista sul Medio Oriente e autore di "Negoziazione e potere in Medio Oriente. Alle radici dei conflitti in Siria e dintorni" (Mondadori Università, 2022). Intanto a Beirut un collettivo di artisti ha realizzato un'installazione artistica che richiama, su grandi cartelloni luminosi, la frase di Italo Calvino: Che cosa non è inferno? Ne parliamo con Paolo Ghezzi, del collettivo artistico Antonello-Ghezzi, appena rientrato dal Libano. Ai microfoni, Roberto Zichittella.
28 min
03 Nov 2023

L'aspetto tattico della guerra | Come prosegue il conflitto in Sudan | Civili sotto tiro in Mali

L'aspetto tattico e militare del conflitto tra Israele e Hamas, l'operazione di terra, l'accerchiamento di Gaza City: ne parliamo con Vincenzo Camporini, già capo di Stato Maggiore della Difesa e consigliere scientifico Istituto Affari Internazionali. In Sudan intanto il conflitto non si ferma e non risparmia le strutture sanitarie: il personale sudanese di Emergency a Nyala, nel Sud Darfur, è stato arrestato, il 25 ottobre scorso, dalle Forze di Supporto Rapido (RSF). A distanza di quasi una settimana è arrivata la liberazione con le scuse delle RSF ma il Centro pediatrico è stato saccheggiato. Ne parliamo con Rossella Miccio, presidente di Emergency. Le forze armate del Mali e i gruppi armati islamisti hanno ucciso e abusato di numerosi civili nel Mali centrale e settentrionale dall'aprile 2023. La denuncia è contenuta in un rapporto appena pubblicato da Human Rights Watch. Le autorità militari di transizione del Mali, con il sostegno della Commissione nazionale per i diritti umani e di esperti internazionali in materia, scrive l'organizzazione, dovrebbero condurre con urgenza indagini credibili e imparziali sui presunti abusi e chiedere conto ai responsabili. Secondo le prove raccolte da HRW, i combattenti islamisti del Gruppo per il sostegno dell'Islam e dei musulmani (Jama'at Nusrat al-Islam wa al-Muslimeen, JNIM), legato ad Al-Qaeda, hanno ucciso più di 160 civili, tra cui almeno 24 bambini, dall'inizio di aprile. Le forze armate maliane hanno ucciso fino a 40 civili, tra cui almeno 16 bambini, durante le operazioni di controinsurrezione. Il governo maliano non ha adottato misure adeguate per proteggere i civili nelle aree colpite dal conflitto: ne parliamo con Ilaria Allegrozzi, Senior researcher sul Sahel a HRW. Ai microfoni, Laura Silvia Battaglia.
27 min
02 Nov 2023

USA, le sfide internazionali e interne | Le proteste a Panamà

Lo sciopero di sei settimane della United Auto Workers contro le tre maggiori case automobilistiche degli Stati Uniti è giunto al termine: il sindacato ha mediato un accordo con la General Motors, Ford e Stellantis per aumenti salariali del 25% per i lavoratori per tutta la durata del contratto e adeguamenti del costo della vita. L'accordo arriva in un momento politicamente complesso per gli USA, sia a livello interno con il presidente Biden e l'ex presidente Trump entrambi a fianco dei lavoratori, sia a livello di politica estera: gli USA si devono ora concentrare sul conflitto tra Israele e Hamas, mettendo momentaneamente da parte l'Ucraina, e cercando di mantenere un ruolo da mediatore nell'area che ormai molti Paesi, Qatar e Cina in testa, gli contendono: ne parliamo con Raffaella Baritono, docente ordinaria di Storia e Politica degli Stati Uniti d'America presso la Scuola di Scienze Politiche dell'Università di Bologna. Le Interferenze di Andrea Borgnino ci porteranno alla scoperta di una radio in una prigione del Texas. E poi continueremo il nostro viaggio nel continente americano andando a Panamà che, da lunedì, è entrata nella seconda settimana di proteste - considerate le più grandi dopo quelle contro la dittatura militare alla fine degli anni Ottanta - per chiedere l'abrogazione di una legge contrattuale che consente a una società mineraria canadese di estrarre e vendere rame e altri minerali per i prossimi 20 anni, con un'opzione di estensione per altri 20 anni, in una vasta area forestale nel nord del Paese: ne parliamo con Tiziano Breda, ricercatore esperto di America Latina per lo IAI. Ai microfoni, Laura Silvia Battaglia.
28 min
01 Nov 2023

Il ruolo di Starlink nei conflitti | Il futuro della guerra | Droni e missili Houthi su Israele

Senza Starlink non possiamo volare, non possiamo comunicare», dice al New York Times un anonimo vicecomandante ucraino. Israele ha chiesto a Elon Musk di aprire la connessione internet Starlink nelle zone del conflitto ed Elon Musk in persona ha assicurato che il sistema satellitare Starlink di SpaceX garantirà le connessioni internet alle ong umanitarie riconosciute che operano a Gaza: quale il ruolo quindi di Starlink nei vari conflitti del mondo? Ne parliamo con Luca Zorloni, responsabile di Wired.it. Un drone da 400 dollari che è in grado di abbattere un carro armato da due milioni di dollari: si tratta del modello FPV - o "first-person view" -, dotato di una telecamera a bordo che consente a operatori esperti di indirizzarlo verso il bersaglio con precisione millimetrica. L'adozione di droni "con visuale in prima persona" da parte dell'Ucraina potrebbe cambiare, o determinare, le sorti della guerra. Di fronte a un nemico con un numero superiore di truppe e di mezzi corazzati, l'esercito ucraino sta utilizzando questi piccoli dispositivi che però sono in grado di fornire una carica esplosiva capace di distruggere un carro armato russo del valore di oltre due milioni di dollari. Ne parliamo con Francesca Farruggia, segretaria generale dell'Istituto di ricerca internazionale Archivio Disarmo. Il gruppo Houthi dello Yemen, sostenuto dall'Iran, ha dichiarato di aver lanciato martedì un "gran numero" di droni e missili balistici verso Israele, dopo che l'esercito israeliano ha dichiarato di aver abbattuto un "obiettivo aereo" in avvicinamento al largo della città di Eilat, sul Mar Rosso: ne parliamo con Eleonora Ardemagni, esperta monarchie del Golfo, forze militari arabe e Yemen, assistente all'università Cattolica di Milano e ricercatrice ISPI. Ai microfoni, Laura Silvia Battaglia.
29 min
30 Ott 2023

Manifestanti invadono l'aeroporto del Dagestan | Stop al nuovo governo in Polonia

All'aeroporto di Makhachkala, in Daghestan, Russia, decine di manifestanti riuniti a causa di un volo in arrivo da Tel Aviv hanno fatto irruzione sulla pista. La folla è stata apparentemente alimentata da voci di rifugiati israeliani in arrivo all'aeroporto da Tel Aviv. Il dipartimento del Daghestan del Comitato Investigativo russo ha aperto un procedimento penale in base all'articolo sui disordini di massa dopo che la moltitudine che gridava slogan antisemiti ha fatto irruzione sulla pista dell'aeroporto. Ne parliamo con Rosalba Castelletti, inviata de La Repubblica a Mosca e con Eric Salerno, giornalista, inviato speciale, esperto di questioni africane e mediorientali, ex corrispondente del Messaggero. Il presidente della Polonia Andrzej Duda ha detto che non convocherà il nuovo parlamento prima di quasi un mese, il che potrebbe ritardare l'insediamento di un nuovo governo fino a dicembre. Duda, alleato del partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS) al governo, ha dichiarato che convocherà la prima seduta del nuovo parlamento per il 13 novembre e annuncerà successivamente la nomina di un candidato a primo ministro. Il PiS è arrivato primo al voto del 15 ottobre ma non ha una strada percorribile per il governo, mentre la coalizione di opposizione, guidata da Donald Tusk, ex primo ministro e presidente del Consiglio europeo, questa settimana ha confermato la sua maggioranza e si è detta pronta a prendere il potere. I critici del PiS hanno suggerito che Duda potrebbe ritardare deliberatamente il processo. Alcuni affermano che il PiS stia cercando di convincere singoli deputati dell'opposizione a sostenerlo, anche se sembra improbabile che riesca a conquistare i 37 deputati di cui avrebbe bisogno. Ne parliamo con Fabio Turco, giornalista di Centrum Report, progetto giornalistico sui paesi dell'Europa Centrale, in collegamento da Varsavia. Ai microfoni, Laura Silvia Battaglia.
28 min
27 Ott 2023

Conflitto in Sudan | Turchia centenaria

Le forze paramilitari di supporto rapido (RSF) hanno preso il controllo della seconda città più grande del Sudan, Nyala, dall'esercito dopo mesi di combattimenti, hanno detto diverse fonti alla BBC. Un testimone oculare ha detto che i residenti festeggiavano perché speravano che ciò significasse la fine delle violenze. I combattimenti hanno costretto più di 670.000 persone ad abbandonare le proprie case. Gli ospedali della città sono stati distrutti e fonti riportano che diversi corpi giacciano lungo le strade. Ne parliamo con Irene Panozzo, ex consigliere politico della UE sul Corno d'Africa e tra i soci di Lettera22 Domenica 29 ottobre la Turchia celebrerà il suo centenario della repubblica instaurata da Mustafa Kemal Atatürk nel 1923. Nei 100 anni della sua storia, la Turchia ha attraversato molteplici trasformazioni politiche e sociali, e fino ad oggi il paese resta al centro dell'attenzione a causa del suo persistente stato di crisi economica e della sua posizione tra Europa e Medio Oriente. Erdogan, ora il leader più longevo della Turchia, e Ataturk sono diventati le figure fondamentali della Turchia moderna, i loro stili e visioni contrastanti definiscono la forma della società e il posto del Paese nel mondo. Alle soglie dei cent'anni della repubblica Erdogan cammina su una linea sottile tra il rendere omaggio all'uomo che ha creato il Paese e la costruzione della propria eredità, tanto da sollevare una domanda che gli analisti si pongono in questi giorni: come sarà il nuovo secolo turco? Ne parliamo con Marco Ansaldo (1959), già inviato speciale de «la Repubblica» per la politica internazionale, oggi è analista geopolitico, consigliere scientifico di «Limes» da Istanbul, vaticanista per «Die Zeit» e consulente de La7 per il programma Atlantide. Ha insegnato all'Università Luiss e ha collaborato con Rai Radio 3 (autore di varie voci di Wikiradio). Autore tra gli altri del libro 'La marcia turca', Marsilio editore . Con Luigi Spinola ai microfoni.
29 min
25 Ott 2023

Spillover del conflitto in Siria e Iraq | Azerbaigian e Armenia, un'altra guerra possibile

Il rischio di "spillover" del conflitto tra Israele e Hamas si fa sempre più concreto. Le forze di Difesa israeliane hanno dichiarato all'inizio di aver colpito infrastrutture militari in Siria in risposta a razzi provenienti dal territorio siriano verso le alture del Golan. La settimana scorsa le forze israeliane avevano colpito gli aeroporti di Aleppo e Damasco, e pochi gioi dopo la base aerea di Ain al-Asad che ospita le forze statunitensi e altre forze internazionali nell'Iraq occidentale, è stata presa di mira da droni e missili di forze pro-iraniane. Ne parliamo con Maria Fantappié, responsabile Programma Med Medio Oriente e Africa allo IAI. Mentre i riflettori del mondo sono puntati sul conflitto tra Israele e Hamas, la situazione nel Caucaso sembra poter degenerare da un momento all'altro. Cresce infatti il timore che l'Azerbaigian possa dare seguito alla presa del Nagorno-Karabakh, avvenuta il mese scorso, con assalti al territorio del suo vicino, tanto da avere portato la Francia – il Paese con la più grande comunità armena della diaspora europea – a rifornire di attrezzature militari Erevan. L'annuncio sulle armi francesi arriva appena un mese dopo che l'Azerbaigian ha dichiarato la vittoria dopo una fulminea offensiva militare nel Nagorno-Karabakh, costringendo più di 100.000 armeni che vivono nella regione separatista a fuggire dalle loro case. Il timore - sollevato dal Segretario di Stato USA Antony Blinken - è che questa non sia la fine delle ambizioni regionali dell'Azerbaigian, e tutti gli occhi sono ora puntati sul corridoio Zangezur, un tratto di terra che corre lungo il confine dell'Armenia con l'Iran. Il pericolo è che un'altra mossa delle forze di Baku possa infiammare un conflitto più ampio nel Caucaso meridionale, un'area in cui Turchia, Russia e Iran hanno tutti interessi strategici fondamentali. Ne parliamo con Monica Ellena, caporedattrice est Europa e Asia centrale dell'Institute for war e peace reporting di Londra. Con Luigi Spinola ai microfoni.
29 min
24 Ott 2023

A Gaza non c'è più acqua | Sciopero in Islanda contro il gender gap e la violenza di genere

Con meno di un litro di acqua al giorno a testa gli abitanti di Gaza rischiano di disidratarsi fino a morire, mentre gli attacchi aerei israeliani continuano a colpire il territorio palestinese e i suoi 2,3 milioni di residenti. La Striscia di Gaza dipende per il 90% dalle importazioni dal confine israeliano e per una percentuale minima dall'importazione di beni dal valico di Rafah, al confine egiziano. Al momento solo due tornate di aiuti sono entrate nella Striscia, coprendo solo il 4% circa del fabbisogno giornaliero medio della popolazione. In quegli aiuti che le Nazioni Unite sono riuscite a far entrare non c'è il carburante: il governo israeliano ritiene che Hamas, il gruppo islamista che governa la Striscia, potrebbe utilizzarlo per scopi militari. Il problema è che a Gaza manca totalmente l'acqua anche in periodo non bellico: gli impianti di de-salinizzazione sono vitali per l'approvvigionamento d'acqua della popolazione. Impianti però che, senza carburante, non possono funzionare. I gazawi vivono in un territorio ad alta scarsità idrica e in cui l'acqua è una delle risorse chiave dello scontro geopolitico. Ne parliamo con Chiara Saccardi, responsabile Azione contro la fame per il Medio Oriente, e con Daniela Pioppi, docente di Storia contemporanea dei paesi arabi, Università di Napoli, l'Orientale. | Decine di migliaia di donne in Islanda, tra cui il primo ministro Katrín Jakobsdóttir, si rifiutano di lavorare martedì. Il "kvennafrí", o giorno libero delle donne, è stato indetto per protestare contro il divario retributivo di genere e la violenza di genere. Sono particolarmente colpiti i settori in cui le donne costituiscono la maggioranza dei lavoratori, come la sanità e l'istruzione. Lo sciopero programmato segna il primo sciopero delle donne di un'intera giornata dal 1975. Con Silvia Cosimini, traduttrice e docente di Islandese, in collegamento da Reykjavík Con Luigi Spinola ai microfoni.
29 min
20 Ott 2023

Il discorso di Biden e ATACMS all'Ucraina | Appuntamento al Cairo | La situazione umanitaria a Gaza

Biden, in un raro discorso nello Studio Ovale, ha parlato del ruolo degli USA nel mondo e ha detto agli americani di posizionarsi in modo fermo dietro Israele e Ucraina, dicendo che è essenziale anche per la sicurezza degli USA e promettendo maggiori aiuti a Israele come all'Ucraina. Questa settimana l'Ucraina ha lanciato missili ATACMS contro le forze russe, segnando la prima volta che le armi fornite dagli Stati Uniti sono state utilizzate da quando Mosca ha invaso il paese. Un piccolo numero di missili è stato inviato in Ucraina negli ultimi giorni, dove aumenteranno la capacità di Kiev di effettuare attacchi a lungo raggio contro le forze russe durante una fase importante della sua controffensiva. Gli ATACMS possono cambiare il corso della controffensiva ucraina? Ne parliamo con Alessandro Marrone, Responsabile del Programma "Difesa" e responsabile di ricerca nel Programma "Sicurezza" dello IAI (Istituto Affari Internazionali). | Prevista una conferenza di pace domani a Il Cairo con i leader occidentali e arabi, inclusi i rappresentati delle organizzazioni internazionali, per discutere di prospettive di pace nel conflitto Israele-Hamas. Il Cairo ha reso chiaro che non intende accogliere sul suo territorio più di un milione di profughi gazawi. Tra le ragioni c'è anche l'instabilità in Nord Sinai. Ne parliamo con Marc Innaro, corrispondente RAI dal Cairo. | Tra accordi, bombardamenti e aperture a singhiozzo del valico di Rafah, parliamo della situazione umanitaria a Gaza con Fabrizio Carboni, direttore regionale Croce Rossa Internazionale dipartimento Medio Oriente. Con Anna Maria Giordano ai microfoni.
29 min
19 Ott 2023

Cosa succede in Cisgiordania | Sputnik in Libano | La sospensione di Schengen

Le forze di sicurezza palestinesi a Ramallah hanno sparato gas lacrimogeni e granate assordanti per disperdere i manifestanti che lanciavano pietre e cantavano contro il presidente Mahmoud Abbas martedì, mentre la rabbia popolare ribolliva dopo l'attacco all'ospedale Al-Ahli al-Arabi di Gaza, che secondo i funzionari di Hamas avrebbe ucciso circa 500 persone. "La gente vuole la caduta del presidente", hanno cantato alcuni manifestanti. Alcuni manifestanti hanno espresso il loro sostegno ad Hamas, il gruppo palestinese che governa Gaza. Ci sono state proteste in altre città della Cisgiordania, tra cui Nablus, Tubas e Jenin, una città del nord che è stata al centro di estese operazioni militari israeliane all'inizio di quest'anno. Lo scoppio delle proteste in Cisgiordania evidenzia la rabbia palestinese a lungo covata contro l'Autorità Palestinese. Ne parliamo con Chiara Cruciati, vice direttrice del Manifesto dove si occupa di Medio Oriente, segue in particolare la questione palestinese. | Sul sito di ARAB News è apparsa la notizia che L'agenzia di stampa russa Sputnik ha lanciato una stazione radio in lingua araba in Libano sulla stessa frequenza in FM precedentemente utilizzata dal servizio arabo della BBC nel paese: Andrea Borgnino lo racconta nelle sue Interferenze. | Nove paesi dell'Unione, compresa l'Italia, hanno notificato alla Commissione Europea la sospensione della libera circolazione prevista da Schengen legittimando la decisione con l'innalzamento del livello di allerta del rischio di attentati. Ne parliamo con Chiara Favilli docente di Diritto dell'Unione Europea all'Università di Firenze. Ai microfoni Anna Maria Giordano.
28 min
18 Ott 2023

La disinformazione nel conflitto | Il viaggio di Biden in Israele dopo l'attacco ad Al Ahli

Centinaia di palestinesi sono morti dopo un'enorme esplosione all'ospedale Al Ahli di Gaza City, attribuita da Hamas a un attacco aereo israeliano. Israele invece sostiene che l'esplosione è stata causata da razzi lanciati male da un altro gruppo, la Jihad islamica palestinese, ed entrambe le parti negano la responsabilità. Secondo il ministero della Sanità gestito da Hamas nella Striscia di Gaza sarebbero almeno 500 le vittime civili. | La Giordania ha cancellato il vertice tra il Presidente Biden e i leader arabi che avrebbe dovuto svolgersi domani ad Amman. Il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi ha dichiarato che si sarebbero incontrati in un momento in cui le parti avrebbero potuto accordarsi per porre fine alla "guerra e ai massacri contro i palestinesi", incolpando Israele di aver spinto la regione "sull'orlo dell'abisso". Questo avviene sulla scia dell'esplosione dell'ospedale, di cui sia Israele che Hamas negano la responsabilità. Ne parliamo con Maria Fantappié, Senior Adviser per il Medio Oriente, e Associate Fellow all'Istituto Affari Internazionali, e con Mario Del Pero, docente di Storia Internazionale e storia della politica estera statunitense all'Institut d'études politiques/SciencesPo a Parigi, autore di "Libertà e impero: Gli Stati Uniti e il mondo 1776-2011" (Laterza, 2011) e di "Era Obama: Dalla speranza del cambiamento all'elezione di Trump"(Feltrinelli, 2017). Con Anna Maria Giordano ai microfoni.
28 min
17 Ott 2023

Putin va in Cina | Dentro il fronte Nord | Daniel Noboa vince in Ecuador

Vladimir Putin è arrivato in Cina e resterà a Pechino due giorni, il 17 e 18 ottobre. Il presidente russo dedicherà gran parte del primo giorno della sua visita agli incontri bilaterali con i colleghi che parteciperanno anche al Terzo Forum Internazionale "One Belt - One Road" . Ne parliamo con Orietta Moscatelli, caporedattore esteri Aska News e analista Limes per la Russia. | Il confine di Israele con Gaza non è l'unico da tenere sotto controllo. Il confine tra Israele e Libano, il fronte Nord, diventa sempre più incandescente e si fa strada sotto i riflettori. Ma cosa sta succedendo all'interno del Libano? Hezbollah, "partito di Dio", si è formato nel 1982 durante la guerra civile libanese e oggi è una forza politica che detiene13 seggi in parlamento. Hezbollah e i suoi alleati hanno perso la maggioranza parlamentare con le elezioni del 2022, ma la sua forza militare rimane comunque la principale forza che gestisce e protegge i confini del Libano, inclusi porti e aeroporti. Da decenni il "partito di Dio" intesse legami con le fazioni palestinesi a Beirut, Hamas in primis, così come all'interno dei campi profughi sparsi in tutto il paese, in cui vivono 180.000 persone. Ne parliamo ccon Lorenzo Trombetta, corrispondente medio oriente per Ansa e Limes. | L'erede delle banane Daniel Noboa vince le elezioni presidenziali in Ecuador Luisa González, scelta da Rafael Correa come successore, perde contro il 35enne che promette una linea dura contro la criminalità violenta e il traffico di cocaina. Ne parliamo con Fabio Bozzato, giornalista freelance esperto di America Latina, collabora con varie testate come Il Venerdì ed Eastwest. Con Anna Maria Giordano ai microfoni.
29 min
12 Ott 2023

Le domande dell'Egitto nella guerra di Gaza | Un partito "tutto tedesco" | Il Labour in ascesa

Il crescente senso di debolezza del ruolo regionale dell'Egitto e il declino della sua storica influenza nella mediazione della questione palestinese, una delle questioni più controverse della regione, sono amplificati dalla fretta delle potenze regionali di assumere questo ruolo. L'ultima manifestazione del declino dell'Egitto è stata evidente nei colloqui tra Arabia Saudita e Israele per concludere la normalizzazione sotto gli auspici americani, che si erano lentamente sviluppati negli ultimi mesi prima degli eventi dell'ultima settimana. Come dovrebbe agire l'Egitto se la situazione a Gaza dovesse collassare completamente? Soprattutto se si parla di un'invasione di terra israeliana nella Striscia e di decine di migliaia di sfollati che si dirigono verso il confine egiziano. Ne parliamo con Francesca Cicardi, giornalista esperta di Medio Oriente che ha vissuto in Egitto per 14 anni. | L'AfD, l'Alternative für Deutschland, partito di estrema destra e anti-immigrazione, si è autoproclamato "un grande partito tutto tedesco" dopo aver ottenuto la più grande quota di voti di sempre in uno stato della Germania occidentale. L'AfD, un tempo considerato il partito più rilevante per gli stati orientali post-comunisti, ha ottenuto domenica il 18,4% dei voti nel potente stato dell'Assia, vicino a Francoforte, ed è arrivato secondo solo all'Unione Cristiano-Democratica (CDU). In Baviera AfD arrivato terzo, dietro al partito populista di destra Freie Wähler (Elettori liberi). Ne parliamo con corrispondente da Berlino per La Repubblica. | Le cose stanno per cambiare radicalmente nella politica britannica. Almeno questa è la sensazione che si è avuta a Liverpool dove questa settimana il partito laburista ha tenuto la sua conferenza annuale. Incoraggiato dai sondaggi e pieno di fiducia, il leader del partito laburista Keir Starmer, ha dichiarato martedì di essere pronto ad assumere il potere. Starmer, che è stato eletto leader del suo partito nel 2020, ha portato il suo partito più vicino al centro politico dopo la guida del suo predecessore Jeremy Corbyn. Ne parliamo con Daniele Fisichella, giornalista freelance. Con Anna Maria Giordano ai microfoni.
29 min
11 Ott 2023

A Gaza nessun posto è sicuro | Blinken vola in Israele | Svezia violenta

'Dove andiamo?' si chiedono gli abitanti di Gaza. Nessun posto è sicuro nella Striscia mentre gli attacchi israeliani si intensificano. E mentre al Cairo si riunisce la lega Araba, la proposta di un corridoio umanitario dal valico di Rafah per fare entrare i civili in Egitto è un'opzione che è sul tavolo. Ne parliamo con Azzurra Meringolo, giornalista RAI inviata a Tel Aviv. Il Segretario di Stato Antony Blinken si recherà oggi in Israele in segno di sostegno al Paese che sta iniziando una vasta campagna offensiva nella Striscia di Gaza, controllata da Hamas, in risposta a un'ondata di attacchi transfrontalieri mortali da parte del gruppo militante. Ne parliamo con Gregory Alegi, docente di storia degli USA all'Università LUISS. Nel 2023 ci sono stati 134 attentati dinamitardi in Svezia, 44 in più rispetto ai 90 di tutto il 2022. Allo stesso tempo, il numero di sparatorie rimane molto alto rispetto ad altri Stati europei: 289 quest'anno e 391 nel 2022, in un Paese di 10 milioni di persone. Quello che era iniziato come un conflitto interno tra bande di droga rivali si è trasformato in una spirale di attacchi di vendetta, poiché i membri delle bande - spesso frustrati nei loro tentativi di uccidersi a vicenda - hanno cominciato a bombardare le case delle rispettive famiglie. Giovedì sera, il primo ministro Ulf Kristersson ha tenuto un raro "discorso alla nazione" trasmesso in diretta dalla televisione nazionale, in cui ha cercato di delineare il modo in cui il suo governo intende affrontare la violenza attraverso l'aumento delle risorse della polizia, l'inasprimento delle pene per i criminali condannati e nuovi poteri di sorveglianza. Ha anche ventilato l'idea di chiamare l'esercito dopo gli 11 morti legati alle gang solo nell'ultimo mese. Ne parliamo con Filip Jakobsson, corrispondente di TV4 in collegamento dalla Svezia. Con Marina Lalovic ai microfoni.
29 min
10 Ott 2023

L' UE e il problema del business as usual | Il terremoto in Afghanistan | Ricordo di Ettore Mo

"In qualità di principale donatore per i palestinesi, la Commissione europea sta mettendo sotto esame l'intero portafoglio di sviluppo, per un valore totale di 691 milioni di euro", ha scritto Várhelyi su X ieri. Dopo l'annuncio sulla sospensione dei fondi alla Palestina l'Ue però ha fatto marcia indietro con una dichiarazione: "Nessuna sospensione perché non era previsto nessun pagamento". In attesa la riunione dei ministri per gli Affari esteri ne parliamo con Nathalie Tocci, direttrice dell'Istituto Affari Internazionali, autrice di Fuori dal Tunnel. Come l'Europa può superare la grande crisi (Solferino editore, 2023). | I soccorritori stanno cercando i sopravvissuti al potente terremoto che ha raso al suolo interi villaggi in Afghanistan, uccidendo più di 1.000 persone. Il terremoto di mnitudo 6,3 ha colpito sabato mattina la provincia di Herat, un paesaggio arido costellato di case di mattoni di fango. Gli abitanti dei villaggi stanno ancora usando pale e mani nude per cercare più di 500 persone scomparse, dice l'ONU. Ne parliamo con Giuliano Battiston, giornalista e ricercatore esperto di Afghanistan e della galassia jihadista, autore di "Arcipelago jihad. Lo Stato Islamico e il ritorno di Al Qaeda", edizioni dell'Asino (2016) e direttore dell'associazione di giornalisti indipendenti Lettera22. | Un ricordo di Ettore Mo, per decenni uno degli inviati di punta del Corriere della Sera, morto a 91 anni. Ne parliamo con Valerio Pellizzari, ex inviato speciale del Messaggero, editorialista della Stampa, e tra i tanti libri che ha scritto è anche autore di Kabul Kabul. Cronache della guerra afgana (editore Vallecchi, 1989), scritto con Ettore Mo. Ai microfoni Marina Lalovic.
29 min
09 Ott 2023

Attacco a Israele

Speciale Tutta la città ne parla e Radio3 Mondo dedicato alla crisi israelo-palestinese. In conduzione Rosa Polacco e Marina Lalovic. Gli ospiti: Maria Gianniti, corrispondente Rai da Israele, Guido Olimpio, giornalista del Corriere della Sera, firma oggi il pezzo "La falla, il doppio fronte: le 5 sfide per Netanyahu"; Chiara Cruciati, vicedirettrice del Manifesto dove si occupa di Medio Oriente, segue in particolare la questione palestinese; Meron Rapoport, traduttore e attivista politico, tra i fondatori del movimento A Land for All, è stato responsabile delle pagine estere per i quotidiani Hadashot e Yedioth Ahronoth; Ahmed Abu Artema, giornalista di Gaza; Avi Pazner, ex ambasciatore israeliano in Italia e in Francia; Nello Del Gatto, analista mediorientale, scrive per Eastwest, Affari Internazionali; Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, avvocata e accademica internazionale specializzata in diritti umani; Eric Salerno, giornalista, inviato speciale, esperto di questioni africane e mediorientali, è corrispondente del Messaggero; David Gerbi, già presidente Astrel - Associazione Salvaguardia Trasmissione Retaggio Ebrei di Libia, rappresentante organizzazione mondiale ebrei di Libia, membro della nuova associazione junghiana di Israele; Lorenzo Trombetta,  corrispondente dal Medio Oriente per Ansa e Limes;  Maria Fantappie, responsabile Programma Mediterraneo, Medio Oriente e Africa all'Istituto Affari Internazionali; Davide Lerner, giornalista, voce di Radio3.
81 min
05 Ott 2023

Il destino dei siriani in Libano | Controllo e "prevenzione" a Kabul | Via gli afghani dal Pakistan

Il ministro degli Interni libanese uscente Bassam Maoulaoui ha dichiarato che il 30% dei crimini commessi in Libano sono commessi da cittadini siriani, durante una conferenza stampa organizzata dopo un incontro tra lui e i presidenti delle municipalità e i mohafez (governatori) a Beirut. La questione è uno dei principali argomenti di dibattito pubblico in Libano, dove molti politici chiedono il rimpatrio dei migranti siriani. Parallelamente, Hassan Nasrallah, capo del gruppo Hezbollah, ha dichiarato che il Libano dovrebbe smettere di impedire ai siriani di lasciare il Paese per raggiungere l'UE, dato che il Libano sta vivendo un'impennata migratoria dalla Siria. Nasrallah ha affermato che il Libano dovrebbe dotare i rifugiati di imbarcazioni adeguate, aiutando il loro passaggio verso l'Europa: ne parliamo con con Lorenzo Trombetta, corrispondente ANSA e Limes da Beirut, analista sul Medio Oriente e autore di "Negoziazione e potere. Alle radici dei conflitti e dintorni in Medio Oriente" (Mondadori Università, 2022). Il governo talebano si accinge a realizzare un monitoraggio video di tutti i luoghi sensibili nella capitale Kabul e nelle principali città afghane, "per prevenire gli attacchi dell'Isis". Lo ha dichiarato un portavoce del ministero dell'Interno sottolineando che il progetto si basa su documenti statunitensi preparati negli ultimi due anni della loro occupazione dell'Afghanistan. Il piano è stato discusso con esperti di sicurezza turchi e con una società cinese: ne parliamo con Giuliano Battiston, giornalista e ricercatore esperto di Afghanistan e della galassia jihadista, autore di "Arcipelago jihad. Lo Stato Islamico e il ritorno di Al Qaeda", edizioni dell'Asino e direttore dell'associazione di giornalisti indipendenti Lettera22. Il Ministero degli Interni pakistano ha dichiarato che i quasi 2 milioni di afghani che vivono illegalmente nel Paese devono andarsene entro la fine del mese o rischiano la deportazione. Il governo pakistano ha recentemente dichiarato che i cittadini afghani sono stati responsabili della maggior parte degli attentati suicidi avvenuti nel Paese quest'anno - 14 su 24. "Abbiamo dato loro una scadenza al 1° novembre", ha dichiarato il ministro degli Interni Sarfraz Bugti. Bugti, che è in carica con funzioni di interim, ha dichiarato che circa 1,73 milioni di cittadini afghani che vivono in Pakistan non hanno documenti legali. Ne parliamo con Luca Lo Presti, Presidente Fondazione Pangea. Ascolteremo inoltre la voce del premio Pulitzer Matthieu Aikins, giornalista e scrittore canadese-americano noto soprattutto per i suoi reportage sulla guerra in Afghanistan, raccolta da Laura Silvia Battaglia, in conduzione.
29 min
04 Ott 2023

Repressione indiana | Manovre congiunte tra Cina e Arabia Saudita

La stretta sui mezzi di informazione in India si intensifica e, questa volta, si inserisce nel confronto con la Cina. La polizia della capitale indiana, Delhi, ha fatto irruzione nelle case di importanti giornalisti e autori in relazione a un'indagine sul finanziamento del sito web di notizie NewsClick. Il fondatore di NewsClick, Prabir Purkayastha, e un suo collega sono stati arrestati. La polizia ha anche sequestrato computer portatili e telefoni cellulari. I funzionari starebbero indagando sulle accuse che NewsClick abbia ottenuto fondi illegali dalla Cina, accusa che il sito nega: ne parliamo con Rita Cenni, corrispondente ANSA da Nuova Delhi. La Cina e l'Arabia Saudita condurranno un'esercitazione militare navale congiunta nel mese di ottobre, secondo quanto è stato annunciato giovedì scorso dal Ministero della Difesa cinese. L'esercitazione militare, denominata "Blue Sword 2023", si terrà nella città di Zhanjiang, nella provincia meridionale cinese del Guangdong e comprenderà addestramenti alla lotta contro il terrorismo. Le due nazioni avevano già condotto esercitazioni navali di collaborazione nel 2019. Pechino sta assumendo nella regione mediorientale un ruolo sempre più importante e la sua diplomazia della dissuasione ha riportato in vigore, nel marzo scorso, le relazioni diplomatiche tra Riad e Teheran: ne parliamo con Stefano Pelaggi, ricercatore Sapienza Università di Roma e Centro Studi Geopolitica.info, autore de "L'isola sospesa. Taiwan e gli equilibri del mondo" (LUISS University press 2022) e con Corrado Čok, Visiting Fellow allo European Council on Foreign Relations (ECFR), si occupa di Golfo e Africa sub-Sahariana, ed è Programme Manager presso Fondazione AVSI. Ai microfoni, Laura Silvia Battaglia.
28 min
03 Ott 2023

Terrore in Turchia | 3 ottobre, 10 anni dopo

Il 1° ottobre Ankara è stata colpita da un attacco nei pressi del Ministero dell'Interno. L'azione sarebbe stata rivendicata dal PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, ed è il primo attentato compiuto dall'organizzazione nella capitale turca dal 2016. In risposta Erdoğan ha lanciato bombardamenti contro una ventina di obbiettivi curdi nel nord dell'Iraq. Un ulteriore elemento di instabilità sembra aggiungersi in un paese già provato dalla crisi economica e dai danni provocati dal devastante terremoto dello scorso 6 febbraio. Ne parliamo con Valeria Talbot, capo dipartimento del Centro MENA dell'ISPI, esperta dei paesi del Medio Oriente e di relazioni Euro-Mediterranee | Il 3 ottobre 2013 è stata la prima volta in cui il naufragio di una barca carica di migranti – 368 morti accertati, oltre venti i dispersi – è avvenuto talmente vicino alle coste d'Europa da suscitare una reazione emotiva di massa. Perché non è che prima non si morisse attraversando il Mediterraneo – nel 2011 i migranti dispersi erano stimati in almeno 1.500 – ma i cadaveri non si vedevano all'orizzonte. Durante i dieci anni trascorsi abbiamo assistito a grandi manovre, prima italiane poi europee, che ogni esecutivo ha messo in piedi con l'idea, in fondo, di risolvere il problema attraverso la collaborazione con Paesi di transito e provenienza. Ma cosa si è inteso per «problema», la morte o la partenza dei migranti? Ne parliamo con Dario Paladini che, insieme a Lorenzo Bagnoli e Angelo Miotto, ha realizzato "Quella notte senza Luna – 3 ottobre Lampedusa", podcast che racconta a dieci anni di distanza il naufragio in cui morirono 368 persone. E con Marco Bertotto, Direttore Programmi di MSF Italia. Ai microfoni Laura Silvia Battaglia.
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28 Set 2023

Fuga dal Nagorno-Karabakh | Voci radiofoniche clandestine | Slovacchia al voto

Più di 50.000 persone di etnia armena sono fuggite dal Nagorno-Karabakh, ovvero circa metà della popolazione dell'enclave che l'Azerbaigian ha conquistato la settimana scorsa. Centinaia di auto sono ferme sull'unica strada che porta in Armenia mentre l'Azerbaigian afferma che i residenti saranno al sicuro. Il primo ministro armeno, però, ha dichiarato che è cominciata la "pulizia etnica". Il Nagorno-Karabakh - riconosciuto come parte dell'Azerbaigian - è stato governato dall'etnia armena per tre decenni ma dalla scorsa settimana le cose sembrano essere definitivamente cambiate, dopo che i loro combattenti sono stati sconfitti dall'Azerbaigian in un'operazione militare lampo. E la Russia, fino a poco fa a fianco dell'Armenia, potrebbe avere abbandonato l'alleato caucasico. Intanto, il bilancio delle vittime di un'esplosione e di un incendio in un deposito di carburante in Nagorno-Karabakh è salito a 68, con altri 105 dispersi e quasi 300 feriti. Le autorità non hanno fornito alcuna spiegazione sulle cause dell'esplosione. Le voci radiofoniche clandestine che arrivano dal Nagorno-Karabakh: Andrea Borgnino con le su #Interferenze si mette in ascolto durante il conflitto e la crisi umanitaria di questi deboli segnali radio. In Slovacchia intanto sabato si vota e si tratta di elezioni molto attese: il cinquantanovenne Robert Fico, già iscritto da giovanissimo al Partito comunista cecoslovacco, diventato in seguito leader di un Partito socialdemocratico, ha buone possibilità di uscire vincitore dalle elezioni. Quali prospettive per Ucraina ed Europa? Ne parliamo con parliamo con Eleonora Poli, ricercatrice senior presso il Centro per le politiche europee. Al microfono, Anna Maria Giordano.
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27 Set 2023

La Francia perde terreno nel Sahel | Tuareg vs Wagner | L'architetto di Putin

La Francia perde la presa sul Sahel e prova a rinforzare la sua influenza in Chad. Il Niger accusa i militari francesi di non esser stati in grado di proteggere il loro paese dagli attacchi di jihadisti come Parigi aveva invece promesso, e chiede la dipartita di 1500 uomini dell'esercito francese che, insieme all'ambasciatore, stazionano ancora sul suolo nigerino. Il Chad del presidente Déby rimane uno degli ultimi bastioni della Francia nel continente, una presenza quasi ininterrotta dal 1960 quella dell'esercito francese nel Paese, ma oggi contestata dai movimenti di opposizione che la vedono come un'ingerenza dai toni colonialisti. Ne parliamo con Jean Pierre Darnis, professore associato Université Côte d'Azur/ Nizza e docente di Storia Contemporanea alla Luiss Guido Carli. | Lunedì la giunta al potere del Mali ha annunciato un rinvio delle elezioni presidenziali previste per febbraio, che miravano a riportare al potere i leader civili nella nazione dell'Africa occidentale colpita dai jihadisti. Timbuctù intanto è sempre più stretta nella morsa del Jama'at Nusrat al-Islam wal-Muslimin, gruppo affiliato ad al Qaeda, mentre i Tuareg del Movimento Nazionale per la Liberazione dell'Azawad (MNLA) continuano ad avanzare nel Nord del Mali, scontrandosi con l'esercito di Bamako (FAMA) e il gruppo Wagner che cercano inutilmente di fermarli. Ne parliamo con Matteo Giusti, giornalista, analista e autore di "L'omicidio Attanasio, morte di un ambasciatore" (Castelvecchi 2021). | La Russia pubblica il video dell'ammiraglio Viktor Sokolov un giorno dopo che l'Ucraina ne aveva dichiarato la morte. Sembra che Sokolov abbia preso parte ad una videoconferenza con il ministro della Difesa russo. Ne parliamo con Fiammetta Cucurnia, giornalista di Repubblica e autrice di "L'architetto di Putin" (Piemme, 2023), che ci racconterà anche di Lanfranco Cirillo, imprenditore e architetto di fama mondiale che vive in Russia da 30 anni che ha costruito e progettato case da sogno per i nuovi supericchi della Russia di Putin, incluso il presidente stesso. Con Anna Maria Giordano ai microfoni.
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26 Set 2023

Amnistia spagnola | Conflitti di interessi UE contro la pedopornografia | ll lato oscuro del K-Pop

In Spagna quarantamila persone hanno manifestato contro la possibilità che il primo ministro uscente Pedro Sanchez conceda un'amnistia agli indipendentisti catalani che, dopo il referendum per l'indipendenza della Catalogna organizzato nel 2017, sono stati coinvolti in processi giudiziari. L'amnistia farebbe parte di una trattativa tra il partito di Sanchez, il PSOE, e alte formazioni di sinistra, con partiti indipendentisti catalani, il cui appoggio è fondamentale per raggiungere una maggioranza che consenta a Sanchez di governare. Il leader del PP Alberto Núñez Feijóo si è scagliato contro il provvedimento di amnistia - non ancora approvato - e ha indetto la sua prima manifestazione di massa come leader dell'opposizione contro un governo che ufficialmente non è ancora formato. Il PP spera così di ostacolare la formazione di una maggioranza che potrebbe governare la Spagna con Sanchez ancora una volta come suo leader. Ne parliamo con Lorenzo Pasqualini, giornalista freelance residente a Madrid, collabora con diverse testate ed è autore del sito El Itagnol. | La Commissione Ue vuole scansionare ogni comunicazione per combattere gli abusi. Ma non si tratta solo di bambini: anche gli interessi delle aziende di intelligenza artificiale determinano l'agenda. Lo racconta in un'inchiesta Giacomo Zandonini, giornalista freelance, membro del collettivo Fada, si occupa di migrazioni e sorveglianza. | Dietro il mondo scintillante delle boy e girl band del K-pop si nasconde il lato oscuro della Corea del Sud: un Paese che cerca di vendere all'estero un'immagine di sé moderna e progressista, ma che in realtà è ancora condizionato da sette religiose e una cultura marziale e aggressivamente moralista. Il mondo degli idol e il loro delicatissimo ruolo di figure pubbliche rivela celebrità poco più che maggiorenni, sottoposte allo spietato scrutinio di media e social, che spesso sono involontariamente coinvolte in scandali o incidenti diplomatici internazionali e che rivelano quanto siano precari gli equilibri politici del continente asiatico. Ne parliamo con Giulia Pompili, giornalista redazione esteri de Il Foglio. Autrice di Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop (Rizzoli, 2023). Con Anna Maria Giordano ai microfoni.
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25 Set 2023

Scontri Kosovo-Serbia | Ucraina Polonia, nemiche amiche | Walk to Kyiv

Uno scontro tra uomini armati e autorità kosovare in un monastero vicino al confine con la Serbia si è concluso con l'uccisione di quattro persone, hanno dichiarato le autorità di Pristina, dopo un'operazione di polizia per riprendere il controllo dell'area. L'attacco e i successivi scontri segnano una delle più gravi escalation in Kosovo degli ultimi anni, dopo mesi di crescenti tensioni e colloqui in stallo tra il governo del Paese e la Serbia: ne parliamo con Ivan Vejvoda, direttore del progetto Europa presso L'istituto di scienze umanistiche di Vienna, è stato direttore esecutivo del Balkan Trust. Cresce la tensione tra Polonia e Ucraina. Il PM polacco Morawiecki ha dichiarato che il suo Paese non armerà più l'Ucraina e si concentrerà invece sulla propria difesa. Non solo. Il portavoce del governo Piotr Müller ha annunciato la fine degli aiuti ai rifugiati. Sullo sfondo, la questione del grano. "Non permetteremo che il grano ucraino ci inondi". Con queste parole il governo polacco si è rifiutato di revocare l'embargo sulle importazioni di grano e altri cereali ucraini siglato la scorsa primavera e che, come stabilito dalla Commissione europea, sarebbe dovuto scadere venerdì 15 settembre. Tutto questo accade in vista delle elezioni in Polonia previste per il prossimo 15 ottobre e mentre, sul fronte interno, il governo polacco è sotto tiro dopo le denunce secondo cui i consolati del Paese potrebbero aver rilasciato centinaia di migliaia di visti di lavoro temporanei in cambio di tangenti. Si tratta di un grosso problema potenziale per il partito nazionalista al governo Diritto e Giustizia (PiS) che ha sempre portato avanti un messaggio anti-immigrati - soprattutto per le persone provenienti da Paesi musulmani - e ha pubblicizzato la costruzione di una recinzione lungo il confine con la Bielorussia per prevenire l'immigrazione clandestina come una delle sue principali conquiste: ne parliamo con Fabio Turco, giornalista di Centrum Report, progetto giornalistico sui paesi dell'Europa Centrale, in collegamento da Varsavia. In chiusura, Walk to Kyiv: una camminata di 500 chilometri attraverso la E373, dal confine polacco a Kyiv, per raccogliere fondi a sostegno dell'Ucraina. Un percorso lungo 26 giorni, con l'obiettivo di raccogliere 1 milione di euro da poter donare alla Fondazione Voices of Children, che si occupa di dare assistenza psicologica ai minori ucraini, e alla Fondazione Energy Act for Ukraine, che gestisce diversi progetti per dotare scuole e ospedali di pannelli fotovoltaici, cosi da garantirne il funzionamento durante i blackout causati dai bombardamenti russi: ne parliamo con Kevin Carboni, giornalista e collaboratore di Wired e fondatore di Walk to Kyiv. Ai microfoni, Anna Maria Giordano.
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22 Set 2023

La NATO del Sahel | Colloqui USA-Arabia Saudita | Normalizzazione tra Arabia Saudita e Israele?

Le giunte militari in Mali, Niger e Burkina Faso, salite al potere tramite dei colpi di Stato negli ultimi tre anni, hanno siglato un accordo di mutua difesa. Il colonnello Assimi Goita, il generale Omar Tchiani e il capitano Ibrahim Traoré – ovvero i leader militari che oggi guidano i governi di Bamako, Niamey e Ouagadougou – si sono impegnati in un documento di 17 punti a combattere il terrorismo in tutte le sue forme, a collaborare per prevenire o sedare le ribellioni armate e a contrastare la criminalità organizzata nello spazio comune dell'alleanza. La così rinominata "Alleanza degli Stati del Sahel" (Aes) è composta da quegli stessi tre Stati, insieme al Ciad e alla Mauritania, che rientravano nel quadro di cooperazione regionale G5 Sahel, promosso dalla Francia per contrastare i gruppi armati jihadisti legati ad al Qaeda e allo Stato islamico. Quest'ultima intesa si è sgretolata negli ultimi tre anni quando, di golpe in golpe, la Francia è stata militarmente estromessa dalla regione. Inoltre la missione ONU in Mali è in fase di ritiro e scomparirà entro la fine del 2023, fatto che sta causando molte frizioni e potrebbe portare a un futuro conflitto: ne parliamo con Luca Raineri, ricercatore in relazioni internazionali presso la Scuola Sant'Anna di Pisa, esperto di Sahel. L'emittente conservatrice Fox News ha pubblicato un'intervista esclusiva con MBS, il principe ereditario saudita, che ha definito la normalizzazione con Israele il "più grande accordo storico" degli ultimi decenni e ha detto "ogni giorno ci avviciniamo" alla normalizzazione con Israele. Intanto, secondo il NYT, gli assistenti di Biden e i sauditi esplorano un trattato di difesa sul modello dei patti asiatici. Nonostante la stanchezza degli Stati Uniti per le guerre in Medio Oriente, la Casa Bianca vede in un accordo di sicurezza simile a quelli con il Giappone o la Corea del Sud un incentivo per l'Arabia Saudita a normalizzare le relazioni con Israele. Ci sarà un accordo? Ne parliamo con Eleonora Ardemagni, ricercatrice associata ISPI ed esperta di Golfo e Yemen. Ai microfoni, Luigi Spinola.
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21 Set 2023

Problemi libici | Il caso Lavrilleux e la libertà di stampa in Francia

Il governo orientale della Libia ha ordinato ai giornalisti di lasciare Derna dopo le feroci proteste contro le autorità, una settimana dopo l'alluvione che ha ucciso migliaia di residenti. Lunedì centinaia di persone si sono riunite davanti alla moschea di Sahaba, in città, gridando diversi slogan e più tardi, in serata, una folla ha dato fuoco alla casa dell'uomo che era sindaco di Derna al momento del disastro, Abdulmenam al-Ghaithi. Sono stati confermati almeno 4.000 morti e altri 4.300 dispersi. Secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, quasi 40.000 persone sono rimaste senza casa. E mentre le squadre di ricerca e soccorso continuano a dare la caccia ai corpi intrappolati sotto il fango e le macerie delle loro case, gli osservatori affermano che il signore della guerra Khalifa Haftar e i suoi figli stanno usando la risposta al disastro come un modo per esercitare il controllo piuttosto che per assicurare che i vitali aiuti umanitari raggiungano i civili: ne parliamo con Virginie Collombier, docente e coordinatrice della piattaforma Mediterraneo alla Luiss School of Government. La giornalista del quotidiano investigativo Disclose, Ariane Lavrilleux, collaboratrice di RFI, è stata arrestata martedì 19 settembre. All'origine del suo arresto le rivelazioni della sua inchiesta del 2021 sull'operazione militare Sirli in Egitto e sui suoi legami con le forze armate francesi. La giornalista è stata liberata dopo 36 ore di detenzione ma il governo francese continua a tacere sull'accaduto. Ne parliamo con Stefano Montefiori, corrispondente del Corriere della Sera da Parigi. Al microfono, Luigi Spinola.
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20 Set 2023

Offensiva azera in Nagorno-Karabakh | Tensioni Canada-India

L'Azerbaigian ha inviato truppe sostenute da attacchi di artiglieria nel Nagorno-Karabakh controllato dagli armeni, avvertendo che la sua operazione non si fermerà fino alla resa delle forze armene. Gli attacchi di martedì hanno sollevato la minaccia di una nuova guerra nella regione dell'Azerbaigian, di etnia armena, che è stata un punto di infiammabilità dal crollo dell'Unione Sovietica. La regione è riconosciuta internazionalmente come territorio azero, ma parte di essa è gestita da autorità armene separatiste che hanno dichiarato che l'area, con una popolazione di circa 120.000 persone, è la loro patria ancestrale: ne parliamo con Monica Ellena, Caporedattrice est Europa e Asia centrale dell'Institute for war e peace reporting di Londra. Il Primo Ministro canadese Justin Trudeau ha affermato che "agenti del governo indiano" sarebbero responsabili dell'omicidio di un leader della comunità sikh nella Columbia Britannica avvenuto a giugno, un'accusa esplosiva che probabilmente inasprirà ulteriormente le relazioni tra le due nazioni. Parlando alla Camera dei Comuni, Trudeau ha dichiarato di aver sollevato il coinvolgimento dell'India nell'uccisione del leader sikh, Hardeep Singh Nijjar, direttamente con il Primo Ministro Narendra Modi durante il vertice del Gruppo dei 20 all'inizio del mese "senza mezzi termini". Ha detto che l'accusa era basata su informazioni raccolte dal governo canadese. Trudeau è alle prese non solo con un calo della sua popolarità in Canada ma sul fronte esterno sta affrontando frizioni sempre crescenti sia con l'India che con la Cina: ne parliamo con Rita Cenni, corrispondente ANSA da Nuova Delhi, e con Megan Williams, giornalista canadese corrispondente da Roma della CBC-Radio Canada. Ai microfoni, Luigi Spinola.
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19 Set 2023

Iniziano i lavori dell'UNGA a New York | Verso un autunno caldo negli USA

Oggi inizia a New York la 78a sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA ) con più di 140 leader e rappresentanti statali di tutto il mondo. Tra questi ci sarà anche il presidente iraniano Raisi, con cui gli Stati Uniti hanno negoziato uno scambio di prigionieri tramite la mediazione del Qatar. Ne parliamo con Davide Lerner, giornalista e voce di Radio3 in collegamento da New York. | Quasi 13.000 lavoratori del settore automobilistico negli Stati Uniti hanno smesso di lavorare dopo che il sindacato United Auto Workers (UAW) ha lanciato uno sciopero rivolto a tutte e tre le principali case automobilistiche del Paese per la prima volta nella storia. I membri dell'UAW hanno iniziato a picchettare tre stabilimenti gestiti da General Motors, Ford e Stellantis venerdì scorso, dopo che i colloqui tra il sindacato e la direzione non sono riusciti a ridurre le differenze sui termini contrattuali e sulle retribuzioni. Negli ultimi tempi, negli USA si è cominciato a scioperare sempre più spesso, a cominciare da quelli avvenuti in piccole sedi di grandi catene come Amazon, Starbucks fino ad arrivare a quello degli sceneggiatori e degli attori, ancora in corso. Sono tutti reclami differenti ma accomunati, sembra, da una domanda: come sta cambiando la lotta sul lavoro negli Stati Uniti? Ne parliamo con Marco Valsania, giornalista del Sole24Ore da New York, e con Gregory Alegi, docente di storia degli USA all'Università LUISS. Con Luigi Spinola ai microfoni.
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18 Set 2023

Le ultime dal Sudan | La detenzione di Khaled El Qaisi | I 30 anni degli accordi di Oslo

Alcuni edifici hanno preso fuoco nella capitale del Sudan dopo i pesanti combattimenti tra l'esercito e le forze rivali. I video pubblicati online domenica hanno mostrato l'iconica torre della Greater Nile Petroleum Oil Company avvolta dalle fiamme: quali le ultime notizie e analisi a diversi mesi dell'inizio del conflitto? Ne parliamo con Irene Panozzo, ex consigliere politico della UE sul Corno d'Africa e tra i soci di Lettera22. I giudici israeliani hanno prolungato di un'altra settimana la custodia cautelare per Khaled El Qaisi nella prigione di Ashqelon. Khaled El Qaisi, ricercatore italo-palestinese, è stato arrestato lo scorso 31 agosto al valico di Allenby tra Cisgiordania e Giordania per motivi che restano ancora oscuri. Lì El Qaisi è stato fermato al controllo bagagli dalle forze israeliane e tratto in arresto, sotto gli occhi della moglie e del figlio di 4 anni, senza che venisse fornita loro alcuna spiegazione. Il ricercatore non aveva né precedenti né tanto meno era noto all' intelligence italiana. Dal giorno del suo arresto a Khaled El Qaisi è stato vietato di incontrare e interloquire con il proprio avvocato. La Corte Suprema israeliana ha respinto il ricorso del legale. Intanto, gli Accordi di Oslo compiono 30 anni. Il 13 settembre 1993 si tenne a Washington, alla Casa Bianca, la cerimonia ufficiale di ratifica dell'intesa che, dopo mesi di intensi negoziati segreti, era stata raggiunta a Oslo, in Norvegia, il 20 agosto dello stesso anno. I documenti furono firmati da Yasser Arafat per conto dell'Olp e dal ministro degli Esteri israeliano Shimon Peres, alla presenza del premier Yitzhak Rabin e sotto l'egida del presidente americano Bill Clinton. Quell'intesa sollevò molte speranze, e fu seguita da altri negoziati che portarono nel 1995 agli accordi di Oslo2. Ma (quasi) tutto è rimasto solo sulla carta. Come è rimasta lettera morta la "Soluzione a due Stati": ne parliamo con Nello Del Gatto, analista mediorientale, scrive per Eastwest, Affari Internazionali, La Stampa, in collegamento da Gerusalemme e con Francesca Albanese la relatrice speciale delle Nazioni Unite per le violazioni dei diritti umani nel territorio palestinese occupato da Israele dal 1967. Al microfono, Luigi Spinola.
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15 Set 2023

Donna, Vita, Libertà. L'Iran a un anno dalle rivolte | L'Opera di Dubai

E' passato un anno dalla morte di Jina Mahsa Amini, la 22enne curda arrestata dalla polizia morale iraniana perché non portava correttamente il velo. L'episodio, l'ennesimo di questo tipo, ha scatenato un'ondata di proteste non solo a favore della parità di genere e dell'abolizione di leggi come quella sull'hijab obbligatorio. I manifestanti, in maggioranza giovanissimi, chiedono la fine della Repubblica islamica, libertà e diritti sociali. La risposta del governo di Ebrahim Raisi è stata una repressione brutale, che ha causato almeno 500 morti e decine di migliaia di arresti. Il movimento "Donna, vita, libertà" nato dalle proteste e sostenuto anche dalla diaspora iraniana all'estero al momento non sembra in grado di rovesciare il regime, ma alcuni cambiamenti finora impensabili, come l'abbandono del velo a Teheran e altre città, sono già in atto. Ne parliamo con Kimia Ghorbani, giornalista di Iran International, e con Saeed Aman, membro fondatore del trio BowLand, alla prouzione, chitarra, basso e tastiere. | La Dubai Opera è un progetto di Emaar ed è la più grande società multinazionale di sviluppo immobiliare degli Emirati Arabi Uniti e punta a diventare un palcoscenico per le culture del mondo in una delle città più multinazionali del mondo. Ne parliamo con Paolo Petrocelli, sovrintendente della House of Cultures di Dubai, racconta la sfida di offrire una proposta culturale per il pubblico globale di una società multietnica. Con Roberto Zichittella ai microfoni.
28 min
14 Set 2023

Lo stato dell'Unione

"La storia ora ci chiama a lavorare per completare la nostra Unione", ha detto la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen durante il suo ultimo discorso sullo Stato dell'Unione. Von der Leyen ha esortato gli europei a portare l'Ucraina in un'UE di oltre 30 paesi mentre definiva l'allargamento una "decisione epocale" per il blocco che, ad oggi, conta 27 nazioni. L' intervento precede un dibattito acceso all'interno dell'UE sull' apertura a nuovi membri, dopo anni di stagnazione politica sulla questione. Von der Leyen ha già incaricato la Commissione di presentare una serie di revisioni politiche per preparare l'aggiunta di eventuali nuovi membri, compreso un esame di come apparirebbero il Parlamento e la Commissione in un'UE allargata. Ne parliamo con Nathalie Tocci, direttrice dell'Istituto Affari Internazionali, autrice di Fuori dal Tunnel. Come l'Europa può superare la grande crisi (Solferino editore, 2023) . Il discorso di Von Der Leyen è stato preceduto da un'altra polemica, che riguarda l'Italia e le persone migranti che attraversano il territorio italiano. Francia e Germania hanno alzato i toni meccanismo volontario di solidarietà, con Parigi che ha dichiarato unirrigidimento della frontiera francese a Menton e il governo tedesco che ha sospeso la selezione dei richiedenti asilo che arrivano in Germania dall'Italia. Nell'ambito del meccanismo la Germania si era impegnata ad accogliere 3.500 richiedenti asilo provenienti da paesi ai confini esterni del blocco che sono stati più duramente colpiti dalla più recente ondata migratoria. Finora, la Germania ha accettato più di 1.700 persone nell'ambito del programma, lanciato lo scorso giugno. Ma Berlino ora ha fermato i trasferimenti, citando il mancato rispetto da parte dell'Italia dei propri obblighi ai sensi delle regole di Dublino dell'UE, che stabiliscono che le richieste di asilo dei migranti devono essere valutate nel paese europeo in cui arrivano per la prima volta, non dove finiscono. Ne parliamo con Jacopo Barigazzi, senior EU reporter a Politico.eu. Le Interferenze di Andrea Borgnino ci raccontano la storia di Radio Melting Pot, una radio "per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza", che promuove protagonismo diretto delle persone coinvolte nei processi migratori. Con Anna Maria Giordano ai microfoni.
29 min
13 Set 2023

Kim e Putin in Siberia tra armi, munizioni e satelliti | Cataclisma libico

Vladimir Putin e il leader della Corea del Nord Kim Jong Un si incontrano in Russia per parlare di armi, munizioni e satelliti. La visita di Kim è cominciata con un giro nel cosmodromo di Vostochny, dove si trovano piattaforme di lancio e razzi spaziali. Lo spazio è un argomento di grande interesse per il leader della Corea del Nord: il suo paese ha tentato due volte, fallendo, di lanciare un satellite spia militare. Putin ha promesso a Kim Jong Un che aiuterà il suo paese a costruire satelliti, e Kim ha promesso al presidente russo che il suo paese sosterrà sempre il Cremlino nella sua lotta contro l'imperialismo. Ne parliamo con Antonio Fiori, professore associato presso la Scuola di Scienze Politiche all'Università di Bologna, dove insegna International Relations of East Asia ed è autore del libro "Il nido del falco, Mondo e potere in Corea del Nord" (Ed. Le Monnier, seconda edizione aggiornata uscita a marzo 2022). La tempesta Daniel ha colpito la Libia orientale, provocando la rottura di due dighe sul fiume Wadi Derna e inviando milioni di metri cubi d'acqua a valle che hanno inondato la pianura fluviale, spazzando via interi villaggi e colpendo la città di Derna. Si stima che il bilancio delle vittime abbia oltrepassato le 5000, e secondo le autorità libiche il numero è destinato a salire drasticamente. I numeri restano provvisori e non ufficiali: le autorità faticano a raggiungere Derna, perché le strade che conducono alla città sono distrutte o interrotte dalle inondazioni. Il ministro dell'aviazione civile di Bengasi, Hichem Chkiouat, è riuscito a visitare Derna e riferito che corpi giacciono "ovunque, nel mare, nelle valli, sotto gli edifici", aggiungendo: "Non esagero quando dico che il 25% della città è scomparso". Ne parliamo con Reem Elbreki, capo redattrice di Al Akhbar Lybia 24, in collegamento da Bengasi, e con Claudia Gazzini, Senior Analyst per la Libia dell'International Crisis Group. Con Roberto Zichittella ai microfoni.
28 min
12 Set 2023

Crisi dell'acqua tra Haiti e Repubblica Dominicana | Il Nilo a secco

Il presidente della Repubblica Dominicana ha annunciato il congelamento dei nuovi visti per gli haitiani e ha minacciato di chiudere la frontiera tra i due paesi mentre aumentano le tensioni su un canale conteso: secondo Luis Abinader i lavori di costruzione di un canale haitiano devierà l'acqua dal fiume Massacre che scorre in entrambi i paesi. Ne parliamo con Roberto Codazzi, educatore e cooperante in Repubblica Dominicana. Nel 2008 fonda l'associazione Color Esperanza che propone l'educazione alla mondialità e progetti di sviluppo ad Haiti. E' autore di "Haiti, l'isola che non c'era" (2011) scritto a un anno dal terremoto e "Haiti, il terremoto senza fine" (novembre 2020, ed.People). L'Etiopia ha annunciato di aver riempito la GERD, la Grande Diga Rinascimentale Etiope sul Nilo, che è stata all'origine di una lunga disputa idrica con i paesi a valle, Egitto e Sudan. L'annuncio arriva a due settimane dalla ripresa negoziati – dopo due anni e mezzo di stop – che mirano a trovare un accordo che tenga conto delle esigenze idriche di tutti e tre i paesi. L'Egitto e il Sudan temono che la gigantesca diga etiope ridurrà gravemente la quota di acqua del Nilo che bagna le loro terre e hanno più volte chiesto ad Addis Abeba di smettere di riempirne il bacino finché i tre paesi avranno raggiunto un compromesso. 4,4 miliardi di persone vivono in bacini idrici transnazionali. Condividono cioè l'acqua, una risorsa sempre più preziosa in un pianeta con la popolazione e la temperatura in costante aumento e con periodi di siccità sempre più frequenti e prolungati a causa del cambiamento climatico. Delle centinaia di bacini idrici transfrontalieri del mondo, 66 si trovano in Africa. In alcuni il rischio conflittuale è maggiore a causa dell'aumento della popolazione, del maggior utilizzo delle risorse idriche per lo sviluppo e dell'impatto dei cambiamenti climatici. Ne parliamo con Laura Cappon, inviata RAI, e co-autrice insieme a Gianluca Costantini di "Patrick Zaki. Una storia egiziana" (Feltrinelli, 2022), e con Bruna Sironi, collaboratrice di Nigrizia.
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08 Set 2023

Israele, gli adolescenti contro la leva e il governo | 43° Vertice Asean | Il G20 in India

Un gruppo di liceali di Tel Aviv ha tenuto domenica una manifestazione pubblica di sfida, annunciando il proprio rifiuto di essere arruolati. Circa 230 studenti hanno firmato una lettera pubblica, stampata su un grande cartello installato sul palco nel cortile della storica scuola Gymnasia Herzliya, nel centro di Tel Aviv. La protesta dei riservisti dell'esercito israeliano contro il governo va avanti da tempo ma perché 230 adolescenti potrebbero essere il peggior incubo per l'esecutivo israeliano? Ne parliamo con Maria Gianniti, corrispondente RAI da Gerusalemme. Nel primo dei due importanti summit asiatici di questa settimana si affacciano grossi problemi: Mar cinese meridionale, dossier Myanmar, rapporti Cina-Usa. Tutti, per ora, senza soluzione. La giunta birmana non sembra avere accettato di buon grado le prese di posizione in seno al 43mo Asean Summit, il vertice a Giacarta dove i dieci Paesi del Sudest asiatico stanno diventando undici con un nuovo matrimonio: con Timor Est, forse nel 2025. Per il summit, cominciato martedì, il Myanmar è una questione irrisolta e anche se il Paese è escluso dal club a livello di vertice, gli atteggiamenti sono diversi e spaccano un fronte che, dal febbraio 2021, aveva preso inizialmente una dura posizione contro i militari golpisti che stanno affondando il Paese in una guerra, meno seguita dai media rispetto all'Ucraina, ma che avrebbe già ucciso oltre 30mila persone. Alla vigilia del summit del G20 che si terrà da sabato a Delhi – l'altro appuntamento di rilievo in Asia nei prossimi giorni – è ancora la Cina però a tenere banco sia a Giacarta che a Nuova Delhi. Nel primo perché quasi tutte le nazioni del Sudest hanno un problema con Pechino. In quello di Delhi perché Xi Jinping non ci andrà, con uno schiaffo al capo del Paese più popoloso del mondo con cui la RPC è in aperto contrasto. Ne parliamo con Emanuele Giordana, giornalista, storica voce di Radio3 Mondo e direttore del sito atlantedelleguerre.it e con Marina Lalovic, voce di Radio3 Mondo e inviata di RaiNews24 a Nuova Delhi. Ai microfoni, Anna Maria Giordano.
29 min
06 Set 2023

Cuba salva i suoi soldati dalla Russia? | Rivincita per Puigdemont | Il tempo che fa a Nairobi

La reazione insolita al reclutamento di cubani in Russia: la risposta dell'Avana al reclutamento di cubani da parte della Russia per la guerra contro l'Ucraina sorprende gli esperti e li porta a pensare che Cuba stia cercando di fare un occhiolino all'Occidente: ne parliamo con Fabio Bozzato, giornalista freelance esperto di America Latina, collabora con varie testate come Il Venerdì ed Il Manifesto. A 20 giorni dal tentativo di investitura di Alberto Núñez Feijóo, per il quale non ha sufficiente sostegno, l'ex presidente Carles Puigdemont ha rivelato ieri da Bruxelles le sue richieste per iniziare i negoziati con PSOE o PP. Condizioni che i socialisti assumono come l'apertura di un nuovo percorso di dialogo con Junts, ma che il Partito Popolare rifiuta categoricamente: ne parliamo con Steven Forti, storico e analista politico, docente di Storia Contemporanea presso l'Università Autonoma di Barcellona. Ha scritto "Ada Colau, la Città in comune" (Alegre) e El proceso separatista en Catalunia (Editorial Comares) ed esperto delle estreme destre europee. Il 4 settembre a Nairobi, in Kenya, si sono aperti i lavori dell'Africa climate week 2023, evento annuale che riunisce i leader di governi, imprese, organizzazioni internazionali e società civile per esplorare i modi per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi alle crescenti conseguenze della crisi climatica. In parallelo, è cominciato anche il primo Africa climate summit il cui obiettivo è quello di trovare una posizione unitaria dell'Africa sulla crisi climatica in vista della Cop28 di Dubai e tentare di sviluppare la dichiarazione di Nairobi, un progetto per la transizione energetica dell'Africa in chiave sostenibile. I Paesi africani, responsabili secondo le Nazioni Unite di meno del 4% delle emissioni globali di CO2, sono stati gravemente colpiti da eventi meteorologici estremi e soffrono sempre più spesso di siccità, inondazioni e tempeste. La maggior parte delle regioni sono colpite dal cambiamento climatico, soprattutto il Sahel e il Corno d'Africa, che ha visto una siccità record: ne parliamo con Leila Belhadj Mohamed, editor e podcaster freelance esperta di Africa e Medioriente. Ai microfoni, Marina Lalovic.
28 min
04 Set 2023

New Delhi si prepara in vista del G20 | L'assenza di Xi | La visita del Min. Tajani in Cina

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è detto "deluso" dal fatto che il suo omologo cinese Xi Jinping intenda saltare il prossimo vertice del G20 in India. Lunedì Pechino ha dichiarato che il suo premier Li Qiang guiderà la delegazione cinese al vertice che si terrà a Delhi questa settimana. Nel frattempo, su invito del capo della diplomazia cinese Wang Yi, dal 3 settembre il ministro degli Esteri italiano Tajani è in visita a Pechino e rimarrà fino al 5 settembre. Durante la visita, i due ministri parteciperanno all'11/ma edizione dell'Assemblea congiunta del Comitato governativo sino-italiano. Intanto l'India si prepara al G20 sotto vari punti di vista. Le autorità della capitale indiana, Delhi, stanno prendendo provvedimenti per allontanare le scimmie dai luoghi in cui si terrà il vertice del G20. In diversi luoghi sono state affisse delle sagome a grandezza naturale di scimmie langur grigie, un tipo di scimmia aggressiva con coda lunga e muso scuro, che spaventano le scimmie più piccole. I langur sono in genere sono tenuti al guinzaglio da personale appositamente addestrato, che li libera una volta avvistate altre scimmie. Ma dopo proteste animaliste i langur non possono più essere utilizzati dalla municipalità, così si sta pensando di impiegare persone addestrate a imitare i versi degli animali, che addirittura potrebbero vestirsi da langur. Delhi ha un'enorme popolazione di scimmie e le autorità sperano che queste misure impediscano agli animali di disturbare il vertice G20 il 9 e 10 settembre. Ne parliamo con Matteo Miavaldi, giornalista di Chora News e autore del podcast Altri Orienti e Giulia Pompili, giornalista redazione esteri del Foglio, co-autrice del podcast Bambù insieme a Francesco Radicioni e autrice del libro "Al cuore dell'Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese" (Mondadori 2022). Sentiremo poi la voce del ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar, raccolta da Marina Lalovic. Ai microfoni, Marina Lalovic.
29 min
01 Set 2023

Il Papa in Mongolia | Crisi cinese | Truffe online nel Sudest asiatico

Con appena 1450 cattolici ad aspettarlo al suo arrivo, Papa Francesco arriverà domani in Mongolia, confermando la sua reputazione di visitatore di luoghi remoti a prescindere dal numero di fedeli presenti. Francesco arriverà nella capitale Ulan Bator e si fermerà fino al 4 settembre, con l'intenzione di incontrare i fedeli cattolici del Paese, celebrare una messa e impegnarsi nel dialogo interreligioso. La visita del Pontefice ha anche un occhio verso la diplomazia: la Mongolia confina con Russia e Cina e potrebbe contribuire ad alleggerire le travagliate relazioni della Chiesa con Pechino e a sostenere gli sforzi del pontefice per il dialogo sull'Ucraina. Ne parliamo con Roberto Zichittella, voce di Radio3 e inviato di Famiglia Cristiana . | Il settore manifatturiero cinese si è contratto per il quinto mese consecutivo ad agosto, perchè il rallentamento della domanda globale di beni ha trascinato l'economia del paese. La crisi la sentono anche i residenti e gli imprenditori di Chedun, un quartiere operaio nella periferia sud-occidentale di Shanghai, dove i segni di un'economia anemica sono ovunque. Le fabbriche che un tempo attiravano lavoratori da tutto il paese si sono trasferite altrove. Quelli che restano hanno tagliato gli stipendi. Intorno ai ristoranti a prezzi accessibili e ai negozi eterogenei dove un tempo si affollavano i lavoratori, i dipendenti si attaccano avidamente a chiunque passi. Intanto anche Country Garden, uno dei più grandi promotori immobiliari della Cina, è diventato l'ultimo colosso immobiliare ad avvertire che potrebbe andare in default sui propri debiti. La società colpita dalla crisi ha registrato una perdita record di 6,7 miliardi di dollari per i primi sei mesi dell'anno. Ne parliamo con Romeo Orlandi, Presidente Osservatorio Asia. | Almeno 120mila persone in Myanmar potrebbero essere tenute in situazioni in cui sono costrette a compiere truffe online. Mentre stime credibili in Cambogia hanno indicato almeno altre 100mila persone coinvolte con la forza in questo tipo di operazioni. A offrire una stima dell'ampiezza del fenomeno è il primo rapporto sul tema, diffuso in queste ore da Bangkok dall'ufficio regionale per il Sud-est asiatico dell'Alto Commissariato Onu per i diritti umani. L'organismo internazionale parla di una esplosione dei casi di strutture dove centinaia di migranti irregolari adescati con una prospettiva di lavoro sono stipati in uffici pieni di computer, con il compito di realizzare attraverso i social network truffe on line con ignari utenti del web. Ne parliamo con Giorgio Bernardelli, coordinatore editoriale Asia News. Con Anna Maria Giordano ai microfoni.
28 min
31 Ago 2023

La Francia fuori (anche) dal Gabon? | Calcio e turismo: nuovo accordo Ruanda - Bayern Monaco

Coprifuoco notturno e sospensione di internet. Militari in divisa che invitano un presidente a non governare. Ancora una volta, la Francia viene cacciata da un Paese africano, questa volta dal Gabon. Una decina di soldati – tra cui membri della Guardia Repubblicana, della Guardia Pretoriana della Presidenza (berretti verdi), nonché soldati dell'esercito regolare e poliziotti – si sono espressi alla tv Gabon 24 lo scorso 30 agosto, poco dopo l'annuncio di risultati ufficiali delle elezioni presidenziali del 26 agosto, sancite dalla vittoria del presidente scontato Ali Bongo Ondimba con il 64,27% delle preferenze. La Francia segue "con la massima attenzione" la situazione, lo ha detto la premier Elisabeth Borne. Intanto, il leader dei radicali di sinistra de La France Insoumise, Jean-LucMélenchon, ha accusato il presidente Emmanuel Macron di aver "compromesso la Francia" con il suo appoggio a Bongo, al potere dal 2009 ed entrato in carica all'epoca alla morte del padre, Omar Bongo, che ha governato sul Gabon per ben 42 anni. Soltanto un mese fa, in Niger, i militari hanno perpetrato un colpo di Stato. Anche la Guinea, il Burkina Faso e il Mali sono guidati da giunte golpiste: ne parliamo con padre Giulio Albanese, editorialista dell'Osservatore Romano. Dopo Arsenal e Paris Saint Germain, il Bayern Monaco: il Ruanda ha firmato un nuovo accordo di sponsorizzazione calcistica per promuovere il turismo nazionale. Il logo con la scritta "Visit Rwanda", invito a trascorrere le vacanze in una terra di safari, foreste, vulcani e gorilla di montagna, sarà proiettato prima di tutte le partite del Bayern all'Alianz Arena, uno stadio da 75mila posti, per i prossimi 5 anni. Nel comunicato del Bayern si legge che il Ruanda, pure segnato dal genocidio del 1994, ha vissuto "due decenni di stabilità politica e sociale supportata da una forte crescita dell'economia". Nessuna critica al presidente Paul Kagame, al potere dalla fine del genocidio e accusato dall'opposizione di derive autoritarie: ne parliamo con Vincenzo Giardina, africanista, coordina il notiziario Esteri dell'agenzia Dire e scrive anche per Il Venerdì di Repubblica, Internazionale e l'Espresso. E infine, come si comunica un colpo di stato? Le #Interferenze di Andrea Borgnino oggi analizzano come sono stati annunciati alla radio e alla tv gli ultimi colpi di stato africani e di come l'uso dei media sia strategico in questo ambito. Ai microfoni, Anna Maria Giordano.
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30 Ago 2023

La manovra tedesca | Verso un governo spagnolo | Rubiales e la legge 'solo sí es sí'

Un piano in dieci punti articolato su più settori che spazia dal fisco alla nuova legge sulle opportunità di crescita destinata ad attirare investimenti a tempi di record che il cancelliere Olaf Scholz ha battezzato come la nuova «offensiva del governo federale». Ma il cuore dell'intervento pubblico tedesco questa volta verte quasi interamente sullo stato sociale: aumento del reddito di cittadinanza, aiuti a medici e infermieri, un tetto per agli affitti. Per la Locomotiva d'Europa, sotto il profilo economico, è destinato ad andare tutto molto peggio delle previsioni. L'ultima mazzata sul governo Scholz è il calo del Pil del 2023 assai maggiore di quanto immaginato, appena certificato dall'autorevole istituto Ifo: 0,4% anziché 0,1 per cento. Ne parliamo con Beda Romano, corrispondente del Sole 24 Ore a Bruxelles. Dopo le elezioni anticipate e i rischi politici assunti dall'ex capo di Governo Pedro Sánchez, l'Esecutivo spagnolo non è ancora stato formato. I risultati elettorali dello scorso 23 luglio, che hanno comunque consegnato la vittoria ai conservatori del PP senza però dare loro i numeri per governare senza accordarsi con altri, stanno riportando Sanchez alla Moncloa un passo alla volta. Il voto ha lasciato il Paese in una situazione complessa perché, seppur le destre non abbiano raggiunto la maggioranza assoluta, le sinistre sono altrettanto lontane dalla cifra magica dei 176 seggi nel Congreso di Madrid. E quindi devono incontrarsi a metà strada. Domani è previsto un incontro tra Sánchez (PSOE) y Feijóo (PP). Ne parliamo con Lorenzo Pasqualini, giornalista freelance residente a Madrid, collabora con diverse testate ed è autore del sito El Itagnol. Con lui parleremo anche di mobilità sostenibile nelle capitali europee partendo dalla rete metropolitana di Madrid, al terzo posto in Europa per estensione dopo Mosca e Londra. Grazie alle misure adottate un anno fa dal governo Sánchez per incentivare la mobilità alternativa all'auto in tutta la Spagna, l'abbonamento è super scontato. E poi faremo il punto sul vivace e attivo movimento femminista spagnolo alla luce degli ultimi eventi, a partire dal caso Rubiales fino ad arrivare ai risultati della legge del "solo sì è sì": ne parliamo con Marina García Diéguez, corrispondente di Radio cadena Ser e mediaset Spagna. Ai microfoni, Anna Maria Giordano.
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29 Ago 2023

Proteste in Siria contro Assad | Crisi diplomatica Israele Libia | Arabi e crimini in Israele

Un'ondata di proteste e scioperi nelle aree controllate dal governo nel sud della Siria è continuata nella seconda settimana, con sempre più manifestanti che chiedono la rimozione del presidente Bashar al- Assad. I manifestanti si sono riuniti lunedì nella città meridionale di Suwayda, chiudendo le strade provinciali. La provincia di Suwayda è rimasta sotto il controllo del governo dalla rivolta siriana del 2011 e ospita gran parte della minoranza drusa del paese. Il video condiviso dall'organizzazione guidata da attivisti Suwayda24 mostrava diverse centinaia di persone riunite in una piazza centrale che sventolavano bandiere druse e cantavano "lunga vita alla Siria e abbasso Bashar al-Assad". Le proteste stimolate dall'aumento dei prezzi del carburante e dalla rabbia per la corruzione economica e la cattiva gestione si sono rapidamente trasformate in manifestazioni antigovernative, compresi i ripetuti appelli ad Assad ad andarsene. Le manifestazioni sono cresciute costantemente in tutto il sud della Siria: ne parliamo con Maria Fantappié, Senior Adviser per il Medio Oriente, e Associate Fellow all'Istituto Affari Internazionali. L'incontro "fortuito" tra la Ministra degli esteri libica Najla Al-Mangoush e il suo omologo israeliano, Eli Cohen, a Roma, ha fatto scoppiare un putiferio in Libia. Il capo del governo libico Dbeiba ha sospeso la sua ministra dopo che l'ufficio di Cohen aveva annunciato di averla incontrata in Italia, e di aver parlato "dell'importanza di preservare il patrimonio dell'ebraismo libico attraverso la riparazione delle sinagoghe e dei cimiteri ebraici": ne parliamo con Virginie Collombier docente e coordinatrice della piattaforma Mediterraneo alla Luiss School of Government. Salgono a 157 i morti nella faida tra arabi in Israele: è più del doppio dello stesso periodo del 2022, quando in tutto l'anno le vittime furono 111. Nel solo mese di luglio, ci sono stati 28 arabi israeliani uccisi, su un totale di 33 assassinii in tutto il paese. L'espandersi delle attività criminali è spesso legato alle faide in corso tra i diversi clan familiari che si contendono il territorio. Le polemiche sono molte, soprattutto perché il governo israeliano è accusato di non interessarsi alla faccenda, nonostante ad essere colpiti siano cittadini registrati nello Stato di Israele: ne parliamo con Nello Del Gatto, analista mediorientale, scrive per Eastwest, Affari Internazionali, in collegamento da Gerusalemme. Ai microfoni, Anna Maria Giordano.
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28 Ago 2023

Nvidia in borsa | Armi e Intelligenza Artificiale | I valori europei nel mondo digitale

Da dove viene l'eccezionale successo di Nvidia dell'ultimo anno? L'azienda di schede video ha puntato molto sull'intelligenza artificiale, e si è trovata nel posto giusto al momento giusto. Il tutto grazie a un visionario autentico, ormai da molti anni fra i Ceo più seguiti della Silicon Valley: Jen-Hsun Huang, chiamato da tutti semplicemente Jensen, non è solo l'uomo che ha fondato Nvidia, ma è anche quello che ha cambiato volto a questa società, cogliendo con largo anticipo le opportunità celate dietro all'Intelligenza Artificiale: ne parliamo con Biagio Simonetta, giornalista del Sole24Ore . Intanto l'A.I. porta il robot Wingman nei combattimenti aerei. Un programma dell'Air Force mostra come il Pentagono stia iniziando ad abbracciare il potenziale di una tecnologia emergente, con implicazioni di vasta portata per le tattiche di combattimento, la cultura militare e l'industria della difesa: ne parliamo con Alessandra Bormioli, giornalista freelance che si occupa di temi digitali relativi soprattutto al continente americano. "Stiamo portando i nostri valori europei nel mondo digitale. Con regole severe in materia di trasparenza e responsabilità, la nostra legge sui servizi digitali mira a proteggere i nostri bambini, le nostre società e le nostre democrazie. A partire da oggi, le grandi piattaforme online devono applicare la nuova legge". Lo ha scritto su X-Twitter la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. La prima scadenza del Digital Services Act è imminente e per la prima volta le piattaforme online sono chiamate a rispondere dei propri comportamenti sul territorio dell'Unione Europea: ne parliamo con Filomena Chirico, Capo Unità per i Mercati Digitali, nella Direzione che si occupa della supervisione delle grandi piattaforme online alla Commissione Europea. Negli ultimi tre anni sono stata consigliera del Commissario al Digitale Thierry Breton con delega alla Regolazione delle Piattaforme online. Ai microfoni, Anna Maria Giordano.
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25 Ago 2023

Repubblicani e foto segnaletiche | La scuola per domestiche dell'Opus Dei | La scuola delle serve

Per la quarta volta Donald Trump si è trovato di fronte alla giustizia, consegnandosi alle autorità della Georgia, uno degli stati in cui nel 2020 aveva cercato di rovesciare il risultato delle elezioni. L'ex-presidente ha passato poco più di venti minuti nel carcere di Fulton: tempo sufficiente per farsi scattare una foto segnaletica prima di essere liberato su cauzione. Il procuratore distrettuale Fani Willis ha richiesto che Trump e i 18 coi-imputati vengano processati a fine ottobre, con le accuse di racketeering e altri reati. Nel frattempo il dibattito tra gli aspiranti candidati repubblicani alla presidenza USA va avanti. L'ex- governatrice della Carolina del Sud e unica donna in corsa Nikki Haley si è distinta per le sue risposte sull'aborto, la politica estera e le incriminazioni di Donald Trump. Resta da vedere come evolverà la posizione giudiziaria del tycoon e come le sue vicende legali influenzeranno le primarie repubblicane e la campagna elettorale. Ne parliamo con Mario Del Pero, docente di Storia Internazionale e storia della politica estera statunitense all'Institut d'études politiques/SciencesPo a Parigi e autore di "Era Obama" (Feltrinelli) e "Libertà e Impero" (Laterza). | Si chiamava Instituto de Capacitación Integral en Estudios Domésticos: era la scuola per domestiche che l'Opus Dei aveva in Argentina tra il 1973 e il 2017. Sono già 43 le donne che hanno denunciato al Vaticano i seguaci di Escrivá de Balaguer per essere state ridotte in servitù. Un'inchiesta di Paula Bistagnino offre uno spaccato della vita tra le mura di un'organizzazione che ha fatto del silenzio e della segretezza uno dei suoi cavalli di battaglia. Questo testo è stato elaborato nell'ambito del Creative Nonfiction Lab realizzato da Revista Anfibia, del PhD in Creative Writing in Spanish dell'Università di Houston e del MA in Narrative Journalism dell'Unsam tra settembre 2022 e maggio 2023. | Per oltre 350 anni, sotto la dominazione spagnola, le Filippine sono state riserva di schiavi e di servi. Le conseguenze di questo sistema e il suo impatto sulla società filippina si sono ripercossi nel tempo fino ad inoltrarsi nel nostro secolo, tanto da creare praticamente in tutto il mondo lo stereotipo filippino=domestico. Un esempio emblematico e forse unico di segregazione occupazionale e di assenza di mobilità sociale nei paesi di immigrazione. A quale costo per il popolo filippino? Nelle baraccopoli di Manila almeno 18.000 ragazze madri sono costrette a rinunciare all'istruzione per lavorare come domestiche in condizioni di sfruttamento, se non addirittura a "vendere" i propri figli per l'impossibilità di non poterli mantenere. Lo Stato filippino ha creato un apparato di scuole specializzate nella formazione di domestiche di accesso gratuito, con corsi per la creazione della "domestica perfetta". L'obiettivo è quello di formare domestiche destinate alle case dei ricchi in occidente o nei paesi arabi. Ne parliamo con Martino Mazzonis, giornalista e autore con Angelo Loy del reportage "La scuola delle serve" che andrà in onda 4 settembre su RAI3 nel programma Il Fattore Umano. Ai microfoni Giulia De Luca.
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24 Ago 2023

L'assassinio di Prigozhin |Ci hanno sparato come se piovesse | Stato di emergenza in Amhara, Etiopia

Il jet su cui viaggiava Yevgeny Prigozhin insieme ad altre nove persone (tra cui il suo vice) si è schiantato tra San Pietroburgo e Mosca, uccidendo tutti i passeggeri a bordo. Secondo i sostenitori del gruppo Wagner si tratta di un'azione della contraerea russa che ha abbattuto volontariamente il velivolo per vendicarsi dell'ammutinamento tentato da Prigozhin lo scorso giugno. Una fine che molti consideravano già scritta per l'ex "cuoco di Putin" considerato ormai un traditore dal capo del Cremlino. Ora ci si domanda quali saranno le sorti del gruppo Wagner, che negli anni ha acquisito sempre più influenza combattendo in diversi fronti, dalla Bielorussia al Sahel. Ne parliamo con Mara Morini, professoressa associata di Scienza politica all'Università di Genova dove insegna Politics of Eastern Europe e Politica comparata. Osservatrice elettorale dell'OSCE-ODIHR in Russia, Uzbekistan e Moldova, è coordinatrice dello Standing Group "Russia e spazio post- sovietico" della Società Italiana di Scienza Politica (SISP). Visiting Professor all'Accademia Diplomatica del Ministero degli Esteri della Federazione Russa e alla High School of Economics di Mosca, ha pubblicato il libro "La Russia di Putin" (edizioni il Mulino, 2020) | Le guardie di frontiera saudite hanno ucciso centinaia di migranti etiopi, e richiedenti asilo, che hanno cercato di attraversare il confine tra Yemen e Arabia Saudita tra marzo 2022 e giugno 2023: hanno usato armi esplosive e sparato a distanza ravvicinata, anche a donne e bambini, in uno schema diffuso e sistematico. Queste uccisioni, documentate da un report di Human Rights Watch, costituirebbero un crimine contro l'umanità. In alcuni casi, le guardie saudite hanno chiesto ai sopravvissuti in quale arto del corpo preferissero essere colpiti, prima di sparare loro a distanza ravvicinata e hanno anche sparato con armi esplosive contro i migranti che erano appena stati rilasciati dalla detenzione temporanea saudita e stavano cercando di fuggire di nuovo verso lo Yemen. Le ricerche di Human Rights Watch indicano che le uccisioni continuano. Ascolteremo l'intervista di Costanza Spocci a Nadia Hardman, autrice del report di HRW "Hanno sparato su di noi come se piovesse. Uccisioni di massa di migranti etiopi al confine tra Yemen e Arabia Saudita". | Il primo ministro etiope Abiy Ahmed si potrebbe trovare al centro di un nuovo conflitto, questa volta nell'importante regione di Amhara, che ha schierato le sue truppe per aiutarlo a contrastare un tentativo delle forze rivali del Tigray di rovesciarlo. Abiy sta affrontando una forte sfida al suo potere da parte delle milizie conosciute come Fano – una parola amarica liberamente tradotta come "combattenti volontari". L'espressione divenne popolare negli anni '30, quando i "combattenti volontari" si unirono all'esercito dell'imperatore Haile Selassie per combattere gli invasori italiani. Ed è utilizzata ancora oggi dai contadini e dai giovani che hanno formato milizie per difendere il popolo Amhara il cui futuro, secondo loro, è minacciato dal governo e da altri gruppi etnici. Il PM Abiy aveva in passato utilizzato l'argomento dell'unità per cercare di gestire il Paese, però sembra non funzionare e l'Etiopia potrebbe avere presto bisogno di rimettere in discussione la sua base costituzionale. Ne parliamo con Irene Panozzo, ex consigliere politico della UE sul Corno d'Africa e tra i soci di Lettera 22. Ai microfoni Giulia De Luca.
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23 Ago 2023

l braccio del drone iraniano si allunga ┃Respirare tra le macerie

Cresce la tensione tra Iran e Israele, dopo l'annuncio di Teheran di aver ultimato la costruzione del drone Mohajer-10 capace di raggiungere obiettivi nello stato ebraico. Nel frattempo c'è aria di distensione tra la Repubblica Islamica e gli USA, che hanno raggiunto un accordo sullo scambio di prigionieri in cambio dello sblocco di 6 miliardi di dollari congelati in Corea del Sud a causa delle sanzioni. Sullo sfondo rimane però ancora l'incertezza sugli accordi sul nucleare iraniano. Ne parliamo con Aniseh Bassiri Tabrizi, capa sezione Medio Oriente presso il dipartimento di Studi sulla sicurezza internazionale del RUSI, Londra, e Luciana Borsatti, giornalista e autrice del libro "Iran, il tempo delle donne" (Catselvecchi, 2023) ┃Sono passati più di sei mesi dal terremoto che ha colpito il nord della Siria e il sud della Turchia. Decine di migliaia di sfollati interni nei campi e nei rifugi sovraccarichi nel nord-est della Siria non ricevono aiuti sostenuti o adeguati, con un impatto negativo sui loro diritti fondamentali, dice un rapporto Human Rights Watch. C'è un urgente bisogno di ripari adeguati alle condizioni atmosferiche, di servizi igienici sufficienti e di un adeguato accesso al cibo, all'acqua potabile, all'assistenza sanitaria e all'istruzione. Nel frattempo in Siria si continua a fare i conti con il terremoto che ha causato anche danni significativi all'ambiente, con profondi effetti hanno ulteriormente aggravato il peso affrontato dalla sua popolazione, che sta sopportando le conseguenze di una guerra prolungata da oltre un decennio. Ci sono però elementi positivi che lentamente emergono dalla catastrofe: i siriani sembrano essersi riuniti di nuovo, hanno attraversato i confini creati dal conflitto per aiutarsi e sostenersi a vicenda e l'incitamento all'odio è scomparso dai social media. Con le organizzazioni della società civile, nate dopo la rivolta del 2011, che si dimostrano ancora una volta più efficaci degli Stati e delle agenzie internazionali. Ne parliamo con Marta Bellingreri, giornalista indipendente e editor nella redazione di Syria Untold. Ai microfoni Giulia De Luca.
29 min
22 Ago 2023

La fine del boom cinese | BRICS tra rivalità geopolitiche | Il ritorno di Shinawatra a Bangkok

Per decenni, la Cina ha alimentato la sua economia investendo in fabbriche, grattacieli e strade, ma oggi la seconda economia più grande del mondo è alle prese con la deflazione. L'ultima volta che i prezzi sono scesi, all'inizio del 2021, milioni di persone sono state bloccate e le fabbriche sono state chiuse a causa delle restrizioni dovute al COVID. La Cina dovrebbe ora essere sulla buona strada della ripresa dopo aver revocato le sue dure restrizioni "zero COVID" alla fine dell'anno scorso. Invece Evergrande, il gigante del mattone cinese è insolvente, conferma che la complessa ristrutturazione in patria procede, ma dichiara bancarotta a New York. Ne parliamo con Alessandra Colarizi, sinologa, direttrice editoriale di China Files e autrice di Africa rossa. Il modello cinese e il continente del futuro (L'Asino d'Oro, 2022). | Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha invitato più di 60 capi di Stato e di governo al vertice BRICS dei mercati emergenti che si terrà a Johannesburg a partire dal 22 agosto, durante il quale diversi Paesi potrebbero essere invitati ad unirsi al blocco composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. La Cina proverà a spingere il blocco BRICS a diventare un rivale su vasta scala del G7 questa settimana, mentre i leader di tutto il mondo in via di sviluppo si riuniscono per discutere della più grande espansione del forum in oltre un decennio. Ne parliamo con Lucia Scaffardi, Osservatorio BRICS e professoressa ordinaria Diritto Pubblico Comparato nel Dipartimento di Giurisprudenza, Studi Politici e Internazionali dell'Università di Parma. | L'ex primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra destituito durante il colpo di Stato del 2006, arrestato e incriminato, è di ritorno in patria. Ne parliamo con Francesco Radicioni, co-autore del podcast "Bambù, gli ultimi 25 anni dell'Asia" (Chora media) e corrispondente per il Sud-est asiatico di Radio Radicale da Bangkok. Ai microfoni Giulia De Luca.
30 min
21 Ago 2023

Elezioni in Ecuador e la politica dei narcos | Arévalo vince in Guatemala

Quando l'Ecuador si è recato alle urne nel primo turno delle elezioni presidenziali di domenica 20 agosto, il crimine e la la politica dei narcos è stato nella mente di tutti, soprattutto dopo l'assassinio della scorsa settimana di uno dei candidati, Fernando Villavicencio. La sua uccisione ha fatto sprofondare il Paese in una crisi politica e di sicurezza, assicurando che le elezioni di domenica mese saranno caratterizzate da un omicidio senza precedenti nella storia moderna della nazione. L'assassinio è avvenuto nel mezzo della sua campagna elettorale contro la corruzione e mentre il Paese andino si trova ad affrontare un forte aumento della violenza alimentata dalla droga, iniziata con massacri nel sovraffollato sistema carcerario del Paese prima di diffondersi nelle strade. Pochi giorni fa è stato assassinato anche Pedro Briones, del partito "Revolución Ciudadana", dirigente di San Mateo, nella provincia di Esmeraldas, al confine con la Colombia. Un avvertimento a Luisa González e Daniel Noboa, in testa ai sondaggi, entrambi passati al ballottaggio con un'affluenza da record. Secondo la polizia, quest'anno sono state uccise circa 3.500 persone. L'anno scorso sono stati registrati 4.800 omicidi nella nazione di 18 milioni di abitanti, quasi il doppio dell'anno precedente e il quadruplo del 2018, secondo il Ministero degli Interni. Ne parliamo con Elena Basso, giornalista freelance, membro del CGP (Centro di Giornalismo Permanente), da Quito e con Angela Me, Direttrice della ricerca a UNODOC. Le elezioni in Guatemala hanno decretato la vittoria schiacciante di Bernardo Arévalo, il candidato del movimento progressista e anticorruzione Semilla. Dopo un ballottaggio molto acceso, che ha visto anche il tentativo di sospendere il partito di Arévalo, l'ex diplomatico ha riportato una preferenza del 59,1% e ora dovrà affrontare i problemi del Paese che, oltre alla criminalità e alla corruzione, deve fare i conti con la piaga della malnutrizione e delle enormi disuguaglianze. Ne parliamo con Antilla Fürst, scrive per la redazione Centro e Sud America de lo Spiegone e lavora per l'ONG WeWorld.
28 min
04 Ago 2023

Il Niger e il golpe oltreconfine | Crisi libanesi

La crisi del Niger si espande oltre i confini. Mentre il presidente deposto Bazoum invia una lettera aperta al Washington Post definendo sé stesso e i suoi concittadini come ostaggi dei golpisti e gli Stati Uniti mostrano il loro appoggio, il Senegal si dice pronto ad intervenire militarmente contro la guardia presidenziale che ha preso il potere manu militari mentre la Nigeria interrompe le forniture elettriche al vicino Niger, tagliando così il 70% di elettricità del paese. I putschisti intanto interropono le trasmissioni di Radio France International e France 24 in Niger, un atto che Parigi "condanna fermamente". Ne parliamo con Andrea De Georgio, giornalista freelance, autore di "Il grande gioco del Sahel. Dalle carovane di sale ai Boeing di cocaina" (Bollati Boringhieri, 2021). Il 4 agosto 2020 alle 18.08 una doppia esplosione al nitrato di ammonio lanciava un'onda d'urto che spazzava via il porto di Beirut, distruggeva centinaia di edifici in tutta la città e mieteva più di 400 vittime. Un colpo al cuore della capitale del Libano che da allora è sprofondato sempre più nel baratro. Negli ultimi tre anni, le molteplici crisi libanesi – finanziaria, politica, sanitaria - hanno spinto più dell'80% degli abitanti del Paese verso la povertà. Il sistema sanitario libanese, fortemente privatizzato, rappresenta un ostacolo importante per garantire servizi sanitari accessibili, economici e di qualità per tutti, dai cittadini libanesi, ai rifugiati siriani e palestinesi. L'accesso all'assistenza sanitaria è diventato ancora più difficile, con un numero crescente di persone che si affidano al deterioramento dei servizi pubblici e all'assistenza umanitaria per soddisfare le proprie esigenze mediche. Ne parliamo con Lorenzo Trombetta, corrispondente ANSA e Limes da Beirut, analista sul Medio Oriente e autore di "Negoziazione e potere. Alle radici dei conflitti e dintorni in Medio Oriente" (Mondadori Università, 2022) e con Sara Maresca di MSF in collegamento dal Libano. Ai microfoni Laura Silvia Battaglia.
29 min
03 Ago 2023

Estradizione di Don Reverberi in Argentina | Violenza poliziesca in Brasile | Proteste in Perù

L'Italia ha concesso l'estradizione in Argentina dell'ex cappellano militare italo-argentino don Franco Reverberi, accusato di crimini contro l'umanità commessi durante la dittatura del generale Jorge Jose Videla dal 1976 al 1983. La richiesta di estradizione è stata promossa dall'Argentina su istanza della segreteria dei diritti umani della nazione. Ne parliamo con Jorge Ithurburu, presidente di '24MarzoOnlus'. | In Brasile almeno quarantacinque persone sono state uccise durante un raid della polizia nella città di Rio de Janeiro, l'ultimo caso di violenza derivante dall'attività delle forze dell'ordine nei quartieri poveri della favela della città. La polizia ha detto che l'operazione di mercoledì si è concentrata sul prendere di mira le bande criminali nel Complexo da Penha, una rete di favelas nel nord della città. Ne parliamo con Claudileia Lemes Dias, scrittrice italano-brasiliana. | La presidente peruviana Dina Boluarte ha dichiarato di voler richiedere un ampliamento dei poteri legislativi e di essere aperta a riformare un Congresso, storicamente impopolare, per trasformare la legislatura da bicamerale a monocamerale. "Sono misure di cui il Perù ha bisogno per affrontare, con più forza ed efficienza, la delinquenza e la criminalità", ha detto Boluarte. I manifestanti hanno rinnovato la richiesta di dimissioni e tentato di raggiungere il Congresso ma sono stati trattenuti dalla polizia dopo un breve scontro. Ne parliamo con Gabriella Saba, giornalista freelance che si occupa di America Latina. Autrice di Continente da Favola (Rosenberg & Sellier, 2019). Con Laura Silvia Battaglia.
28 min
02 Ago 2023

Trump incriminato per Capitol Hill | Droni su Mosca

L'ex presidente Trump è stato incriminato martedì per le accuse derivanti dall'indagine del consigliere speciale Jack Smith sulla rivolta di Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Ne parliamo con Fabrizio Tonello, professore di Relazioni Internazionali presso l'Università di Padova. Ha lavorato negli Stati Uniti, alla University of Pittsburgh e alla Columbia University. Autore di Democrazie a rischio. La produzione sociale dell'ignoranza. (Pearson, 2019). Mosca è stata attaccata dai droni. Due sono stati abbattuti dalle difese antiaeree in avvicinamento alla città, mentre un UAV ha colpito il grattacielo di Moscow City, già danneggiato in un precedente attacco. L'edificio colpito è noto come "quartiere IQ", un complesso di edifici nel cuore del Moscow International Business Centre e che ospita il ministero dello Sviluppo economico, il ministero dell'Industria digitale e il ministero dell'Industria e del commercio. A solo un giorno dalle dichiarazioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky in cui metteva in guardia da ulteriori attacchi all'interno della Russia, due missili russi hanno colpito un edificio residenziale e un complesso universitario nella sua città natale, Kryvyi Rih, uccidendo almeno sei persone e ferendone altre decine. Ne parliamo con con Rosalba Castelletti, giornalista di Repubblica a Mosca, e con Marta Serafini, giornalista ed inviata del Corriere della Sera in Ucraina e autrice del libro "L'Ombra del nemico" (ed.Solferino, 2020). Con Laura Silvia Battaglia ai microfoni.
29 min
01 Ago 2023

Black-out iracheno | Iran, missili e sanzioni

Lo scoppio di un incendio in una centrale elettrica nella città meridionale di Bassora, ha interrotto l'elettricità interrotta in vaste aree dell'Iraq meridionale e centrale per gran parte della giornata di sabato, durante il torrido caldo estivo e le osservanze del giorno sacro sciita di Ashura. Intanto la Mesopotamia - la terra tra i fiumi dove è stata inventata la ruota, è fiorita l'irrigazione ed è nato il primo sistema di scrittura conosciuto – è in seca. Oggi, in alcuni villaggi vicino al fiume Eufrate è rimasta così poca acqua che le famiglie stanno smantellando le loro case, mattone per mattone, ammucchiandole in camioncini - telai delle finestre, porte e tutto il resto - e se ne vanno. Ne parliamo con Daniela Sala, giornalista e fotografa freelance di Fada collective. L'Europa deve decidere se infrangere per la prima volta la sua parte dell'accordo del 2015, mantenendo le sanzioni sui missili balistici all'Iran, la cui scadenza era prevista per ottobre. Se il blocco le lascia scadere, l'Iran sarà di fatto aperto a fornire droni più letali - o altre armi - alla Russia. Che tipo di accordo futuro si prospetta per l'Europa e l'Iran? Intanto, soltanto nel 2023 sono state giustiziate più di 270 persone, per una media di circa 10 esecuzioni ogni settimana. Dal 6 al 12 giugno ne sono state eseguite dieci. Dieci in 7 giorni.Ne parliamo con Sherin Haravi, avvocata presso il Tribunale di Torre Annunziata e attivista per i diritti umani. Con Laura Silvia Battaglia ai microfoni e con Riccardo Alcaro, coordinatore delle ricerche IAI.
29 min
31 Lug 2023

Pakistan, attentati e desaparecidos | (Dis) Accordo d'Arabia | Mnemonic

Un attentatore suicida si è fatto esplodere durante un comizio politico nel Pakistan nord-occidentale, uccidendo almeno 44 persone e ferendone quasi 200, secondo quanto riferito dai funzionari. L'esplosione è avvenuta domenica durante un raduno del partito conservatore Jamiat Ulema-e-Islam (JUI-F) alla periferia di Khar, nel distretto nord-occidentale di Bajaur, al confine con l'Afghanistan. Le prime indagini hanno suggerito che il gruppo ISIL (ISIS) potrebbe essere dietro l'attacco e gli agenti stanno ancora indagando.Il gruppo armato è attivo nel vicino Afghanistan dopo la caduta del governo del presidente Ashraf Ghani. Si oppone all'amministrazione talebana dell'Afghanistan e ha membri noti per attraversare il poroso confine montuoso e nascondersi nell'area di Peshawar. Ne parliamo con Ejaz Ahmad, Giornalista e mediatore culturale, ha fondato l'associazione Nuove Diversità e il giornale Azad. Scrive anche per Tehqiq Nama, quotidiano di Islamabad | Il presidente USA Biden sta valutando se forgiare un'alleanza di sicurezza con l'Arabia Saudita, a condizione che Riyad normalizzi le relazioni con Israele. Biden non ha ancora deciso se procedere, ma ha dato il via libera alla sua squadra per sondare con il principe ereditario Mohammed bin Salman dell'Arabia Saudita per vedere se un qualche tipo di accordo è possibile e a quale prezzo. Intanto, MBS è alle prese con un altro alleato della regione, gli Emirati Arabi Uniti, con cui si ritrova in una rivalità ormai conclamata, sia sul piano regionale, ma anche rispetto a questioni futuristiche, come la corsa allo spazio e l'intelligenza artificiale. | Mnemonic lavora a livello globale per aiutare i difensori dei diritti umani a utilizzare efficacemente la documentazione digitale delle violazioni dei diritti umani e dei crimini internazionali per sostenere la difesa, la giustizia e la responsabilità, e per combattere la cancellazione di questi dati che a volte vengono rimossi anche da algoritmi e IA. Ne parliamo con Hadi Al Khatib, managing director Mnemonic, intervistato da Giulia De Luca, e con Alessandro Accorsi, Senior Analyst Tech and War a International Crisis Group. Ne parliamo con Cinzia Bianco, Research Fellow sul Golfo per lo European Council on Foreign Relations e autrice con Matteo Legrenzi di Le monarchie arabe del Golfo. Nuovo centro di gravità in Medio Oriente (Il Mulino, 2023). Con Laura Silvia Battaglia ai microfoni.
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28 Lug 2023

Purghe cinesi | Mondiali di calcio femminile in Nuova Zelanda | Donne e sport

Il ministro degli Esteri cinese Qin Gang è stato espulso dal governo questa settimana dopo essere misteriosamente scomparso dalla vista del pubblico dal 25 giugno, una mossa che ha suscitato non poche speculazioni sul destino di Qin. Pechino ha detto che il predecessore di Qin, Wang Yi, che è attualmente a capo della commissione per gli affari esteri del Partito comunista, assumerà la carica di ministro degli Esteri. Finora ci sono state poche spiegazioni ufficiali per l'assenza di Qin. La sua rimozione segna la fine della carriera politica di una delle figure più importanti della leadership cinese, seguita da una pulizia sistematica della presenza di Qin sul sito web del ministero degli Esteri, comprese le registrazioni dell'incontro di alto profilo di giugno con il Segretario di Stato Antony Blinken a Pechino: ne parliamo con Giulia Pompili, giornalista redazione esteri de Il Foglio. Quando le ragazze arrivano all'adolescenza, abbandonano lo sport a un ritmo due volte superiore rispetto ai ragazzi: perché? Quali sono le ragioni? In questi giorni, e fino al 20 agosto, si stanno tenendo in Nuova Zelanda i mondiali di calcio femminile: a che punto siamo con stipendi, finanziamenti e diffusione dello sport femminile? E il supporto? Lionel Messi ha posato con la maglia della nazionale argentina di calcio femminile, ci sono esempi simili nel calcio italiano? Ne parliamo con Tiziana Alla, telecronista della nazionale femminile per RAI sport e ascolteremo le voci di Jennifer Cooper, UN Women, coordinatrice delle partnership sportive globali e di Phaidra Knight, J.D. è ex presidente della Women's Sports Foundation, membro della World Rugby Hall of Fame, talento dei media sportivi, oratrice motivazionale, imprenditrice e atleta di arti marziali miste, raccolte da Giulia De Luca. Al microfono, Costanza Spocci.
27 min
27 Lug 2023

Golpe in Niger | Italia-USA: relazioni economiche e non solo

E' avvenuto tutto in poche ore ieri in Niger. Le guardie presidenziali hanno circondato la residenza del presidente nigerino, Mohamed Bazoum, a Niamey. Inizialmente si pensava a una sorta di ammutinamento sulla base di richieste corporative che riguardano bonus e avanzamenti di carriera, poi, invece, dopo qualche ora l'annuncio televisivo: "Il presidente Bazoum è stato rimosso e arrestato, sono state sospese le istituzioni e chiuse le frontiere, ma il Niger rispetterà tutti gli impegni internazionali sottoscritti". All'origine del golpe, hanno riferito i militari, il "continuo degrado della sicurezza e la cattiva gestione economica e sociale". E' stata garantita, inoltre, l'integrità fisica e morale delle autorità deposte in conformità con i principi a tutela dei diritti umani: ne parliamo con Luca Raineri, ricercatore in relazioni internazionali presso la Scuola Sant'Anna di Pisa, esperto di Sahel. La presidente del consiglio Giorgia Meloni sarà a Washington per incontrare, giovedì, Joe Biden alla Casa Bianca. «Parleranno di guerra in Ucraina e cooperazione transatlantica sulla Cina», ha anticipato la Casa Bianca, «come pure degli sviluppi in Nord Africa e della presidenza italiana del G7 nel 2024». L'Atlantic Council le ha dato il benvenuto con un articolo dal titolo «Dall'Ucraina alla Cina, Meloni e Biden sono più vicini di quanto crediate». Si dà per scontato ormai che la premier italiana non rinnoverà l'accordo della Belt and Road Initiative (la Nuova via della Seta), anche se alla vigilia della partenza ha detto in conferenza stampa a Roma che Biden non ha «mai sollevato la questione direttamente con me». Questo viaggio è il riconoscimento, ancora una volta, dei rapporti tra USA e Italia ma anche della Meloni come leader politico: è la fine di un percorso di allineamento con gli Stati Uniti sulla politica estera: ne parliamo con Alessandro Speciale, capo della redazione di Roma dell'agenzia Bloomberg e con Federico Romero, professore di Storia degli Stati Uniti d'America presso l'Università di Firenze. Al microfono, Costanza Spocci.
29 min
26 Lug 2023

Nordafrica in fiamme | Le politiche alimentari nell'area Maghreb | Sistemi alimentari sostenibili

Molte previsioni avevano avvisato: un'ondata di calore si abbatterà su gran parte dell'Algeria, del Marocco e della Tunisia. Le previsioni però avevano parlato di emergenza caldo fino, almeno, al 14 luglio. A oggi, 26 luglio, in Nordafrica continuano temperature da 50 gradi e in molte aree non c'è niente elettricità come in Sicilia. Intanto, sul fronte alimentare, le autorità hanno avvertito che la produzione di grano in Tunisia passerà da 7 milioni di quintali a 2.5. La siccità, però, non è l'unica responsabile: ne parliamo con Arianna Poletti, giornalista freelance di base a Tunisi, membro del collettivo di freelance Fada, che collabora con stampa italiana e internazionale. Stiamo riuscendo a creare dei sistemi alimentari sostenibili? L'attuale catena di produzione che tipo di metodo implementa e cosa si sta concretamente facendo per avviare quelle profonde trasformazioni strutturali di cui hanno bisogno i nostri sistemi alimentari? Con oltre 2.000 partecipanti provenienti da 161 Paesi - tra cui 22 Capi di Stato/Governo e più di 100 delegati ministeriali - oltre 150 organizzazioni di attori non statali, nonché il Sistema delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali si sta tenendo a Roma il Secondo Vertice delle Nazioni Unite Sui Sistemi Alimentari Sostenibili (Un Food Systems Summit +2). L'obiettivo del Vertice è offrire ai Paesi l'opportunità di riferire sui progressi compiuti a livello nazionale dal vertice del 2021 e sui loro contributi al raggiungimento dell'Agenda 2030, in un contesto globale profondamente mutato rispetto a due anni fa. L'incontro, tra i suoi obiettivi, ha quello della "necessità di un'azione urgente su scala, basandosi sulle prove più recenti che i sistemi alimentari sostenibili contribuiscono a risultati migliori e più sostenibili per le persone, il pianeta e la prosperità, senza lasciare indietro nessuno". Alcune critiche però arrivano dai movimenti sociali, popolazioni indigene, giovani, donne e persone di genere diverso che, negli ultimi tre anni, hanno offerto proposte e richieste concrete per l'avanzamento dell'agroecologia, della sovranità alimentare, della biodiversità, della giustizia e della diversità di genere, dell'agency giovanile, della giustizia climatica, della giustizia economica e sociale nei sistemi alimentari ma sostengono siano state ignorate. Ne parliamo con Maurizio Martina, vice direttore generale della FAO e con Nora McKeon, ex responsabile delle relazioni con la società civile presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, insegna all'Università Roma Tre e all'International University College di Torino. È autrice di numerosi libri e articoli di cui, in italiano, Food governance e, più recentemente, di Food Security Governance. Dare autorità alle comunità. Regolamentare le imprese (Jaca, 2019). Al microfono, Costanza Spocci.
29 min
24 Lug 2023

Il voto in Spagna e il ruolo di Puigdemont | Russi d'Africa

Vittoria amara, trionfo sterile. Ieri sera il PP ha riconquistato il primo posto alle elezioni politiche sia in termini di voti che di seggi, ma le sue speranze di riconquistare la Moncloa si sono spente sulla riva dello scrutinio alle otto di sera. Alla chiusura dei seggi per le elezioni politiche di domenica 23 luglio, nessuno, nessuno, si aspettava un risultato così scarso come quello ottenuto ieri sera da Alberto Núñez Feijóo. Ma le loro peggiori previsioni sono state confermate man mano che le percentuali di spoglio venivano crudelmente anticipate. Il PP ha vinto, sì, ma è stato sconfitto con un crollo clamoroso rispetto alle sue stesse aspettative. Nessuno tra i dirigenti del PP si aspettava un risultato inferiore a 150 seggi, tanto meno 140. Intanto, dopo lo schiaffo delle regionali di fine maggio, il PSOE riesce - ancora una volta - a risorgere e insieme a Sumar porta a casa un risultato consolante. Ago della bilancia ora sarà il separatismo catalano e il suo leader, Carles Puigdemont: ne parliamo con Mario Magarò, giornalista freelance a Barcellona che si muove tra Spagna e Perù. A un mese esatto dalla ribellione del gruppo paramilitare Wagner, poco si è capito di cosa sia realmente accaduto quel giorno e, soprattutto, di quali siano oggi i rapporti tra il governo di Vladimir Putin e i mercenari guidati da Evgenij Prigozin. I combattenti Wagner – legati a doppio filo col Cremlino – sono attivi nelle guerre del Mali, della Repubblica Centrafricana, del Mozambico, della Libia e del Sudan. Si alleano con l'autocrate locale e i comandanti della milizia che possono pagare i loro servizi in contanti, o con concessioni minerarie redditizie per minerali preziosi come oro, diamanti e uranio. Wagner è nella Repubblica Centrafricana dal 2018 per proteggere il presidente assediato, Faustin-Archange Touadéra, il quale non fa un passo senza la sua guardia presidenziale, tutti bianchi, tutti uomini di Wagner. Un rapporto dell'organizzazione The Sentry, complesso investigativo indipendente, denuncia le violenze e le brutalità dei mercenari del gruppo Wagner, accusati di esecuzioni sommarie, rapine e saccheggi, e di violenze sulle donne. Comincia con questa storia la nuova serie de Il Fattore Umano, un format di Raffaella Pusceddu e di Luigi Montebello che comprende una serie di reportage giornalistici sulla violazione dei diritti umani nel mondo, in onda da lunedì 24 luglio su Rai 3. Gli autori di questa prima puntata, Federico Lodoli e Carlo Gabriele Tribbioli, hanno intervistato Marat Gabidullin, ex mercenario di Wagner: ne parliamo con Raffaella Pusceddu, autrice del programma Il Fattore Umano e Federico Lodoli, giornalista. Al microfono, Costanza Spocci.
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21 Lug 2023

Come voterà la Spagna? | Modi costretto a parlare del conflitto in Manipur

Le elezioni generali del 23 luglio in Spagna decideranno come sarà composto il nuovo Parlamento (Congresso dei Deputati e Senato) mentre i sondaggi danno una maggior probabilità di vittoria al blocco delle destre, con il Partito Popolare dato al 32, 9% e Vox al 13,5% contro il Partito Socialista dato al 28,7% e la nuova formazione Sumar prevista al 13,7% I due blocchi hanno offerto all'elettorato due diverse immagini nell'ultimo dibattito, con record di ascolti, che si è tenuto mercoledì sera sulla televisione spagnola. È stato un dibattito intenso, soprattutto nei duelli, verbali, tra Yolanda Díaz (Sumar) e Santiago Abascal (Vox) ma con un grande assente, il candidato del Partito Popolare Alberto Núñez Feijóo che ha lasciato la sedia vuota e Abascal da solo. Il leader di Vox si è posto quindi come portavoce della destra, senza quasi menzionare il PP e senza chiarire se chiederà di entrare nel governo nel caso in cui la destra raggiunga la maggioranza. Pedro Sánchez e Yolanda Díaz si sono invece mostrati uniti. Ne parliamo con Steven Forti, storico e analista politico, docente di Storia Contemporanea presso l'Università Autonoma di Barcellona. Ha scritto "Ada Colau, la Città in comune" (Alegre) e El proceso separatista en Catalunia (Editorial Comares) e con Manuel Campo Vidal, giornalista, docente di comunicazione e presidente emerito dell'Academia de televisión. Il primo ministro indiano Narendra Modi, intanto, ha rotto il suo lungo silenzio sul mortale conflitto etnico che imperversa nello Stato di Manipur. L'indignazione è esplosa in tutto il Paese dopo che è stato diffuso un filmato dal Manipur in cui due donne della tribù minoritaria dei Kuki sono state spogliate e violentate da alcuni uomini del gruppo tribale maggioritario dei Meitei. L'incidente è avvenuto all'inizio di maggio e, sebbene sia stato denunciato alla polizia subito dopo, solo giovedì sono stati effettuati quattro arresti, un giorno dopo che il video è diventato virale. Una delle vittime ha affermato che la polizia ha lasciato le donne nelle mani degli uomini. Parlando alla sessione di apertura del Parlamento giovedì mattina, Modi ha fatto i suoi primi commenti sul conflitto in corso (da mesi) tra le tribù Meitei e Kuki e ha dichiarato che "l'intero Paese è stato svergognato" dall'attacco alle donne. Ne parliamo con Rita Cenni, corrispondente ANSA da Nuova Delhi. Al microfono, Roberto Zichittella.
28 min
20 Lug 2023

Rimpasto francese | Corse spaziali

Tre settimane dopo la'uccisione da parte della polizia del diciassettenne Nahel e la rivolta nelle banlieue, la Francia svolta a destra nei sondaggi. Il barometro Ipsos registra un aumento di due punti di Marine Le Pen (37%), in seconda posizione dopo l'ex premier Edouard Philippe (42%). Macron intanto riconferma Elizabeth Borne come Prima Ministra, in attesa di un rimpasto di governo. Ne parliamo con Stefano Montefiori, corrispondente del Corriere della Sera da Parigi. | È della startup cinese LandSpace il primo razzo a entrare in orbita utilizzando una propulsione a metano. Il vettore ZhuQue-2 ha infatti raggiunto lo spazio lo scorso 12 luglio, usando una miscela di metano e ossigeno liquidi chiamata MethaLox, un propellente molto più economico di quelli attualmente in uso con un risparmio che si attesta fra il 50 e il 90%. La Cina è stata quindi la prima a lanciare un vettore con queste caratteristiche, battendo le aziende di Elon Musk e Jeff Bezos, impegnate a sviluppare lanciatori che utilizzano MethaLox. La corsa allo spazio non è però solo prerogativa di Cina, USA e Russia. O almeno non più. Negli ultimi anni i Paesi dell'area MENA hanno iniziato a sviluppare ambiziosi programmi spaziali: Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Marocco, Algeria ed Egitto hanno identificato il settore spaziale come uno dei pilastri del loro sviluppo strategico per il 2030 e oltre. Questo evento fornisce analisi e approfondimenti di esperti sui principali sviluppi industriali spaziali nei Paesi MENA, nonché sulle loro alleanze e allineamenti con le principali potenze spaziali internazionali. Ne parliamo con Simonetta Di Pippo, astrofisica, docente di Practice di Space Economy presso SDA Bocconi School of Management dove è direttrice dello Space Economy Evolution Lab (SEE Lab) e con Emilio Cozzi, giornalista e divulgatore, collabora con Wired, L'Espresso e Ispi ed è conduttore di Space Walks (programma di Raiplay). Con Roberto Zichittella ai microfoni.
29 min
19 Lug 2023

Patrick Zaki torna in carcere in Egitto | La battaglia politica della Tailandia

Il Tribunale di Mansura, Egitto, ha condannato Patrick Zaki a tre anni di carcere, un periodo che si aggiunge ai 22 mesi già passati in custodia cautelare in prigione fino al dicembre 2021. L'accusa è di diffusione di notizie false e la sentenza non è soggetta ad Appello o Cassazione. La decisione arriva a pochi giorni dalla Conferenza internazionale sulla migrazione a Roma voluta dal governo italiano, a cui parteciperanno alti funzionari egiziani. L'UE potrebbe ricercare un nuovo partenariato ad ampio raggio con l'Egitto, comprese misure per arginare la migrazione irregolare, con accordi simili a quelli stipulati pochi giorni fa con la Tunisia di Kais Saied. Potrebbe essere un'occasione per fare pressioni sul Cairo? Ne parliamo con Laura Cappon, inviata RAI, e co-autrice insieme a Gianluca Costantini di "Patrick Zaki. Una storia egiziana" (Feltrinelli, 2022). | Il leader del partito pro-riforme della Tailandia, che ha ottenuto il maggior numero di seggi alle elezioni di maggio, è stato bloccato dall'assumere il potere da un voto parlamentare che include senatori nominati dai militari. Pita Limjaroenrat, leader di Move Forward, un partito progressista che ha una forte base di sostegno giovanile, ha ottenuto il maggior numero di voti e seggi alle elezioni di maggio. Ma le regole elettorali thailandesi, riscritte dopo il colpo di Stato militare del 2014, gli impongono di avere il sostegno della maggioranza del Parlamento per diventare primo ministro. In aggiunta Pita sta affrontando due cause legali presso la Corte costituzionale, tra cui l'accusa di aver violato le regole elettorali possedendo azioni di alcuni media, cosa che egli nega. Il secondo caso è incentrato sull'affermazione che il suo impegno a riformare la legge sulla "lesa maestà", che protegge la monarchia dalle critiche, equivale a un tentativo di "rovesciare il regime democratico di governo con il re come capo di Stato". La Thailandia in questo senso ha una legislazione tra le più severe al mondo, in base alla quale le critiche ai reali possono portare fino a 15 anni di carcere. Più di 250 persone, compresi i bambini, sono stati accusati in base alla legge dal 2020. Ne parliamo con Massimo Morello, giornalista per Il Foglio specializzato in Sud est asiatico e residente a Bangkok. Con Roberto Zichittella ai microfoni.
28 min
18 Lug 2023

Diplomazia vaticana: Zuppi incontra Biden | Pattuglie iraniane

Dopo quelli in Ucraina e in Russia, proseguono i viaggi dell'inviato di Papa Francesco, Matteo Maria Zuppi, nell'ambito della missione di pace della Santa Sede per la risoluzione del conflitto tra Kiev e Mosca. Si tratta della terza missione del cardinale, che fino a mercoledì sarà a Washington. Oggi, sarà accolto alla Casa Bianca dal presidente Biden. Discuteranno della diffusa sofferenza causata dalla guerra della Russia in Ucraina e - riferisce Karine Jean Pierre dalla Casa Bianca - anche degli sforzi degli Stati Uniti e della Santa Sede per fornire aiuti umanitari alle persone colpite e dell'attenzione della Sede Pontificia al rimpatrio dei bambini ucraini deportati con la forza dai funzionari russi: ne parliamo con Jacopo Scaramuzzi, Giornalista vaticanista de La Repubblica. La polizia iraniana sta riprendendo i controversi pattugliamenti per garantire che le donne rispettino i codici di abbigliamento e coprano i capelli in pubblico, secondo quanto riportato dai media statali. La "polizia della moralità" tornerà nelle strade per far rispettare le leggi iraniane sull'hijab, ha dichiarato domenica un portavoce del governo. Questa decisione giunge 10 mesi dopo l'uccisione di Mahsa Amini che ha scatenato massicce proteste nazionali. Le pattuglie erano state sospese e per le strade moltissime donne iraniane avevano cominciato a girare senza velo. Nel frattempo l'economia iraniana continua a essere in sofferenza a causa delle sanzioni internazionali, della cattiva amministrazione e delle sacche di corruzione, mentre il governo riassesta i suoi equilibri interni, dando maggiore spazio all'apparato militare, ed esterni, diventando sempre più attivo in materia di politica estera. Dopo gli accordi con l'Arabia Saudita, il leader iraniano Raisi ha compiuto un viaggio fra Kenya, Uganda e Zimbabwe con l'obiettivo di aumentare l'interscambio con la regione per compensare le sanzioni Usa. Con un occhio particolare alle materie prime dell'Africa: ne parliamo con Marina Forti, giornalista che ha frequentato molto l'Iran e l'Asia meridionale e direttrice della Scuola di giornalismo della Fondazione Lelio Basso, e con Jacopo Scita, Policy Fellow presso la Bourse & Bazaar Foundation, un think tank che si occupa di diplomazia economica, sviluppo economico e giustizia economica in Medio Oriente e Asia centrale. Ai microfoni, Roberto Zichittella.
29 min
17 Lug 2023

Accordo e disaccordo sul grano | Vertice UE-CELAC a Bruxelles | Proteste e repressione a Jujuy

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan assicura davanti ai giornalisti che l'accordo sul grano ucraino, in scadenza il 17 luglio, sarà rinnovato e la Russia è d'accordo. La buona notizia fa il giro dei mercati internazionali. Il giorno dopo però il presidente russo Putin dice – al telefono con il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa – che non c'è alcuna intesa sul grano ucraino, avverte che tutte le condizioni devono essere negoziate di nuovo altrimenti l'accordo salta perché non è soddisfacente per la Russia e smentisce in modo plateale Erdogan: ne parliamo con Giuseppe Didonna, corrispondente Agi Istanbul. A Bruxelles intanto prende il via il terzo vertice UE-CELAC che riunsice i leader dell'Unione Europea e i loro colleghi della Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici (CELAC) e rappresenta l'occasione di rafforzare ulteriormente il partenariato, discutere di come collaborare per realizzare una duplice transizione verde e digitale equa e dimostrare un impegno comune a sostenere l'ordine internazionale basato su regole. Tra i temi principali, si parlerà di Mercosur, accesso a materie prime strategiche, accordi commerciali e sostegno all'Ucraina: ne parliamo con Federico Nastasi, ricercatore, giornalista freelance, specializzato in politica latino-americana. Ci sposteremo poi nel nord dell'Argentina, a San Salvador de Jujuy, dove le recenti proteste contro il progetto di riforma costituzionale, la sua (rapida) approvazione e la richiesta di stipendi per gli insegnanti si sono trasformate in gravi incidenti, repressione, feriti e arresti nel contesto delle elezioni nazionali e provinciali del 2023. Le organizzazioni per i diritti umani hanno lanciato l'allarme e la Corte Interamericana dei diritti Umani ha chiesto al governo locale del conservatore Gerardo Morales di "rispettare il diritto alla libertà di espressione, gli standard interamericani sull'uso della forza e a portare avanti un processo di dialogo efficace, inclusivo e interculturale che rispetti i diritti dei sindacati e delle popolazioni indigene." Jujuy è una delle province con la maggiore percentuale di popolazione indigena: ne parliamo con Giulia De Luca, giornalista specializzata in America Latina e voce di Radio3 Mondo. Ai microfoni, Roberto Zichittella.
28 min
13 Lug 2023

Spie al telefono | L'Egitto mediatore per il Sudan

Sergei Naryshkin, capo dei servizi segreti russi ha confermato mercoledì di aver avuto una telefonata con il direttore della CIA William Burns nei giorni successivi all'ammutinamento dei mercenari di Wagner il mese scorso. Ne parliamo con Guido Olimpio, giornalista del Corriere della Sera. | L'Egitto il 13 luglio ospiterà un vertice dei Paesi vicini al Sudan per discutere i modi per porre fine a un conflitto che da più di 12 settimane sta affliggendo il Sudan, al punto che le Nazioni Unite hanno avvertito che il Paese potrebbe essere "sull'orlo di una guerra civile su larga scala". Secondo quanto comunicato dalla presidenza egiziana, il vertice avrà l'obiettivo di "sviluppare meccanismi efficaci" con gli Stati vicini per risolvere pacificamente il conflitto, in coordinamento con altri sforzi regionali o internazionali. Delle centinaia di migliaia di sfollati dal conflitto intanto moltissimi sono arrivati proprio al confine con l'Egitto. La guerra inoltre ha visto un aumento delle violenze di genere, al punto che i responsabili di alcune agenzie delle Nazioni Unite - OCHA, UNHCR, UNICEF, UNFPA e OMS- hanno espresso sconcerto e condanna per i crescenti casi di violenze sessuali legate al conflitto contro donne e ragazze sfollate e rifugiate. Ne parliamo con Irene Panozzo, ex consigliere politico della UE sul Corno d'Africa e tra i soci di Lettera22. | Diversi media internazionali hanno riportato anche che in Darfur, a Jeneina, nelle scorse settimane le truppe RSF e le milizie Janjaweed, le cui fila si sono rimpinguate con combattenti provenienti dal vicino Ciad, avrebbero condotto un'operazione di pulizia etnica contro i cittadini di etnia Masalit. I pochi che sono riusciti ad entrare a Jeneina riportano di una situazione disastrosa, di combattimenti continui andati avanti per settimane e di decine e decine di cadaveri per le strade. Sentiremo la testimonianza di Charline Petitjean, capo missione in Sudan della ONG Solidarités International, intervistata da Costanza Spocci. Con Anna Maria Giordano ai microfoni.
28 min
11 Lug 2023

Appuntamento a Vilnius | Emissioni militari | Alla fiera delle armi

L'attesa è finita: a Vilnius, la capitale della Lituania, è cominciato lo storico vertice tra i leader dei paesi membri della NATO, i partner e il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy. A solo un'ora di distanza dalla Russia, dopo quasi 18 mesi di guerra, durante i quali i Paesi occidentali hanno fornito a Kiev miliardi di aiuti militari e finanziari, gli alleati della NATO si stanno interrogando su come affrontare le conseguenze a lungo termine. Dopo il via libera della Turchia all'entrata della Svezia nella NATO, quale destino attende la richiesta dell'Ucraina di entrare nella UE? Bisognerà aspettare la fine della guerra, dicono vari leader. Cosa si deciderà quindi in questo summit? Ne parliamo con Andrea Griffante, ricercatore presso l'Istituto Lituano di Storia di Vilnius e corrispondente dell'ANSA dal Baltico. Tra i maggiori consumatori di carburante al mondo, i militari sono responsabili del 5,5% delle emissioni globali di gas serra, secondo una stima di esperti internazionali del 2022." Ma le forze di difesa non sono vincolate dagli accordi internazionali sul clima a comunicare o a ridurre le proprie emissioni di carbonio, e i dati pubblicati da alcuni militari sono inaffidabili o, nel migliore dei casi, incompleti, sostengono scienziati e accademici. Questo perché le emissioni militari all'estero, dai voli dei jet alle navi a vela alle esercitazioni, sono state escluse dal Protocollo di Kyoto del 1997 sulla riduzione dei gas serra e nuovamente esentate dagli accordi di Parigi del 2015 con la motivazione che i dati sull'uso dell'energia da parte degli eserciti potrebbero minare la sicurezza nazionale: ne parliamo con Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club e direttore della rivista "QualEnergia", autore del libro "Due gradi, Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l'economia" (ed. Ambiente 2016). In chiusura andremo al Festival Cortona on the move e attraverso il lavoro di Nikita Teryoshin scopriremo il dietro le quinte del commercio globale di armi. Il back office della guerra, ironicamente, è l'esatto contrario del campo di battaglia, una specie di parco giochi per adulti con vino, finger food e belle armi luccicanti. Qui i cadaveri sono solo manichini o pixel sugli schermi di tanti simulatori. Ne parliamo con Paolo Woods, direttore del Festival Cortona on the Move. Ai microfoni, Anna Maria Giordano.
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10 Lug 2023

Se telefonando | A colpi di social

Durante il weekend il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e il suo omologo turco Hakan Fidan si sono telefonati a lungo, parlando della guerra in Ucraina in vista del vertice NATO a Vilnius. I temi: le forniture di armi a Kiev, lo scambio di prigionieri, gli accordi sul grano. Ne parliamo con Marta Ottaviani, giornalista che collabora con La Stampa e Avvenire, autrice di Brigate Russe. La guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker (Ledizione, 2022), che ci parlerà anche della Fabbrica dei Troll di Yevgeny Prigozhin. | Settimana intensa per Meta, società fondata da Zuckerberg che controlla i servizi di rete sociale Facebook e Instagram e i servizi di messaggistica istantanea WhatsApp e Messenger. In pochi giorni, Twitter ha minacciato di farle causa, sostenendo che quest'ultima ha rubato i segreti commerciali dell'azienda nella creazione dell'app di messaggistica rivale Threads, lanciata pochi giorni fa e che ha già attirato decine di milioni di utenti in tutto il mondo a poche ore dal suo debutto. Quasi in contemporanea, in Canada la società di notizie e telecomunicazioni Quebecor ha annunciato che ritirerà immediatamente la pubblicità dalle piattaforme Facebook e Instagram di Meta, una mossa che arriva dopo la decisione del gigante tecnologico di rimuovere le notizie canadesi dai suoi siti. Meta ha scelto di bloccare le notizie canadesi dai suoi servizi di social media in risposta alla legge federale sulle notizie online, che richiederà a Google e Meta di pagare gli editori di notizie per i contenuti che appaiono sui loro siti se questi li aiutano a generare denaro. La legge, nota come Bill C-18, entrerà in vigore nel corso dell'anno. E mente le piattaforme si scontrano, l'intelligenza artificiale provoca un licenziamento di massa in Germania: il tabloid tedesco Bild, il giornale più venduto in Europa, ha annunciato un programma di riduzione dei costi di 100 milioni di euro che porterà a circa 200 licenziamenti e ha avvertito il personale che prevede di effettuare ulteriori tagli editoriali a causa delle "opportunità dell'intelligenza artificiale". La comunicazione è arrivata con una mail firmata dall'editore della Bild, Axel Springer, e intercettata dal quotidiano rivale Frankfurter Allgemeine (FAZ), in cui si legge che "purtroppo si separeranno dai colleghi che hanno compiti che nel mondo digitale sono svolti dall'intelligenza artificiale e/o da processi automatizzati". Ne parliamo con Luca Zorloni, responsabile di Wired.it. Con Anna Maria Giordano ai microfoni.
29 min
07 Lug 2023

Mandati a morire nel deserto | Calvino a Tunisi | Università per bianchi

L'Europa continua a sperare di stringere un accordo sui migranti con il presidente tunisino Kais Saied, mentre la Tunisia continua a dare la caccia ai subsahariani presenti sul suo suolo e deporta centinaia di persone, comprese donne incinta e bambini, al confine con Libia e Algeria per poi abbandonarli nel deserto. Ne parliamo con Matteo Garavoglia, giornalista del Centro di Giornalismo Permanente, scrive per il Manifesto e Irpi Media. | Restiamo a Tunisi dove troviamo cinque scrittori e scrittrici e sei illustratori e illustratrici tunisini per raccontare Italo Calvino, il grande scrittore italiano di cui nel 2023 ricorre il centenario della nascita. Da luglio a dicembre la città di Tunisi diventa il centro di una corrispondenza a distanza tra la letteratura e il mondo dell'illustrazione tunisini e Italo Calvino che, nel mondo arabo, è l'autore italiano più letto e amato. Ne parliamo con Chiara Comito, editor di Arabpop, Rivista di arti e letterature arabe contemporanee. | In chiusura: è stata chiamata azione affermativa per i ricchi: è il trattamento speciale di ammissione di Harvard per gli studenti i cui genitori sono ex alunni o i cui parenti hanno donato denaro. In una denuncia presentata pochi giorni fa, tre gruppi di attivisti hanno chiesto al governo federale di porvi fine, sostenendo come l'equità sia ancora più imperativa dopo che la Corte Suprema, la settimana scorsa, ha limitato fortemente le ammissioni basate sulla razza e che le politiche di ammissione del college discriminano i candidati neri, ispanici e asiatici, a favore di candidati bianchi meno qualificati con legami con alunni e donatori. A fine giugno, infatti, la Corte Suprema ha respinto l'azione affermativa nei college e nelle università di tutto il Paese, dichiarando illegittimi i programmi di ammissione basati sulla razza ad Harvard e all'Università del North Carolina e riducendo drasticamente una politica che per lungo tempo è stata un pilastro dell'istruzione superiore. La decisione ha quasi assicurato che la popolazione studentesca dei campus delle istituzioni d'élite diventerà più bianca e meno nera e latina. Secondo i dati dell'Ufficio censimento degli Stati Uniti, la popolazione afrodiscendente, latina e asiatica degli USA rappresenta circa il 38% del totale. Nella stessa settimana, la corte – ora a maggioranza conservatrice – ha respinto il piano dell'amministrazione Biden di condonare i prestiti agli studenti di 40 milioni di americani, ponendo fine a un programma da 430 miliardi di dollari. L'ammontare del debito studentesco negli USA è salito alle stelle nel corso dell'ultimo mezzo secolo, in quanto il costo dell'istruzione superiore ha continuato ad aumentare. Più di 45 milioni di persone hanno un debito collettivo di 1.600 miliardi di dollari, una somma pari all'incirca alle dimensioni dell'economia del Brasile o dell'Australia. Ne parliamo con Raffaella Baritono, professoressa ordinaria di Storia e Politica degli Stati Uniti d'America presso la Scuola di Scienze Politiche dell'Università di Bologna. Con Laura Silvia Battaglia ai microfoni.
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06 Lug 2023

Un Mali senza ONU | La fabbrica delle bombe

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato la fine della sua decennale missione di pace in Mali dopo la richiesta del governo militare di ritirare le truppe. "Il governo del Mali chiede il ritiro immediato della MINUSMA", aveva dichiarato a giugno il ministro degli Esteri maliano Abdoulaye Diop, sottolineando che Bamako "è disposta a cooperare con le Nazioni Unite su questo tema". La decisione unanime di venerdì del Consiglio dei 15 membri di adottare una risoluzione elaborata dalla Francia per non rinnovare il mandato una volta terminato il 30 giugno è stata accolta con favore da Bamako. Dall'inizio della missione, nel 2013, la percezione dei maliani rispetto alla missione ONU è radicalmente cambiata e, nel frattempo, è aumentata la presenza russa con il gruppo Wagner. Ne parliamo con con Luca Raineri, ricercatore in relazioni internazionali presso la Scuola Sant'Anna di Pisa, esperto di Sahel. | Le Interferenze di Andrea Borgnino ci racconteranno le storie delle radio comunitarie legate alla missione ONU. Radio Kaoural, come altre otto radio comunitarie di Mopti, non era in grado di trasmettere oltre la città in cui opera. È stato dopo un Quick Impact Project (QIP), sponsorizzato dalla MINUSMA, che la gamma di frequenze radio è aumentata, consentendo loro di raggiungere le aree remote grazie a potenti trasmettitori. | La Rwm Italia era la fabbrica del disonore e delle "bombe insanguinate" che uccidevano i civili nello Yemen, ma da quando i vertici dell'UE hanno iniziato a spronarla a produrre più ordigni bellici da inviare in Ucraina è diventata un "baluardo della democrazia occidentale". Ne parliamo con Gianluca Di Feo, vice-direttore di Repubblica. Ai microfoni Laura Silvia Battaglia.
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05 Lug 2023

I talebani chiudono i saloni di bellezza | Captagon di regime

In Afghanistan il governo dei talebani stringe ancora di più la morsa: vietati saloni di bellezza e parrucchieri, i pochi posti in cui le donne potevano ritrovarsi lontano dagli sguardi degli uomini. Lucia Capuzzi, inviata di Avvenire, rientrata il 19 giugno dall'Afghanistan. | Il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi è atterrato lunedì a Damasco per incontrare i principali funzionari del regime di Assad. Safadi sarebbe intenzionato a promuovere un'iniziativa giordana per porre fine alla crisi siriana, che prevede un impegno diretto con Assad e fa parte di una spinta alla normalizzazione da parte di Emirati Arabi Uniti, Egitto e Arabia Saudita. La Giordania ospita circa 1,3 milioni di rifugiati siriani, la cui stragrande maggioranza non è disposta a tornare in un territorio siriano governato da Assad, ma che potrebbe essere rimandata indietro se il processo di normalizzazione venisse portato a termine. Il captagon di produzione siriana intanto inonda il regno hashemita. Nelle ultime due settimane, la Giordania ha abbattuto tre droni provenienti dalla Siria, come parte di quella che gli Stati Uniti descrivono come una "rete di traffico di captagon legata al regime di Assad". Un'ondata di droga in uscita dalla Siria ha infatti aperto una nuova fase nel conflitto del Paese, mettendo i trafficanti di droga - con l'apparente sostegno delle autorità siriane - contro le forze di sicurezza dei paesi vicini. Ne parliamo con Maria Luisa Fantappiè, Senior Adviser per il Medio Oriente, e Associate Fellow all'Istituto Affari Internazionali, e con Cecilia Anesi, giornalista di Irpi media, testata del centro di giornalismo d'inchiesta IRPI, di cui è tra i fondatori. Con Laura Silvia Battaglia ai microfoni.
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04 Lug 2023

Ruanda, paese terzo non sicuro | Hong Kong a caccia di oppositori | Yellen a Pechino

Il piano del governo britannico di deportare alcuni richiedenti asilo in Ruanda è illegittimo: lo ha stabilito giovedì scorso la Corte d'Appello, infliggendo un duro colpo alle controverse politiche di immigrazione dei ministri, condannate a gran voce dagli organismi umanitari. Con una decisione a tre giudici, la Corte ha ribaltato una decisione dell'Alta Corte che aveva precedentemente stabilito che il Ruanda poteva essere considerato un Paese terzo sicuro in cui inviare i rifugiati. Secondo lo schema proposto dal governo conservatore presieduto da Rishi Sunak, i richiedenti asilo ritenuti illegalmente giunti nel Regno Unito sarebbero stati deportati nella nazione africana. La sintesi della sentenza afferma che l'invio dei richiedenti asilo in Ruanda violerebbe la Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU). Ma la dichiarazione ha aggiunto che la decisione della corte "non implica alcuna opinione sui meriti politici o meno della politica del Ruanda": ne parliamo con Daniele Fisichella, giornalista freelance. A Hong Kong, i sospetti ricercati possono fruttare molto. Le informazioni che portano al perseguimento di un uomo accusato di omicidio possono portare a una ricompensa di 300.000 HK$ (30.200 sterline). Per due uomini ricercati in relazione a un caso di incendio doloso che ha ucciso 17 persone, l'incentivo sale a 400.000 HK$. Ma il premio più alto va a chi può aiutare a catturare otto attivisti pro-democrazia con sede all'estero, accusati di aver violato la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong. Per loro, la taglia è di 1 milione di dollari di Hong Kong ciascuno: ne parliamo con Ilaria Maria Sala, ex-presidente della stampa estera di Hong Kong e giornalista per Internazionale e di Lettera 22, tra gli autori del libro "Hong Kong 20/20: Reflections on a borrowed place" (Blacksmith books, 2017) e autrice di "Pechino 1989" (edizioni Una Città, 2019) e di L'Eclissi di Hong Kong (add editore. Nel frattempo a Pechino è attesa questa settimana Janet Yellen, segretario al Tesoro degli Stati Uniti, nel secondo viaggio di un alto funzionario nel giro di poche settimane, mentre le due maggiori economie del mondo cercano di riparare i legami logori: ne parliamo con Simone Pieranni, giornalista di Chora media, co-fondatore di China Files, autore di Red Mirror e La Cina nuova (Laterza) e del podcast Altri Orienti. Ai microfoni, Laura Silvia Battaglia.
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03 Lug 2023

Jenin sotto attacco | L'era dell'eccezionalismo artico è finita

L'esercito israeliano ha lanciato raid aerei sul campo profughi di Jenin, nel nord della Cisgiordania occupata, portando avanti un attacco su larga scala che ha coinvolto un missile e l'uccisione di almeno cinque palestinesi, secondo quanto riferito da residenti e funzionari. I residenti hanno detto che Israele ha lanciato almeno 10 attacchi aerei a Jenin durante la notte di lunedì, mandando fumo dalle macerie degli edifici: ne parliamo con Maria Gianniti, corrispondente RAI da Gerusalemme e con Chiara Cruciati, vicedirettrice de Il Manifesto. I Paesi occidentali temono che Cina e Russia possano cercare di sfruttare le crescenti tensioni geopolitiche nell'Artico per aumentare la loro influenza sulla regione e sulle sue abbondanti risorse naturali. I politici occidentali di alto livello hanno espresso il timore che l'era dell'eccezionalismo artico - quando la regione polare era isolata dalle tensioni altrove - sia finita. I sette membri occidentali del Consiglio Artico, il principale organismo regionale, si confrontano con la Russia su tutti i temi, dalla protezione dell'ambiente alla discussione sui diritti delle popolazioni indigene dopo l'invasione su larga scala dell'Ucraina lo scorso anno. Le relazioni della Russia con la Cina sull'Artico sono tradizionalmente tese. Ma dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina sembra che le cose stiano cambiando. Durante la visita del leader cinese Xi Jinping a Mosca a marzo, le due parti hanno annunciato la creazione di un organismo di lavoro congiunto per lo sviluppo della Northern Sea Route, una rotta di navigazione e progetto di sviluppo artico di punta della Russia. L'Artico è la regione del mondo che si sta riscaldando più rapidamente e questo spinge i Paesi vicini e lontani ad accaparrarsi le sue abbondanti materie prime, dal petrolio e dal gas alle terre rare: ne parliamo con Marzio G. Mian, giornalista e scrittore, tra i fondatori di The Arctic Times Project e autore del libro "Artico, la battaglia per il grande Nord" (piccola biblioteca Neri Pozza, 2018). Vincitore del 1°premio del True Story Award 2023 con il reportage "azzardo a nord-est" realizzato per Internazionale e altri magazine stranieri. Ai microfoni, Laura Battaglia
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30 Giu 2023

Le "purghe di Putin" e le domande sul destino della Wagner | Carneficina senza sosta in Myanmar

Dopo l'ammutinamento di Evgenij Prigožin di sabato scorso sembra che al Cremlino tutto sia tornato alla normalità, o almeno così lo si vuole far apparire. E' cominciato però un giro di vite sulle élite pro-Wagner con l'arresto del "generale Armageddon", Sergei Surovikìn, noto per aver avuto buoni rapporti con il capo del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin. Nel frattempo, proprio Prigozhin è stato informato che le sue forze non combatteranno più in Ucraina dopo essersi rifiutato di firmare i contratti con il Ministero della Difesa: ne parliamo con Liana Mistretta, corrispondente RAI da Mosca e con Mara Morini professoressa associata di Scienza politica all'Università di Genova dove insegna Politics of Eastern Europe e Politica comparata. Osservatrice elettorale dell'OSCE-ODIHR in Russia, Uzbekistan e Moldova, è coordinatrice dello Standing Group "Russia e spazio post-sovietico" della Società Italiana di Scienza Politica (SISP). Visiting Professor all'Accademia Diplomatica del Ministero degli Esteri della Federazione Russa e alla High School of Economics di Mosca, ha pubblicato il libro "La Russia di Putin" (edizioni il Mulino, 2020). Da quando i militari hanno preso il potere con un colpo di Stato all'inizio del 2021, hanno terrorizzato il Paese, ucciso, torturato e imprigionato migliaia di cittadini, infranto innumerevoli leggi e si sono fatti beffe delle Nazioni Unite. La carneficina è incessante. Ad aprile, la giunta ha bombardato il villaggio di Pazigyi, nella regione di Sagaing. Più di 160 persone, compresi i bambini, sono state uccise da quella che, secondo Human Rights Watch, era una bomba termobarica a vuoto ad aria compressa, seguita da attacchi di elicotteri. Il dittatore del Myanmar, il generale Min Aung Hlaing, è tanto paranoico quanto brutale. Ha bandito i partiti politici di opposizione, messo a tacere i media e imprigionato la leader eletta del Paese, Aung San Suu Kyi. Si stima che 1,38 milioni di persone siano state sfollate. A questi si aggiungono centinaia di migliaia di rifugiati Rohingya, vittime di quello che secondo gli investigatori potrebbe essere un genocidio. La sospensione da parte della giunta militare del Myanmar dell'accesso umanitario nello Stato di Rakhine, meno di un mese dopo che il ciclone Mocha ha colpito la regione, sta colpendo in modo sproporzionato coloro che erano già sfollati e che vivono in condizioni difficili. La situazione è disperata. Ne parliamo con Massimo Morello, giornalista per Il Foglio specializzato in Sud est asiatico. Al microfono, Luigi Spinola.
28 min
29 Giu 2023

Francia, proteste, polizia e Stato di diritto | Israele: cristiani nel mirino e la rivolta dei Drusi

Continuano le rivolte a pieno ritmo nella regione dell'Île-de-France e si intensificano gli scontri contro la polizia dopo l'uccisione, martedì, di Nahel, un ragazzo di 17 anni, durante un posto di blocco a Nanterre, Parigi. Per ora le forze dell'ordine hanno arrestato 150 persone. Episodi di violenza e repressione da parte delle forze dell'ordine in Francia non sono una novità: secondo l'organizzazione "Basta!", dal 1977 sono state almeno 746 le persone uccise dalle forze dell'ordine. Ne parliamo con Tullio Giannotti, corrispondente dell'Ansa da Parigi e con Francesca Barca, giornalista ed editor a VoxEurop, redazione de Il Mulino. Dopo la Francia, andiamo in Israele dove gli episodi di intolleranza nei confronti dei cristiani sono sempre più diffusi. Sputi, insulti e aggressioni da parte degli ebrei ortodossi a Gerusalemme sono sempre più presenti anche sulle cronache locali. Pochi giorni fa, un convegno dal titolo "perché alcuni ebrei sputano sui gentili", previsto al museo della Torre di Davide e organizzato da ebrei non ortodossi nella città vecchia, è stato rimandato e tenuto altrove dopo le pressioni del sindaco, che ha minacciato di licenziare il direttore del museo. La questione è arrivata al consiglio comunale dove c'è stato un forte dissidio tra chi giustifica e chi condanna, portando ad una spaccatura anche nella maggioranza del governo cittadino. Intanto i leader della comunità drusa hanno sfidato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dicendosi pronti alla guerra contro il suo governo se non verrà incontro alle loro richieste e non fermerà il progetto delle turbine nei villaggi delle Alture del Golan. I leader hanno tenuto una riunione d'emergenza a Kafr Yasif, nella regione della Galilea, dopo una settimana di confronti, manifestazioni e scontri per protestare contro il progetto delle turbine, che il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir ha insistito a realizzare nonostante l'opposizione della comunità mentre Netanyahu ha ordinato un breve congelamento dei lavori di costruzione. Ne parliamo con Nello Del Gatto, analista mediorientale, scrive per Eastwest, Affari Internazionali, in collegamento da Gerusalemme.
29 min
28 Giu 2023

Estreme destre europee

Sono scoppiati scontri tra manifestanti e polizia dopo la morte per arma da fuoco di un 17enne, Nael, nel sobborgo parigino di Nanterre. Intanto la redazione del "Journal du dimanche" (JDD) è in sciopero per opporsi alla nomina di Geoffroy Lejeune a caporedattore, che in precedenza ha lavorato per una rivista di estrema destra ed è vicino a Eric Zemmour e Marion Marechal Le Pen. La decisione di nominare Lejeune è dell'industriale miliardario Vincent Bolloré che con il suo conglomerato mediatico Vivendi sta per acquisire Lagardère, che possiede sia ilJDD che Paris Match. Ne parliamo con Anna Maria Merlo, corrispondente de Il Manifesto a Parigi. | L'elezione di Sonneberg ha segnato la prima volta che un candidato dell'estrema destra populista AfD è stato eletto a capo di un governo. Il risultato elettorale di domenica ha innescato un terremoto politico e un diluvio di commenti sui media e sui social media, anche se si tratta di un piccolo distretto nella regione della Turingia, nella Germania orientale, di soli 57.000 abitanti. Robert Sesselmann, 50 anni, ha vinto le elezioni dopo una campagna incentrata su questioni nazionali, tra cui la limitazione dell'immigrazione e la fine del sostegno militare all'Ucraina. Secondo gli ultimi sondaggi, l'AfD ha possibilità realistiche di diventare la forza politica più forte in tre stati della Germania orientale nelle elezioni regionali fissate per il 2024. Ne parliamo con Lorenzo Monfregola, giornalista freelance, lavora per Ansa da Berlino. | In Spagna, dopo la sconfitta della sinistra alle elezioni amministrative, la destra si è alleata con l'estrema destra per governare città e regioni: il Partito Popolare e Vox hanno raggiunto accordi in 25 città con più di 30.000 abitanti e hanno annunciato un patto di coalizione nella comunità autonoma di Valencia. Ne parliamo con Alfonso Botti, professore presso il dipartimento di studi linguistici e culturali dell'Università di Modena-Reggio Emilia, direttore della rivista semestrale "Spagna contemporanea". Con Luigi Spinola ai microfoni.
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27 Giu 2023

Elezioni guatemalteche | La guerra alle 'maras' di El Salvador e Honduras

Il 25 giugno si sono tenute le elezioni generali in Guatemala, dove 9,3 milioni di cittadini sono stati chiamati a votare per scegliere il capo dello Stato, il vicepresidente, i sindaci, i 160 deputati del Congresso nazionale e i 20 deputati del Parlamento centroamericano. Ma in un Paese con il 60% della popolazione che vive sotto la soglia di povertà, nonostante sia l'economia più forte dell'America centrale, e un bambino su due che soffre di denutrizione cronica, non sono in molti a nutrire la speranza di un cambiamento dopo il voto. La corruzione, il clientelismo e l'impunità sono dilaganti e negli ultimi anni chi ha provato a denunciare o a fare luce su questi fenomeni ha dovuto lasciare il Paese o è stato messo in prigione, com'è successo a José Rubén Zamora, direttore di El Periόdico, uno dei maggiori giornali di opposizione che ha chiuso i battenti dopo 27 anni. Ne parliamo con Antilla Fürst, scrive per la redazione Centro e Sud America de lo Spiegone e lavora per l'ONG WeWorld. Restiamo poi in America Centrale, cercando di approfondire il tema della guerra alle "maras", le gang criminali che dominano la regione con l'Honduras che sembra voler seguire la linea durissima di Bukele in El Salvador. Ne parliamo con Vincenzo Musacchio, Associated to the Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) a Newark, researcher and member of the Strategic Hub for Organized Crime (SHOC) at Royal United Services Institute (RUSI) a Londra. Docente di diritto penale e criminologia in varie Università italiane ed estere e con Vittorio Rinaldi, professore di Antropologia storica all'Università degli studi dell'Insubria, ha lavorato per 30 anni in America Centrale ed è autore di diversi libri tra cui "Vite corte, storia e identità delle gang giovanili in America Centrale" (ed. Libri di Emil). Al microfono, Luigi Spinola.
28 min
23 Giu 2023

Operazioni militari in Cisgiordania | Expo 2030 | Gastrodiplomazia

Un gruppo di coloni israeliani armati ha attaccato Turmus Ayya, una città palestinese a nord di Ramallah nella Cisgiordania occupata, incendiando case, uccidendo un abitante palestinese e ferendone altri dieci. L'attacco, avvenuto in tarda serata di mercoledì, ha segnato un'escalation nella campagna israeliana contro i presunti militanti dell'area. Altri tre palestinesi sono stati uccisi quando un drone israeliano ha preso di mira un'auto nel nord della Cisgiordania. L'identità delle persone all'interno dell'auto non è stata resa nota immediatamente, ma l'esercito ha dichiarato di aver "identificato una cellula terroristica all'interno di un veicolo sospetto", responsabile di una serie di recenti attacchi a colpi di arma da fuoco contro insediamenti ebraici. Ne parliamo con Maria Gianniti, corrispondente RAI da Gerusalemme. L'Expo Mondiale del 2030 vede le candidature di città dell'Arabia Saudita, dell'Italia e della Corea del Sud in lotta tra di loro. Roma, la capitale saudita Riyadh e la seconda città più grande della Corea del Sud, Busan, hanno presentato le loro offerte in occasione di una riunione chiave martedì dell'Ufficio Internazionale delle Esposizioni con sede a Parigi. La votazione tra i Paesi membri è prevista per novembre. Tra le critiche mosse in Occidente per la sua situazione in materia di diritti umani, l'Arabia Saudita sembra essere quella che sta mettendo in atto la più grande spinta di marketing. Ne parliamo con Corrado Ciok, analista freelance per Gulf State Analytics, si occupa di Golfo e di Corno d'Africa. Avete mai sentito parlare di "gastrodiplomazia"? La tavola può essere uno strumento diplomatico, di dialogo e di sviluppo. E il cibo può essere un elemento di soft power per promuovere una città, una regione o un paese. Ne parliamo con Michele Antonio Fino, professore associato di Fondamenti del diritto europeo all' Università di scienze gastronomiche di Pollenzo. Con Anna Maria Giordano ai microfoni.
28 min
22 Giu 2023

Modi alla corte di Biden | Spose indiane | Conti turchi

Il 22 giugno Washington stende il tappeto rosso per Modi, che divente il terzo leader mondiale, solo dopo il francese Macron e il sudcoreano Yoon Suk Yeol, ad essere invitato dal presidente Biden per una visita di stato e una cena, il più alto di ricevimenti diplomatici tipicamente riservati solo agli alleati più stretti. Il fatto che Biden abbia scelto di festeggiare la visita di Modi in questo modo è indicativo della "profonda e stretta collaborazione" tra i due Paesi, come ha detto la Casa Bianca in un comunicato. Questo è vero in materia di politica estera, ma è emblematico anche della crescente visibilità e del peso elettorale della comunità indiano-americana. Ne parliamo con Raffaella Baritono, professoressa ordinaria di Storia e Politica degli Stati Uniti d'America presso la Scuola di Scienze Politiche dell'Università di Bologna. | Si sono sposate per una vita all'estero ma non hanno mai più rivisto i loro mariti: decine di migliaia di donne indiane sono state abbandonate da uomini che lavorano all'estero, lasciandole intrappolate nelle case dei suoceri e spesso defraudate dei soldi della dote. Ci sono pochi rimedi legali specifici a disposizione delle donne i cui mariti fuggono, e perseguire gli uomini in base a leggi più generali può essere difficile se si trovano all'estero. Ma otto donne hanno presentato una petizione alla Corte Suprema indiana nel tentativo di spingere il governo ad adottare politiche per affrontare quello che definiscono un problema diffuso. Ne parliamo con Rita Cenni, corrispondente ANSA da Nuova Delhi. | Il Comitato di politica monetaria della Banca centrale della Repubblica di Turchia (CBRT) annuncia la sua prima decisione sui tassi ufficiali con la nuova presidente della banca, Hafize Gaye Erkan. Emergerà così il primo indizio del nuovo periodo, definito dal governo AKP come "razionalizzazione", soprattutto per la pressione del bisogno di liquidità. Ne parliamo con Marta Ottaviani, giornalista che collabora con La Stampa e Avvenire, esperta di Turchia. Con Anna Maria Giordano ai microfoni.
28 min
21 Giu 2023

Il naufragio di Pylos e le parlamentari greche | Lutto pakistano

Le autorità greche sono sempre più sotto pressione per spiegare il loro ruolo nel naufragio di Pylos, perché sono emerse nuove affermazioni che suggeriscono che l'imbarcazione si è rovesciata dopo che la guardia costiera l'ha attraccata con una corda. In precedenza la Guardia costiera greca aveva dichiarato di essersi tenuta a una distanza discreta dall'imbarcazione. Solo 104 persone sono sopravvissute all'affondamento dell'imbarcazione, mentre 80 corpi sono stati recuperati. Si stima che più di 550 persone siano ancora disperse nell'Abisso Calypso, il più profondo del Mediterraneo. Il PM greco Mitsotakis difende la versione della Guardia Costiera, mentre si avvicinano le elezioni dell 25 giugno per il rinnovo del Parlamento ellenico. Ne parliamo con Elena Kaniadakis, giornalista freelance con base ad Atene. Il PM pakistano Shehbaz Sharif ha annunciato una "giornata di lutto" per la tragedia del peschereccio affondato davanti alle coste greche mercoledì scorso. Almeno 64 persone scomparse dopo il naufragio erano originarie della provincia pakistana meridionale del Punjab e del Kashmir. Si teme che molti più pachistani siano morti nel naufragio, ma il numero esatto non è stato ancora confermato ufficialmente. Sharif ha anche formato una commissione per indagare su quanto è accaduto e ha ordinato alle forze dell'ordine di rintracciare le persone coinvolte nel traffico di esseri umani. Per anni, i cittadini pakistani hanno dovuto fare i conti con la mancanza di lavoro, i salari sempre più bassi e le limitate prospettive di carriera. Ora il Paese sta affrontando anche una profonda crisi politica ed economica. Oltre alla lotta per il potere tra i sostenitori dell'ex primo ministro Imran Khan e l'attuale governo guidato da Sharif - lotta che è diventata più volte violenta e che ha portato all'arresto di Imran Khan il 9 maggio - il valore della rupia pakistana è crollato e il governo sta lottando per ottenere un prestito dal Fondo Monetario Internazionale. Anche il costo delle importazioni, come il petrolio, è salito alle stelle, aumentando sempre di più l'inflazione. Ne parliamo con Francesco Valacchi, docente a Scienze Politiche, Università di Pisa, esperto di Pakistan. Con Anna Maria Giordano ai microfoni.
29 min
15 Giu 2023

Invisibile Sudan | I curdi di Svezia

I livelli di violenza etnica son in rapido aumento in Sudan e stanno sollevando l'allarme di un genocidio, mentre i feroci combattimenti tra i generali in guerra delle Forze armate sudanesi (SAF) e le forze paramilitari di supporto rapido (RSF) si avvicinano alla fine del secondo mese. Negli ultimi giorni sono giunte numerose notizie dell'intensificarsi delle violenze nella regione sudanese del Darfur occidentale. Un cessate il fuoco di 24 ore negoziato dall'Arabia Saudita e dagli Stati Uniti, entrato in vigore all'inizio di sabato, aveva temporaneamente fermato i combattimenti, ma sembra che i generali stiano sfruttando il tempo per mobilitare le loro forze, visto che subito dopo la fine della tregua, domenica, sono scoppiati combattimenti ancora più intensi. Anche la capitale Khartoum continua a essere uno dei principali scenari dei combattimenti, con intensi raid aerei, bombardamenti e spari dopo la fine del cessate il fuoco, "deludendo" i mediatori che hanno minacciato di interrompere i loro sforzi se le due forze si rifiutano di cambiare rotta. Intanto, la voce di quella società civile che aveva portato un vento di cambiamento nel 2019, rimane soffocata dal rumore dei combattimenti. Ne parliamo con Federica Iezzi, chirurga pediatrica Medici Senza Frontiere, e con il vignettista sudanese Khalid Albaih, intervistato da Costanza Spocci. Erdogan ha detto che la Turchia non sarà favorevole all'ingresso della Svezia nell'alleanza durante il vertice NATO che si terrà l'11 e il 12 luglio a Vilnius, a meno che Stoccolma non decida di collaborare di più e diventare un nuovo alleato della Turchia nella sua lotta contro i curdi. Ne parliamo con Giacomo Zandonini, giornalista freelance, membro del collettivo Fada, si occupa di migrazioni e sorveglianza. Ai microfoni Roberto Zichittella.
28 min
14 Giu 2023

La condanna Trump | L'Arabia Saudita alla conquista del golf

Donald Trump si è dichiarato non colpevole ieri delle accuse federali di aver infranto la legge decine di volte conservando e nascondendo documenti top-secret nella sua casa in Florida - la prima udienza di un caso giudiziario storico che potrebbe modificare il panorama politico e legale del Paese. Ne parliamo con Mario Del Pero, docente di Storia Internazionale e storia della politica estera statunitense all'Institut d'études politiques/SciencesPo a Parigi e autore di "Era Obama" (Feltrinelli) e "Libertà e Impero" (Laterza). I tour tradizionali del golf hanno stipulato un accordo shock con il Fondo Pubblico di Investimento (PIF) dell'Arabia Saudita mostra come gli investimenti del regno stiano avanzando come non mai in ambito sportivo. Sotto la guida del principe ereditario Mohamed Bin Salman l'interesse multimiliardario dell'Arabia saudita per lo sport attraverso acquisizioni, ospitalità e sponsorizzazioni è ormai consolidato. Dall'organizzazione di incontri di tennis, pugilato, la Formula 1 e finali europee di calcio per club, all'acquisizione del Newcastle United. Ma finora tali investimenti non si erano ancora estesi a ciò che molti interpretano come l'acquisto di un intero sport, appunto, il golf. Ne parliamo con Nicola Sbetti, storico dello Sport, insegna Storia dell'educazione fisica e dello sport all'Università di Bologna, autore di Giochi diplomatici. Sport e politica estera nell'Italia del secondo dopoguerra (2020, Ludica: collana di storia del gioco). Con Roberto Zichittella ai microfoni.
28 min
12 Giu 2023

I guai di Johnson e Sturgeon | Contro il lavoro minorile

L'ex primo ministro Nicola Sturgeon è stata arrestata nell'ambito dell'inchiesta in corso sui finanziamenti e le finanze del suo partito, lo Scottish National Party (SNP). Questo fa seguito all'arresto e al successivo rilascio del marito, l'ex dirigente del SNP Peter Murrell, avvenuto ad aprile. L'ex primo ministro britannico Boris Johnson ha abbandonato la carica di legislatore quando gli è stato comunicato che sarà sanzionato per aver ingannato il Parlamento. Johnson si è dimesso dopo aver ricevuto i risultati di un'indagine da parte dei legislatori sulle dichiarazioni fuorvianti da lui rilasciate al Parlamento in merito al "partygate", una serie di feste governative che hanno violato le regole durante la pandemia di COVID-19. Prima di dimettersi ha lanciato una feroce filippica contro i suoi avversari politici - e contro il suo successore, Rishi Sunak - che potrebbe far esplodere le tensioni all'interno del Partito Conservatore al governo. Ne parliamo con Daniele Fisichella, giornalista freelance. | Il 12 giugno si celebra la Giornata mondiale contro il lavoro minorile. Secondo l'ultimo rapporto congiunto UNICEF – ILO il numero di bambini costretti nel lavoro minorile nel mondo è salito a 160 milioni – un incremento di 8,4 milioni di bambini negli ultimi 4 anni. I progressi per porre fine al lavoro minorile si sono arrestati per la prima volta in 20 anni, invertendo il precedente trend che vedeva il lavoro minorile diminuire di 94 milioni tra il 2000 e il 2016. Ne parliamo con Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia. | Gli Stati Uniti sono l'unico paese occidentale che non ha ratificato la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia. Se ratificata, la convenzione potrebbe comportare per gli Stati Uniti l'obbligo di concedere lo status di rifugiato e le tutele sociali ai bambini sfruttati lavorativamente, che nella maggior parte dei casi sono figli di persone immigrate. I legislatori di diversi Stati intanto stanno approvando leggi che consentono ai bambini di lavorare in occupazioni più pericolose, per un maggior numero di ore durante le notti scolastiche e in ruoli più ampi, tra cui servire alcolici nei bar e nei ristoranti, a partire dai 14 anni di età. Ne parliamo con Anna Lombardi, corrispondente di Repubblica da New York. Ai microfoni Roberto Zichittella.
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09 Giu 2023

Accoglienza europea sotto scacco

I Paesi dell'UE approvano un importante accordo sull'immigrazione. Il via libera di Roma, giovedì sera, ha sbloccato un accordo importante per rivedere le procedure di asilo dell'UE per la prima volta in anni, dopo un'estenuante riunione dei ministri degli Interni a Lussemburgo. L'accordo modificherà le modalità di trattamento dei richiedenti asilo alle frontiere e il loro trasferimento in Europa. Ne parliamo con Jacopo Barigazzi, senior EU reporter a Politico.eu. | Sia le autorità italiane che Frontex hanno cercato di omettere le loro reali responsabilità riguardo al naufragio avvenuto a Steccato di Cutro tra il 25 e il 26 febbraio, in cui hanno perso la vita 94 persone migranti, tra cui 35 bambini. In una imbarcazione in cui solitamente troverebbero posto 16 persone, si stima ce ne fossero dieci volte tante, di cui 140 dall'Afghanistan e 20 dal Pakistan. Un'inchiesta giornalistica guidata da Lighthouse Reports, in collaborazione con Domani, Süddeutsche Zeitung, Le Monde, El Pais e Sky News evidenzia a partire da documenti e testimonianze inedite come fin dall'inizio siano stati sottovalutati tutti i segnali di pericolo, decidendo di non intervenire con un'operazione di ricerca e soccorso in mare (Sar) bensì con una operazione di polizia (Law enforcement). Ne parliamo con Sara Creta, giornalista, autrice dell'inchiesta per Domani/Lighthouse Reports, a lungo si è occupata di questioni migratorie, autrice del documentario Libya: No Escape from Hell (2021, Arte). | La IV Edizione della Conferenza di Siena sul Futuro dell'Europa. Ne parliamo con Francesco Grillo, direttore del think tank Vision , fellow di European University Institute. Ai microfoni in conduzione Laura Silvia Battaglia.
28 min
07 Giu 2023

Il disastro di Kakhovka | Colpi di trivelle nell'Amazzonia ecuadoriana

Una diga controllata dai russi vicino alla linea di confine che rifornisce di acqua potabile l'Ucraina meridionale e la Crimea annessa è stata danneggiata in modo significativo martedì, inondando l'area e minacciando potenzialmente la vicina centrale nucleare. Il danno alla diga di Kakhovka ha scatenato un torrente d'acqua che ha inondato una piccola città e due dozzine di villaggi, provocando l'evacuazione di 17.000 persone. Sia la Russia che l'Ucraina si accusano a vicenda dell'attacco. Ne parliamo con Marta Serafini, giornalista ed inviata del Corriere della Sera in Ucraina e autrice del libro "L'Ombra del nemico" (ed.Solferino, 2020), e con Simona Abbate, climate campaigner Greenpeace Italia. | In una fascia della verdissima foresta amazzonica ecuadoregna, vicino ad alcune delle ultime popolazioni indigene del pianeta che vivono in isolamento, alcuni operai hanno recentemente terminato la costruzione di una nuova piattaforma petrolifera scavata nella natura selvaggia. Dopo anni in cui l'Ecuador ha cercato di limitare le trivellazioni e di proteggere l'Amazzonia, è successo esattamente il contrario. L'idea originale di lasciare le vaste riserve di petrolio del Paese nel terreno è fallita per mancanza di sostegno internazionale e ora, alle prese con un debito enorme, il governo vuole espandere le trivellazioni nella foresta pluviale. Chi prova ad opporsi al piano rischia la vita, come Eduardo Mendúa, leader indigeno A'i Cofán, che è stato ucciso con un colpo di pistola il 26 febbraio fuori dalla sua casa nell'Amazzonia ecuadoriana. Mendúa si opponeva apertamente alle trivellazioni petrolifere ad A'i Dureno, una comunità indigena A'i Cofán situata sulle rive del fiume Aguarico nella provincia di Sucumbíos, dove il governo ecuadoriano ha autorizzato l'esplorazione di 30 pozzi di petrolio. Ne parliamo con Patricia Gualinga, attivista per i diritti indigeni del Pueblo Kichwa de Sarayaku, una comunità indigena nell'Amazzonia ecuadoriana. Con Laura Silvia Battaglia ai microfoni.
27 min
05 Giu 2023

Accordi in Siria e Libano | Dispute tra iracheni e libanesi in Brasile

In Siria l'opposizione chiede la ripresa dei colloqui con il regime di Bashar Al-Assad. In un contesto regionale di riavvicinamento diplomatico, a maggio la Lega Araba ha reintegrato il regime siriano, che era stato ostracizzato dal 2011, mentre l'opposizione siriana ha perso gran parte della sua influenza. In Libano invece i principali blocchi cristiani del parlamento libanese hanno dichiarato martedì di aver raggiunto un accordo sul candidato alla presidenza. Il paese si trova in una situazione di vuoto presidenziale da quando il precedente capo di Stato, Michel Aoun, ha lasciato l'incarico lo scorso ottobre e il parlamento polarizzato non è riuscito a raggiungere un consenso sul suo successore. La Germania intanto ha informato il Libano di aver emesso un mandato di arresto per il governatore della Banca Centrale Riad Salameh con l'accusa di corruzione, tra cui falso, riciclaggio di denaro e appropriazione indebita. Ne parliamo con Lorenzo Trombetta, corrispondente ANSA e Limes da Beirut, analista sul Medio Oriente e autore di "Negoziazione e potere. Alle radici dei conflitti e dintorni in Medio Oriente" (Mondadori Università, 2022). Una rissa di strada è scoppiata tra dozzine di espatriati iracheni e libanesi che vivono nella città brasiliana di San Paolo, secondo quanto riferito dai media locali. La polizia ha stimato che circa 80 persone di entrambe le comunità siano state coinvolte nell'alterco nella vivace via 25 de Marco, uno dei principali centri commerciali della capitale economica del Brasile. Con Laura Silvia Battaglia ai microfoni.
29 min
01 Giu 2023

La commissione anti-russa della Polonia | Darfur, l'altra guerra del Sudan

Lunedì, il presidente polacco Andrzej Duda ha firmato una legge che istituisce una nuova potente commissione per indagare sull'influenza russa sui politici polacchi e rimuovere dalle cariche pubbliche chiunque sia ritenuto colpevole. La legge è stata pesantemente criticata dall'opposizione liberale e da esperti legali per aver apparentemente creato una commissione controllata dal partito Legge e giustizia (PiS) al governo che sarà in grado di escludere dalla vita politica quegli individui che si diranno essere stati influenzati dagli interessi russi. Secondo alcuni sarebbe proprio Donald Tusk, l'ex primo ministro del PO e leader dell'opposizione, l'obiettivo principale della nuova legge, tanto che l'opposizione persino soprannominato il provvedimento #LexTusk. Il PiS ha ripetutamente accusato Tusk di aver agito nell'interesse della Russia in passato. Ne parliamo con Fabio Turco, giornalista di Centrum Report, progetto giornalistico sui paesi dell'Europa Centrale in collegamento da Varsavia. La foresta di Białowieża al confine tra Polonia e Bielorussia continua a essere terra di quei richiedenti asilo che rimangono intrappolati nel rimbalzo tra le autorità polacche e bielorusse, con Varsavia che continua a effettuare respingimenti alla frontiera. Ne parliamo con Sabato Angieri, giornalista de il manifesto. Dalle testimonianze strazianti di rifugiati che attraversano il confine con il Chad per sfuggire ai feroci combattimenti nella regione sudanese del Darfur occidentale, emerge come il conflitto in Darfur sia "l'altra guerra" del Sudan. Ne parliamo con Virginia Pietromarchi, inviata di Al Jazeera English. Con Marina Lalovic ai microfoni.
29 min
31 Mag 2023

Droni su Mosca | La Spagna al voto anticipato

Il Presidente Vladimir Putin ha dichiarato martedì che il più grande attacco di droni mai effettuato dall'Ucraina su Mosca è stato un tentativo di spaventare e provocare la Russia, e che le difese aeree intorno alla capitale saranno rafforzate. La Russia ha dichiarato che otto droni hanno preso di mira aree civili di Mosca e della regione di Mosca - con una popolazione di oltre 21 milioni di abitanti - nelle prime ore di martedì, ma sono stati abbattuti o deviati con speciali disturbatori elettronici. Un assistente presidenziale ucraino ha negato che Kiev sia direttamente coinvolta nell'attacco di Mosca, ma ha affermato che l'Ucraina si sta divertendo ad osservare gli eventi e prevede che ne arriveranno altri: ne parliamo con Alberto Zanconato, corrispondente ANSA da Mosca. La notte elettorale del 28 maggio ha segnato un prima e un dopo nella storia recente della politica spagnola, consegnando alle destre una chiara vittoria alle elezioni locali in tutta la nazione. Il presidente del governo Pedro Sánchez – che guida un governo di coalizione di sinistra dal gennaio 2020, già premier dal 2018 – ha quindi annunciato che le elezioni generali 2023, che dovevano tenersi non prima dell'autunno, verranno anticipate al 23 luglio. "Ho comunicato al Capo dello Stato (il Re Felipe VI) la decisione di convocare un Consiglio dei Ministri oggi pomeriggio per sciogliere le Corti e procedere alla convocazione di elezioni generali", ha affermato Sánchez in un messaggio lanciato nella mattina di ieri, 29 maggio. L'annuncio ha sorpreso tutti e per molti analisti Sánchez sta giocando una partita sul filo, cercando anche di mettere in difficoltà i rivali del PP che adesso dovranno decidere come affrontare, dal punto di vista delle alleanze, gli estremisti di Vox che hanno registrato un grande successo elettorale. Poco tempo fa, la ministra del Lavoro Yolanda Díaz ha lanciato invece una nuova formazione di sinistra, Sumar, che vorrebbe mobilitare proprio quel tipo di elettorato che ultimamente non ha votato. Quali scenari si delineano per la Spagna che ha inoltre di fronte il semestre di presidenza del Consiglio dell'Unione Europea? Ne parliamo con Lorenzo Pasqualini, giornalista freelance residente a Madrid, collabora con diverse testate ed è autore del sito El Itagnol. Al microfono, Marina Lalovic
29 min
30 Mag 2023

Kosovo, nuovi scontri a nord | Vučić e armi al centro delle manifestazioni in Serbia

I serbi del Kosovo si sono radunati davanti agli edifici municipali del Kosovo settentrionale, a maggioranza serba, protestando contro l'insediamento sindaci di etnia albanese appena eletti, mentre la polizia del Kosovo e la missione di pace della NATO in Kosovo, KFOR, hanno aumentato la loro presenza per proteggere l'area. Le proteste sono iniziate venerdì, primo giorno di lavoro dei sindaci appena eletti, quando decine di cittadini e poliziotti sono rimasti feriti, così come 34 militari del personale KFOR. I serbi locali negano la legittimità delle recenti elezioni, che hanno boicottato in massa e in cui ha votato solo il 3,47% delle persone. Sia l'UE che gli Stati Uniti hanno criticato le autorità kosovare per aver usato la forza per far entrare i sindaci contestati nei loro edifici comunali e per aver destabilizzato la situazione nel nord del Kosovo e hanno messo in guardia da qualsiasi azione che possa infiammare le tensioni etniche. | Due grandi raduni politici si sono tenuti a Belgrado alla fine della scorsa settimana: venerdì si sono riuniti i sostenitori del partito di governo SNS del presidente Aleksandar Vučić e sabato si sono invece tenute le proteste antigovernative "Serbia contro la violenza" guidate dall'opposizione per chiedere le dimissioni del presidente Vucic a seguito di due sparatorie di massa avvenute all'inizio del mese a Belgrado e nelle sue vicinanze. Vučić ha annunciato che avrebbe parlato al raduno SNS di venerdì come presidente del Paese, non come presidente del partito. "La gente ha cercato qualcuno da incolpare dopo due tragedie e le proteste hanno riunito molte persone che vogliono che qualcosa cambi o che i loro figli siano più sicuri", ha detto Vučić. La manifestazione di venerdì è stata seguita sabato dalla quarta protesta antigovernativa "Serbia contro la violenza", guidata dall'opposizione, cominciata davanti all'Assemblea nazionale e che si è conclusa di fronte all'emittente nazionale RTS. Ne parliamo con Srdjan Cvijić, politologo e analista per le relazioni esterne dell'Unione europea, Senior Policy Analyst presso la Open Society Foundations di Bruxelles e membro del gruppo di consulenza politica dei Balcani in Europa. Con Marina Lalovic ai microfoni.
29 min
29 Mag 2023

La nuova Turchia di Erdogan

Oggi si apre il secolo della Turchia. Con queste parole Recep Tayyip Erdoğan saluta il paese che gli ha dato il 52% dei consensi e la vittoria alle elezioni. Resterà presidente per altri 5 anni confermando un potere che dura da due decenni, se non tre. Come cambierà la Turchia, come cambieranno i suoi rapporti con l'Europa, col mondo? Perché se è vero che questo voto è importante in sé per il futuro della paese, è altrettanto vero che lo scenario internazionale dipende più che mai da Ankara. Ucraina, Siria, Libia, come si muoverà la "nuova" Turchia di Erdogan? Ospiti di Pietro Del Soldà e Luigi Spinola: Marina Lalovic, giornalista Rai, in collegamento da Istanbul; Marco Ansaldo, giornalista, vaticanista e storico, consigliere scientifico di Limes; Futura D'Aprile, giornalista freelance, oggi a Istanbul, nei giorni precedenti è stata a Gaziantep e Diyarbakir; Fazila Mat, giornalista e ricercatrice di Osservatorio Balcani e Caucaso; Burak Arzova, economista e opinionista di Bloomberg, insegna alla Marmara University di Istanbul; Federico Donelli, insegna Relazioni internazionali all'università di Trieste; Beda Romano, corrispondente del Sole 24 Ore a Bruxelles, dove segue le istituzioni comunitarie e la Nato; Alessia Chiriatti, responsabile del Programma Formazione IAI, insegna International Relations and Global Politics presso l'Università degli Studi di Perugia e Assistente alla cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali presso l'università LUISS Guido Carli e l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Claudia Gazzini, senior analyst per la Libia dell'International Crisis Group; Alessandro Marrone, responsabile del programma "Difesa" e responsabile di ricerca nel Programma "Sicurezza" dello IAI - Istituto Affari Internazionali.
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26 Mag 2023

Ballottaggio turco e rifugiati siriani

Sinan Ogan, considerato l'ago della bilancia al secondo turno delle elezioni presidenziali turche in programma domenica prossima, ha dichiarato che sosterrà il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Nel frattempo, Ümit Özdağ, leader del Partito della Vittoria (ZP) di estrema destra, ha appoggiato il candidato dell'opposizione Kemal Kılıçdaroğlu, a causa della promessa di quest'ultimo di rimandare indietro milioni di rifugiati (siriani) in Turchia. E mentre nel Paese si gioca la partita elettorale, il presidente siriano Bashar al Assad è riemerso sullo scacchiere politico regionale partecipando, lo scorso 19 maggio, al summit della Lega Araba a Gedda, in Arabia Saudita, per la prima volta da 13 anni. La Siria era stata sospesa alla fine del 2011 dopo la sanguinosa repressione delle proteste anti-regime. Il conflitto in Siria ha causato milioni di rifugiati e, secondo un rapporto della Rete siriana per i diritti umani, 14 milioni di siriani si trovano ora di fronte a una barriera quasi insormontabile per tornare alle loro case dopo che il governo ha approvato leggi che danno allo Stato il potere di confiscare le loro terre e proprietà. Ne parliamo con Asmae Dachan, giornalista e scrittrice italo-siriana, con Giuseppe Didonna, corrispondente AGI da Istanbul e con Lorenzo Trombetta, corrispondente ANSA e Limes da Beirut, analista sul Medio Oriente e autore di "Negoziazione e potere. Alle radici dei conflitti e dintorni in Medio Oriente" (Mondadori Università, 2022). Ai microfoni, Luigi Spinola
29 min
24 Mag 2023

L'accordo per salvare il fiume Colorado | I tanti candidati dell'Argentina

Gli stati degli Stati Uniti concordano un accordo rivoluzionario per impedire il prosciugamento del fiume Colorado: California, Arizona e Nevada concordano con il governo per prelevare circa il 13% in meno di acqua dal fiume colpito dalla siccità. Ne parliamo con Giulio Boccaletti, autore di "Acqua, una biografia" (Mondadori 2022) e ricercatore associato onorario presso la Smith School dell'università di Oxford. Dollarizzazione dell'economia, abolizione dell'istruzione pubblica per "non essere più ostaggio del sistema di indottrinamento statale", grida dal palcoscenico, giubbotto di pelle, armi libere e bandiere degli Stati confederati: è quello che si ascolta e si osserva a un comune raduno del nuovo leader dell'ultradestra argentina, Javier Milei, che dalle elezioni legislative del 2021 si sta facendo largo nella scena politica del Paese con il suo partito "La libertad avanza". Molti analisti sostengono che la sua avanzata sia più scenica che reale ma ciò non toglie che le altre forze politiche non riescano ancora, a pochi mesi dalle presidenziali di ottobre, a esprimere dei candidati efficaci: il PRO, partito nato con l'ex presidente Mauricio Macri che ha già annunciato che non si candiderà, non riesce a mettersi d'accordo sebbene potrebbe inclinarsi verso l'attuale governatore della capitale, Horacio Rodríguez Larreta; la coalizione governativa peronista Frente de Todos (FdT) sembra puntare sulla sua leader Cristina Kirchner che però continua a ripetere che non si candiderà. Cresce però l'attesa il suo discorso previsto per il 25 maggio in Plaza de Mayo. Il Paese intanto è alle prese con una situazione economica complicata che ha fatto aumentare la povertà. Il presidente argentino Alberto Fernandez, e diverse persone scese in piazza a Buenos Aires, hanno criticato duramente la settimana scorsa il Fondo Monetario Internazionale (FMI), in un clima di crescenti tensioni con l'istituto di credito, mentre il Paese si trova ad affrontare un'inflazione vicina al 109% e la diminuzione delle riserve di dollari. Ne parliamo con Paolo Galassi, freelance da Buenos Aires, collabora con Avvenire, Il Venerdi di Repubblica e Rai Italia. Con Luigi Spinola ai microfoni.
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23 Mag 2023

Bakhmut contesa | La guerra arriva a Belgorod | La battaglia per lo spazio post-sovietico

Battaglia sul suolo russo, morti e feriti a Belgorod. Lunedì due milizie di combattenti russi contrari al governo di Vladimir Putin hanno attaccato alcuni piccoli paesi nella regione russa di Belgorod, al confine con l'Ucraina, annunciando di aver cominciato un'operazione per «liberare» il territorio russo. Le autorità hanno risposto inviando l'esercito e promettendo di «distruggere» le milizie: ne parliamo con Marta Serafini, giornalista ed inviata del Corriere della Sera in Ucraina e autrice del libro "L'Ombra del nemico" (ed.Solferino, 2020) e con Orietta Moscatelli, caporedattore esteri Aska News e analista Limes per la Russia. Decine di migliaia di moldavi si sono radunati domenica nella capitale Chisinau per sostenere la spinta del governo filo-occidentale verso l'Europa, a fronte di quelli che, secondo i funzionari, sono gli sforzi russi per destabilizzare il Paese. Una settimana fa l'assemblea di una regione filorussa della Moldavia, la Gagauzia, ha approvato l'elezione di un leader locale intenzionato a migliorare i legami con Mosca, una mossa che ha scatenato uno scontro con il governo filoeuropeo del Paese. Le elezioni, sospettate di brogli, potrebbero essere invalidate il 22 maggio dalla Corte d'appello della regione. Anche in Georgia i cittadini sono scesi in strada i giorni scorsi, per protestare contro la ripresa dei voli diretti tra la Russia e la Georgia, poco più di una settimana dopo che il Cremlino ha inaspettatamente revocato un divieto che durava da quattro anni: ne parliamo con Monica Ellena, Caporedattrice est Europa e Asia centrale dell'Institute for war e peace reporting di Londra. Ai microfoni, Luigi Spinola.
28 min
19 Mag 2023

Il multilateralismo secondo Pechino | Francia, la siccità non va in vacanza

Il Giappone ospita, a Hiroshima, il summit del G7 e intanto La Cina di Xi ospita il vertice sull'Asia centrale, mentre l'influenza russa si affievolisce. I leader di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan sono a Xian per un incontro di due giorni. Del multilateralismo secondo Pechino parliamo con Romeo Orlandi, Presidente Osservatorio Asia. Sta piovendo in Italia e anche in Francia ma, nonostante questo, molte province non sono riuscite a ricaricare le falde acquifere. A metà maggio, il livello medio delle acque sotterranee in 31 province era ancora "basso" o addirittura "molto basso". La situazione è addirittura peggiorata in diverse zone. Quello che poteva apparire un fenomeno in contraddizione con la siccità, che allarma gli specialisti e che ha già motivato l'adozione di ordinanze di limitazione dell'uso dell'acqua in molte province, risulta non esserlo affatto. Per comprendere la coesistenza di pioggia e siccità, gli esperti affermano come sia importante ricordare che "al momento la vegetazione cattura tutta l'acqua piovana perché sta crescendo" pertanto solo "una piccola parte dell'acqua si infiltra nelle falde acquifere, ma senza consentire una ricarica sufficiente a compensare il deficit". La Spagna intanto, anche lei colpita da una forte siccità, ha approvato un piano di emergenza per gli agricoltori da 2,2 miliardi di euro: ne parliamo con Eric Jozsef, corrispondente in Italia di Libération e co-fondatore dell'associazione EuropaNow! La XXI Campagna Abbiamo riso per una cosa seria Focsiv torna sabato 20 e domenica 21 maggio con i pacchi di riso Roma, 100% italiano della FdAI - Filiera Agricola Italiana. Agricoltori italiani e di tutto il mondo con i consumatori insieme per l'agricoltura familiare: ne parliamo con Andrea Stocchiero di Focsiv. Al microfono, Anna Maria Giordano
29 min
18 Mag 2023

USA, rischio reale di default? | La Cina al centro del G7 a Hiroshima

Senza un aumento del tetto del debito gli Stati Uniti potrebbero andare in default l'1 giugno, scatenando una "tempesta economica e finanziaria senza precedenti". Janet Yellen suona l'allarme su un'emergenza per la quale una soluzione appare ancora lontana, tanto che Joe Biden è costretto ad accorciare il viaggio in Asia e rientrare negli Usa subito dopo il G7 per cercare un accordo con i repubblicani ed evitare il default. Da parte sua, il presidente della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, pur sottolineando come le rispettive posizioni siano ancora lontane, si apre a un accordo "entro il fine settimana". Biden salterà le altre due tappe in Papua Nuova Guinea e Australia, dove avrebbe dovuto partecipare all'incontro dei Quad. Si riuscirà a trovare un accordo? Ne parliamo con Raffaella Baritono, professoressa ordinaria di Storia e Politica degli Stati Uniti d'America presso la Scuola di Scienze Politiche dell'Università di Bologna. In Giappone intanto la Cina sarà in cima all'agenda del G7. Gli Stati Uniti si attendono un accordo generale sui principi che definiscono il rapporto dei Paesi del G7 con Pechino, spiegano funzionari americani alla vigilia del summit. L'Unione europea è d'accordo, ha evidenziato Ursula von der Leyen prima della partenza. «Abbiamo visto esempi di coercizione economica, per esempio contro la Lituania; abbiamo visto pratiche simili contro Giappone e Australia», ha detto la presidente della Commissione europea. Quali i temi che verranno trattati a Hiroshima questo fine settimana? Ne parliamo con Ettore Greco, Vice-presidente esecutivo dello IAI, responsabile del programma di ricerca IAI "Multilateralismo e governance globale". Al microfono, Anna Maria Giordano.
29 min
17 Mag 2023

Attacchi aerei su Khartoum | Il prezzo del (nostro) gas

Gli attacchi aerei e i colpi di artiglieria hanno scosso ieri gran parte della capitale del Sudan, Khartoum, e le città vicine, mentre i combattimenti tra le fazioni in guerra del Paese si sono notevolmente intensificati. E' passato un mese da quando è esplosa la violenza in Sudan, centinaia di migliaia di persone sono state sfollate a causa di bombardamenti e spari, principalmente nella capitale. I molti che si trovano ancora bloccati nella città di Port Sudan devono ora affrontare il caldo estremo e la mancanza d'acqua e riparo. Intanto i negoziati non sembrano avere successo: ne parliamo con Irene Panozzo, ex consigliere politico della UE sul Corno d'Africa e tra i soci di Lettera22. I giacimenti di gas hanno attirato investimenti stranieri in Mozambico ma hanno anche fatto scoppiare una violenta insurrezione. La volontà di mettere "le mani sul gas mozambicano" ha fatto sì che le principali aziende internazionali si siano riversate nel Paese. Tra le multinazionali presenti ci sono la francese Total, la statunitense Exxon Mobil e l'italiana ENI. Il conflitto che affligge Cabo Delgado, la provincia più settentrionale del Paese, dove dal 2017 i ribelli del gruppo Ansar al sunna wa jammah, meglio noti come Al-shabab, seminano morte e distruzione, riunisce tutti gli elementi tipici della cosiddetta maledizione delle risorse. A rimetterci però, come sempre, sono i civili: ne parliamo con Stefano Liberti, giornalista, documentarista e scrittore. Autore, insieme al fotografo Francesco Bellina, del reportage uscito su Internazionale"Le mani sul gas mozambicano" e di diversi libri: "Terra bruciata" (ed. Rizzoli), "I signori del cibo. Viaggio nell'industria alimentare che sta distruggendo il pianeta" (Minimum fax 2016), Land Grabbing (2013, Verso books). Le #Interferenze di Andrea Borgnino ci porteranno alla scoperta di una storia radiofonica che parte della guerra in Eritrea fino ad arrivare alla fondazione di più di 500 radio, dal Togo al Mali, dal Senegal al Burkina Faso passando per il Benin e, appunto, l'Eritrea. Al microfono, Anna Maria Giordano.
28 min
16 Mag 2023

Il leak su Prigožin | FBI e Russiagate | La Tailandia "va avanti"

Yevgeniy Prigozhin, capo del gruppo mercenario privato Wagner Group, si è offerto di fornire all'Ucraina le posizioni delle truppe russe secondo una fuga di notizie pubblicata dal Washington Post. Secondo alcuni documenti riservati dell'intelligence americana visti in esclusiva dal Post, a gennaio Yevgeniy Prigozhin, il capo del gruppo di mercenari russi Wagner, avrebbe offerto di rivelare all'Ucraina le posizioni militari dell'esercito russo in cambio del ritiro dell'esercito ucraino dalla cittadina ucraina di Bakhmut. L'esercito ucraino, però, non avrebbe accettato l'offerta: ne parliamo con Antonella Scott, segue Russia e Ucraina per il Sole24ore. Intanto John H. Durham, il consulente speciale dell'era Trump che per quattro anni ha portato avanti un'indagine politicamente intricata sul Russiagate, ha accusato l'FBI di aver "scontato o ignorato intenzionalmente informazioni materiali" che contrastavano la narrativa della collusione tra Donald J. Trump e la Russia in un rapporto finale reso pubblico ieri: ne parliamo con Marta Ottaviani, giornalista che collabora con Avvenire e Qn, autrice di "Brigate russe, la guerra occulta del Cremlino contro l'occidente", edizioni Bompiani. In Tailandia infine, l'opposizione riformista ha conquistato il maggior numero di seggi e la più ampia quota di voto popolare in un'elezione generale, dopo che gli elettori hanno sonoramente respinto i partiti sostenuti dai militari che hanno governato il Paese del sud-est asiatico per quasi un decennio: ne parliamo con Massimo Morello, giornalista per Il Foglio specializzato in Sud est asiatico e residente a Bangkok. Al microfono, Anna Maria Giordano
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15 Mag 2023

Ratio3 Mondo - Tutta la città ne parla | Speciale Città Mondo: le elezioni in Turchia

64 milioni di persone al voto in Turchia per scegliere il presidente e eleggere il nuovo Parlamento, affluenza all'87%, ma questi numeri non sono bastati per avere il vincitore in questa prima tornata e bisognerà aspettare il risultato del ballottaggio per sapere se la Turchia cambierà rotta dopo 20 anni o confermerà ancora la sua fiducia al premier Erdogan. Rovesciati infatti i pronostici della vigilia che davano in testa l'oppositore del presidente Kemal Kilicdaroglu, ora la Turchia dovrà affrontare altre due settimane di campagna elettorale per concludere il percorso di un voto che è cruciale non solo per i suoi cittadini ma per tutta l'area del Medioriente e non solo. Ospiti di Pietro Del Soldà e Annamaria Giordano: Marina Lalovic, giornalista Rai, in collegamento da Istanbul; Costanza Spocci, giornalista e conduttrice di Radio3 Mondo; Azzurra Meringolo, giornalista Rai presso la redazione esteri del Giornale Radio, in collegamento da Ankara; Lea Nocera, studiosa di Turchia contemporanea, traduttrice, audiodocumentarista, curatrice della rubrica "La finestra sul mediterraneo" per Zazà su Radio3; Giampiero Massolo, presidente dell'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, già Segretario Generale della Farnesina; Marco Ansaldo, giornalista, vaticanista e storico, consigliere scientifico di Limes; Emma Bonino, leader di +Europa, già commissaria europea per gli aiuti umanitari, più volte ministra; Eleonora Trentini, editor per la testata editoriale economica indipendente Lavoce.info; Gianfranco Schiavone, giurista, vicepresidente ASGI, Associazione di Studi Giuridici sull'Immigrazione.
80 min
12 Mag 2023

Frontiera chiusa | Turchia al bivio

Si complica la situazione al confine tra Messico e Stati Uniti. A partire da domani non sarà più applicato il "Title 42", una parte della legge sull'immigrazione che consentiva di effettuare rapidamente respingimenti, pur mantenendo qualche flessibilità. Nelle principali città di confine come El Paso in Texas, divisa da Ciudad Juárez in Messico dal Rio Grande, migliaia di persone sono state radunate in campi di accoglienza di fortuna in attesa di avere notizie sulle nuove regole. Le autorità locali hanno segnalato una situazione molto difficile, con un aumento dei flussi che potrebbe proseguire nelle prossime ore. Ne parliamo con Fausta Speranza, giornalista dell'Osservatore Romano e autrice del libro "Messico in bilico, viaggio da vertigine nel paese dei paradossi" (ed. Infinito, 2018) e di "Il senso della sete" (ed. Infinito, 2022, in ristampa). Ascolteremo inoltre la voce di Giovanni Lepri, rappresentante in Messico dell'UNHCR, l'alto commissariato della Nazioni Unite per i rifugiati. I turchi intanto si trovano a un punto di svolta storico: scegliere tra due candidati alla presidenza che offrono percorsi drasticamente diversi per il futuro del Paese. Dopo oltre 20 anni di potere, Recep Tayyip Erdogan promette una Turchia forte e multilaterale e la creazione di sei milioni di posti di lavoro e accusa l'Occidente di cercare di farlo cadere. Il suo principale rivale, Kemal Kilicdaroglu, sostenuto da un'ampia opposizione, vuole riportare questo Stato membro della Nato verso una posizione filo-occidentale: ne parliamo con Lea Nocera, docente di turco e storia Turchia contemporanea all'Università L'Orientale di Napoli. Al microfono, Roberto Zichittella.
28 min
11 Mag 2023

Botta e risposta Israele-Palestina | Cile, la mano destra sulla Costituzione

In una tensione costante, negli ultimi giorni la situazione tra Israele e Palestina si è inasprita ulteriormente: i jet da combattimento israeliani hanno le postazioni di lancio dei razzi della Jihad islamica nel nord di Gaza dopo il lancio di razzi verso le comunità di confine israeliane. L'Egitto ha tentato di mediare, senza successo. Gli Stati Uniti stanno esortando Israele a ridurre la tensione dopo l'uccisione di 25 palestinesi nell'operazione a Gaza: ne parliamo con Maria Gianniti, corrispondente RAI da Gerusalemme. In Cile intanto si è votato nel fine settimana per i consiglieri che andranno a comporre la nuova commissione costituente: il Partito Repubblicano di José Antonio Kast, fiero sostenitore della dittatura di Pinochet, ha ottenuto il 35% dei voti e con la destra tradizionale, Chile Seguro (21%), controllerà la stesura della Costituzione. Il partito di governo del presidente Boric, con il 28%, cade e perde il potere di veto. Dopo anni di proteste, "el estallido social" non ha per ora portato al risultato sperato dai cileni, che in quelle manifestazioni hanno rischiato – e spesso perso – la vita e la loro incolumità. Questo voto fa emergere la crisi dell'esecutivo guidato dal presidente Boric. Se da un lato infatti il Cile ha da poco approvato un'importante riforma che porta le ore lavorative a 40 a settimana, dall'altro a inizio aprile è stata approvato a larga maggioranza un progetto di legge chiamato Nain-Retamal, dal cognome di due carabineros uccisi nel 2020 e nel 2022. Il testo approvato dà alla polizia più libertà di agire e innalza le pene per chi commette reati contro le forze di sicurezza e ha ottenuto i voti della sinistra tradizionale e della destra. Gran parte della coalizione di origine del presidente ha però voltato le spalle all'articolo più controverso: quello che sancisce nel Codice penale la legittima difesa privilegiata per i funzionari di polizia e dell'ordine pubblico. Ne parliamo con Elena Basso, giornalista freelance, collabora con testate italiane e internazionali, in collegamento da Santiago del Cile. Al microfono, Roberto Zichittella
29 min
10 Mag 2023

Scontro Canada-Cina | Sciopero a Hollywood

Tra Cina e Canada aumenta la tensione diplomatica: la Cina ha espulso il console canadese a Shanghai come ritorsione per il fatto che Ottawa ha rimandato a casa un diplomatico cinese accusato di aver tentato di intimidire un parlamentare canadese. Lunedì il Canada ha dichiarato la diplomatica cinese Zhao Wei "persona non grata" e le ha ordinato di lasciare il Paese. In risposta, la Cina ha ordinato l'allontanamento di Jennifer Lynn Lalonde, diplomatica canadese presso il consolato di Shanghai. Intanto il ministro degli Esteri cinese ha condannato le proposte dell'UE di imporre sanzioni alle aziende cinesi per aver sostenuto la Russia, giurando di reagire "con rigore e fermezza" per difendere le proprie imprese. Ne parliamo con Simone Pieranni, giornalista di Chora media, co-fondatore di China Files, autore di Red Mirror e La Cina nuova (Laterza) e del podcast Altri Orienti. La Writers Guild of America, che rappresenta 11.500 sceneggiatori, è entrata in sciopero martedì dopo il fallimento delle trattative contrattuali con gli studios, i servizi di streaming e i network. Alla fine della settimana, mentre le aziende rispondevano al sindacato attraverso i media e gli sceneggiatori in sciopero celebravano l'interruzione delle riprese di spettacoli basati su copioni finiti, il sindacato ha iniziato a lavorare con i suoi sceneggiatori. Il W.G.A. ha promesso di rimanere in sciopero per tutto il tempo necessario. "La settimana ha dimostrato, credo, quanto siano impegnati e ferventi i sentimenti degli scrittori riguardo a tutto questo", ha dichiarato venerdì in un'intervista Chris Keyser, presidente del comitato di negoziazione del W.G.A. L'ultimo sciopero degli scrittori, iniziato nel 2007 e terminato nel 2008, è durato più di tre mesi. Ne parliamo con Giorgio Glaviano, presidente di Writers Guild Italia e autore di "Presto verrai qui" (Marsilio ed. 2022). Al microfono, Roberto Zichittella
28 min
09 Mag 2023

Tensione sulla Piazza Rossa | La Serbia a mano armata

Il discorso del presidente russo Vladimir Putin durante la parata commemorativa della vittoria sovietica sulla Germania nazista arriva dopo una settimana turbolenta, in cui i droni hanno attaccato il Cremlino e il capo di Wagner Group Prigožin ha minacciato l'ammutinamento. Venerdì scorso, Putin ha voluto discutere i preparativi per la parata celebrativa in una riunione con il suo consiglio di sicurezza. Le autorità hanno vietato l'uso dei droni e alla polizia sono stati distribuiti dei binocoli per individuare i droni in arrivo ma anche prima dell'attacco del drone al Cremlino, c'erano stati segnali di disagio tra la leadership russa per le celebrazioni per i timori di attacchi ucraini. Nel frattempo, almeno sei regioni hanno rinunciato alle celebrazioni. Intanto il Presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelenskyy ha presentato alla Verkhovna Rada, il parlamento monocamerale dell'Ucraina, un disegno di legge che propone di istituire l'8 maggio come Giornata della memoria e della vittoria sul nazismo nella Seconda guerra mondiale del 1939-1945 e ha firmato un decreto per celebrare la Giornata dell'Europa il 9 maggio. Ne parliamo con Liana Mistretta, Corrispondente Rai Mosca e con Carolina De Stefano, docente di Storia e Politica russa alla LUISS. Andremo poi in Serbia, dove in seguito a due stragi per armi da fuoco le persone sono scese in piazza a Belgrado e le proteste sono diventate anche una critica al governo: ne parliamo con Stefano Giantin, giornalista freelance in collegamento da Belgrado, si occupa di Balcani e di Europa centro-orientale e collabora con Ansa Nuova Europa e con Il Piccolo di Trieste. Al microfono, Roberto Zichittella
28 min
08 Mag 2023

Diplomazia in movimento: la Lega Araba riammette la Siria; visita storica del PM giapponese a Seoul

La Siria sta uscendo dall'isolamento diplomatico degli ultimi 10 anni e riallaccia i rapporti con il mondo arabo. Il presidente siriano Bashar al-Assad è stato negli Emirati Arabi a marzo, i ministri degli esteri saudita e siriano si sono incontrati di recente, la Tunisia ha ripreso i rapporti diplomatici con Damasco dopo 11 anni. Nel frattempo, Siria e Iran hanno firmato un accordo di cooperazione economica. Tutta questa attività sembra il preludio alla prossima riammissione del Paese nella Lega Araba, il cui prossimo summit è previsto per il 19 maggio a Riyadh in Arabia Saudita, ed è stato preceduto da un incontro preparatorio a Gedda che ha riunito il 15 aprile scorso i paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo, Egitto, Giordania e Iraq nel corso del quale è stata discussa proprio la possibilità di un invito alla Siria. La Lega Araba è pronta a reintegrare la Siria di Assad? Ne parliamo con Lorenzo Trombetta, corrispondente ANSA e Limes da Beirut, analista sul Medio Oriente e autore di "Negoziazione e potere. Alle radici dei conflitti e dintorni in Medio Oriente" (Mondadori Università, 2022). Diplomazia in movimento anche in Asia con la visita storica del premier giapponese Kishida in Corea del Sud. Il premier del Sol Levante si è recato a Seoul per uno storico bilaterale col presidente sudcoreano Yoon, non avveniva da più di dieci anni. Obiettivo comune: contrastare la minaccia nucleare della vicina Pyongyang. Ne parliamo con Guido Alberto Casanova, junior research fellow all'Osservatorio Asia di ISPI, esperto di Cina, Giappone e Corea. Al microfono, Roberto Zichittella.
28 min
04 Mag 2023

I droni sopra il Cremlino | Diritti adesso, titolo dell'8a edizione del Festival dei Diritti Umani

Le due verità dietro l'attacco a Mosca: la prima chiama in causa gli ucraini, la seconda rovescia la responsabilità sui russi: ne parliamo con Guido Olimpio, giornalista del Corriere della Sera esperto di intelligence. La guerra, la pandemia, i disastri climatici e le crisi umanitarie alimentano l'insofferenza per la democrazia e provocano un senso di distacco sempre più accentuato tra le persone che guardano ormai con diffidenza alla solidarietà tra persone e popoli. In una fase storica così inquieta, le parole "Rights Now", diritti adesso, sono sempre più necessarie, si rafforzano l'una con l'altra. Due parole che sono diventate il titolo dell'ottava edizione del Festival dei Diritti Umani, cominciata ieri a Milano e che continuerà fino al 6 maggio dal vivo presso il Memoriale della Shoah di Milano e Cineteca Milano MIC-Museo Interattivo del Cinema – e online su festivaldirittiumani.stream. Ne parliamo con Paola Barretta, portavoce Carta di Roma APS e ricercatrice Osservatorio di Pavia, che parteciperà all'evento "Le barriere dell'informazione: il giornalismo oltre gli stereotipi e le discriminazioni" e con Susanna Owusu Twumwah, esperta di diaspora e migrazioni specializzata in comunicazione. Cura la comunicazione per no-profit e aziende con un focus verso la cooperazione internazionale, migrazione, diversità e innovazione. Se diciamo "diritti umani" a uno studente, cosa mi risponde? Come interpreta un concetto apparentemente impalpabile? Da 8 anni il Festival dei Diritti Umani se lo chiede e negli ultimi anni ha individuato nei podcast realizzati dagli studenti un modo per trovare la risposta. Dei 38 podcast realizzati da 13 classi provenienti da 10 scuole in tutta Italia, ne sono stati selezionati una decina. Andrea Borgnino con le sue #Interferenze ci farà ascoltare degli estratti da questi lavori.
28 min
02 Mag 2023

Il 1 maggio francese | il Pakistan (quasi) senz'acqua, cibo e GNL

La Giornata internazionale dei lavoratori, posta sotto il segno dell'opposizione alla riforma delle pensioni - che alza età pensionabile da 62 a 64 - , è stata segnata in Francia da una massiccia mobilitazione ma anche da un aumento degli scontri. Secondo un rapporto provvisorio del Ministero dell'Interno, sono state arrestate più di 291 persone e 108 agenti di polizia e gendarmi sono rimasti feriti. La CGT ha contato 2,3 milioni di manifestanti in Francia, di cui 550.000 a Parigi, mentre il Ministero dell'Interno ne ha contati 782.000, di cui 112.000 nella capitale. Si tratta di un numero di persone da sette a dieci volte superiore a quello del 2022, e supera anche la mobilitazione del 2009, data del precedente Primo Maggio congiunto degli otto principali sindacati (all'epoca, la CGT contò 1,2 milioni di manifestanti; la polizia 456.000). Quali le prospettive? Ne parliamo con Anna Maria Merlo, corrispondente de Il Manifesto a Parigi. Il Ministero delle Finanze del Pakistan ha dichiarato che l'inflazione ad aprile potrebbe aver raggiunto un record. Questo dopo che il Paese è stato costretto ad aumentare i prezzi dei generi alimentari e dell'energia per ottenere il tanto necessario salvataggio da parte del FMI. L'inflazione ad aprile ha raggiunto il 36%-38%, un record rispetto al già alto valore del 34,8% di marzo. In questo quadro, mentre i prezzi internazionali aumentano e il Paese affronta una crisi energetica e di risorse sempre più scarse per la popolazione, uno dei suoi fornitori a lungo termine di gas naturale liquefatto (GNL), l'ENI, ha guadagnato 500 milioni di dollari facendo parzialmente marcia indietro sugli obblighi contrattuali e vendendo i carichi alla Turchia. E' quanto ha riferito Bloomberg citando l'analisi dell'organizzazione investigativa non-profit Sourcematerial e del gruppo ambientalista italiano Recommon. L'azienda italiana ha un accordo di 15 anni con il Pakistan, in base al quale è tenuta a fornire al Paese un carico di GNL al mese dal 2017 al 2032. Tuttavia, l'ENI non ha consegnato una serie di carichi programmati tra la fine del 2021 e l'inizio del 2023, In un rapporto congiunto, le organizzazioni no profit hanno dichiarato che i carichi di GNL destinati al Pakistan sarebbero stati invece consegnati alla Turchia. Ne parliamo con Alessandro Runci, Campaigner di ReCommon e con Ejaz Ahmad, giornalista e mediatore culturale, ha fondato l'associazione Nuove Diversità e il giornale Azad. Scrive anche per Tehqiq Nama, quotidiano di Islamabad. Al microfono, Laura Silvia Battaglia
29 min
01 Mag 2023

La crisi sudanese | Caos e cultura in Burkina Faso

La crisi del Sudan potrebbe essere "peggiore dell'Ucraina" per i civili, lo ha detto Amina Mohammed, vice segretaria generale delle Nazioni Unite . La situazione continua a peggiorare mentre la popolazione sudanese cerca di fuggire verso i Paesi vicini. Secondo un reportage di Al Jazeera, che ha raccolto diverse testimonianze, molti cittadini sono rimasti bloccati nel Paese perché i loro passaporti si trovano nelle sedi diplomatiche prontamente evacuate, senza però restituire i documenti ai legittimi proprietari che ora si trovano da un lato nel fuoco incrociato fra le due fazioni in lotta e dall'altro nell'impossibilità di lasciare il Paese. Intanto quali le reazioni dei Paesi vicini come Egitto e Arabia Saudita? Ne parliamo con Federico Donelli, professore Relazioni Internazionali Università di Trieste . Situazione sempre più critica per il Burkina Faso, nazione dell'Africa occidentale da sette anni nella morsa di un'insurrezione jihadista con le forze governative che combattono contro gruppi legati ad al-Qaeda e al cosiddetto gruppo dello Stato Islamico. Giovedì scorso è arrivata la notizia di 33 soldati uccisi dai militanti, secondo quanto affermato dall'esercito, che ha fatto sapere come un contingente di truppe sia stato attaccato da sospetti gruppi terroristici armati nella parte orientale del Paese. All'inizio della settimana, uomini in uniforme militare hanno ucciso circa 60 civili nel nord del Burkina Faso. Secondo le Nazioni Unite però, le vittime civili sarebbero 150. Migliaia di persone sono state uccise nei combattimenti, che hanno anche causato due milioni di sfollati e diviso il Paese: le forze armate del Burkina Faso sono state accusate di esecuzioni extragiudiziali. In tutto questo, il Burkina Faso trova ancora la forza e i fondi per investire in cultura: comincia infatti sabato La semaine de la culture, la settimana della cultura, che durerà fino al 6 maggio. Ne parliamo con Ilaria Allegrozzi, Senior researcher sul Sahel a HRW e con Massimiliano Troiani, realizzatore di documentari e servizi fotografici tra Africa, India e America Latina". Ai microfoni, Laura Battaglia
27 min
28 Apr 2023

La Spagna è a secco | Il futuro di Erdogan

È appena primavera e l'Europa è già a secco. Ad aprile, più di un quarto del continente è stato colpito dalla siccità e molti Paesi si stanno preparando a ripetere - o a peggiorare - l'estate secca dell'anno scorso. La siccità, ha dichiarato la scorsa settimana il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, "sarà uno dei dibattiti politici e territoriali centrali del nostro Paese nei prossimi anni". Intanto un bacino idrico fondamentale per milioni di catalani si sta esaurendo. Ne parliamo con Lorenzo Pasqualini, giornalista freelance residente a Madrid, collabora con diverse testate ed è autore del sito El Itagnol. La polizia turca ha arrestato almeno 126 persone sospettate di legami con il PKK, in vista delle elezioni presidenziali del 14 maggio. Il presidente turco Erdoğan e il suo partito Giustizia e Sviluppo (AKP) stanno combattendo una delle campagne più dure dei loro vent'anni al potere. I sondaggi nazionali lo mettono testa a testa alla corsa elettorale con Kemal Kılıçdaroğlu, il 74enne leader del Partito popolare repubblicano (CHP) che rappresenterà l'opposizione unita al voto presidenziale. La decisione del partito curdo HDP di non schierare un candidato è arrivata appena tre giorni dopo che il leader del CHP ha annunciato la sua candidatura, facendo intendere di supportarlo. Così il destino politico di Erdogan potrebbe essere determinato dai curdi turchi Ne parliamo con Lea Nocera, docente di turco e storia Turchia contemporanea all'Università L'Orientale di Napoli, Zehra Dogan, artista curda con cittadinanza turca, e con Naz Oke, artista, grafica, giornalista, detenuta e fondatrice del webmagazine Kedistan. Luigi Spinola ai microfoni.
29 min
27 Apr 2023

Controffensiva Ucraina e mediazione cinese | I narco-sottomarini e la crisi della coca in Europa

Il presidente ucraino Volodymr Zelensky afferma di aver avuto una telefonata "lunga e significativa" con il cinese Xi Jinping, il loro primo contatto dall'inizio della guerra in Russia. Intanto le forze ucraine basate sul lato occidentale del fiume Dnipro stanno effettuando frequenti raid sulla sponda orientale vicino alla città di Kherson per cercare di cacciare le truppe russe dal territorio. Ne parliamo con Lorenzo Cremonesi, inviato speciale del Corriere della Sera, ora a Melitopol' sulla linea del fronte, e con Giada Messetti, sinologa, autrice del libro "Nella testa del dragone: identità e ambizioni della Nuova Cina", Mondadori editore, e con Pietro Batacchi, direttore di "RID Analytics", Dipartimento di Analisi e Studi di RID. È lungo 20 metri è costruito in vetroresina e soprattutto è "fatto in casa": stiamo parlando del primo "narco-sottomarino" ritrovato un mese fa in Galizia, Spagna, e che viene utilizzato per il traffico di cocaina dal sud America verso l'Europa. La polizia spagnola ha annunciato la scorsa settimana di aver smantellato quello che considera il più grande laboratorio di cocaina d'Europa. La struttura è stata scoperta nella provincia galiziana di Pontevedra, nel nord-ovest del Paese. Il laboratorio, che era gestito da narcotrafficanti messicani e colombiani, era attivo h24 e produceva ogni giorno duecento chili di cocaina pronta al consumo. Ne parliamo con Vincenzo Musacchio, Associated to the Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) a Newark, researcher and member of the Strategic Hub for Organized Crime (SHOC) at Royal United Services Institute (RUSI) a Londra. Docente di diritto penale e criminologia in varie Università italiane ed estere. Con Luigi Spinola ai microfoni.
29 min
26 Apr 2023

Gli Stati Uniti preparano la corsa elettorale | Carovane dal Messico | Annie Moore, immigrata N.0

"Biden non getta la spugna", "Chi non vuole tentare un secondo mandato?". Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha tutte le basi per rendere ufficiale la sua candidatura per la rielezione nel 2024. Il video del lancio della campagna, riporta il Times, sarebbe anche già filmato…quello che manca è solo il via libera del capo. La vacuità di Biden, dicono gli analisti, non è un segno che non si candiderà. Nessun democratico ha apertamente dichiarato di voler sfidare Biden alle primarie. Il Presidente in carica ha dimostrato di essere l'unica persona negli Stati Uniti ad aver battuto Donald Trump e rimane tuttora la scommessa più sicura nell'affrontare una rosa di contendenti del partito repubblicano che è ancora in fase di selezione. A detta di tutti, Biden è a bordo e pronto a partire. Eppure, sondaggio dopo sondaggio, la maggioranza del Partito Democratico non vuole che Biden si ricandidi. Ne parliamo con Mario Del Pero, docente di Storia Internazionale e storia della politica estera statunitense all'Institut d'études politiques/SciencesPo a Parigi e autore di "Era Obama" (Feltrinelli) e "Libertà e Impero" (Laterza). Circa 3.000 migranti sono partiti domenica per quello che definiscono un corteo di protesta di massa attraverso il Messico meridionale per chiedere la fine dei centri di detenzione come quello che ha preso fuoco il mese scorso, uccidendo 40 migranti. Il capo dell'agenzia messicana per l'immigrazione intanto è stato citato in tribunale con l'accusa di non aver garantito la sicurezza all'interno dei centri di detenzione per migranti del Paese, in seguito all'incendio che il mese scorso ha ucciso 40 migranti e richiedenti asilo. I repubblicani alla Camera negli USA hanno presentato lunedì un pacchetto sull'immigrazione che propone alcune delle più dure restrizioni alla migrazione attraverso il confine meridionale, ponendo praticamente fine al diritto di asilo per chiunque non attraversi i porti di ingresso legali. Ne parliamo con Lucia Capuzzi, inviata di Avvenire. Racconteremo poi storia di Annie Moore, la prima persona negli Stati Uniti a passare attraverso l'ispezione federale degli immigrati a Ellis Island, nel porto di New York. Era il capodanno del 1892: Annie veniva dall'Irlanda, aveva 15 anni ed era la "migrante zero", la prima dei 12 milioni di migranti (tra cui moltissimi italiani) che fino al 1954 furono costretti a subire umiliazioni, vessazioni e respingimenti da parte degli ispettori della "Porta d'Oro", in quell'isolotto accanto alla Statua della Libertà che era il punto d'entrata del 'sogno americano'. Con Francesco Neri, giornalista e collaboratore di Radio3. Con Luigi Spinola ai microfoni.
28 min
25 Apr 2023

Scappare dal Sudan | L'Etiopia recluta 500.000 donne per il lavoro domestico in Arabia Saudita

Mentre i cittadini sudanesi cercano, molti casi invano, un riparo dai combattimenti, un elenco crescente di paesi ha evacuato diplomatici e cittadini dalla capitale del Sudan mentre feroci combattimenti continuano a infuriare a Khartoum. Una feroce lotta per il potere tra l'esercito regolare e una potente forza paramilitare ha portato alla violenza in tutto il Sudan per più di una settimana. Intanto in Sudan emerge l'influenza del Generale Khalifa Haftar, a capo della Cirenaica in Libia orientale e gli analisti avvertono che l'area potrebbe trasformarsi in un campo di battaglia per diversi attori regionali: ne parliamo con Irene Panozzo, ex consigliere politico della UE sul Corno d'Africa e tra i soci di Lettera22 e con Franco Masini, medico di Emergency rimasto a Kharthoum. Ascolteremo inoltre la voce di Alyona Synenko, portavoce regionale per l'Africa della ICRC, Comitato internazionale della Croce Rossa, raccolta da Giulia De Luca. L'Etiopia recluta 500.000 donne per il lavoro domestico in Arabia Saudita. Dagli anni '80, gli etiopi si sono riversati in Arabia Saudita, Libano e Kuwait in cerca di un lavoro operaio, per lo più organizzato da agenzie di reclutamento etiopi locali o da trafficanti di esseri umani. Questa volta è il governo etiope a supervisionare l'intero processo, compreso il reclutamento e la pubblicità; piovono critiche dagli attivisti per i diritti umani: ne parliamo con Silvia Cirillo, Antropologa africanista, assegnista di ricerca presso l'Università di Urbino. Al microfono, Luigi Spinola.
29 min
21 Apr 2023

Elon Musk e Galileo | Fox paga ma non si lamenta | AntropoChains

La Commissione europea vuole stringere accordi con le compagnie spaziali private americane, come SpaceX di Elon Musk, per "lanciare eccezionalmente i satelliti Galileo", satelliti di navigazione europei all'avanguardia, e lo chiede agli USA a causa dei continui ritardi del sistema di razzi europei di nuova generazione Ariane. Ne parliamo con Emilio Cozzi, giornalista e divulgatore, collabora con Wired, L'Espresso e Ispi ed è conduttore di Space Walks (programma di Raiplay). Gli ascolti del canale televisivo non hanno risentito delle polemiche, dei processi né tantomeno dell'accordo, stipulato all'ultimo minuto, con cui la Fox di Rupert Murdoch si è impegnata a pagare 787,5 milioni di dollari a Dominion Voting Systems, per risolvere la disputa sulle accuse di diffamazione in merito alle elezioni del 2020 "rubate" a Donald Trump. Un notevole esborso ma, secondo molti osservatori, una vittoria per il canale di Murdoch che non solo resta il più visto degli Stati Uniti ma che non dovrà ammettere pubblicamente di aver diffuso falsità sul voto, come invece avrebbe dovuto fare in caso di sconfitta in un eventuale processo. Fox adesso guarda alle elezioni 2024 e da tempo sta sostenendo la candidatura di Ron De Santis. L'allontanamento della rete televisiva da Trump, del quale era stata definita il megafono alle scorse elezioni, potrebbe però essere solo momentaneo. Tutto dipenderà probabilmente dai sondaggi e da chi sarà in testa, ovvero da chi porterà il maggior numero di telespettatori. Ne parliamo con Gregory Alegi, docente di storia degli USA all'Università LUISS. Il mondo contemporaneo risulta essere sempre di più difficile lettura e il domani con più incognite che certezze. Ma come è possibile interpretare le attuali dinamiche e intuire i possibili sviluppi? Ce lo racconta Damiano Greco, analista geopolitico, autore del libro "AnthropoChains. Distopie geopolitiche nella fantascienza" (Rosenberg & Sellier, 2021). Ai microfoni Anna Maria Giordano.
29 min
20 Apr 2023

Di navi spie e rupìe | L'oscuro destino dell'opposizione in Tunisia

La Russia ha un programma per sabotare i parchi eolici e i cavi di comunicazione nel Mare del Nord, secondo nuove accuse. I dettagli provengono da un'indagine congiunta delle emittenti pubbliche in Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia. Intanto nel mercato bancario della Federazione Russa, dopo i depositi in dirham degli Emirati Arabi Uniti, è apparsa un deposito in un'altra valuta "esotica": le rupie indiane. Ne parliamo con Orietta Moscatelli, caporedattore esteri Aska News e analista Limes per la Russia. Le autorità tunisine hanno chiuso la sede del partito di opposizione Ennahdha, un giorno dopo l'arresto del leader Rached Ghannouchi che è stato formalmente accusato di "cospirazione contro la sicurezza dello Stato" sulla base degli articoli 68 e 72 del codice penale. Questo potrebbe addirittura costargli la pena di morte. Ahmed Gaaloul, consigliere di Ghannouchi, ha dichiarato all'emittente Al Jazeera che martedì la polizia stava effettuando una perquisizione dell'edificio e che sarebbe rimasto chiuso per almeno tre giorni. Ghannouchi, leader di lunga data di Ennahdha, è stato arrestato nella sua casa nella capitale, Tunisi, nella tarda serata di lunedì, ultimo di una serie di esponenti dell'opposizione detenuti. Martedì un funzionario di Ennahda ha dichiarato che Ghannouchi è stato portato in ospedale, anche se non sono stati forniti ulteriori dettagli. Ennahdha, un partito "democratico musulmano", era il più grande del parlamento tunisino prima che il presidente Kais Saied sciogliesse la camera nel luglio 2021. Quale destino attende l'opposizione tunisina? Ne parliamo con Arianna Poletti, giornalista freelance di base a Tunisi, membro del collettivo di freelance Fada, che collabora con stampa italiana e internazionale. Ai microfoni Anna Maria Giordano.
28 min
19 Apr 2023

ONU via dall'Afghanistan? | Lula e il club della pace | 80 anni della rivolta nel ghetto di Varsavia

Le Nazioni Unite sono pronte a prendere la "straziante" decisione di ritirarsi dall'Afghanistan a maggio se non riusciranno a convincere i Talebani a far lavorare le donne locali per l'organizzazione, ha dichiarato il capo del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite: ne parliamo con Stefano Sozza, direttore del programma di Emergency in Afghanistan. Nelle sue passate presidenze Lula ha sempre tracciato una diplomazia pragmatica e indipendente, decisa a perseguire gli interessi brasiliani e creare un mondo "multipolare" in un'epoca che allora era di egemonia americana. Oggi l'ordine mondiale è in transizione e il Brasile con Lula di nuovo in testa riadatta le sue alleanze. Il viaggio del presidente brasiliano la scorsa settimana a Pechino ha chiarito che Lula conta sulla Cina per aiutare a rinvigorire il settore industriale brasiliano in difficoltà che risente il contraccolpo delle società statunitensi in uscita. In politica estera promuove il progetto di un "club della pace" sull'Ucraina, di fatto supportando la proposta cinese, sostenendo che "è necessario che gli Stati Uniti smettano di stimolare la guerra e parlino di pace". Ne parliamo con Luigi Spera, giornalista freelance, collaboratore dal Brasile per agenzia Nova e altre testate e autore di "Crimine e Favelas" (ed. Eiffel, 2016). In chiusura: le celebrazioni per gli 80 anni dall'inizio della rivolta nel ghetto di Varsavia, con Adrianna Siennicka, direttrice Istituto Polacco di Roma. Al microfono, Marina Lalovic.
30 min
18 Apr 2023

Kiev vs. Visegrad, la guerra europea del grano | Quando l'orso incontra il dragone

"Nessuna arma cinese trovata sul campo di battaglia, se le troveremo informeremo il mondo intero", ha dichiarato il segretario alla Sicurezza nazionale e alla Difesa di Kiev, Oleksiy Danilov. Quanto è realisticamente probabile che ciò accada? Sembra essere una domanda legittima all'indomani dell'incontro tra il Ministro della Difesa cinese Li Shangfu e il presidente Putin a Mosca. La Cina "è disposta a lavorare con la Russia per attuare pienamente il consenso raggiunto dai due capi di stato", Xi Jinping e Putin, al fine di "rafforzare ulteriormente la comunicazione strategica tra i due eserciti, il coordinamento e la cooperazione multilaterali e dare nuovi contributi al mantenimento della sicurezza e della stabilità mondiali e regionali", è quanto ha detto Li Shangfu dopo l'incontro. Non è mai stato così chiaro che anche la cooperazione militare svolge un ruolo importante nelle relazioni Russia-Cina, come ha detto lo stesso Putin, auspicando che i due eserciti rafforzino la cooperazione in addestramenti congiunti. Intanto la Cina rilancia il suo ruolo di mediatrice ed è "pronta a facilitare la ripresa dei colloqui di pace tra Israele e Palestina". Ne parliamo con Michelangelo Cocco, cofondatore del Centro Studi sulla Cina contemporanea e autore di Xi, Xi, Xi. Il XX Congresso del Partito comunista e la Cina nel mondo post-pandemia (Carocci, 2022). In apertura: una nuova crisi del grano ucraino rischia di coinvolgere l'Europa ma questa volta non si tratta dell'impossibilità per Kiev di esportarlo bensì della volontà dei Paesi dell'Est di non volerlo più importare. Nel fine settimana è cominiciata la rivolta degli agricoltori di Polonia, Slovacchia e Ungheria: ne parliamo con Mattia Bagnoli, corrispondente ANSA da Bruxelles, già corrispondente da Mosca e autore di Modello Putin. Viaggio in un Paese che faremmo bene a conoscere (People, 2021). Al microfono, Anna Maria Giordano.
29 min
14 Apr 2023

Terre in vista

Il nostro destino è un puntino su una mappa: 'chi' siamo è in fondo 'dove' siamo, e il futuro parte ancora da lì. È questo il principio ispiratore della GeoNight, la Notte internazionale della geografia, che Radio3 segue con una programmazione speciale: una puntata a quattro mani di Radio3 Mondo e Radio3 Scienza, in diretta dalla sede della Società Geografica Italiana, nel palazzetto Mattei a villa Celimontana a Roma. Storia, politica ed economia si intrecciano con la cartografia che segna paesi e conflitti; dai satelliti e le nuove esplorazioni alla crisi climatica che trasforma la faccia del pianeta; fino a un giro del mondo tra passeggiate urbane, parkour, torte di mele e musiche, ricerche e iniziative della GeoNight 2023 da ogni parte del mondo. Con Claudio Cerreti, presidente vicepresidente della Società Geografica Italiana (SGI); Massimiliano Tabusi, vicepresidente della SGI; Riccardo Morri, presidente dell'Associazione degli insegnanti di geografia e docente all'Università La Sapienza di Roma; Sandra Leonardi, geografa; Giulia Oddi, geografa e parkourer; Sofia Bonan, studentessa di medicina all'università di Chieti, ha partecipato alla spedizione al Laboratorio Piramide del CNR alla base dell'Everest; Sairi Piñeros, geografa dell'università nazionale della Colombia; Mikayil Tasdemir, studente di geografia all'Université Paris-Cité; Domiziano Piscolla, musicista e laureando in geografia, e gli studenti del liceo scientifico Leonardo Da Vinci che hanno partecipato ai Campionati italiani della Geografia. Al microfono Annamaria Giordano e Roberta Fulci
59 min
13 Apr 2023

Un gulag elettronico | Unicuique suum

Il Parlamento russo ha approvato una legge che prevede l'avvio della notifica dei documenti di leva online. Il Cremlino ha negato che la mossa sia finalizzata ad accelerare l'ulteriore mobilitazione degli uomini russi o a porre fine alla diffusa rinuncia alla leva. Secondo i critici, la legge è un'ulteriore prova della creazione da parte delle autorità di un "Gulag elettronico", con riferimento alla rete di campi di prigionia dell'epoca sovietica. Intanto continuano a peggiorare le condizioni di salute di Alexei Navalny: nella notte tra venerdì e sabato scorsi è stata chiamata un'ambulanza a causa di un "dolore acuto allo stomaco" e "negli ultimi 15 giorni di cella di isolamento" il leader dell'opposizione russa in carcere dal gennaio del 2021 "ha perso 8 chili". Lo scrive su Twitter la sua portavoce, Kira Yarmysh. Ne parliamo con Liana Mistretta Corrispondente Rai Mosca Oggi a Montecitorio viene presentata una proposta di legge per tutelare la permanenza in Italia dei cittadini della Federazione Russa a rischio persecuzione nel loro Paese. Ne parliamo con Andrea Gullotta, docente di russo all'Università di Glasgow e presidente di Memorial Italia, parte dell'associazione Memorial creata a Mosca negli anni '80. Il 13 e il 14 aprile si celebra la Giornata mondiale del Latino promossa dall' Associazione Italiana di Cultura Classica per celebrare e capire gli "spostamenti progressivi di una lingua: il latino quotidiano, il latino documentario, il latino letterario". Ma qual è lo stato del latino nel mondo? Nel 2021, il Regno Unito ha annunciato un programma da quattro milioni di sterline per estendere l'insegnamento del latino agli istituti pubblici. In Germania viene studiata da un terzo degli alunni, subito dopo inglese e francese, e molte università richiedono una certificazione tra i requisiti d'accesso. In Spagna è obbligatoria per chi frequenta studi umanistici. Ne parliamo con Luca Desiata, autore di "Il Latino per avere successo nella vita", darà taglio internazionale alla chiacchierata. Ai microfoni Roberto Zichittella.
29 min
12 Apr 2023

Sale la tensione nel Pacifico | International Community Radio Taipei | Emergenza Nord Kivu

Gli Stati Uniti e le Filippine stanno tenendo le più grandi esercitazioni militari congiunte di sempre, un giorno dopo che la Cina ha concluso esercitazioni su larga scala intorno a Taiwan. Per tre giorni, l'esercito cinese ha provato a bloccare Taiwan in risposta all'incontro tra il leader dell'isola e il presidente della Camera degli Stati Uniti la scorsa settimana. Washington ha criticato l'esibizione di potenza di fuoco della Cina definendola sproporzionata, mentre la Presidente di Taiwan Tsai ha affermato che si tratta di un atto "irresponsabile" e che lei ha il diritto di recarsi in visita negli Stati Uniti. Le esercitazioni statunitensi erano state programmate in precedenza. I funzionari filippini e statunitensi affermano che le esercitazioni dimostrano il loro impegno per la pace e la stabilità nella regione indo-pacifica, aperta e libera. Ne parliamo con Giulia Pompili, giornalista redazione esteri de Il Foglio. Poi ci spostiamo a Taiwan con le Interferenze di Andrea Borgnino, che ci racconta la storia dell' International Community Radio Taipei. In chiusura andiamo in Nord Kivu con Alessandra Giudiceandrea, capomissione di Medici Senza Frontiere in Repubblica Democratica del Congo, perché nel Nord Kivu in RDC nell'ultimo anno è fuggito almeno un milione di persone a causa degli scontri armati tra M23 ed esercito congolese. Dalla fine del 2021, il gruppo si è impadronito di ampie porzioni di territorio nella provincia del Nord Kivu e si è avvicinato al centro regionale di Goma, spingendo centinaia di migliaia di persone a fuggire dalle loro case. La RDC accusa il suo vicino, il Ruanda, di sostenere il gruppo, un'accusa sostenuta da esperti indipendenti delle Nazioni Unite, dagli Stati Uniti e da altri Paesi occidentali. Il Ruanda nega l'accusa. Ai microfoni Roberto Zichittella.
29 min
11 Apr 2023

Biden sbarca in Irlanda del Nord | Pax Yemenita e il nuovo mondo che riparte (anche) dal Golfo

I mediatori sauditi e dell'Oman sono arrivati nella capitale yemenita Sanaa, controllata dagli Houthi, durante il fine settimana per discutere una bozza "quasi definitiva" di un accordo di pace con i leader Houthi per porre fine alla guerra nello Yemen. La delegazione omanita-saudita è stata accolta dal presidente del governo Houthi del Nord Yemen Mahdi al-Mashat nell'ex palazzo presidenziale di Sana'a e la foto in cui lui stringe la mano alla delegazione sta facendo il giro del mondo. Questo potrebbe essere un segnale significativo della volontà di entrambe le parti di porre fine a un conflitto che dura dal 2015 e che ad oggi ha mietuto più di 230.000 vittime. La ripresa degli accordi diplomatici tra Arabia Saudita e Iran, firmati a Pechino la scorsa settimana, ha accelerato gli sforzi di pace in Yemen: ne parliamo con Cinzia Bianco, Research Fellow sul Golfo per lo European Council on Foreign Relations e autrice con Matteo Legrenzi di Le monarchie arabe del Golfo. Nuovo centro di gravità in Medio Oriente (Il Mulino, 2023) e con Laura Silvia Battaglia, voce di Radio3 Mondo, giornalista e documentarista specializzata in Medio Oriente e zone di conflitto, con particolare focus su Yemen e Iraq. In apertura andremo in Irlanda Del Nord, dove comincia oggi la visita del presidente degli Stati Uniti Joe Biden che arriverà questa sera e trascorrerà parte di mercoledì a Belfast prima di recarsi nella Repubblica d'Irlanda. La sua prima visita in Irlanda del Nord da Presidente è stata organizzata in occasione del 25° anniversario dell'accordo di pace del Venerdì Santo: ne parliamo con Riccardo Michelucci, giornalista di Avvenire esperto di Irlanda . Al microfono, Roberto Zichittella.
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07 Apr 2023

Israele attacca Hamas in Libano e a Gaza | Accesso ai medicinali in Afghanistan

Israele effettua attacchi di rappresaglia in Libano e in tutta la Striscia di Gaza In Libano l'attacco è avvenuto nei pressi del campo profughi palestinese di Rachidieh, il secondo campo profughi palestinese più popoloso del Libano, situato sulla costa mediterranea a circa cinque chilometri a sud della città di Tiro. La tensione è alta dopo che la polizia israeliana ha fatto irruzione nella moschea Al-Aqsa di Gerusalemme per notti consecutive all'inizio di questa settimana.Ne parliamo con Giorgio Bernardelli, coordinatore editoriale Asia News e con Nello Del Gatto, analista mediorientale, scrive per Eastwest, Affari Internazionali. Un afgano su due non può acquistare i medicinali necessari per curarsi e 1 su 5 ha perso un parente o un amico che non è riuscito ad accedere alle cure di cui aveva bisogno; 5 su 10 hanno dovuto risparmiare su cibo e abbigliamento per poter pagare delle prestazioni sanitarie e 9 su 10 si sono dovuti indebitare chiedendo del denaro in prestito. Le donne rappresentano una delle fasce più vulnerabili, in particolare nella gestione della gravidanza. Questo racconta il report "Accesso alle cure in Afghanistan: la voce degli afgani in 10 province" di Emergency che ha scattato una fotografia della situazione sanitaria nel Paese dopo il cambio di governo ad agosto 2021. Ne parliamo con Stefano Sozza, direttore del programma di Emergency in Afghanistan. Ai microfoni Laura Silvia Battaglia.
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06 Apr 2023

The Gold Mafia | Garantire le cure ai bambini disabili in Africa

Chi gestisce il commercio illegale di oro in Africa meridionale? Come avviene e a beneficio di chi? Il governo dello Zimbabwe, per esempio, si serve di bande di contrabbandieri per vendere oro per un valore di centinaia di milioni di dollari, eludendo alcune delle conseguenze delle dure sanzioni occidentali imposte al Paese per le violazioni dei diritti umani. Il contrabbando si inserisce in un'enorme operazione di riciclaggio di denaro, il tutto facilitato dalla Fidelity Gold Refinery, una filiale della banca centrale dello Zimbabwe, e in alcuni casi direttamente autorizzato da alti funzionari governativi e parenti del presidente del Paese, Emmerson Mnangagwa. Questa rivelazione fa parte di The Gold Mafia, una serie in quattro parti che rivela come bande rivali abbiano preso il controllo del commercio dell'oro in Africa meridionale e come riciclino centinaia di milioni di dollari. Ne parliamo con Michela Trevisan, giornalista di Nigrizia. Avremo poi le #Interferenze di Andrea Borgnino che ci porterà in Lesotho dove da vent'anni gang rivali nate attorno ai gruppi di famo, il genere più popolare nel paese, si sfidano tra omicidi e vendette. E a colpi di radio. Nel mondo più di 100 milioni di bambini sono disabili e rappresentano uno dei gruppi più emarginati ed esclusi di molte società. La disabilità li rende fragili, esponendoli quattro volte in più, rispetto ai loro coetanei, al rischio di subire maltrattamenti fisici e psicologici. In particolare, in Camerun, oltre il 23% dei bambini di età compresa tra i 2 e i 9 anni è affetto da almeno un tipo di disabilità causata, per il 65% dei casi, da malattie infettive non ancora debellate come la polio, la malaria, la lebbra o il morbillo: ne parliamo con Cecilia Calò, responsabile dei progetti per Dokita. Ai microfoni, Laura Silvia Battaglia.
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05 Apr 2023

Storico processo a Manhattan | Guai giudiziari anche per Bolsonaro

Ieri a Manhattan si è scritto un capitolo straordinario della storia degli Stati Uniti, protagonista l'ex presidente Donald Trump alla sbarra. L'accusa che ha scatenato il putiferio è legata a un pagamento effettuato durante le elezioni del 2016 per comprare il silenzio di una pornostar, Stormy Daniels. L'ex presidente si è dichiarato, come previsto, non colpevole. Trump, che è stato messo sotto impeachment due volte dalla Camera degli Stati Uniti ma non è mai stato condannato dal Senato degli Stati Uniti, è diventato il primo ex presidente ad affrontare accuse penali: ne parliamo con Anna Bressanin, giornalista BBC dagli USA, autrice del libro 'What's up America. Viaggio alla ricerca dello spirito degli Stati Uniti' (People, 2022) e con Nico Piro, inviato speciale del Tg3 e della Rai, in collegamento da Mar a lago. Scenderemo poi in Brasile dove è appena rientrato, dopo tre mesi di auto-esilio in Florida, l'ex presidente Jair Bolsonaro. Per anni soprannominato "il Trump dei tropici", Bolsonaro dovrà affrontare diversi guai giudiziari al suo ritorno in patria: la polizia federale lo ha convocato oggi per testimoniare nell'ambito di un'indagine su almeno due gioielli, del valore di milioni di dollari, regalati al presidente e alla sua famiglia presumibilmente dal governo saudita. L'ex presidente è indagato anche per la presunta istigazione ai disordini dell'8 gennaio a Brasília. Ne parliamo con Claudileia Lemes Dias, scrittrice italano-brasiliana da 20 anni in Italia, ha pubblicato i saggi "Fascismo tropicale: il Brasile tra estrema destra e Covid-19" (Dissensi Edizioni, 2020); "Le catene del Brasile: un paese ostaggio delle religioni" (l'Asino d'Oro Edizioni, 2022). Collabora con la rivista Left. Al microfono, Laura Silvia Battaglia.
29 min