Vai al contenuto principale

Radio3 Mondo Il battaglione IDF Netzah Yehuda | Tunisia, Stato di polizia

Radio3 Mondo

Il battaglione IDF Netzah Yehuda | Tunisia, Stato di polizia

Il PM israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso di respingere qualsiasi sanzione sull'esercito del paese, dopo aver riferito che gli Stati Uniti intendono tagliare gli aiuti all'unità ultraortodossa e di estrema destra delle IDF" Netzah Yehuda" per presunte violazioni dei diritti umani nella Cisgiordania occupata. Sulla scia del rapporto secondo cui gli Stati Uniti stanno pianificando di sanzionare il battaglione, il Ministro della sicurezza nazionale Ben Gvir ha detto che si aspettava che "il ministro della Difesa Yoav Gallant non si sottomettesse ai dettami americani", aggiungendo che "se non c'è qualcuno al Ministero della Difesa che sosterrà il battaglione come richiesto , chiederò di assorbirli nella polizia israeliana e nel Ministero della sicurezza nazionale". Ne parliamo con Maria Gianniti, corrispondente RAI da Gerusalemme, e con Ariel David, giornalista di Haaretz. | Le aggressioni e la violenza della polizia sono forse l'elemento conduttore che hanno accompagnato la Tunisia da prima della cosiddetta Rivoluzione della libertà e della dignità nel 2011 a oggi. Nonostante un percorso di transizione democratica durato quasi dieci anni e il tentativo di riformare i settori della sicurezza e della giustizia in un paese che non è mai riuscito a garantire processi equi per tutti, oggi quello che si mormora nelle strade è che la Tunisia era e rimane «uno Stato di polizia». Il presidente della Repubblica Kais Saied ha impresso una nuova svolta autoritaria con il congelamento del parlamento, l'imposizione di una nuova costituzione di stampo presidenziale e lo scioglimento del Consiglio superiore della magistratura. Oggi l'apparato securitario si fa sentire in maniera sempre più pesante e tocca anche la sfera politica di un paese che dopo il 2011 pensava che alcuni diritti non potessero essere più messi in discussione. Nelle carceri tunisine, infatti, ci sono decine di attivisti, esponenti politici e giornalisti accusati di complotto contro la sicurezza dello Stato che rischiano diversi anni di condanna. In un momento storico in cui il governo di Giorgia Meloni e la Commissione europea hanno stretto una collaborazione sempre più stretta con la Tunisia per instaurare, almeno a livello di retorica, una logica non predatoria e anticoloniale nei confronti della sponda sud del Mediterraneo, non si può fare a meno di notare come l'appoggio di Roma e Bruxelles possa rivelarsi fondamentale nel rafforzare le capacità di intervento di questo apparato securitario. Ne parliamo con Matteo Garavoglia, giornalista freelance, fa parte del Centro di Giornalismo Permanente, si occupa di Tunisia e Nord Africa per testate italiane e internazionali. Ai microfoni Giulia De Luca.

22 Apr 2024